atinvidia284
17-03-2009, 19:48
Auto blu e polvere bianca
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/52530/000%20ronde_web.jpg
Uno degli aspetti più demenziali (e oscurati) della legge Alfano sulle intercettazioni è questo: si può intercettare solo in base a “elementi non limitati ai soli contenuti di conversazioni intercettate nel medesimo procedimento”. Traduzione: gli indizi raccolti in un’intercettazione non bastano più per prorogarla o per disporne un’altra. Occorrono elementi diversi, esterni. Che combinazione: proprio come nel caso avvenuto qualche mese fa a Palermo. La squadra Mobile intercetta un pusher della “Palermo bene”, Stefano Greco. E con ascolti, appostamenti e pedinamenti, smaschera una rete di spacciatori e consumatori che, di fatto, finanziano il traffico di droga. Uno dei destinatari, stando alle intercettazioni, è Ernesto D’Avola, autista di Gianfranco Miccichè (uomo forte di Forza Italia in Sicilia e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipe, appena incaricato da Berlusconi di “gestire il passaggio da Forza Italia al Popolo della Libertà” insieme ad Alfano).
D’Avola comunica col pusher tramite un intermediario, che il 5 dicembre scorso gli passa la “roba”. Gli agenti, presenti sul posto, bloccano l’auto di D’Avola, accompagnato da un amico, subito dopo la consegna. E vi sequestrano una busta piena di cocaina con su scritto “On. Gianfranco Miccichè”. Quel che accade dopo lo raccontano due informative della Mobile al Questore e alla Procura: “Il D’Avola consegnava spontaneamente il plico, dicendo che il tutto era di pertinenza dell’on. Miccichè. All’interno risultavano custoditi grammi 5 di sostanza, che a seguito di accertamento risultava essere cocaina”. Poi però D’Avola e l’amico cambiano idea e sostengono che la coca era per uso personale.
Ancora qualche mese e, approvata la “riforma”, la trafila dal pusher all’intermediario all’autista del sottosegretario sarebbe rimasta sepolta per sempre. Non solo, ma l’intricato giro di spaccio non sarebbe mai stato scoperto: per intercettare l’intermediario e poi il destinatario ultimo (o penultimo?), gli agenti avrebbero dovuto fermarsi e cercare elementi “esterni” a quelli contenuti nelle intercettazioni del pusher. Mission impossible. Inchiesta bloccata a metà, sul più bello. Nelle indagini di droga, come in tutte quelle sui reati “in itinere”, le varie consegne emergono dalle intercettazioni. Si risale dal basso verso l’alto, dall’ultimo spacciatore ai vertici e ai finanziatori dell’organizzazione. Una tecnica investigativa che presto sarà proibita dal governo dei “pacchetti sicurezza” e della “tolleranza zero”. Chissà che ne dice l’altro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, quello con delega alla lotta alla droga, autore della legge che punisce anche l’uso personale, impegnato in questi giorni a Trieste nella Conferenza nazionale sulle droghe. Ancora pochi mesi fa tuonava: “La linea del governo è chiara: drogarsi è illecito”. Ora non vorremmo che organizzasse una ronda sotto la sede del Cipe.
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/2009/03/17/auto_blu_e_polvere_bianca.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Miccich%C3%A8
La sua esperienza politica inizia nel 1993, quando è chiamato da Silvio Berlusconi con altri uomini di Publitalia '80 ad impegnarsi in Forza Italia, di cui assume l'incarico di coordinatore regionale in Sicilia.
Viene eletto deputato alla Camera nel 1994, e poi riconfermato nelle successive legislature. Nel primo governo Berlusconi è sottosegretario di Stato al Ministero dei Trasporti e della Navigazione.
Dal 2001 è docente a contratto di "Politiche di sviluppo e pianificazione delle opere pubbliche nelle aree deboli" all'interno del Dottorato di ricerca in Trasporti dell'Università di Reggio Calabria.
Nel 2001, con la formazione del Governo Berlusconi II, viene nominato vice-ministro al ministero dell'Economia e delle Finanze con delega allo sviluppo economico del Mezzogiorno ed ai rapporti con l'Unione Europea e con le Regioni. Dopo la crisi di governo del 2005, con il nuovo Governo Berlusconi III, Miccichè è nominato Ministro dell'appena istituito Ministero per lo Sviluppo e la coesione territoriale.
