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View Full Version : Uomini e senza laurea dirigenti made in Italy


AntonioBO
27-03-2009, 14:31
Repubblica On line
di GABRIELE ROMAGNOLI

Uomini e senza laurea dirigenti made in Italy

È tutta colpa dei manager? O, come Jessica Rabbit, sono stati "disegnati così"? Se le squadre-azienda italiane non giocano più nella Champions League dell'economia il problema è in panchina?

Tutta colpa dei manager? O, come Jessica Rabbit, sono stati "disegnati così"? Se le squadre-azienda italiane non giocano più nella Champions League dell'economia il problema è in panchina? O in quelli che scelgono chi metterci, come incentivarlo e perché, eventualmente, licenziarlo? E, infine, che cosa fa veramente un manager?

Nel momento in cui la parola più pronunciata è crisi e le imprese palleggiano la responsabilità nel vecchio gioco dello scaricabarile, sui manager si addossano colpe: miopi nelle strategie, accecati dal miraggio dei bonus, hanno guidato il pulmino aziendale andando a sbattere contro il muro della recessione. Ma in Italia il declino è cominciato molto prima, esattamente dal 1995. E la copertina dell'Economist che ci definiva "Sick Man of Europe" è del maggio 2005. Che questo morbo abbia a che fare con i manager, con i criteri che ne determinano la scelta, con il modo in cui lavorano? Due studi aiutano a farsi un'idea. Provengono entrambi dalla London School of Economics, ma sono opera di quattro ricercatori italiani: Oriana Bandiera, Luigi Guiso, Andrea Prat e Raffaella Sadun. Il primo si intitola "Italian Managers: fidelity or performance". Completato nel 2008, sarà discusso al Festival dell'economia di Trento. Spiega, in soldoni, come un capitano d'industria italiano nomina i suoi ufficiali.

Il secondo ("What does a Ceo do?") è ancora in fase preliminare e risponde all'interrogativo: ma poi, che cosa diavolo fa, esattamente, un amministratore delegato? Come spesso, la realtà è un'intuizione, ma tocca alla scienza suffragarla con prove. Per farlo i 4 studiosi hanno valutato la carriera di 600 manager, di cui 121 amministratori delegati. Sono entrati in possesso delle loro agende ricostruendo gli impegni di una settimana lavorativa. Hanno verificato all'Inps le loro retribuzioni (al netto dei bonus e della soave prassi delle aziende italiche di pagarne una parte in nero). Il risultato? Prevedibilmente sconfortante. Ineludibilmente di cattivo auspicio. Vediamo in dettaglio.

Come viene scelto un manager in Italia? Una minoranza di imprese (quelle non familistiche e a vocazione multinazionale) si basa sulle performance, incarica cacciatori di teste, mette annunci, fa riferimento a precedenti contatti d'affari. Ma la maggioranza decide altrimenti. Come? Sulla base delle relazioni personali. Al limite di quelle familiari. Tradotto: non si sceglie qualcuno che ha dimostrato di valere, ma uno con cui si è fatto il liceo, o il compagno di merende del cugino. I dirigenti delle aziende di Silvio Berlusconi non sono forse stati in maggioranza suoi compagni di scuola? E non è poi venuta la volta dei compagni di Pier Silvio (cooptato per eredità)? Ci sono sistemi peggiori? Forse sì: il presidente Moratti affidò la panchina dell'Inter a Orrico dopo averlo sottoposto a prova grafologica e Gabriella Spada, moglie del fondatore della Giacomelli Sport, non si fidava di nessuno che non fosse stato approvato dalla cartomante (poi Orrico fu esonerato e la Giacomelli ha fatto crac).

Proviamo a confrontare i manager italiani usciti da questa ricerca con quelli di un sondaggio effettuato in 4mila aziende di 12 Paesi esteri. Per età sono simili. Per genere l'Italia si rivela più misogina (benché sia risalita negli ultimi vent'anni e abbia una donna alla guida di Confindustria). Più che altrove, da noi la scelta è domestica (solo il 4% dei manager è straniero). Se il paragone regge: 1 sola squadra italiana delle 4 presenti in Champions League aveva un allenatore straniero. Risultato: tutte fuori. Tre squadre inglesi su 4 si affidavano a un tecnico venuto da fuori. Esito: tutte in corsa. Ma dove, quasi letteralmente, casca l'asino è nel livello di studi del manager italiano. La metà non possiede laurea. E quando ce l'ha, è lontana dalla lode.

