_Magellano_
29-01-2009, 20:51
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NAPOLI: INCINTA, MINACCIATA E COSTRETTA A PROSTITUIRSI
NAPOLI - La tenevano segregata in casa, la controllavano notte e giorno e, sotto la minaccia di una pistola, poi trovata durante le perquisizioni della polizia, la obbligavano a prostituirsi. E' la storia di Genny, una ragazza di 29 anni, incinta di pochi mesi, già mamma di un bambino di tre anni, originaria di Torino ma che insieme al suo compagno lo scorso novembre è approdata a Napoli in cerca di un futuro migliore ed invece proprio lui, l'uomo che amava e di cui tanto si fidava è diventato il suo 'protettore'.
http://www.ansa.it/webimages/medium/3452/re229xrwX_20090129.jpg
A liberarla dalla schiavitù sono stati gli agenti del commissariato San Ferdinando, diretto da Pasquale Errico. Lui, secondo l'accusa che ha fatto scattare l'arresto nei suoi confronti è Matteo Di Domenico, di 26 anni, originario del capoluogo piemontese. Con lui un complice, Giuseppe Marcellini, stessa età, nato a Foggia.
I due, dopo aver portato la ragazza in città l'hanno obbligata a prostituirsi prima nella casa squillo di via Poerio 29, chiusa qualche settimana fa dagli agenti del commissariato San Ferdinando, e poi in quella di corso Vittorio Emanuele 544 scoperta oggi nell'ambito dell'operazione condotta dall'ispettore capo Raffaele Giardiello. E tutto questo nonostante fosse incinta.
Dell'organizzazione faceva parte anche un altro uomo, allo stato irreperibile, già coinvolto nella vicenda in una casa squillo scoperta a Chiaia e che percepiva 150 euro al giorno mentre, dopo ogni prestazione, la ragazza era costretta a cedere l'intero incasso a Di Domenico e Marcellini.
Di Domenico e Marcellini, devono rispondere, insieme con la terza persona, irreperibile, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, sequestro di persona e minaccia aggravata per mezzo di un'arma. La ragazza ieri sera, stanca delle continue violenze, ha avuto la forza di chiamare il 113 e chiedere aiuto. La segnalazione è stata girata agli agenti del commissariato San Ferdinando che hanno fatto irruzione nella casa squillo al corso Vittorio Emanuele di Napoli.
Gli aguzzini avevano attuato un'ulteriore violazione della sua privacy. Infatti, i clienti intenzionati ad arrivare alla ragazza potevano trovare il suo numero di cellulare diffuso su internet insieme con alcune sue foto che la ritraevano nuda o seminuda. Foto che sono state ritrovate anche sui cellulari dei due uomini che sono stati arrestati.
Secondo quanto emerso dalle indagini degli uomini del commissariato di San Ferdinando a Napoli, a frequentare la casa squillo al corso Vittorio Emanuele erano anche personaggi della cosiddetta Napoli bene.
"Questa ragazza portava chiaramente i segni della violenza addosso. Nessuno si è mai sognato di chiamarci. Vorrei che tutti ci guardassimo un po' più attorno" sottolinea il questore di Napoli, Antonino Puglisi.
"E' stata - evidenzia il questore - una ragazza coraggiosa perché ha trovato la forza di chiamarci. Abbiamo risolto almeno il suo problema perché era veramente in stato di schiavitù, non si muoveva, era picchiata regolarmente, con lesioni anche notevoli sul corpo. Una cosa veramente avvilente".
Secondo il questore "inizialmente la ragazza sapeva quello che veniva a fare a Napoli. Poi, penso che dentro di sé la dignità della donna e i buoni sentimenti che evidentemente aveva l'hanno convinta a chiedere aiuto. Cosa che ha fatto e ci ha trovati pronti. Cerchiamo ancora qualcuno che insieme ai due delinquenti, già arrestati, la sfruttava e teneva in stato di schiavitù, per mandarlo in carcere".
Alle donne vittime della prostituzione il messaggio del questore è: "chiamateci e noi ci siamo, vi aiutiamo senz'altro tirandovi fuori da questa situazione di inferiorità e assoluta mancanza di dignità. Cercheremo di darvi una mano risolvendo il problema per come meglio possiamo, al limite chiedendo anche ad altre istituzioni, ma noi soprattutto in primo luogo impegnandoci".
E' anche per evitare lo sfruttamento e la schiavitù che sarebbe bene che il governo prendesse sottomano il fenomeno.
