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View Full Version : Sicilia: nella sanita' tagli per 2574 posti letto


dantes76
17-12-2008, 22:04
Tagliati 2574 posti letto, sulla Sanità pace fatta tra Mpa, Udc e Pdl. Durerà?
di Salvatore D'Anna
oggi, 17 dicembre 2008
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Il taglio alla fine ci sarà, ma non della stessa entità che il governo aveva deciso in un primo momento. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’assessore alla Sanità Massimo Russo hanno fatto di necessità virtù e sono venuti a patti con la riottosa maggioranza che li sostiene, e Russo ha firmato il decreto per il taglio dei posti letto negli ospedali siciliani. Non saranno 5.700 ma, alla fine, dopo mesi di scontri, la riduzione si ferma a 2574, come chiedeva la commissione Sanità dell’Ars, un’ipotesi vicina al Piano di rientro dell’ex assessore alla Sanità Roberto Lagalla.



La provincia siciliana che si vedrà cancellati più posti letto dal decreto è Palermo, 889, seguita da Catania 623, e Messina 481. Poi Trapani, 165 posti, Agrigento, 112, e Caltanissetta, 116. La provincia siracusana perde 88 posti, Ragusa 73 ed Enna 29. A decidere i tagli saranno i direttori delle Asl, che dovranno contestualizzare i numeri del decreto all’interno delle differenti realtà locali. Per raggiungere l’obiettivo fissato dal governo i manager sanitari potranno accorpare piccoli ospedali e chiudere reparti Il risparmio previsto è di 51 milioni all’anno. Il provvedimento scatterà dal giorno della pubblicazione del decreto e si chiuderà entro il 31 marzo, in attesa della riforma della Sanità.



Pace fatta quindi nella maggioranza? Così pare, ma è la classica quiete dopo la tempesta. Nel centrodestra tutti, nessuno escluso, si dichiarano soddisfatti dell’accordo, ma il decreto è stato un parto difficile. Pdl e Udc si sono messi di traverso fino all’ultimo per fare cancellare dal provvedimento una norma che permetteva all’assessore di varare in futuro un nuovo decreto con un ulteriore incremento dei tagli. Il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini e quello dell’Udc Rudy Maira alla fine hanno ottenuto che questa norma venga eliminata. Adesso arrivano segnali distensivi. C’è pure chi ironizza. “L’importante è che il clima si sia rasserenato – ha detto Leontini dopo la seduta della Commissione Sanità -. Il confronto sereno cui abbiamo dato vita oggi ha alla fine affrancato l’assessore Russo dalla… necessità di darci torto! La proposta dell’assessore di tagliare fino a 2574 posti letto - ha continuato - ci fornisce l’occasione per sottolineare, come sempre abbiamo affermato noi del Pdl, che non era peregrina l’idea di approvare il Piano di rientro di Lagalla, che è lecito operare una distinzione netta fra Piano di rientro della spesa e riforma della Sanità e che non vi sono scadenze perentorie per operarla, questa riforma".



Proprio ieri Leanza e Lombardo avevano tentato durante la riunione dei capigruppo di anticipare a questa settimana anche il piano di riforma della Asl, proposta che era stata accolta da Antonello Cracolici del Pd, che si era detto favorevole. Maira e Leontini, annusando ancora una volta puzza di feeling tra Mpa e Pd, avevano chiesto e ottenuto il rinvio a metà gennaio. Appuntamento al 7 gennaio quando in commissione si parlerà di riforma mentre dal 15 gennaio, quando il Piano sarà già a Roma, si dibatterà sul riordino del sistema sanitario siciliano. “Ma senza scadenze fisse – avverte il capogruppo del Pdl -, fino a che la legge sarà pronta e la Sanità siciliana sarà quella dei Paesi progrediti”.



