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View Full Version : I Tormenti di Tremonti


[JaMM]
18-01-2009, 11:51
di EUGENIO SCALFARI

Lo dico senza ironia: mi sto sempre più affezionando a Tremonti perché lo vedo profondamente tormentato. Per molto tempo non ho preso sul serio quella sua melanconia, pensavo che facesse parte d'una recita lucidamente messa in scena per ingraziarsi il pubblico e le gazzette e - magari - rafforzare la sua futura candidatura politica a succedere al suo "boss" quando il momento verrà. Ma ora credo d'aver capito le cause di questo suo sentimento.

Tremonti teme che nell'anno terribile che abbiamo appena cominciato a percorrere il Tesoro non riuscirà a raccogliere sul mercato italiano ed europeo i denari necessari a finanziare il fabbisogno necessario per le casse esangui dello Stato. Teme - ed ha ragione di temere - che i titoli italiani non troveranno sottoscrittori, attratti dai titoli emessi dagli altri paesi membri dell'Unione europea e in particolare dalla Germania e dalla Francia.

Ci sarà, in questo 2009, una marea di nuove emissioni per finanziare i deficit dei bilanci europei, tutti in grave disavanzo per arginare con maggiori spese e con sgravi fiscali la recessione ormai in atto. I risparmiatori chiamati a scegliere a quale titolo affidare i loro risparmi preferiranno i "bond" tedeschi e francesi o addirittura i "Treasury bond" del Tesoro americano, a quelli italiani. Non inganni l'andamento delle ultime aste, dove la domanda di Buoni del Tesoro a tre mesi è stata superiore all'offerta. Si trattava di importi relativamente modesti e Germania e Francia dal canto loro non avevano ancora inondato il mercato con emissioni massicce. Ma nel prossimo futuro non sarà più così. L'incubo di Tremonti è questo: fare la fine della Grecia, dell'Irlanda, della Spagna e della stessa Inghilterra.

La Grecia, se non interverrà a tenerla in piedi il Fondo Monetario internazionale, finirà addirittura fuori dall'euro; l'Irlanda corre lo stesso rischio.

L'Italia è ancora lontana da quella soglia, ma il pericolo non è immaginario, esiste ed è concreto.

L'alternativa sarebbe quella di stampare carta moneta, ma questo è un potere che ha trasmigrato da Roma a Francoforte, non è più sotto il controllo della Banca d'Italia ma della Bce. Senza dire delle conseguenze anomale (e quanto anomale) che una politica del genere produrrebbe sul tessuto dell'economia reale e di quella finanziaria.

Questa è la vera ragione della recente "fede" europeista di Tremonti, del suo tentativo di creare un "fondo sovrano" europeo, una Cassa Depositi e Prestiti europea, una Bei (Banca europea degli investimenti) dotata di fondi eccezionali per il finanziamento di opere pubbliche.

Tremonti ha puntato tutto su queste ipotesi, nessuna delle quali è andata però a buon fine. Ora sta puntando su aiuti europei ai vari settori industriali in difficoltà, a cominciare dall'automobile, ma su questa strada non si potrà far molto se non allargare i cordoni della borsa per aiuti nazionali e coordinati alle imprese automobilistiche che lavorino a nuovi tipi di autovetture "verdi", alimentate da energie alternative. Briciole, ipotesi futuribili, che Germania e Francia hanno già superato per evitare fallimenti a catena e disoccupazione dilagante, per non parlare degli aiuti americani agli ex "grandi" di Detroit.

Il nostro ministro dell'Economia aspetta di vedere fino a che punto Obama interverrà nella politica economica Usa e come reagiranno le autorità europee. Non farà nulla senza il consenso dell'Europa e senza la partecipazione finanziaria dell'Europa. Altre alternative non ci sono.

Il suo peccato originale fu di consentire nel giugno scorso l'abolizione dell'Ici, l'operazione Alitalia, lo sperpero d'un paio di miliardi in regalie varie, un totale di otto-dieci miliardi di euro che oggi sarebbero stati preziosi anche se insufficienti.

Peccato di omissione, mancata resistenza alla fuga in avanti del suo "boss". Di qui il suo tormento. Come persona fa tenerezza, come responsabile politico dell'economia si trova in una difficilissima posizione che lo spinge a sottovalutare in pubblico la gravità d'una situazione a lui perfettamente nota.