NAPOLI: INCINTA, MINACCIATA E COSTRETTA A PROSTITUIRSI
NAPOLI - La tenevano segregata in casa, la controllavano notte e giorno e, sotto la minaccia di una pistola, poi trovata durante le perquisizioni della polizia, la obbligavano a prostituirsi. E' la storia di Genny, una ragazza di 29 anni, incinta di pochi mesi, già mamma di un bambino di tre anni, originaria di Torino ma che insieme al suo compagno lo scorso novembre è approdata a Napoli in cerca di un futuro migliore ed invece proprio lui, l'uomo che amava e di cui tanto si fidava è diventato il suo 'protettore'.
http://www.ansa.it/webimages/medium/3452/re229xrwX_20090129.jpg
A liberarla dalla schiavitù sono stati gli agenti del commissariato San Ferdinando, diretto da Pasquale Errico. Lui, secondo l'accusa che ha fatto scattare l'arresto nei suoi confronti è Matteo Di Domenico, di 26 anni, originario del capoluogo piemontese. Con lui un complice, Giuseppe Marcellini, stessa età, nato a Foggia.
I due, dopo aver portato la ragazza in città l'hanno obbligata a prostituirsi prima nella casa squillo di via Poerio 29, chiusa qualche settimana fa dagli agenti del commissariato San Ferdinando, e poi in quella di corso Vittorio Emanuele 544 scoperta oggi nell'ambito dell'operazione condotta dall'ispettore capo Raffaele Giardiello. E tutto questo nonostante fosse incinta.
Dell'organizzazione faceva parte anche un altro uomo, allo stato irreperibile, già coinvolto nella vicenda in una casa squillo scoperta a Chiaia e che percepiva 150 euro al giorno mentre, dopo ogni prestazione, la ragazza era costretta a cedere l'intero incasso a Di Domenico e Marcellini.
Di Domenico e Marcellini, devono rispondere, insieme con la terza persona, irreperibile, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, sequestro di persona e minaccia aggravata per mezzo di un'arma. La ragazza ieri sera, stanca delle continue violenze, ha avuto la forza di chiamare il 113 e chiedere aiuto. La segnalazione è stata girata agli agenti del commissariato San Ferdinando che hanno fatto irruzione nella casa squillo al corso Vittorio Emanuele di Napoli.
Gli aguzzini avevano attuato un'ulteriore violazione della sua privacy. Infatti, i clienti intenzionati ad arrivare alla ragazza potevano trovare il suo numero di cellulare diffuso su internet insieme con alcune sue foto che la ritraevano nuda o seminuda. Foto che sono state ritrovate anche sui cellulari dei due uomini che sono stati arrestati.
Secondo quanto emerso dalle indagini degli uomini del commissariato di San Ferdinando a Napoli, a frequentare la casa squillo al corso Vittorio Emanuele erano anche personaggi della cosiddetta Napoli bene.
"Questa ragazza portava chiaramente i segni della violenza addosso. Nessuno si è mai sognato di chiamarci. Vorrei che tutti ci guardassimo un po' più attorno" sottolinea il questore di Napoli, Antonino Puglisi.
"E' stata - evidenzia il questore - una ragazza coraggiosa perché ha trovato la forza di chiamarci. Abbiamo risolto almeno il suo problema perché era veramente in stato di schiavitù, non si muoveva, era picchiata regolarmente, con lesioni anche notevoli sul corpo. Una cosa veramente avvilente".
Secondo il questore "inizialmente la ragazza sapeva quello che veniva a fare a Napoli. Poi, penso che dentro di sé la dignità della donna e i buoni sentimenti che evidentemente aveva l'hanno convinta a chiedere aiuto. Cosa che ha fatto e ci ha trovati pronti. Cerchiamo ancora qualcuno che insieme ai due delinquenti, già arrestati, la sfruttava e teneva in stato di schiavitù, per mandarlo in carcere".
Alle donne vittime della prostituzione il messaggio del questore è: "chiamateci e noi ci siamo, vi aiutiamo senz'altro tirandovi fuori da questa situazione di inferiorità e assoluta mancanza di dignità. Cercheremo di darvi una mano risolvendo il problema per come meglio possiamo, al limite chiedendo anche ad altre istituzioni, ma noi soprattutto in primo luogo impegnandoci".
E' anche per evitare lo sfruttamento e la schiavitù che sarebbe bene che il governo prendesse sottomano il fenomeno.