Ora, se deponiamo un attimo la ricerca e proviamo ad incrociare questi dati con l'esperienza recente per cercare il modello perfetto, l'impresa italiana che riassume tutte queste condizioni, struttura familistica, management maschile, scelto nel cortile di casa e con basso livello culturale, che risultato otteniamo? Parmalat. Otteniamo il più grosso crac made in Italy degli ultimi anni. Otteniamo un'azienda gestita da Calisto Tanzi come un padre padrone. Dove entravano figli e nipoti con cariche non commisurate alle capacità. Dove a parte due donne (ovviamente una figlia e una nipote) tutti i dirigenti erano maschi. Dove le carte d'identità recavano inevitabilmente la scritta "Nato a: Collecchio (Parma)". Dove tutti erano, con orgoglio, ragionieri, Tanzi incluso. Dunque, questo modello porta allo sfascio? Non necessariamente. È tuttavia provato che l'altro, quello che valuta le performance, è più fruttuoso per l'azienda.

Che i manager scelti per il curriculum e i risultati lavorano di più, sono più soddisfatti, spingono l'impresa più avanti, avendo più propensione al rischio. Il problema è che la maggioranza non solo viene assunta per affidabilità, ma fa anche carriera per le stesse ragioni e viene licenziata non quando manca gli obiettivi, ma se non si sdraia sulla linea tracciata dal padre-padrone.

Questo determina il larga misura l'esito del secondo studio: che cosa fa un manager? Dei 121 a cui è stata "rubata l'agenda" questo sappiamo: lavorano in media 48 ore alla settimana. Ogni giorno svolgono 7 diversi tipi di attività. Quali? Metà del tempo lo spendono in "riunioni". Il 14% soli alla scrivania. Il 12% in viaggi. Nel restante 25% telefonano, partecipano a videoconferenze, pranzi di lavoro, eventi speciali. Chi incontrano? Questa può apparire una sorpresa. Principalmente consulenti esterni all'azienda. Piuttosto che i capi divisione interni vedono persone che ruotano in altre orbite. A seguire: clienti, investitori, banche, politici, fornitori. Come si spiega? Perché un amministratore delegato passa più tempo con un faccendiere, un ministro, un banchiere che con il direttore marketing o il capo del personale della propria azienda?

Mettiamola così: tu sei un manager rampante, pensi che ti sarà più utile per fare carriera il risultato ottenuto nell'attuale incarico o la conoscenza non superficiale di Gianni Letta? È una conclusione ancora provvisoria, non essendo lo studio terminato, ma l'impressione è che le due ricerche siano strettamente correlate. In un universo in cui la determinazione delle posizioni non è legata ai titoli né ai risultati, ma ai rapporti, i manager dedicano più tempo a tessere questi che a far funzionare le aziende di cui hanno la responsabilità. Ecco che il circolo vizioso si chiude: in mezzo restano aziende che non brillano più da oltre un decennio, lavoratori che ne pagano le conseguenze, un marchio, "Made in Italy", appannato. Segnali di un'inversione di tendenza? Nessuno. Hai una laurea con il massimo dei voti, hai un carattere indipendente, non sei propenso alle relazioni pubbliche, tendi a dire quel che pensi e contrastare anche chi ti paga se pensi che sia per il bene comune? Sei magari perfino donna? Non pensare di fare il manager in Italia. Al limite vai all'estero, alla London School of Economics a fare un'impietosa ricerca sui manager.
Fine articolo

Pura filosofia berlusconiana quella del management made in Italy..... e poi chi ne paga le conseguenze sono i cittadini ma, il popolo bue, il volgo di manzoniana memoria continua a votarlo.

