c.m.g
27-02-2009, 09:52
27 Febbraio 2009 ore 09:30 di: Giacomo Dotta
http://www.webnews.it/img/news/news_5a49de36a0275c73.png
Il numero degli attacchi hacker sarebbe in costante diminuzione, assommando ad oggi il 24% circa degli attacchi pubblici e documentati. Tutto il resto è vandalismo: sottrazione di denaro, attacchi di matrice politica, inoculazione di malware, frodi
Una ricerca denominata "Web Hacking Incidents Database Annual Report" (del Web Application Security Consortium (http://www.webappsec.org/projects/whid/statistics.shtml)) ha sentenziato quanto segue: gli hacker sono ormai in minima parte la causa degli attacchi registrati in rete. La parte preponderante, pertanto, è oggi definibile "cracker" a causa della presenza di motivazioni specifiche a monte. Ed il motore che più di ogni altro spinge all'attacco via web è, ovviamente, il danaro.
Lo studio (http://www.infoworld.com/article/09/02/26/Hackers_Ideology_trumps_profit_when_it_comes_to_Web_site_attacks_1.html) è stato esteso a 57 attacchi registrati nel 2008: sebbene gli attacchi siano stati varie migliaia, la ricerca stringe pesantemente il numero per poter valutare gli effetti che tali attacchi hanno prodotto, e pertanto la scelta gravita soltanto su attacchi pubblicizzati ed associati a vulnerabilità nei sistemi. L'analisi su questo panel ha valutato nel 24% la quota degli attacchi "hacker": tutto il resto è vandalismo della peggior specie. Gli attacchi "cracker" a loro volta sono stati suddivisi secondo varie categorie, tra le quali:
attacchi di natura politica, la maggior parte dei casi;
attacchi per sottrarre dati sensibili, 19%;
attacchi per impiantare malware, 16%;
attacchi per causare perdite monetarie, 13%.
Almeno un terzo degli attacchi viene ad oggi portato a segno tramite SQL injection, la tecnica in assoluto più usata: l'analisi stima che almeno 500000 siti web ne son stati vittime nel 2008.
Nel Regno Unito i dati relativi agli incidenti causati da attacchi sul web stanno causando un certo risentimento, portando gli esperti a sottolineare la scarsa applicazione delle istituzioni per fermare il fenomeno. Secondo Computerweekly soltanto 299 cracker sono stati fermati negli ultimi 4 anni sebbene si siano registrati 145 mila casi di violazione di sistemi nel solo 2006. La pressione (http://www.computerweekly.com/Articles/2009/02/25/235017/uks-poor-record-on-prosecuting-hackers-revealed.htm) è volta a chiedere a Scotland Yard una unità di maggior peso per i crimini concretizzatisi nel mondo digitale, rendendo così le autorità un punto di riferimento affidabile per quelle aziende che si fossero trovate in difficoltà.
Continua su WebNews ======>> (http://www.webnews.it/news/leggi/10235/non-ci-sono-piu-gli-hacker-di-una-volta/)
Fonte: WebNews (http://www.webnews.it/news/leggi/10235/non-ci-sono-piu-gli-hacker-di-una-volta/)
http://www.webnews.it/img/news/news_5a49de36a0275c73.png
Il numero degli attacchi hacker sarebbe in costante diminuzione, assommando ad oggi il 24% circa degli attacchi pubblici e documentati. Tutto il resto è vandalismo: sottrazione di denaro, attacchi di matrice politica, inoculazione di malware, frodi
Una ricerca denominata "Web Hacking Incidents Database Annual Report" (del Web Application Security Consortium (http://www.webappsec.org/projects/whid/statistics.shtml)) ha sentenziato quanto segue: gli hacker sono ormai in minima parte la causa degli attacchi registrati in rete. La parte preponderante, pertanto, è oggi definibile "cracker" a causa della presenza di motivazioni specifiche a monte. Ed il motore che più di ogni altro spinge all'attacco via web è, ovviamente, il danaro.
Lo studio (http://www.infoworld.com/article/09/02/26/Hackers_Ideology_trumps_profit_when_it_comes_to_Web_site_attacks_1.html) è stato esteso a 57 attacchi registrati nel 2008: sebbene gli attacchi siano stati varie migliaia, la ricerca stringe pesantemente il numero per poter valutare gli effetti che tali attacchi hanno prodotto, e pertanto la scelta gravita soltanto su attacchi pubblicizzati ed associati a vulnerabilità nei sistemi. L'analisi su questo panel ha valutato nel 24% la quota degli attacchi "hacker": tutto il resto è vandalismo della peggior specie. Gli attacchi "cracker" a loro volta sono stati suddivisi secondo varie categorie, tra le quali:
attacchi di natura politica, la maggior parte dei casi;
attacchi per sottrarre dati sensibili, 19%;
attacchi per impiantare malware, 16%;
attacchi per causare perdite monetarie, 13%.
Almeno un terzo degli attacchi viene ad oggi portato a segno tramite SQL injection, la tecnica in assoluto più usata: l'analisi stima che almeno 500000 siti web ne son stati vittime nel 2008.
Nel Regno Unito i dati relativi agli incidenti causati da attacchi sul web stanno causando un certo risentimento, portando gli esperti a sottolineare la scarsa applicazione delle istituzioni per fermare il fenomeno. Secondo Computerweekly soltanto 299 cracker sono stati fermati negli ultimi 4 anni sebbene si siano registrati 145 mila casi di violazione di sistemi nel solo 2006. La pressione (http://www.computerweekly.com/Articles/2009/02/25/235017/uks-poor-record-on-prosecuting-hackers-revealed.htm) è volta a chiedere a Scotland Yard una unità di maggior peso per i crimini concretizzatisi nel mondo digitale, rendendo così le autorità un punto di riferimento affidabile per quelle aziende che si fossero trovate in difficoltà.
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Fonte: WebNews (http://www.webnews.it/news/leggi/10235/non-ci-sono-piu-gli-hacker-di-una-volta/)