* * *

I tormenti di Tremonti sono naturalmente una metafora; quello che ci importa sono i mali del paese, cioè di tutti noi. In parte ereditati da vent'anni di dissipazione e di crescenti e non più tollerabili diseguaglianze sociali e territoriali; in parte aggravati da un quindicennio berlusconiano che ha approfondito quelle diseguaglianze e dissestato ulteriormente i conti pubblici.

Veltroni ha detto l'altro giorno una verità nota da sempre agli specialisti ma mai resa esplicita nel dibattito pubblico: ogni volta che Berlusconi è stato al governo la spesa è aumentata di due punti di Pil. Aumentata e dissipata, con diseguaglianze che hanno ora contagiato anche il Nord. C'è un Nord ricco di fronte ad un Sud povero, ma anche un Nord ricco di fronte ad un Nord povero in via di progressivo ulteriore impoverimento.

Tremonti ha certamente un piano per superare l'anno terribile; quale sarà lo si è capito da tempo: trasferire risorse da Regioni e Comuni al Bilancio dello Stato.
Queste risorse serviranno a triplicare il finanziamento della Cassa integrazione, che per far fronte al crollo della produzione dovrà passare da 1,2 miliardi a quattro; ma almeno altri due miliardi gli serviranno per estendere gli ammortizzatori ai licenziati e licenziandi che vengono dal lavoro precario e anche dal lavoro nero. Infine gli sgravi fiscali per sostenere le famiglie e i loro consumi.

Mettendo tutto insieme, solo per far fronte a questo livello minimo di resistenza ci vorranno dieci miliardi in aggiunta ai cinque già previsti dal decreto anticrisi approvato tre giorni fa dalla Camera. Dieci miliardi sottratti a Regioni e Comuni, cioè a servizi e opere pubbliche di immediata fattibilità.

Si parla molto in queste settimane dei guai e delle discordie nel Partito democratico. Sono fatti spiacevoli e grattacapi seri, ma quisquilie se si confrontano con il fallimento d'una politica economica inerme e impotente di fronte alla più grave crisi degli ultimi ottant'anni. La recessione del Pil del 2 per cento nel 2009 è ormai certificata dalle istituzioni internazionali. "Si ritornerà al Pil del 2005" ha detto il ministro dell'Economia ostentando la massima calma e aggiungendo: "Non è certo un ritorno al Medioevo". Con tutto il rispetto, onorevole ministro, a me paiono parole irresponsabili perché dietro quell'arida cifra del 2 per cento ci sono milioni di famiglie, di volti, di storie in gravi e gravissime difficoltà. Non sta bene insultarli sia pure con l'intento di rassicurarli. Il suo compito, come da molte parti le è stato ricordato, è di dire la verità e di spiegare in che modo lei intenderà procedere.

Questo vorremmo sentire ma questo non abbiamo mai sentito.

Post Scriptum. La clinica convenzionata Città di Udine ha comunicato venerdì scorso che non potrà effettuare l'intervento richiesto dalla famiglia Englaro e autorizzato dalla Cassazione, per porre fine alla vita vegetativa di Eluana a diciotto anni di distanza dal suo inizio. La suddetta clinica era disposta ad eseguire ciò che la famiglia voleva e che la magistratura aveva autorizzato, ma ne è stata impedita dall'intervento del ministro Sacconi il quale ha minacciato di far cessare i rimborsi dovuti alla clinica per le degenze dei suoi clienti, costringendola quindi a sospendere la sua attività.

La decisione d'un ministro ha cioè la forza di impedire che una sentenza abbia corso. Si tratta d'un fatto di estrema gravità politica e costituzionale, di un precedente che mette a rischio la divisione dei poteri e la natura stessa della democrazia. Poiché si invoca da molte parti una riforma della giustizia condivisa con l'opposizione, a nostro giudizio si è ora creata una questione preliminare: non si può procedere ad alcuna riforma condivisa se non viene immediatamente sanata una ferita così profonda. Se la volontà politica di un ministro o anche di un intero governo può impedire l'esecuzione di una sentenza definitiva vuol dire che lo Stato di diritto non esiste più e quindi non esiste più un ordine giudiziario indipendente.
Non c'è altro da aggiungere per commentare una sopraffazione così palese e una violazione così patente dell'ordinamento costituzionale.