luckyluke5
27-03-2009, 15:31
Pura filosofia berlusconiana quella del management made in Italy..... e poi chi ne paga le conseguenze sono i cittadini ma, il popolo bue, il volgo di manzoniana memoria continua a votarlo.

che esagerazione, i manager in italia non sono mica tutti così e non sono tutti scelti e/o al servizio di berlusconi

AntonioBO
27-03-2009, 15:43
che esagerazione, i manager in italia non sono mica tutti così e non sono tutti scelti e/o al servizio di berlusconi

Quelli pubblici anche peggio. parliamo di Cimoli ad esempio

Ferrovie dello Stato

Nel 1996 il governo Prodi lo sceglie come risanatore delle Ferrovie dello Stato dopo la discutibile gestione di Lorenzo Necci, coinvolto nell'inchiesta mani pulite. Guida il gruppo ferroviario per otto anni (ma dal 1998 al 2001 la presidenza è di Claudio Demattè) procedendo ad uno snellimento del personale ed alla societarizzazione delle varie attività. Durante il suo mandato nascono Trenitalia, RFI, Grandi Stazioni. Per un breve periodo il Tesoro gli affianca come presidente l'economista Claudio Demattè, ex presidente della Rai e rettore della Luiss; i risultati della sua amministrazione sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio[1]. Lascia FS nel 2004 con un premio di buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro[2] e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia[3].

Alitalia

Per il risanamento della compagnia aerea, Cimoli realizza il "Piano industriale 2005-2008", che avrebbe avuto l'obiettivo di riportare in pareggio i conti a partire dal bilancio 2006 e portarli in attivo dal 2008[4]. Pressato dalla Consob che chiede una gestione trasparente durante l'iter della privatizzazione della compagnia[5], Cimoli all'inizio 2007 stima in circa 380 milioni di euro il rosso per l'esercizio dell'anno precedente. La gestione Cimoli non piace ai sindacati che hanno chiesto ripetutamente al governo il suo avvicendamento. Nel febbraio 2007 il Governo Prodi constata la crisi della compagnia aerea prossima al fallimento a cui l'ha condotta Cimoli[6]; decaduto il consiglio di amministrazione, il Ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa non gli rinnova la fiducia[7], indicando come nuovo presidente della compagnia Berardino Libonati[8]. La sua gestione non ha raggiunto nessuno degli obiettivi prefissati.

Buonuscite "generose"

In una compagnia in profondo rosso come Alitalia, particolare scalpore ha destato la seconda buonuscita che Cimoli si è autoattribuito, di quasi 3 milioni di euro[9]: uno stipendio considerevolmente più alto di quello dei capiazienda delle altre compagnie europee in utile, 6 volte quello di Air France e il triplo di British Airways, aziende decisamente più importanti di Alitalia. E anche per l'addio alle FS Cimoli ha ricevuto un'altra buonuscita: 6 milioni di euro[2].

MARCA
27-03-2009, 16:08
Che i premi di produzione di Cimoli siano vergnosi e immotivati non c'è dubbio,
ma altretanto immotivata è l'attacco alla dirigenza italiana, sarebbe sciocco analizzare i dati delle aziende italiane senza leggere il resto dei dati mondiali.

L'Italia pur essendo l'unico paese del G8 senza materie prime riesce ad avere aziende (dirette da italiani) nei primi posti ondiali per categorie.
Basti pensare al gruppo Tenaris (unico al mondo per la realizzazione di tubi non saldati), al gruppo Luxottica, a Finmeccanica, Beretta(leader mondiale per armi leggere e non nocive), alla Fiat(che se ne dica ha al suo interno la Ferrari), Enel/Snam, Brembo, Generali( nella top ten mondiale dell'assicurazione) e via dicendo.

Concludo ricordando che i manager laureati americani hanno fatto fallire Lemhan Brothers, portato sull'astrico Merril Linch e General Motors.
Scusate se è poco.

EarendilSI
27-03-2009, 16:13
[...]

Pura filosofia berlusconiana quella del management made in Italy..... e poi chi ne paga le conseguenze sono i cittadini ma, il popolo bue, il volgo di manzoniana memoria continua a votarlo.

