c.m.g
22-01-2009, 09:25
giovedì 22 gennaio 2009
Roma - Non basta scandagliare i tracciati online, non basta ripercorrere le tracce lasciate in rete dai minori e dai loro aguzzini: le forze dell'ordine necessitano della collaborazione dei provider per associare nomi e volti ad indirizzi IP. La spesa per queste operazioni? Oltre 170mila sterline, il corrispettivo di 180mila euro.
Nel Regno Unito ad occuparsi (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=ceop&t=4&o=0) degli abusi commessi sui minori è il Child Exploitation and Online Protection Centre (CEOP (http://www.ceop.gov.uk/)), un centro che pattuglia (http://punto-informatico.it/1463076/PI/News/gogna-web-anche-nel-regno-unito.aspx) la rete per individuare situazioni a rischio, raccoglie segnalazioni (http://punto-informatico.it/1553935/PI/News/londra-una-polizia-social-network.aspx) da parte dei cittadini, coordina le operazioni (http://punto-informatico.it/2022778/PI/News/pedonet-arresti-raffica-31-bimbi-tratti-salvo.aspx) condotte dalle forze dell'ordine. Il CEOP si incarica inoltre di gestire le indagini insieme alla polizia: indagini che spesso traggono origine da episodi che si verificano online, di cui rimane traccia sulle pagine web.
I dati racimolati in rete non consentono di risalire all'identità di coloro che si celano dietro nickname e dietro indirizzi IP. Per questo motivo il CEOP si rivolge ai provider per ottenere i dati che permettono di identificare l'intestatario (http://punto-informatico.it/2501675/PI/Commenti/ip-unico-farsa-dell-ip.aspx) dell'abbonamento a Internet, il punto di partenza per rintracciare colui che si è macchiato di un reato. Ma si tratta di informazioni che hanno un costo (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7840924.stm). BBC ha chiesto (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7840924.stm) a CEOP trasparenza: ha ottenuto i numeri, e lo sfogo piccato di Jim Gamble, a capo dell'istituzione.
Nell'anno fiscale 2007 il CEOP ha investito 37mila sterline, nell'anno fiscale 2008 sono state spese 70mila sterline, negli ultimi mesi del 2008 si sono involate 64mila sterline: denari che corrispondono rispettivamente a 1600, 3600 e 4600 richieste inoltrate ai provider. "Semplicemente - commenta (http://www.ceop.gov.uk/mediacentre/pressreleases/2009/ceop_21012009.asp) Gamble - non possiamo andare avanti così". "È ridicolo che noi si debba pagare" denuncia Gamble: "Alla fine di questo anno fiscale dovremo pagare oltre 100mila sterline ai provider per recuperare delle informazioni di cui abbiamo bisogno per identificare, localizzare e portare in salvo dei bambini e per identificare, localizzare e assicurare alla giustizia i criminali che minacciano i minori in rete e che rendono l'ambiente online meno sicuro di come dovrebbe essere". A parere del responsabile del CEOP, i provider condividono lo stesso obiettivo del Centro: ISP e forze dell'ordine dovrebbero collaborare per garantire una rete scevra da pericoli.
Ma il corrispettivo che i provider possono chiedere per svelare le informazioni chieste dal CEOP non è in alcun modo calmierato: così come avviene in Italia per le intercettazioni, nel Regno Unito i provider dovrebbero negoziare con le istituzioni per ottenere un compenso per la collaborazione offerta. La legge si limita a stabilire che i provider possano esigere un corrispettivo: alcuni ISP collaborano senza chiedere alcunché, altri provider non transigono e pretendono 65 sterline per ogni richiesta a cui assolvono.
"In quanto membro delle forze dell'ordine - ammette Gamble - capisco che non ci si debba aspettare che l'industria si metta al servizio della causa e facciano il lavoro che compete a noi". Gli operatori della rete, sottolinea però il responsabile del CEOP, nutrono degli interessi nell'operato svolto dal Centro: "Le forze dell'ordine si adoperano in questo mondo tecnologico della rete creato dall'industria per attirare i bambini e per racimolare il denaro che traggono dalla pubblicità: quindi è assolutamente anomalo che si paghi per permettere alle nostre forze dell'ordine di investigare appropriatamente su un crimine e per rendere più sicuro l'ambiente in cui viviamo".
Ma gli ISP non concordano. A replicare (http://www.publicservice.co.uk/news_story.asp?id=8297) è Nicholas Lansman, segretario generale dell'associazione di provider ISPA: "I provider chiedono un determinato ammontare di denaro per recuperare quanto hanno speso, non per ricavare degli utili".