.......
L'11 gennaio 1988 Micciché, che all'epoca lavorava presso Publitalia, venne interrogato nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di droga a Palermo, in quanto sospettato di essere uno spacciatore. Miccichè rispose: "Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina". Non comportando il fatto reato, la posizione venne archiviata mentre gli spacciatori vennero arrestati il successivo 14 aprile. L' 8 agosto 2002 venne invece diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Micciché di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro. L'informativa fu emessa in seguito ad indagini testimonianti, anche tramite supporti audiovisivi, le "visite" che il presunto corriere Alessandro Martello faceva indisturbato presso il ministero, pur non essendo un soggetto accreditato ad entrarvi. Anche le intercettazioni confermerebbero la versione degli organi di polizia. Dal canto suo, Miccichè ha smentito categoricamente, avanzando a sua volta l'ipotesi di un servizio d'ordine deviato. Ma come si dice il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ed ecco che un pusher, Stefano Greco, viene intercettato nel mese di dicembre 2008 dalla squadra mobile di Palermo. In tali intercettazioni si scopre che il Greco fornisce droga a Ernesto D'Avola autista del Sottosegretario alla Presidenza Gianfranco Miccichè. L'autista viene fermato dalla squadra mobile che gli sequestra una busta con la scritta On. Gianfranco Miccichè. Contenuto della busta? 5 grammi di cocaina. Arriverà nuovamente la smentita del Sottosegretario?
Nell'ottobre 2007 ha affermato che l'intitolazione dell'aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino trasmette a chiunque arrivi per la prima volta nell'isola un'immagine negativa della Sicilia. Dopo le proteste provocate dalle sue tesi, Miccichè si è scusato e ha ritirato la frase, placando solo in parte le polemiche. Gustoso rimane l'aneddoto secondo il quale Miccichè, nello spiegare certe dinamiche politiche peculiari della Sicilia, ricorre al paragone tra Kafka e Luigi Pirandello, attribuendo al primo una fantasiosa nascita viennese (è noto che l'autore di Il castello, Il processo e America nacque a Praga).
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/52530/000%20ronde_web.jpg
Uno degli aspetti più demenziali (e oscurati) della legge Alfano sulle intercettazioni è questo: si può intercettare solo in base a “elementi non limitati ai soli contenuti di conversazioni intercettate nel medesimo procedimento”. Traduzione: gli indizi raccolti in un’intercettazione non bastano più per prorogarla o per disporne un’altra. Occorrono elementi diversi, esterni. Che combinazione: proprio come nel caso avvenuto qualche mese fa a Palermo. La squadra Mobile intercetta un pusher della “Palermo bene”, Stefano Greco. E con ascolti, appostamenti e pedinamenti, smaschera una rete di spacciatori e consumatori che, di fatto, finanziano il traffico di droga. Uno dei destinatari, stando alle intercettazioni, è Ernesto D’Avola, autista di Gianfranco Miccichè (uomo forte di Forza Italia in Sicilia e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipe, appena incaricato da Berlusconi di “gestire il passaggio da Forza Italia al Popolo della Libertà” insieme ad Alfano).
D’Avola comunica col pusher tramite un intermediario, che il 5 dicembre scorso gli passa la “roba”. Gli agenti, presenti sul posto, bloccano l’auto di D’Avola, accompagnato da un amico, subito dopo la consegna. E vi sequestrano una busta piena di cocaina con su scritto “On. Gianfranco Miccichè”. Quel che accade dopo lo raccontano due informative della Mobile al Questore e alla Procura: “Il D’Avola consegnava spontaneamente il plico, dicendo che il tutto era di pertinenza dell’on. Miccichè. All’interno risultavano custoditi grammi 5 di sostanza, che a seguito di accertamento risultava essere cocaina”. Poi però D’Avola e l’amico cambiano idea e sostengono che la coca era per uso personale.