Come se tutti i manager in Italia fossero scelti da Berlusconi, con questo commento si sfiora veramente la farsa... :rolleyes:
Se controlli bene puoi trovare che la diga crollata in Indonesia è colpa di Berlusconi e pure il kamikaze in Pakistan è colpa di Berlusconi...

Andala
27-03-2009, 16:25
Quante panzane! Si assiste proprio ora a quanto gli anglosassoni siano dirigenti di razza. Le loro economie vanno a rotoli. Sir Fred Goodwin tanto per fare un esempio.
Riguardo all'Italia, in quegli articoli sono state riportate solo le eccezioni che confermano la regola: a propria disposizione l'impresa privata italiana ha la migliore classe dirigente del pianeta. Trovatemi un altro paese con tante e tali aziente di successo che affrontano ogni giorno, a testa alta, non solo i più agguerriti concorrenti internazionali, ma anche uno stato corrotto, sindacati che non fanno affatto gli interessi dei lavoratori e una criminalità organizzata capillare.
Certo, non tutto il marcio è da buttar via. C'è un esempio che andrebbe adeguatamente rivisto e, similmente a quanto fatto in Giappone, revisionato ed esportartato in modo che sia vero supporto all'economia nazionale.
Link (http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_22/mafia_confesercenti.shtml)

_Magellano_
27-03-2009, 17:38
Come se tutti i manager in Italia fossero scelti da Berlusconi, con questo commento si sfiora veramente la farsa... :rolleyes:
Se controlli bene puoi trovare che la diga crollata in Indonesia è colpa di Berlusconi e pure il kamikaze in Pakistan è colpa di Berlusconi...
La diga siamo d'accordo ma il kamikaze non era colpa degli usa? :asd:

StateCity
27-03-2009, 17:45
Spesso/Talvolta l'imprenditore nn arriva alla 3a media, volendo, il pezzo di carta
potrebbe comprarselo, e magari pure nelle piu' prestigiose universita' straniere,
probabilmente nn gli serve.. :asd:

Ileana
27-03-2009, 19:26
Che i nostri dirigenti siano, per la maggior parte, senza laurea, ci può pure stare.
Basta vedere la loro età media e confrontare con le percentuali di laureati nella loro fascia d'età.
UNA VOLTA l'università era una cosa veramente 'per pochi':stordita: .
E non è detto che chi riesce all'università sia uno realmente capace nella parte pratica (in quanto all'università RARAMENTE vieni in contatto con la parte pratica) e non è detto che uno che non se la cava all'università non sia in grado di riuscire benissimo nella parte pratica.
In fondo, non stiamo parlando di materie come fisica, matematica, biologia e medicina.
Se una persona ha uno spiccato spirito imprenditoriale lo ha che sia laureato o meno, e se non sa redigere un bilancio, i ragionieri e i commercialisti stanno lì per questo:stordita:

AntonioBO
27-03-2009, 20:22
Che i nostri dirigenti siano, per la maggior parte, senza laurea, ci può pure stare.
Basta vedere la loro età media e confrontare con le percentuali di laureati nella loro fascia d'età.
UNA VOLTA l'università era una cosa veramente 'per pochi':stordita: .
E non è detto che chi riesce all'università sia uno realmente capace nella parte pratica (in quanto all'università RARAMENTE vieni in contatto con la parte pratica) e non è detto che uno che non se la cava all'università non sia in grado di riuscire benissimo nella parte pratica.
In fondo, non stiamo parlando di materie come fisica, matematica, biologia e medicina.
Se una persona ha uno spiccato spirito imprenditoriale lo ha che sia laureato o meno, e se non sa redigere un bilancio, i ragionieri e i commercialisti stanno lì per questo:stordita:

Questo può valere per chi ha creato un'azienda:non so se Rockfeller era laureato o se lo era il Sig. Ferrero. Qui si parla di pseudomanager. Ci sono i soliti lacché che devono difendere il padrone anche quando la cacca arriva al collo. E vero che in America e in Inghilterra sono fallite aziende e banche blasonate. La differenza è che NEI PAESI NORMAI, CIVILI E SERI E NON IN PAESE DI BUFFONI COME QUESTO, i manager che sbagliano vengono MANDATI VIA A CALCI NEL CULO e alcune volte vanno anche in galera. Qui invece vengono puniti... con alcune milionate di Euro alla faccia di chi si spacca il deretano per 1300 euro al mese. In America quando Obama ha saputo che i manger delle banche stavano facendo i furbetti con i soldi pubblici è subito intervenuto per bastonarli, qui invece se si parla di togliere liquidazioni d'oro, di tassare i manager pubblici e privati si scatena la tempesta dei soliti Belpietro, Giordano e amichetti vari. Ma anche la sinistra è complice, non lo nascondo. Noi di sinistra siamo abituati a fare autocritica, fin troppo non dovendo leccare nessuno.

entanglement
27-03-2009, 20:30
mica vero

il mio capo ne ha 2 vecchio ordinamento, di cui una fatta serale ...

Ileana
27-03-2009, 20:30
Questo può valere per chi ha creato un'azienda:non so se Rockfeller era laureato o se lo era il Sig. Ferrero. Qui si parla di pseudomanager. Ci sono i soliti lacché che devono difendere il padrone anche quando la cacca arriva al collo. E vero che in America e in Inghilterra sono fallite aziende e banche blasonate. La differenza è che NEI PAESI NORMAI, CIVILI E SERI E NON IN PAESE DI BUFFONI COME QUESTO, i manager che sbagliano vengono MANDATI VIA A CALCI NEL CULO e alcune volte vanno anche in galera. Qui invece vengono puniti... con alcune milionate di Euro alla faccia di chi si spacca il deretano per 1300 euro al mese. In America quando Obama ha saputo che i manger delle banche stavano facendo i furbetti con i soldi pubblici è subito intervenuto per bastonarli, qui invece se si parla di togliere liquidazioni d'oro, di tassare i manager pubblici e privati si scatena la tempesta dei soliti Belpietro, Giordano e amichetti vari. Ma anche la sinistra è complice, non lo nascondo. Noi di sinistra siamo abituati a fare autocritica, fin troppo non dovendo leccare nessuno.

Infatti ho detto di andare a vedere l'età, tra l'altro.
Se stiamo parlando di trentenni, beh, no, non è praticamente accettabile che sia senza laurea (e vorrei vedere in faccia CHI lo ha assunto). Ma se andiamo da circa i 40-45 anni in su, e quindi perlopiù parliamo di persone che si sono fatti un mazzo tanto in gavetta&co., diciamo che l'esperienza può compensare la mancanza di studi.


Poi il problema non è il manager non laureato (se ci riportiamo a quanto detto qualche riga più su), ma è il sistema che non punisce chi sbaglia o peggio.

fabio80
27-03-2009, 22:42
possono anche avere ragione, ma da quegli stronzi deli inglesi non accetto critiche. che prima inizino a lavarsi il c*lo come le persone civili. da quando ci sto a contatto per lavoro, li odio. spocchiosi, arroganti, pieni di sè, e financo imbecilli.

Naufr4g0
27-03-2009, 22:51
Poi il problema non è il manager non laureato (se ci riportiamo a quanto detto qualche riga più su), ma è il sistema che non punisce chi sbaglia o peggio.

Io da laureato dico che un po' mi rompe che gente con poca istruzione comandi e tratti il lavoratore laureato come un povero idiota che si è fatto un mazzo inutilmente e che può tranquillamente sfruttare come meglio crede grazie all'offerta di lavoro che si è ridotta moltissimo negli ultimi anni.
A mio parere manager e dirigenti (come dice lo stesso articolo) dovrebbero imparare a gestire meglio le loro aziende invece di fare i guappi in giro per l'italia! :'D
D'accordissimo sul punire pesantemente chi approfitta della propria posizione per fare i soldi facili invece di fare il bene dell'azienda e quindi anche dei propri dipendenti ai livelli più bassi.

dantes76
27-03-2009, 23:50
possono anche avere ragione, ma da quegli stronzi deli inglesi non accetto critiche. che prima inizino a lavarsi il c*lo come le persone civili. da quando ci sto a contatto per lavoro, li odio. spocchiosi, arroganti, pieni di sè, e financo imbecilli.

quando esci dal tuo coma chiamami....