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/scalfari-fondi-2/tremonti-anno/tremonti-anno.html


articolo molto interessante sulle grane che Tremonti sarà costretto ad affrontare :)

Gio22
18-01-2009, 12:10
;25897709']articolo molto interessante sulle grane che Tremonti sarà costretto ad affrontare :)

di tremonti?

ahhhh sono di tremonti eh ! quindi a me che me ne frega :O

Xile
18-01-2009, 12:30
E' lui che ha creato la finanza creativa giusto?! E questo è stato un genio all'uni?!

pierpo
18-01-2009, 12:44
Fossi ministro, domani fare un decreto in cui TUTTI i politici, dal consigliere c
di circoscrizione al Presidente della Rebbubbilca avranno gli stipendi/diarie/rimborsi ecc AZZERATI!
scommeto che i 10 miliardi vengono fuori.


Lo so, utopia.

Onisem
18-01-2009, 12:48
;25897709']articolo molto interessante sulle grane che Tremonti sarà costretto ad affrontare :)

Bah, Tremonti non affonterà proprio nulla. Il suo mandato è sempre lo stesso: fottere i lavoratori dipendenti, ridurre le tasse e liberare le mani (far evadere) ai liberi professionisti, agli artigiani, commercianti, agli industrialotti ed imprenditoruccoli del Nord-Est, fare che si diano alla pazza gioia. In molti hanno già capito che aria tira, vorrei vedere come andranno i versamenti dell'IVA, per sempio. E tra un anno/due secondo me ci sarà da "ridere".

[JaMM]
18-01-2009, 14:08
le grane di Tremonti sono soprattutto le NOSTRE grane :) i rubinetti che apre e chiude sono quelli delle nostre tasche quindi non c'è da stare molto allegri.

vorrei comunque fare una domanda agli economisti del forum: pare che i fondi necessari agli ammortizzatori sociali saranno pescati dalle casse degli enti locali.

una parte considerevole di questi fondi era destinata alla realizzazione di opere pubbliche: il che significa che avremo meno gente a lavorare e più disoccupati cassaintegrati finanziati con questi soldi.

correggetemi se sbaglio, ma, per cercare di limitare i danni, nel 29, un certo Keynes non disse che era meglio tenere gente a scavare buche e riempirle di nuovo piuttosto che lasciare forza lavoro a far nulla? non sarebbe più corretto cercare di andare e reperire le risorse da altre parti?

Onisem
18-01-2009, 14:19
Toh! http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Chi-e-piu-libero-di-evadere/2057434/10

Nuove direttive e nuovi uomini: il ministro Tremonti ha cambiato il volto del fisco. Con quale effetto? Favorire alcune categorie di elettori. Perché l'Iva scende mentre sale il prelievo in busta paga

La lotta all'evasione ai tempi di Giulio Tremonti? Letteralmente dimenticata. Per fotografare cosa è cambiato nella politica fiscale con il ritorno al governo di Silvio Berlusconi, alcuni alti ufficiali della Guardia di Finanza tornano al primo giorno. Tremonti si è appena insediato. Al comando generale delle Fiamme Gialle è fissata la prima riunione operativa: il vertice del Corpo deve trasmettere a tutti i comandanti regionali le direttive e priorità indicate dal nuovo ministro dell'Economia. Gli ordini si susseguono: lotta alla contraffazione, concorrenza cinese, immigrazione clandestina, pattugliamento delle coste. All'uscita, diversi comandanti sono stupefatti: "E l'evasione fiscale? Ma non era questa la nostra missione?".

L'argomento è politicamente bollente. L'opposizione accusa il governo di aver mollato la presa sugli evasori, compromettendo i 23 miliardi di gettito aggiuntivo garantiti dal governo Prodi. L'andamento dei conti è "coerente con gli impegni europei", ribatte Tremonti, forte dei dati della Banca d'Italia: nei primi undici mesi del 2008 le entrate tributarie sono cresciute del 3 per cento circa rispetto a un anno prima. Il ministro esibisce anche i 2,3 miliardi che l'Agenzia delle Entrate, affidata al fedelissimo Attilio Befera, ha incassato alla voce 'riscossioni da accertamento' sempre tra gennaio e novembre: il 46 per cento in più del 2007.