Ancora qualche mese e, approvata la “riforma”, la trafila dal pusher all’intermediario all’autista del sottosegretario sarebbe rimasta sepolta per sempre. Non solo, ma l’intricato giro di spaccio non sarebbe mai stato scoperto: per intercettare l’intermediario e poi il destinatario ultimo (o penultimo?), gli agenti avrebbero dovuto fermarsi e cercare elementi “esterni” a quelli contenuti nelle intercettazioni del pusher. Mission impossible. Inchiesta bloccata a metà, sul più bello. Nelle indagini di droga, come in tutte quelle sui reati “in itinere”, le varie consegne emergono dalle intercettazioni. Si risale dal basso verso l’alto, dall’ultimo spacciatore ai vertici e ai finanziatori dell’organizzazione. Una tecnica investigativa che presto sarà proibita dal governo dei “pacchetti sicurezza” e della “tolleranza zero”. Chissà che ne dice l’altro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, quello con delega alla lotta alla droga, autore della legge che punisce anche l’uso personale, impegnato in questi giorni a Trieste nella Conferenza nazionale sulle droghe. Ancora pochi mesi fa tuonava: “La linea del governo è chiara: drogarsi è illecito”. Ora non vorremmo che organizzasse una ronda sotto la sede del Cipe.
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/2009/03/17/auto_blu_e_polvere_bianca.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Miccich%C3%A8
La sua esperienza politica inizia nel 1993, quando è chiamato da Silvio Berlusconi con altri uomini di Publitalia '80 ad impegnarsi in Forza Italia, di cui assume l'incarico di coordinatore regionale in Sicilia.
Viene eletto deputato alla Camera nel 1994, e poi riconfermato nelle successive legislature. Nel primo governo Berlusconi è sottosegretario di Stato al Ministero dei Trasporti e della Navigazione.
Dal 2001 è docente a contratto di "Politiche di sviluppo e pianificazione delle opere pubbliche nelle aree deboli" all'interno del Dottorato di ricerca in Trasporti dell'Università di Reggio Calabria.
Nel 2001, con la formazione del Governo Berlusconi II, viene nominato vice-ministro al ministero dell'Economia e delle Finanze con delega allo sviluppo economico del Mezzogiorno ed ai rapporti con l'Unione Europea e con le Regioni. Dopo la crisi di governo del 2005, con il nuovo Governo Berlusconi III, Miccichè è nominato Ministro dell'appena istituito Ministero per lo Sviluppo e la coesione territoriale.
.......
L'11 gennaio 1988 Micciché, che all'epoca lavorava presso Publitalia, venne interrogato nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di droga a Palermo, in quanto sospettato di essere uno spacciatore. Miccichè rispose: "Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina". Non comportando il fatto reato, la posizione venne archiviata mentre gli spacciatori vennero arrestati il successivo 14 aprile. L' 8 agosto 2002 venne invece diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Micciché di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro. L'informativa fu emessa in seguito ad indagini testimonianti, anche tramite supporti audiovisivi, le "visite" che il presunto corriere Alessandro Martello faceva indisturbato presso il ministero, pur non essendo un soggetto accreditato ad entrarvi. Anche le intercettazioni confermerebbero la versione degli organi di polizia. Dal canto suo, Miccichè ha smentito categoricamente, avanzando a sua volta l'ipotesi di un servizio d'ordine deviato. Ma come si dice il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ed ecco che un pusher, Stefano Greco, viene intercettato nel mese di dicembre 2008 dalla squadra mobile di Palermo. In tali intercettazioni si scopre che il Greco fornisce droga a Ernesto D'Avola autista del Sottosegretario alla Presidenza Gianfranco Miccichè. L'autista viene fermato dalla squadra mobile che gli sequestra una busta con la scritta On. Gianfranco Miccichè. Contenuto della busta? 5 grammi di cocaina. Arriverà nuovamente la smentita del Sottosegretario?
Nell'ottobre 2007 ha affermato che l'intitolazione dell'aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino trasmette a chiunque arrivi per la prima volta nell'isola un'immagine negativa della Sicilia. Dopo le proteste provocate dalle sue tesi, Miccichè si è scusato e ha ritirato la frase, placando solo in parte le polemiche. Gustoso rimane l'aneddoto secondo il quale Miccichè, nello spiegare certe dinamiche politiche peculiari della Sicilia, ricorre al paragone tra Kafka e Luigi Pirandello, attribuendo al primo una fantasiosa nascita viennese (è noto che l'autore di Il castello, Il processo e America nacque a Praga).