Nel Partito democratico, se c’è chi giudica positivo il decreto, come Gucciardi e Bonomo, perché “coglie alcune specificità territoriali, non taglia in maniera indiscriminata e non penalizza ulteriormente intere aree della regione”, c’è anche chi torna alla carica. È il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, che chiede che alla ripresa dei lavori dell’Ars il prossimo 13 gennaio, si discuta il disegno di legge del Pd sulla riduzione delle aziende sanitarie e ospedaliere. “Senza una riforma organica del sistema e senza una decisa riduzione del numero delle aziende – osserva - il piano di rientro sarebbe soltanto un provvedimento ragioneristico di tagli e non un’opportunità per avviare una profonda riorganizzazione della sanità in Sicilia”.



http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/38045/tagliati-2574-posti-letto-sulla-sanit-pace-fatta-durer.htm

gabi.2437
17-12-2008, 22:23
BAC!

dantes76
17-12-2008, 22:30
questi pero' sono desaparecidos..


Un 118 faraonico solo nei numeri del personale, ospedali pubblici inefficienti, un numero di ambulatori e laboratori superiore alla media nazionale
Undici al lavoro per un’ambulanza
In Sicilia sanità da otto miliardi
Tra farmaci e rette da business per cliniche private mai accreditate

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L'economia siciliana è malata? Il business della malattia scoppia di salute. E muove quest’anno 7.729.922.709 euro. Troppi, per un'assistenza come quella offerta. Dove per tirar su voti sono stati assunti al 118 addirittura 3.100 autisti e portantini per 269 ambulanze: undici per ogni autolettiga.

E dove un mucchio di soldi viene spartito tra una miriade di strutture private, spesso possedute da politici, neppure accreditate. Direte: possibile? Sì. Dopo 7 anni di rinvii, infatti, le regole per l’accreditamento non non mai state applicate. Risultato: tutte quelle che succhiano alle mammelle di Stato e Regione sono, formula magica, «pre-accreditate». E non hanno sovente alcuna fretta d’uscire dalla precarietà: il rispetto di norme certe potrebbe metterle fuori dal giro.

Quali siano le priorità, in Sicilia, lo dice il confronto sulla civiltà con cui vengono accolti gli anziani nelle case di riposo: un ospite ogni 146 abitanti in Lombardia, uno ogni 5.359 (36 volte di meno!) nell’isola. Pochi soldi, tante grane: non interessano. In altri campi, invece, è un affollarsi di mosconi sul miele. Basti dire che in Lombardia ci sono 6,6 convenzionati ogni 100 mila abitanti, in Veneto 3, in Sicilia 26,6.

Ovvio, la sanità è la prima «industria» isolana. Ma un’industria, spiega il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, coi difetti dei carrozzoni pubblici. Dove «si assiste ad una sinergia tra i vizi della nuova cultura neoliberista del profitto a tutti i costi ed i vizi della vecchia cultura tribale premoderna della roba».

Dove al posto del libero mercato portatore di efficienza c’è «un’ampia fascia di mercato protetto, sottoposto alla barriera doganale dei padrinaggi e delle sponsorizzazioni politiche, grazie a cui vengono costruite posizioni di oligopolio».

Un sistema malato dove per Ernesto Melluso, curatore del convegno «Sistema di potere mafioso emalasanità», gli ospedali «sono luoghi pericolosi» e dove alcune cliniche private, come quella di Michele Aiello a Bagheria, sono prosperate con prestazioni che «costavano in media il triplo del prezzo del mercato». E dove, accusa Renato Costa, segretario regionale dei medici Cgil, «quella di non fissare le regole per gli accreditamenti è stata una scelta precisa, per non mandare all’aria laboratori e cliniche che operano al di sotto degli standard minimi di decenza».

I primi a esser messi sotto accusa, va da sé, sono gli ambulatori e i laboratori privati. Sono 1.826: 200 per ogni provincia. Un’enormità. Al punto che gira la leggenda che siano più i «pre-accreditati» isolani che tutti gli accreditati nel resto d’Italia. Tesi che Domenico Marasà, segretario dell’associazione, respinge: «Forniamo servizi per 320 milioni di euro, dal semplice esame della glicemia alla risonanza magnetica, compresi gli ambulatori delle cliniche, dando lavoro a 26 mila persone.E pesiamo sul bilancio della sanità per il 4% più un altro 2% per l’emodialisi coprendo l’80% delle prestazioni. Lo scandalo non siamo noi. Sono i farmaci. E le case di cura».

