_Magellano_
12-02-2009, 23:00
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UN ANNO E 8 MESI A TABACCAIO CHE UCCISE RAPINATORE
(di Igor Greganti e Stefano Rottigni)
MILANO - C'é stato un "errore di percezione della situazione" quando il tabaccaio Giovanni Petrali, il 17 maggio del 2003, uccise con un colpo di pistola il rapinatore Alfredo Merlino e ferì al polmone il suo complice, Andrea Solaro, con il quale aveva cercato di mettere a segno un colpo in un bar-tabacchi di piazzale Baracca, a Milano. E' per questo - ed è il presidente della Prima corte d'assise di Milano, Luigi Domenico Cerqua, a spiegarlo dopo la sentenza - che Petrali, 74 anni, è stato condannato a un anno e 8 mesi (pena sospesa) per omicidio colposo, lesioni colpose e porto illegale d'arma, a fronte di una richiesta del pm Laura Barbaini di nove anni e 6 mesi per omicidio e tentato omicidio volontari. Il giudice ha parlato di "legittima difesa putativa". "Abbiamo valutato tutta la ricostruzione dei fatti - ha spiegato Cerqua - l'importanza delle testimonianze e delle perizie arrivando alla conclusione che ci sia stata una legittima difesa putativa, ossia erroneamente ritenuta, perché lui in una situazione di provocazione e offesa ingiusta si è difeso agendo in quel modo". Quel giorno, Petrali sparò sette colpi: quattro nel locale, gli altri per strada, mentre inseguiva i due rapinatori, uno dei quali, Merlino, stramazzò a terra agonizzante ad alcune centinaia di metri di distanza. Per il pm Barbaini fu una "vendetta personale", anche se le modalità furono "odiose" perché il tabaccaio fu schiaffeggiato e preso a pugni. Il giudice Cerqua, invece, ha risposto in modo risoluto quanto laconico, dopo la sentenza, a chi gli ha chiesto se c'é stata vendetta: "No". Petrali, a cui è stata riconosciuta l'attenuante della provocazione, ha spiegato: "Pensavo andasse meglio. Dispiace a tutti quello che è successo, le armi meglio lasciarle perdere e tenerle nel cassetto".
Accanto il suo legale, Marco Martini, e il figlio avvocato, Marco Petrali, che hanno aggiunto: "E' stato un grande successo rispetto alle aspettative, anche se si poteva prevedere qualcosa in più e io mi aspettavo l' assoluzione". Il tabaccaio, in tutti questi anni della sua vicenda giudiziaria, ha sempre avuto accanto un 'collega' che si è ritrovato nella stessa situazione, oltre che a essere sostenuto in aula da alcuni leghisti tra cui il deputato milanese Matteo Salvini. Giuseppe Maiocchi, gioielliere milanese, fu condannato a un mese per lesioni colpose ai danni di un ladro montenegrino che aveva tentato una spaccata alla sua gioielleria, mentre suo figlio, Rocco, fu condannato a un anno e sei mesi perché il ladro rimase ucciso da un colpo di pistola. Maiocchi, spesso in aula in questo processo, si è detto disposto a partecipare alle ronde di cittadini, recentemente rese legali dai nuovi provvedimenti sulla sicurezza. "Spero di poter partecipare - ha detto Maiocchi -, dal momento che solamente un mese fa ho subito un altro furto in casa". "Fare le ronde, non armati, significa collaborare per la sicurezza; io, comunque, parteciperò con il telefonino, non certo con le armi". Deluso il legale dei famigliari di Merlino, Stefano Ardizzoia: "Perché la verità che è emersa dal processo è un' altra - ha commentato - non riesco a capire come si è arrivati alla configurazione dell'omicidio colposo". Se aspettavano un altro po' la sentenza la leggevano al camposanto visto il tempo passato e l'età dell'imputato. :asd:
Io mi sentirei di pensare ai risvolti sociologici della situazione attuale più che al fatto in sè,parlo di ronde e cittadini che sempre più spesso ricorrono per diversi motivi alla giustizia di strada.