Korn
28-03-2009, 00:04
vabbbene ora difendiamo pure manager italiani :asd:

lupotto
28-03-2009, 09:40
Il fatto che dei dirigenti non abbiano la laurea non penso sia la causa principale dello schifo del sistema Italia, ho conosciuto dirigenti laureati che hanno fatto danni enormi (sforamenti e mancato raggiungimento del budget per milioni), e dirigenti non laureati ma davvero capaci, ripotare aziende in attivo ( dopo che i managerdi cui sopra avevano fatto danni).

Semplicemente e indipendentemente dalla laurea, spesso vengono messi in posti di comando gli amici degli amici, che magari sino al giorno prima erano addetti alle fotocopie.

Il problema italiano quindi non è la laura ma la meritocrazia, ovvio che poi un laureato dovrebbe avere dalla sua un'istruzione superiore che gli consente di svolgere al meglio certe funzioni, ma è anche vero che l'univeristà Italiana nella maggior parte dei casi è mediocre, e sforna laureati mediocri:rolleyes: che magari sono pure andati al Cepu a prender ripetizioni:D

LUVІ
28-03-2009, 10:10
Finiremo tutti sull'astrico :sofico:
Comunque concordo con lupotto ;)

LuVi

Korn
28-03-2009, 10:14
e ricordiamoci di napoletone....

fabio80
28-03-2009, 11:01
quando esci dal tuo coma chiamami....

quale coma? :D non ho mai difeso i pagliacci italiani, ho solo detto che per avere conosciuto meglio gli inglesi, da loro non accetto critiche e la ragione me la prendo con la forza :read:

LUVІ
28-03-2009, 11:11
e ricordiamoci di napoletone....

Mi pare che abbia fatto ulteriori passi avanti nella carriera, Luca Luciani, dopo mi collego in intranet e mi informo :D

LuVi

Naufr4g0
28-03-2009, 13:41
Il problema italiano quindi non è la laura ma la meritocrazia, ovvio che poi un laureato dovrebbe avere dalla sua un'istruzione superiore che gli consente di svolgere al meglio certe funzioni, ma è anche vero che l'univeristà Italiana nella maggior parte dei casi è mediocre, e sforna laureati mediocri:rolleyes: che magari sono pure andati al Cepu a prender ripetizioni:D

Si è vero che il problema principale è la mancanza di meritocrazia, ma è anche vero che 4 nozioni di economia non guastano, nemmeno al migliore degli imprenditori. A meno che non si faccia imprenditoria sempliciotta basata sulla furbizia e lo sfruttamento dei lavoratori.
E aggiungo che l'università farà anche schifo, ma un paio di input è in grado di darteli, sta a te sfruttarli al meglio e approfondirli.

Dream_River
28-03-2009, 14:08
possono anche avere ragione, ma da quegli stronzi deli inglesi non accetto critiche. che prima inizino a lavarsi il c*lo come le persone civili. da quando ci sto a contatto per lavoro, li odio. spocchiosi, arroganti, pieni di sè, e financo imbecilli.

Quoto, non si può definire civile un popolo che non conosce il bidet :D

A cosa serve arrivare alla formazione delle civiltà occidentale se ci arrivi con il culo lordo? :asd:

Pot
28-03-2009, 14:24
possono anche avere ragione, ma da quegli stronzi deli inglesi non accetto critiche. che prima inizino a lavarsi il c*lo come le persone civili. da quando ci sto a contatto per lavoro, li odio. spocchiosi, arroganti, pieni di sè, e financo imbecilli.

denoti molta arrganza.. e poca autocritica...

Se fossi in te ogni tanto penserei fino a 10 prima di sparare giudizzi a bruciapelo....

fabio80
28-03-2009, 14:38
denoti molta arrganza.. e poca autocritica...