Gli stessi dati, tuttavia, armano i critici. L'Agenzia delle Entrate incassa oggi il frutto delle indagini chiuse negli anni di Prodi. Una larga fetta degli introiti del 2008, in effetti, deriva da alcune ispezioni chiave della passata gestione: i casi del motociclista Valentino Rossi, della finanziaria lussemburghese Bell, del raider Stefano Ricucci. Analizzando mese per mese le cifre di Bankitalia, poi, la crescita delle entrate risulta in realtà concentrata nella prima parte dell'anno. Insomma, è l'onda lunga delle politiche anti-evasione del precedente governo. Ma c'è di più. Il centro studi Nens, fondato dall'ex viceministro diessino Vincenzo Visco, ha calcolato che l'aumento delle entrate nel periodo gennaio-ottobre 2008 è dovuto unicamente all'Irpef. Che è cresciuta grazie "ai numerosi rinnovi contrattuali". Un'analisi che per i lavoratori dipendenti ha un gusto amaro. Se così stanno le cose, infatti, sarebbero proprio gli italiani che non possono evadere, perché tassati alla fonte, a garantire la tenuta dei conti pubblici.


Il ritorno dei furbetti fiscali, invece, emerge dal calo del gettito dell'Iva (vedi grafico a pagina 112). Per spiegarlo, sostiene sempre il Nens, non basta la crisi, visto che nei mesi considerati l'Iva crolla di quasi 3 miliardi, ma i consumi su cui è calcolata aumentano. Che succede allora? "Non tutti registrano le vendite e il fenomeno sembra peggiorare", conclude lo studio.

Il grande ritorno dell'evasione si può raccontare da diversi punti di vista. C'è l'analisi delle norme varate da Tremonti. E c'è l'occupazione sistematica delle poltrone chiave nella macchina dei controlli fiscali. Ma andiamo con ordine.

Finito il boom prodiano delle entrate, le preoccupazioni degli esperti ora riguardano le dichiarazioni dei redditi che verranno presentate nel prossimo giugno da professionisti, imprenditori e autonomi. Nel presente, queste categorie hanno versato anticipi fiscali che in grande maggioranza sono calcolati sui redditi passati. Il problema è l'effetto futuro dei segnali inviati da Tremonti al popolo delle partite Iva. Sotto accusa c'è lo smantellamento, come lo definisce l'opposizione, delle misure varate per ridurre il nero.

Si tratta delle norme con cui l'Italia aveva applicato le più importanti direttive europee per la lotta al riciclaggio di denaro sporco. Regole che rendono più rischioso anche accumulare i soldi 'grigi' dell'evasione. Prodi aveva fissato un drastico divieto di usare denaro contante sopra i 5 mila euro. Oltre la stessa soglia, scattava l'obbligo di emettere assegni non trasferibili, per identificare l'effettivo beneficiario. Sempre per evitare girate di comodo, anche gli assegni 'liberi' sotto i 5 mila euro dovevano indicare il codice fiscale o la partita Iva. E per i liberi professionisti era prevista la "tracciabilità" di tutti i compensi sopra i 500 euro.
(15 gennaio 2009)

Appena tornato in sella, il 24 giugno, Tremonti ha più che raddoppiato la soglia di tolleranza per il contante: 12.500 euro. Anche gli assegni sono tornati liberamente trasferibili fino a 12.499 euro. E il limite di 500 per i professionisti è scomparso. "Così ricostruire a posteriori la provenienza del denaro è diventato impossibile", spiegano due colonnelli della Guardia di Finanza. Un consulente della Banca d'Italia riassume con amarezza la nuova filosofia: "Per favorire gli evasori, il governo accetta il rischio di ostacolare le indagini contro i patrimoni di mafiosi, bancarottieri e speculatori".

Giulio Tremonti
Effetti negativi derivano anche da altre contro-riforme. Con gli incentivi per la ristrutturazione ecologica delle case, Prodi aveva introdotto un meccanismo che trasforma il contribuente in alleato del fisco: per ottenere gli sconti, l'interessato doveva convincere l'azienda di turno a fatturare tutto. A fine anno, è bastato l'annuncio di una limitazione del beneficio per far tornare in nero molti lavori già eseguiti: se il vantaggio fiscale diventa incerto, meglio pagare meno e non dichiarare niente.

