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View Full Version : La politica estera di Obama


joshua82
27-01-2009, 11:16
Prendendo spunto da qui (http://www.camilloblog.it/archivio/2009/01/24/giornali-alle-vongole2/) e dalla mano tesa da Obama ad Hamas (prontamente rifiutata), mi è venuto da riflettere su quale sarà la linea in politica estera del nuovo presidente.

La conclusione a cui sono giunto è che non sarà molto diversa da quella di Bush, magari con attacchi più mirati (e più intelligenti), ma comunque una politica belligerante (con buona pace dei pacifisti mondiali..)

Xile
27-01-2009, 11:45
Prendendo spunto da qui (http://www.camilloblog.it/archivio/2009/01/24/giornali-alle-vongole2/) e dalla mano tesa da Obama ad Hamas (prontamente rifiutata), mi è venuto da riflettere su quale sarà la linea in politica estera del nuovo presidente.

La conclusione a cui sono giunto è che non sarà molto diversa da quella di Bush, magari con attacchi più mirati (e più intelligenti), ma comunque una politica belligerante (con buona pace dei pacifisti mondiali..)

Mah, io ho idea che era solo per tenere calmi gli animi degli americani specialmente quelli più belligeranti, credo invece che terrà una linea più morbida. Anche perché l'Iran non so alla fine quanto sia pericolo.

evelon
27-01-2009, 12:51
Prendendo spunto da qui (http://www.camilloblog.it/archivio/2009/01/24/giornali-alle-vongole2/) e dalla mano tesa da Obama ad Hamas (prontamente rifiutata), mi è venuto da riflettere su quale sarà la linea in politica estera del nuovo presidente.

La conclusione a cui sono giunto è che non sarà molto diversa da quella di Bush, magari con attacchi più mirati (e più intelligenti), ma comunque una politica belligerante (con buona pace dei pacifisti mondiali..)

se obama fosse in EU sarebbe con una coalizione di destra (nemmeno centro-dx)

zerothehero
27-01-2009, 12:57
Se ne era già discusso.
Cambieranno alcune cose, ma ovviamente alcune costanti della politica estera americana rimarranno tali.
Le alleanze e i rapporti privilegiati rimarranno più o meno gli stessi. Magari si cercherà di viaggiare maggioramente cercando di portarsi appresso alcuni paesi europei.
Sull'Afghanistan vi dovrebbe essere un rafforzamento del contingente militare, un politica più dura nei confronti del Pakistan, ci saranno dei tentativi di negoziati diretti con l'Iran e la Siria (al punto che vi potrebbe forse essere un qualcosa di simile al viaggio di Nixon in Cina). Per l'Irak si prevede un graduale disimpegno militare spostando parte dei soldati in Afghanistan.
Rimane l'incognita dell'allargamento ad est della Nato e i rapporti con la Fed. Russa.
Sulla palestina mi aspetto la vecchia posizione dei CLinton.
Poi ovviamente bisognerà vedere, sono previsioni da Mago Otelma e alcune impressioni che ha dato lo stesso Obama e il suo Staff.

FleboDiBirra
27-01-2009, 13:40
Se ne era già discusso.
Cambieranno alcune cose, ma ovviamente alcune costanti della politica estera americana rimarranno tali.
Le alleanze e i rapporti privilegiati rimarranno più o meno gli stessi. Magari si cercherà di viaggiare maggioramente cercando di portarsi appresso alcuni paesi europei.
Sull'Afghanistan vi dovrebbe essere un rafforzamento del contingente militare, un politica più dura nei confronti del Pakistan, ci saranno dei tentativi di negoziati diretti con l'Iran e la Siria (al punto che vi potrebbe forse essere un qualcosa di simile al viaggio di Nixon in Cina). Per l'Irak si prevede un graduale disimpegno militare spostando parte dei soldati in Afghanistan.
Rimane l'incognita dell'allargamento ad est della Nato e i rapporti con la Fed. Russa.
Sulla palestina mi aspetto la vecchia posizione dei CLinton.
Poi ovviamente bisognerà vedere, sono previsioni da Mago Otelma e alcune impressioni che ha dato lo stesso Obama e il suo Staff.

