c.m.g
06-03-2009, 13:18
06 Marzo 2009 ore 14:00 di: Emanuele Menietti
http://www.webnews.it/img/news/news_1463dba3e44790fb.jpg
Aveva partecipato alla creazione di un network di botnet e dovrà ora scontare quattro anni di carcere. Il giovane pirata informatico si era poi ravveduto divenendo un dipendente fidato della startup Mahalo per le ricerche online
Dovrà scontare quattro anno di carcere un pirata informatico accusato di aver infettato circa 250mila personal computer con del codice malevolo. La notizia è stata riportata online da Jason Calacanis, il fondatore del motore di ricerca Mahalo (http://www.mahalo.com/) per il quale lavorava John Schiefer, l'uomo da poco condannato per crimini informatici. L'autore degli attacchi tramite botnet era stato assunto dalla startup, ma all'interno della società pare che inizialmente nessuno fosse al corrente dei trascorsi poco limpidi del nuovo collaboratore.
«Non sapevamo che John fosse coinvolto nell'infezione di 250mila computer con i botnet quando decidemmo di assumerlo. Abbiamo procedure di assunzione molto severe a Mahalo, nelle quali ogni candidato deve passare attraverso una media di cinque - otto colloqui, nei quali almeno tre volte, ma generalmente sono cinque, le referenze vengono controllate. Il nostro CTO, nonché uno dei miei amici di vecchia data, Mark Jeffrey, ha fatto tutto questo con John, che è poi passato con pieno successo» scrive Calacanis sul suo blog (http://calacanis.com/2009/03/05/why-i-employed-a-felon/), dimostrandosi dispiaciuto per quanto accaduto intorno alla sua società.
Le procedure di assunzione erano severe, ma per stessa ammissione del responsabile di Mahalo, il CTO della startup avrebbe dovuto effettuare un semplice controllo su Google per ottenere qualche informazione in più sul candidato all'assunzione. Dopo alcuni mesi, i responsabili di Mahalo scoprirono la verità sul passato di Schiefer: «Ci siamo confrontati con John e abbiamo scoperto che cosa aveva fatto da giovane, delle molestie che aveva subito da bambino, i suoi problemi legati alla rabbia e di come avesse trovato un poco di pace divenendo un membro del team di Mahalo». Appresa la difficile storia di Schiefer, il fondatore di Mahalo decise di non licenziare il ragazzo, nonostante fosse consapevole che il nuovo assunto potesse prima o poi finire dinanzi una corte di giustizia. Stando a quanto riferito sul blog, il giovane pirata informatico non approfittò mai della sua posizione per nuocere al motore di ricerca della startup.
Continua su WebNews ====>> (http://www.webnews.it/news/leggi/10294/quattro-anni-di-carcere-per-250mila-pc-infetti/)
Fonte: WebNews (http://www.webnews.it/news/leggi/10294/quattro-anni-di-carcere-per-250mila-pc-infetti/)
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Aveva partecipato alla creazione di un network di botnet e dovrà ora scontare quattro anni di carcere. Il giovane pirata informatico si era poi ravveduto divenendo un dipendente fidato della startup Mahalo per le ricerche online
Dovrà scontare quattro anno di carcere un pirata informatico accusato di aver infettato circa 250mila personal computer con del codice malevolo. La notizia è stata riportata online da Jason Calacanis, il fondatore del motore di ricerca Mahalo (http://www.mahalo.com/) per il quale lavorava John Schiefer, l'uomo da poco condannato per crimini informatici. L'autore degli attacchi tramite botnet era stato assunto dalla startup, ma all'interno della società pare che inizialmente nessuno fosse al corrente dei trascorsi poco limpidi del nuovo collaboratore.
«Non sapevamo che John fosse coinvolto nell'infezione di 250mila computer con i botnet quando decidemmo di assumerlo. Abbiamo procedure di assunzione molto severe a Mahalo, nelle quali ogni candidato deve passare attraverso una media di cinque - otto colloqui, nei quali almeno tre volte, ma generalmente sono cinque, le referenze vengono controllate. Il nostro CTO, nonché uno dei miei amici di vecchia data, Mark Jeffrey, ha fatto tutto questo con John, che è poi passato con pieno successo» scrive Calacanis sul suo blog (http://calacanis.com/2009/03/05/why-i-employed-a-felon/), dimostrandosi dispiaciuto per quanto accaduto intorno alla sua società.
Le procedure di assunzione erano severe, ma per stessa ammissione del responsabile di Mahalo, il CTO della startup avrebbe dovuto effettuare un semplice controllo su Google per ottenere qualche informazione in più sul candidato all'assunzione. Dopo alcuni mesi, i responsabili di Mahalo scoprirono la verità sul passato di Schiefer: «Ci siamo confrontati con John e abbiamo scoperto che cosa aveva fatto da giovane, delle molestie che aveva subito da bambino, i suoi problemi legati alla rabbia e di come avesse trovato un poco di pace divenendo un membro del team di Mahalo». Appresa la difficile storia di Schiefer, il fondatore di Mahalo decise di non licenziare il ragazzo, nonostante fosse consapevole che il nuovo assunto potesse prima o poi finire dinanzi una corte di giustizia. Stando a quanto riferito sul blog, il giovane pirata informatico non approfittò mai della sua posizione per nuocere al motore di ricerca della startup.
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