A completare il quadro è l'incredibile storia dell'evaporazione del comitato di esperti per la lotta al riciclaggio e ai paradisi fiscali. È l'organismo tecnico a cui la legge affida il compito fondamentale di studiare i cosiddetti "indici di anomalia": quali operazioni sono "sospette"? Quando una banca (o un avvocato, un notaio o una fiduciaria) è obbligata a denunciare il cliente? Scegliendo indici sbagliati, la guerra è persa in partenza. Per questo Bankitalia aveva selezionato quattro specialisti dal curriculum indiscutibile.

Il 28 febbraio 2008 Giovanni Castaldi, il dirigente che guida l'apposita Unità d'informazione finanziaria (Uif), comunica all'allora sottosegretario Mario Lettieri, "sentito il governatore" Mario Draghi, i nomi dei designati: Stefania Chiaruttini, consulente della procura di Milano; Gianfranco Donadio, magistrato antimafia; e i docenti universitari Emanuele Fisicaro e Donato Masciandaro.

Il 28 marzo l'allora ministro Tommaso Padoa Schioppa firma il decreto che istituisce il comitato per tre anni rinnovabili. Tre giorni dopo Castaldi comunica le nomine "con sincere felicitazioni". Con il nuovo governo, però, il decreto sembra scomparire. La prima riunione del comitato slitta da maggio a luglio, quando viene annullata senza spiegazioni. La nomina è protocollata al ministero (numero 6994) da più di dieci mesi, eppure il decreto resta nei cassetti. Ma non basta: in queste settimane gli ordini dei notai e dei commercialisti hanno ricevuto le bozze dei famosi "indici di anomalia". E chi le ha preparate, all'insaputa dei saggi? I dirigenti del ministero fedeli a Tremonti. Insomma, basta con gli specialisti esterni: la lotta al nero, il governo vuole farla in casa.

Al di là delle norme, tuttavia, la caccia agli evasori è soprattutto l'effetto del lavoro quotidiano degli ispettori dell'Agenzia e dei finanzieri. E qui si apre un secondo fronte della contro-riforma: il controllo politico della Guardia di Finanza. Chi guida i comandi centrali e territoriali è in grado di controllare anche l'ultimo dei 68.134 finanzieri. Il nuovo governo ha reso ancora più potente la cordata che era vincente già dal 2001. L'indiscusso dominus è il neo promosso generale di corpo d'armata Emilio Spaziante, già responsabile del sevizio segreto interno. Secondo fonti autorevoli, Spaziante punta a diventare il primo comandante proveniente dal Corpo. Nell'attesa, occupa la carica, considerata preparatoria, di comandante per l'Italia centrale. E i posti chiave sono tornati (o rimasti) ai suoi fedelissimi. A Milano il comandante provinciale è Attilio Iodice e quello lombardo è Mario Forchetti. Sempre Spaziante è lo sponsor del nuovo capo di stato maggiore, Michele Adinolfi, già comandante del Lazio.

Secondo testimonianze di alti ufficiali che non vogliono esporsi, la "definitiva tremontizzazione" delle Fiamme Gialle si completa con la promozione e il trasferimento dei graduati che avevano raggiunto i maggiori risultati contro evasione e criminalità economica: tutti via da città come Milano o Palermo. E trasferiti dove? In province e regioni 'rosse'.
(15 gennaio 2009)

direttive del governo. I dati nazionali sembrano smentire cali di tensione. Un esempio per tutti: nei primi undici mesi del 2008 i controlli sugli scontrini fiscali risultano in aumento del 4,6 per cento. Se si spulciano però i numeri diffusi dai singoli comandi regionali, non mancano le contraddizioni. Il caso più vistoso è la Lombardia: nel 2007 il comando regionale dichiarava 68 mila controlli, nel 2008 solo 51 mila. Sempre il comando lombardo nel 2007 annunciava di aver scoperto 12 miliardi di evasione, quest'anno si è fermato a sette. Ma Roma parla di dati provvisori, poi variati. Di qui il dubbio: quali cifre sono attendibili? Erano sballati i dati di Prodi o quelli di Tremonti? A conti fatti, più che il numero delle verifiche contano i risultati: ammende e sanzioni. E qui il dato è pacifico: il federalismo fiscale è già una realtà. I controlli sugli scontrini chiusi con multe ai commercianti sono diminuiti in regioni cruciali del Nord, come Lombardia e Veneto (vedi tabella a pagina 108). In compenso, aumentano in Sicilia e in quasi tutte le regioni rosse.
(15 gennaio 2009)