Quoto in quasi tutto il mago Otelm... ehm, Zerothero. L'unica cosa sulla quale non sono d'accordo è la questione della Palestina dove credo che Obama, pur continuando a mantenere posizioni più vicine ad Israele, cercherà di comprendere meglio le ragioni arabe di quanto abbia fatto l'amministrazione Clinton. In ogni caso, staremo a vedere.

FleboDiBirra
27-01-2009, 13:42
se obama fosse in EU sarebbe con una coalizione di destra (nemmeno centro-dx)

No, se Obama fosse in EU sarebbe al centro di accoglienza di Lampedusa

bio n3t
27-01-2009, 13:59
Come ho già detto in altri thread: IMHO non cambierà quasi niente in politica estera... perchè lui non ha potere in merito... sono le multinazionali e i banchieri che decidono le sorti del pianeta e usano Bush, Obama, Berlusconi o "chicchessia" come mandanti. Ci sono troppi interessi in ballo nel presente, ma ancor più nel futuro più prossimo, in quanto le risorse stanno finendo e la corsa all'accaparramento dell'oro nero è ormai di vitale importanza. Si giungerà a un momento in cui tutto ciò sfocerà in un conflitto e ci si potrà fare ben poco ahimé :rolleyes:

trallallero
27-01-2009, 14:11
No, se Obama fosse in EU sarebbe al centro di accoglienza di Lampedusa
E perchè ? :mbe:

joshua82
27-01-2009, 14:25
perchè lui non ha potere in merito... sono le multinazionali e i banchieri che decidono le sorti del pianeta e usano Bush, Obama, Berlusconi o "chicchessia" come mandanti.
ammazza che visione complottista!! :D :D
(ps: sono ironico, non voglio scatenare flame..)

bio n3t
27-01-2009, 15:03
ammazza che visione complottista!! :D :D
(ps: sono ironico, non voglio scatenare flame..)

figurati XD bhe cmq secondo me è così poi magari mi sbaglio boh

FleboDiBirra
27-01-2009, 16:42
Non sono molto d'accordo. A me sembra che il fatto che un afroamericano abbia avuto la possibilità di diventare presidente degli stati uniti sia dovuto al fatto che i "soliti poteri forti" (banche, lobby varie etc) siano in forte crisi sia in termini economici che in termini di capacità di influenzare la politica. Se negl'USA non ci fosse la crisi e se tutto andesse bene allora non ci sarebbe stato spazio per gente come Obama. Invece alle primarie Obama ha sconfitto la Clinton che aveva il sostegno delle lobby più potenti.
Le banche sono messe male (vedi falliemnto Leman bros e co), i petrolieri non sanno da che parte voltarsi col petrolio che in questo momento vale meno della carta igenica (ad oggi un sacco di super petroliere cariche di greggio sono ancorate a largo dei porti in attessa che i prezzi risalgano un pò). Delle industrie automobilistiche non ne parliamo nemmeno. Insomma, l'america sta male. Se non fosse per i fondi sovrani cinesi reinvestiti probabilmente sarebbe al tracollo finanziario. Grazie all'export, I cinesi dispongono di un fondo di 1900 miliardi di dollari che reinvestono in partecipazioni a società americane. Togli le partecipazini estere e l'america va a picco. Tanto per dirne una, ho il sospetto che tra i vari motivi per cui si sia deciso di salvare la Morgan Stanley (al contrario della Leman) ci sia il fatto che i cinesi hanno investito una discreta somma (5 miliardi stando a wikipedia..per quel che wikipedia vale).
Io credo che in tutto questo casino i "Poteri Forti" abbiano grossi problemi a dettare la rotta proprio perchè loro stessi sono in crisi e mi sa che per un po' si navigherà a vista... per un bel po'...

