TheMash
04-01-2009, 20:22
"LA POLITICA NON PUO' E NON DEVE ESSERE QUELLA CHE ABBIAMO VISTO"
ultimo aggiornamento: 03 gennaio, ore 15:38
Roma, 3 gen. - (Adnkronos) - Il racconto di un'esperienza che li ha lasciati profondamente delusi e per cui hanno provato vergogna. Sono questi i sentimenti che hanno spinto venti studenti della quinta A del liceo scientifico 'XXV Aprile' di Pontedera a scrivere una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo aver assistito il 2 dicembre scorso ad una seduta del Senato ed essere rimasti "esterrefatti" per la "miriade di posti vuoti, il chiacchiericcio e l'indifferenza dei pochi presenti".
I ragazzi, nella lettera pubblicata oggi su 'La Stampa', raccontano di essere entrati a palazzo Madama un po' "intimoriti" ma felici di essere in un luogo cosi' importante. Ma all'euforia iniziale ben presto si e' sovrapposto prima lo stupore e poi una "profonda delusione e vergogna". Perche' poco dopo l'inizio della discussione in aula della conversione in legge del decreto "recante misure urgenti per garantire la stabilita' del sistema creditizio" i ragazzi si sono accorti che "decine di posti erano vuoti, che le tribune a sbalzo erano pressoche' deserte", che "i senatori parlavano tra di loro ed al cellulare con estrema naturalezza", altri "sfogliavano semplicemente le pagine dei quotidiani o dei giornali di gossip", e molti "continuavano tranquillamente a conversare" anche mentre l'esponente del proprio gruppo esponeva in aula, salvo poi, a discorso concluso, girarsi ed applaudire "senza nemmeno aver ascoltato una virgola dell'arringa".
"L'unica cosa che provavamo uscendo da palazzo Madama -raccontano gli studenti in conclusione- era delusione, amarezza, vergogna. Come si puo' governare bene un Paese se non si siede quasi mai in quelle tribune? Come si possono risolvere i problemi dello Stato senza dar loro attenzione?". Ma i ragazzi, nella lettera al capo dello Stato, pur ammettendo di aver perso "la fiducia nelle istituzioni" sostengono che la propria coscienza civica "si e' resa ancora piu' salda", perche' "di assenteismo, di disinteresse, di falsita' nella politica italiana avevamo sentito parlare , adesso pero' li abbiamo visti con i nostri occhi. La presa di coscienza di una realta' che in pochi vogliono ammettere ha generato un'unica, ma forte, sicurezza: la politica non puo' e non deve essere quella che ci si e' presentata davanti".
ultimo aggiornamento: 03 gennaio, ore 15:38
Roma, 3 gen. - (Adnkronos) - Il racconto di un'esperienza che li ha lasciati profondamente delusi e per cui hanno provato vergogna. Sono questi i sentimenti che hanno spinto venti studenti della quinta A del liceo scientifico 'XXV Aprile' di Pontedera a scrivere una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo aver assistito il 2 dicembre scorso ad una seduta del Senato ed essere rimasti "esterrefatti" per la "miriade di posti vuoti, il chiacchiericcio e l'indifferenza dei pochi presenti".
I ragazzi, nella lettera pubblicata oggi su 'La Stampa', raccontano di essere entrati a palazzo Madama un po' "intimoriti" ma felici di essere in un luogo cosi' importante. Ma all'euforia iniziale ben presto si e' sovrapposto prima lo stupore e poi una "profonda delusione e vergogna". Perche' poco dopo l'inizio della discussione in aula della conversione in legge del decreto "recante misure urgenti per garantire la stabilita' del sistema creditizio" i ragazzi si sono accorti che "decine di posti erano vuoti, che le tribune a sbalzo erano pressoche' deserte", che "i senatori parlavano tra di loro ed al cellulare con estrema naturalezza", altri "sfogliavano semplicemente le pagine dei quotidiani o dei giornali di gossip", e molti "continuavano tranquillamente a conversare" anche mentre l'esponente del proprio gruppo esponeva in aula, salvo poi, a discorso concluso, girarsi ed applaudire "senza nemmeno aver ascoltato una virgola dell'arringa".
"L'unica cosa che provavamo uscendo da palazzo Madama -raccontano gli studenti in conclusione- era delusione, amarezza, vergogna. Come si puo' governare bene un Paese se non si siede quasi mai in quelle tribune? Come si possono risolvere i problemi dello Stato senza dar loro attenzione?". Ma i ragazzi, nella lettera al capo dello Stato, pur ammettendo di aver perso "la fiducia nelle istituzioni" sostengono che la propria coscienza civica "si e' resa ancora piu' salda", perche' "di assenteismo, di disinteresse, di falsita' nella politica italiana avevamo sentito parlare , adesso pero' li abbiamo visti con i nostri occhi. La presa di coscienza di una realta' che in pochi vogliono ammettere ha generato un'unica, ma forte, sicurezza: la politica non puo' e non deve essere quella che ci si e' presentata davanti".