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2530644/PI/News/quanto-costa-arrestare-pedoweb.aspx)
Roma - Non basta scandagliare i tracciati online, non basta ripercorrere le tracce lasciate in rete dai minori e dai loro aguzzini: le forze dell'ordine necessitano della collaborazione dei provider per associare nomi e volti ad indirizzi IP. La spesa per queste operazioni? Oltre 170mila sterline, il corrispettivo di 180mila euro.
Nel Regno Unito ad occuparsi (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=ceop&t=4&o=0) degli abusi commessi sui minori è il Child Exploitation and Online Protection Centre (CEOP (http://www.ceop.gov.uk/)), un centro che pattuglia (http://punto-informatico.it/1463076/PI/News/gogna-web-anche-nel-regno-unito.aspx) la rete per individuare situazioni a rischio, raccoglie segnalazioni (http://punto-informatico.it/1553935/PI/News/londra-una-polizia-social-network.aspx) da parte dei cittadini, coordina le operazioni (http://punto-informatico.it/2022778/PI/News/pedonet-arresti-raffica-31-bimbi-tratti-salvo.aspx) condotte dalle forze dell'ordine. Il CEOP si incarica inoltre di gestire le indagini insieme alla polizia: indagini che spesso traggono origine da episodi che si verificano online, di cui rimane traccia sulle pagine web.
I dati racimolati in rete non consentono di risalire all'identità di coloro che si celano dietro nickname e dietro indirizzi IP. Per questo motivo il CEOP si rivolge ai provider per ottenere i dati che permettono di identificare l'intestatario (http://punto-informatico.it/2501675/PI/Commenti/ip-unico-farsa-dell-ip.aspx) dell'abbonamento a Internet, il punto di partenza per rintracciare colui che si è macchiato di un reato. Ma si tratta di informazioni che hanno un costo (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7840924.stm). BBC ha chiesto (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7840924.stm) a CEOP trasparenza: ha ottenuto i numeri, e lo sfogo piccato di Jim Gamble, a capo dell'istituzione.
Nell'anno fiscale 2007 il CEOP ha investito 37mila sterline, nell'anno fiscale 2008 sono state spese 70mila sterline, negli ultimi mesi del 2008 si sono involate 64mila sterline: denari che corrispondono rispettivamente a 1600, 3600 e 4600 richieste inoltrate ai provider. "Semplicemente - commenta (http://www.ceop.gov.uk/mediacentre/pressreleases/2009/ceop_21012009.asp) Gamble - non possiamo andare avanti così". "È ridicolo che noi si debba pagare" denuncia Gamble: "Alla fine di questo anno fiscale dovremo pagare oltre 100mila sterline ai provider per recuperare delle informazioni di cui abbiamo bisogno per identificare, localizzare e portare in salvo dei bambini e per identificare, localizzare e assicurare alla giustizia i criminali che minacciano i minori in rete e che rendono l'ambiente online meno sicuro di come dovrebbe essere". A parere del responsabile del CEOP, i provider condividono lo stesso obiettivo del Centro: ISP e forze dell'ordine dovrebbero collaborare per garantire una rete scevra da pericoli.
Ma il corrispettivo che i provider possono chiedere per svelare le informazioni chieste dal CEOP non è in alcun modo calmierato: così come avviene in Italia per le intercettazioni, nel Regno Unito i provider dovrebbero negoziare con le istituzioni per ottenere un compenso per la collaborazione offerta. La legge si limita a stabilire che i provider possano esigere un corrispettivo: alcuni ISP collaborano senza chiedere alcunché, altri provider non transigono e pretendono 65 sterline per ogni richiesta a cui assolvono.
"In quanto membro delle forze dell'ordine - ammette Gamble - capisco che non ci si debba aspettare che l'industria si metta al servizio della causa e facciano il lavoro che compete a noi". Gli operatori della rete, sottolinea però il responsabile del CEOP, nutrono degli interessi nell'operato svolto dal Centro: "Le forze dell'ordine si adoperano in questo mondo tecnologico della rete creato dall'industria per attirare i bambini e per racimolare il denaro che traggono dalla pubblicità: quindi è assolutamente anomalo che si paghi per permettere alle nostre forze dell'ordine di investigare appropriatamente su un crimine e per rendere più sicuro l'ambiente in cui viviamo".
Ma gli ISP non concordano. A replicare (http://www.publicservice.co.uk/news_story.asp?id=8297) è Nicholas Lansman, segretario generale dell'associazione di provider ISPA: "I provider chiedono un determinato ammontare di denaro per recuperare quanto hanno speso, non per ricavare degli utili".
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2530644/PI/News/quanto-costa-arrestare-pedoweb.aspx)