FleboDiBirra
27-01-2009, 16:49
E perchè ? :mbe:

Ma te lo immagini in Italia un presidente del consiglio nero, educato, che si occupa della questione ambientale e che dice che bisogna spegnere la tv ai bambini? Star Trek è più realistico! :D :D :D

Kharonte85
27-01-2009, 17:07
Obama parla ad Al Arabiya e conquista i musulmani: «Che Allah ti aiuti»
Gli ascoltatori: «Distinguere tra Al Qaeda e l’Islam promette nuovi orizzonti»

MILANO - Con un'intervista rilasciata alla tv satellitare al Arabiya il presidente americano Barack Obama ha nuovamente teso la mano all’Islam e il risultato è stato un grande entusiasmo tra gli utenti dell’emittente saudita: una valanga di messaggi è arrivata al sito on-line della tv araba per congratularsi con "il Benedetto Hussein Obama": Barack in arabo significa appunto "benedetto". In pochi minuti dalla pubblicazione del testo dell’intervista, il sito è stato tempestato da centinaia di lettere in grandissima parte entusiaste. Molti sono increduli: «Ascolto le tue parole e ti credo - scrive "musulmano autentico" - vedo le tue azioni e rimango incredulo, che Allah ti aiuti a realizzare le tue buone intenzioni».

NUOVE SPERANZE: «DISTINGUERE AL QUAEDA E ISLAM» - La svolta mediatica di un presidente Usa che per la prima volta si rivolge direttamente agli arabi provoca un plebiscitaria ondata di ottimismo: "Distinguere tra Al Qaeda e l’Islam è una cosa nuova e promette nuovi orizzonti", scrive "Musulm". «Se davvero nascerà uno stato palestinese, sicuramente ameremo l’America Signor onorevole presidente", scrive invece ’al Monsawary’. Le parole di approvazione e entusiasmo per la mano tesa del presidente Usa non si contano: "Avanti per la pace"; "yes we can Change"; "God Bless You", come scrivono alcuni in lingua inglese. Sono solo parte del generale ottimismo suscitato dalla "prima intervista concessa dal presidente Usa ad una tv dal suo insediamento", come ricorda l’emittente saudita. Molti temono che il nuovo presidente Usa, proprio perchè "sincero" sia preso di mira dai "circoli sionisti": "un arabo dalla Germania" è convinto che "i servizi d’intelligence avranno gioco facile per farlo fuori, se davvero Obama manterrà le sue promesse".

I CONTRARI - Non manca una esigua minoranza (circa il 15% dei messaggi), che taccia il discorso di Obama di "propaganda" e lo accusa di raccontare "bugie". Ci sono fondamentalisti islamici che usano termini razzisti contro il colore della pelle del presidente Usa, ma anche altri che, preoccupati per il grande entusiasmo degli altri utenti, invitano a «tornare alla nostra fede che è l’unica che ci salverà, e non certo uno "schiavo negro"»: lo scrive "Abu Barq".

GLI SCETTICI - Ci sono ovviamente anche gli scettici, ma anche loro non riscono a spegenere del tutto un filo di speranza per il futuro: «Parole belle - commenta Mohammed al Halabi dalla Florida - ma per ora sono solo promesse. Attendiamo i fatti». «Speriamo che non sia solo propaganda, ma sarà vero che sarà diverso dal suo predecessore?», si interroga il "figlio di Riad".

http://www.corriere.it/esteri/09_gennaio_27/obama_intervista_%20al_arabiya_e3cdab0e-ec64-11dd-be73-00144f02aabc.shtml


In Europa: bene, ma pensi anche a Israele. E Da Doha: attenzione all'islam politico

«Guarite le ferite dei musulmani Usa»

Le reazioni del mondo islamico dopo la mano tesa da Obama. Mattson: un eccellente inizio.

MILANO - L’intervista ad Al Arabiya è il secondo step della nuova strategia del presidente Obama nei confronti dei musulmani, in patria e in Medioriente. Affermazioni sintonizzate («on tune», affermano i musulmani americani) con quanto egli aveva sostenuto durante la campagna elettorale e che avevano segnato il primo passo proprio nel discorso di insediamento, giusto una settimana fa.