UN ANNO E 8 MESI A TABACCAIO CHE UCCISE RAPINATORE
(di Igor Greganti e Stefano Rottigni)
MILANO - C'é stato un "errore di percezione della situazione" quando il tabaccaio Giovanni Petrali, il 17 maggio del 2003, uccise con un colpo di pistola il rapinatore Alfredo Merlino e ferì al polmone il suo complice, Andrea Solaro, con il quale aveva cercato di mettere a segno un colpo in un bar-tabacchi di piazzale Baracca, a Milano. E' per questo - ed è il presidente della Prima corte d'assise di Milano, Luigi Domenico Cerqua, a spiegarlo dopo la sentenza - che Petrali, 74 anni, è stato condannato a un anno e 8 mesi (pena sospesa) per omicidio colposo, lesioni colpose e porto illegale d'arma, a fronte di una richiesta del pm Laura Barbaini di nove anni e 6 mesi per omicidio e tentato omicidio volontari. Il giudice ha parlato di "legittima difesa putativa". "Abbiamo valutato tutta la ricostruzione dei fatti - ha spiegato Cerqua - l'importanza delle testimonianze e delle perizie arrivando alla conclusione che ci sia stata una legittima difesa putativa, ossia erroneamente ritenuta, perché lui in una situazione di provocazione e offesa ingiusta si è difeso agendo in quel modo". Quel giorno, Petrali sparò sette colpi: quattro nel locale, gli altri per strada, mentre inseguiva i due rapinatori, uno dei quali, Merlino, stramazzò a terra agonizzante ad alcune centinaia di metri di distanza. Per il pm Barbaini fu una "vendetta personale", anche se le modalità furono "odiose" perché il tabaccaio fu schiaffeggiato e preso a pugni. Il giudice Cerqua, invece, ha risposto in modo risoluto quanto laconico, dopo la sentenza, a chi gli ha chiesto se c'é stata vendetta: "No". Petrali, a cui è stata riconosciuta l'attenuante della provocazione, ha spiegato: "Pensavo andasse meglio. Dispiace a tutti quello che è successo, le armi meglio lasciarle perdere e tenerle nel cassetto".
Accanto il suo legale, Marco Martini, e il figlio avvocato, Marco Petrali, che hanno aggiunto: "E' stato un grande successo rispetto alle aspettative, anche se si poteva prevedere qualcosa in più e io mi aspettavo l' assoluzione". Il tabaccaio, in tutti questi anni della sua vicenda giudiziaria, ha sempre avuto accanto un 'collega' che si è ritrovato nella stessa situazione, oltre che a essere sostenuto in aula da alcuni leghisti tra cui il deputato milanese Matteo Salvini. Giuseppe Maiocchi, gioielliere milanese, fu condannato a un mese per lesioni colpose ai danni di un ladro montenegrino che aveva tentato una spaccata alla sua gioielleria, mentre suo figlio, Rocco, fu condannato a un anno e sei mesi perché il ladro rimase ucciso da un colpo di pistola. Maiocchi, spesso in aula in questo processo, si è detto disposto a partecipare alle ronde di cittadini, recentemente rese legali dai nuovi provvedimenti sulla sicurezza. "Spero di poter partecipare - ha detto Maiocchi -, dal momento che solamente un mese fa ho subito un altro furto in casa". "Fare le ronde, non armati, significa collaborare per la sicurezza; io, comunque, parteciperò con il telefonino, non certo con le armi". Deluso il legale dei famigliari di Merlino, Stefano Ardizzoia: "Perché la verità che è emersa dal processo è un' altra - ha commentato - non riesco a capire come si è arrivati alla configurazione dell'omicidio colposo". Se aspettavano un altro po' la sentenza la leggevano al camposanto visto il tempo passato e l'età dell'imputato. :asd:
Io mi sentirei di pensare ai risvolti sociologici della situazione attuale più che al fatto in sè,parlo di ronde e cittadini che sempre più spesso ricorrono per diversi motivi alla giustizia di strada.