ConteZero
19-02-2009, 07:41
Via Malvino (http://malvino.ilcannocchiale.it/):
Ci è offerto un filo, in questo labirinto: si comincia a parlare con più insistenza dei meccanismi mediatici che condizionano gli umori delle masse e ne influenzano le scelte. Cominciano a girare dati che mostrano abbastanza chiaramente che negli ultimi anni, al diminuire relativo ed assoluto del numero dei reati, la stampa e soprattutto la tv enfatizzavano l’entità del fenomeno e, al crescendo d’enfasi, crescevano la percezione del pericolo e il bisogno di sicurezza, cioè, il bisogno di qualcuno che la assicurasse. Manco a dirlo, c’è chi assicura sicurezza: al di là del diritto, al di là delle regole democratiche, come è d’uso nei regimi emergenziali. Chi manovra la paura, vende speranze: semina disperazione e miete consenso con una faccia molto sorridente. “Armi di distrazione di massa”, le chiama Edoardo Fleischner (http://www.radioradicale.it/scheda/272838/verita-e-menzogne-su-eutanasia-coscioni-welby-englaro-sotto-il-dominio-violento-e-antidemocratico-della-pa). Si tratta di quanto è dimostrato dallo studio su Percezione della sicurezza tra comunicazione e realtà (http://www.osservatorio.it/download/sicurezza_italia_2008.pdf) dell’Osservatorio di Pavia.
Ecco il filo: una possibile crepa in questo sempre più solido blocco sociale sta nel denunciare i meccanismi di cui si serve. Solo una crepa, perché poi si dovrebbe comunicare agli intossicati come sono stati intossicati. E la comunicazione è in mano a chi continua a intossicarli. La crepa si può allargare solo con una comunicazione parallela e alternativa, semplice, figurata, in forma di vulgata, di voce in voce. C’è da ricostruire un modo nuovo di parlarci, e internet non basta affatto.
Dovremmo cominciare a trascurare internet.
Ci è offerto un filo, in questo labirinto: si comincia a parlare con più insistenza dei meccanismi mediatici che condizionano gli umori delle masse e ne influenzano le scelte. Cominciano a girare dati che mostrano abbastanza chiaramente che negli ultimi anni, al diminuire relativo ed assoluto del numero dei reati, la stampa e soprattutto la tv enfatizzavano l’entità del fenomeno e, al crescendo d’enfasi, crescevano la percezione del pericolo e il bisogno di sicurezza, cioè, il bisogno di qualcuno che la assicurasse. Manco a dirlo, c’è chi assicura sicurezza: al di là del diritto, al di là delle regole democratiche, come è d’uso nei regimi emergenziali. Chi manovra la paura, vende speranze: semina disperazione e miete consenso con una faccia molto sorridente. “Armi di distrazione di massa”, le chiama Edoardo Fleischner (http://www.radioradicale.it/scheda/272838/verita-e-menzogne-su-eutanasia-coscioni-welby-englaro-sotto-il-dominio-violento-e-antidemocratico-della-pa). Si tratta di quanto è dimostrato dallo studio su Percezione della sicurezza tra comunicazione e realtà (http://www.osservatorio.it/download/sicurezza_italia_2008.pdf) dell’Osservatorio di Pavia.
Ecco il filo: una possibile crepa in questo sempre più solido blocco sociale sta nel denunciare i meccanismi di cui si serve. Solo una crepa, perché poi si dovrebbe comunicare agli intossicati come sono stati intossicati. E la comunicazione è in mano a chi continua a intossicarli. La crepa si può allargare solo con una comunicazione parallela e alternativa, semplice, figurata, in forma di vulgata, di voce in voce. C’è da ricostruire un modo nuovo di parlarci, e internet non basta affatto.
Dovremmo cominciare a trascurare internet.