MANO TESA - La mano che Barack Obama ha teso ai musulmani che non mostreranno il pugno nel suo discorso inaugurale è stata accolta con grande favore tra i fedeli di Maometto negli Usa e fuori. Non senza importanti distinguo in Europa. «La risposta al discorso di Obama è stata travolgentemente entusiastica», afferma Ingrid Mattson, americana convertita, professore di studi islamici e direttore della Società Islamica del Nord America. Spiega: «Ho parlato con molti musulmani americani dopo il discorso di Obama e io stessa ero a Washington martedì scorso. Con le sue parole ”L’America è una nazione di cristiani e musulmani”, il presidente ha guarito le ferite di tanti musulmani americani che vedevano la loro identità religiosa demonizzata durante la campagna presidenziale dei suoi oppositori».

«ECCELLENTE INIZIO» - In particolare Mattson mette in evidenza che il presidente indirizzandosi al «mondo musulmano» ha indicato «i due punti che sia le ricerche sociologiche sia i sondaggi hanno identificato come i più forti motivi di lagnanza dei musulmani nei confronti dell’Occidente»: e cioè che non rispetta l’Islam e che ha dato appoggio a regimi corrotti a spese della popolazione musulmana. Ma secondo Mattson l’aspetto più importante del discorso «è stato tuttavia quello che non ha detto». Ci spieghi. «Il presidente ha parlato di "terrore e stragi" — tattiche violente — e non di "terrorismo" il che vuol dire che ha rifiutato di creare una minaccia esistenziale (dell’Islam), al di là delle tattiche di una piccola minoranza di estremisti musulmani violenti, nemici giurati degli Stati Uniti. Il presidente insomma riconosce la necessità di difendere gli Usa da ogni tipo di minaccia, ma sta evitando visioni del mondo dicotomiche e di propagare paure apocalittiche». In conclusione, si tratta di segnali di «un eccellente inizio per migliori relazioni con i musulmani, in tutto il mondo».

«SE BIN LADEN FOSSE SMITH...» - Se si attraversa l’Oceano e si raggiunge il Vecchio Continente, l’entusiasmo non manca, fin dal momento dall’election night. La massima autorità religiosa islamica nel vecchio continente, il Gran Mufti di Sarajevo, Mustafa Ceric (che ha frequenti rapporti con gli Stati Uniti) ha definito la sua vittoria su McCain «come un segno di Allah». Molti sospetti nei confronti dell’Islam nascono, secondo lui, da incomprensioni sulle parole: «Se Bin Laden si chiamasse Smith non ci sarebbero tanti problemi», ha detto di passaggio a Roma, davanti a testimoni che lo hanno guardato perplessi.

«NON DIMENTICARE ISRAELE» - Ma un’altra riconosciuta e discussa personalità islamica che vive tra Francia e Gran Bretagna, Tariq Ramadan è più prudente. Naturalmente anche secondo lui il presidente ha voluto esprimere «un convincimento fortemente positivo: uguaglianza di tutti i cittadini americani all’interno; relazioni con l’Islam nel mondo basate sulla fiducia e sulla giustizia, non sulla reciproca paura». Al tempo stesso, secondo Ramadan, «Obama è rimasto molto cauto: ha parlato di Afghanistan e Iraq ma ha evitato di menzionare il conflitto israelo-palestinese in un discorso pronunciato solo tre giorni dopo un disastro umanitario». «Speriamo, senza essere ingenui, che ciò sia stato dovuto al tempo necessario per annunciare una rottura nel modo con il quale gli Stati Uniti affronteranno il problema, invece che l’annuncio che la politica americana rimarrà la stessa». «Tuttavia — conclude Ramadan — questo potrebbe essere più un sogno utopico che una speranza realistica».