Se fossi in te ogni tanto penserei fino a 10 prima di sparare giudizzi a bruciapelo....

e io fossi in te terrei fede in primis a quanto predichi evitando di estendere giudizi con fare tracotante

e mi prenderei anche una grammatica

Naufr4g0
28-03-2009, 14:57
Quoto, non si può definire civile un popolo che non conosce il bidet :D

A cosa serve arrivare alla formazione delle civiltà occidentale se ci arrivi con il culo lordo? :asd:

E da quando il grado di pulizia del culo è diventato indice di civiltà di un paese? :'D

lupotto
29-03-2009, 19:53
Si è vero che il problema principale è la mancanza di meritocrazia, ma è anche vero che 4 nozioni di economia non guastano, nemmeno al migliore degli imprenditori. A meno che non si faccia imprenditoria sempliciotta basata sulla furbizia e lo sfruttamento dei lavoratori.
E aggiungo che l'università farà anche schifo, ma un paio di input è in grado di darteli, sta a te sfruttarli al meglio e approfondirli.


Sicuramente, ma mentre le nozioni si possono sempre apprendere, ad esempio non è raro il caso di aziende che spediscono i propri manager a far corsi di lingua, o master di economia e quel che vuoi te, determinate qualità caratteriali che di fatto son più preziose della laurea non le puoi acquisire con lo studio.

Un esempio di manager di questo tipo è Steve Jobs, imprenditore e manager di successo che non si è laureato, ma che di fatto ha creato e gestito alcune delle più famose aziende nel panorama IT mondiale.

ConteZero
29-03-2009, 19:57
Sicuramente, ma mentre le nozioni si possono sempre apprendere, ad esempio non è raro il caso di aziende che spediscono i propri manager a far corsi di lingua, o master di economia e quel che vuoi te, determinate qualità caratteriali che di fatto son più preziose della laurea non le puoi acquisire con lo studio.

Un esempio di manager di questo tipo è Steve Jobs, imprenditore e manager di successo che non si è laureato, ma che di fatto ha creato e gestito alcune delle più famose aziende nel panorama IT mondiale.

Steve Jobs era andato a fare un corso d'aggiornamento alla Xerox, poi ha sbagliato strada ed è finito all'Ikea.
Il resto sono le ultime tre generazioni di mac.

Naufr4g0
29-03-2009, 23:35
Un esempio di manager di questo tipo è Steve Jobs, imprenditore e manager di successo che non si è laureato, ma che di fatto ha creato e gestito alcune delle più famose aziende nel panorama IT mondiale.
Ma sono casi più unici che rari...
Intanto in Italia le aziende sono in crisi proprio a causa dell'incapacità di manager e dirigenti!
I master, inoltre,in genere si fanno dopo una laurea e quindi è sottointeso che tu ce l'abbia già e serve per approfondire quello che hai studiato durante i corsi.
Le capacità caratteriali ci vogliono, non c'è dubbio, ma questo è solo perchè nelle aziende invece di fare economia si fa politica e contano più i rapporti che le capacità.
E questo non porterà a niente di buono nell'immediato visto che la crisi si risolve coi fatti e non con le parole.

StefAno Giammarco
30-03-2009, 02:57
possono anche avere ragione, ma da quegli stronzi deli inglesi non accetto critiche. che prima inizino a lavarsi il c*lo come le persone civili. da quando ci sto a contatto per lavoro, li odio. spocchiosi, arroganti, pieni di sè, e financo imbecilli.

e io fossi in te terrei fede in primis a quanto predichi evitando di estendere giudizi con fare tracotante

e mi prenderei anche una grammatica

Fabio sai bene che... e quindi a buon intenditor... 7 giorni...


denoti molta arroganza.. e poca autocritica...

Se fossi in te ogni tanto penserei fino a 10 prima di sparare giudizzi a bruciapelo....

Secondo me non facevi dei complimenti, la prossima volta segnala ed evita giudizi personali e relative polemiche personali. 3 giorni


Quoto, non si può definire civile un popolo che non conosce il bidet :D

A cosa serve arrivare alla formazione delle civiltà occidentale se ci arrivi con il culo lordo? :asd:

Voglio intendere che quotavi la frase per fare la battuta. Se invece assentivo all'intero periodo fammelo sapere che ti sospendo.