«INIZIA UN NUOVO CICLO» - Per Ahmad Gianpiero Vincenzo della Moschea di Roma il discorso indica che «una società multietnica e multiculturale è la premessa per una società più forte, ricca e unitaria». Anzi, esso apre «un nuovo ciclo nella sensibilità e nell’apertura politica degli Stati Uniti» afferma Yahya Pallavicini, presidente della Coreis e portavoce in Italia del gruppo dei 300 Muslim Leaders of Tomorrow, provenienti da 76 Stati che si riuniscono ogni mese a Doha, Qatar, sotto l’egida della Fondazione della moglie dell’Emiro del Qatar. Proprio questo gruppo ha messo a punto un appello ad Obama pubblicato sul Wall Street Journal la mattina del giuramento del nuovo presidente. In questo appello si richiede che i musulmani siano coinvolti alla pari degli altri cittadini nella costruzione di un futuro migliore per tutti.

MINACCIA ALL'OCCIDENTE? - Ma se Obama ha teso la sua mano nuovamente oggi, a Doha si sta allungando l’altra mano che potrebbe stringere la mano di Obama, poiché sta cambiando l’atteggiamento nei confronti del cosiddetto Islam politico. La mozione in discussione il giorno prima dell’insediamento del nuovo presidente, sostenuta dal Direttore della Fondazione QuilliamMaajid Nawaz, era la seguente: «Questa Assemblea crede che l'Islam Politico costituisca una minaccia per l'Occidente». La mozione ha ricevuto il 49% dei consensi e dunque non è stata approvata: ma mai i Doha Debates si erano conclusi con un risultato così vicino alla parità. Parlando contro la mozione, Shadi Hamid, un membro anziano dell'Università di Stanford e un esperto sulla comunità musulmana, ha sostenuto che alcuni dei più importanti gruppi estremisti del mondo abbiano rinunciato alla violenza e si siano impegnati nel processo democratico. Sfidato da Tim Sebastian, Presidente dei Dibattiti di Doha, a spiegare la prospettiva apparentemente violenza di Hamas e di Hezbollah, Hamid ha detto di non credere che l'una o l'altra organizzazione «costituiscano una minaccia per l'Occidente. Nessuno dei due movimenti è rappresentativo degli islamisti in generale, e non c'è modo che possano infine sconfiggere Israele».

L'ISLAM POLITICO - Sarah Joseph, direttrice della rivista musulmana di costume Emel e consulente per gli Affari Islamici al Ministero degli Interni britannico, ha suggerito che l'Islam politico rappresenti il diritto dei musulmani ad «autodeterminare» quale dovrebbe essere il sistema politico nei loro Paesi. Negando che il desiderio dell'Iran di trasformarsi in una potenza nucleare possa rappresentare una minaccia per l'Occidente, la signora Joseph, membro dell'Unità Operativa sull'estremismo del Ministero degli Interni britannico non è riuscita a guadagnare l'approvazione neppure del signor Hamid, il suo cooppositore alla mozione. «L'Iran è una minaccia», ha detto Hamid, «perché ha un programma molto aggressivo nella regione e sta cercando di trasformarsi in una potenza nucleare». Parlando a sostegno della mozione, Maajid Nawaz, ex capo del ramo britannico del movimento islamista Hizb ut-Tahir, vietato in alcuni paesi, ha affermato che, mentre l'Islam in sé non è una minaccia per l'Occidente, è la sua politicizzazione a costituire un pericolo. Nawaz, che ha rinunciato alle sue idee politiche estremiste dopo essere stato imprigionato per quattro anni in Egitto a causa delle sue attività, ha detto di essere contro coloro che «entrano in politica con lo scopo di usare le Sacre Scritture per dare credito ad un programma politico». Ha citato Hamas come classico esempio di questo pericolo. «Appena prima che Israele entrasse a Gaza, Hamas ha istituito un codice penale secondo cui gli adulteri sarebbero stati lapidati a morte, coloro che bevono sarebbero stati frustati e le mani dei ladri sarebbero state tagliate. Non stiamo dicendo che non esistono moderati o estremisti, ma che l'ideologia di un Islam politicizzato ha generato il jihadismo».

http://www.corriere.it/esteri/09_gennaio_27/reazioni_intervento_obama_al_arabiya_4b73b500-ec74-11dd-be73-00144f02aabc.shtml


Già in questo si nota una differenza incommensurabile.