Che intorno alle medicine girino tanti soldi è sicuro: circa un miliardo e 250 milioni di euro. In gran parte incassati da 1.400 farmacie private che (a risarcimento dei ritardi cronici nei rimborsi, dicono loro) sono state recentemente benedette da un accordo tra la Federfarma e l’assessore alla sanità Giovanni Pistorio. In base al quale i farmaci più costosi saranno venduti in esclusiva dai privati.

Che con l’aggio potranno arrivare a prendere su un solo farmaco, denunciano i farmacisti ospedalieri, anche 600 euro.

Quanto alle cliniche, sono 55 e godono d’un trattamento assai più «generoso» che nel resto d’Italia. Certo, ci sono dei gioielli. Come l’«Ismett», che è nato da accordi tra il Civico di Palermo e l’università di Pittsburgh, fa trapianti di fegato e multi-organo, ha poche decine di letti e al massimo si attira dai critici il rilievo di essere un lusso (50,4 milioni di euro) in una Regione dove la rottura di un femore può obbligarti a salire a Bologna. O come il San Raffaele di Cefalù, che si sarebbe visto riconoscere un tariffario rispetto agli altri del 44,8% più alto.

Eccellenze a parte, però, le cliniche private fanno quello che in un Paese normale fanno gli ospedali pubblici. Andando a incassare in modo spesso immotivato. Basti dire che una volta gestita da un amministratore giudiziario la «Villa Santa Teresa» di Bagheria arrivò a praticare tariffe del 75% più basse di quelle pretese prima da Aiello, protagonista del famoso incontro con Totò Cuffaro nel retrobottega di un negozio d’abbigliamento in cui il governatore (la cui moglie di Aiello era stata socia) lo avrebbe informato che era intercettato.

I meccanismi di questi pagamenti sono complicatissimi. Il succo è che, dai e dai, i soldi pubblici arrivano ormai a coprire il 92,5% delle rette. E che l’anomalia diventa accecante quando una casa di cura sfonda il budget fissato. Per scoraggiare le furbizie, ad esempio, il Veneto tollera un massimo di sforamento del 5%, tagliando i rimborsi del 25%. Oltre quella soglia, sega drasticamente l’80% obbligando il privato a comportamenti virtuosi. In Sicilia no: se sfori fino al 25% ci rimetti solo il 20%.

Va da sé che, con una Regione così generosa, possedere le cliniche è un affare. E chi trovi, tra i soci o negli immediati dintorni? Il forzista Guglielmo Scammacca della Bruca, già assessore regionale ai Lavori pubblici, che ha quote nella Casa di cura Musumeci e nell’Istituto oncologico del Mediterraneo di Catania.

L’autonomista Antonio Scavone, ex deputato Dc, e cognato di Salvatore Zappalà il quale ha il 50% dello studio di diagnostica «X-RAY» di Paternò. Salvatore Misuraca, capogruppo in Regione di Forza Italia e marito di Barbara Cittadini, socia forte col 68% della Casa di cura «Candela» di Palermo e del laboratorio «Villareale» nonché figlia dell’ex assessore regionale alla Sanità Ettore Cittadini. E ancora l’azzurro Francesco Cascio, vice-governatore e assessore all’ambiente, che ha una quota del 25% nella Sicilcosmo (costruzioni case di cura).

E Giovanni Mercadante, deputato regionale forzista, socio col 40% dell’Istituto meridionale «Angiò-Tac» e proprietario col figlio Tommaso del gruppo «M&F» (gestione di case di riposo e centri diagnostici). E il lombardiano Pierfausto Orestano, candidato alle ultime Regionali con il Ccd, padrone con la famiglia della «Casa di cure Orestano » di Palermo. E il fratello dell’Udc Giuseppe Drago, Carmelo, assessore al bilancio di Modica, titolare del 25% del Centro di riabilitazione Europa di Ragusa.

E poi l’azzurro Alessandro Pagano, assessore regionale ai Beni culturali e cognato di Angela Maria Torregrossa, padrona della clinica nissena «Regina Pacis». E il sindaco di Catania Umberto Scapagnini, che ha il 33% della catanese «Pharmalife».

E Ferdinando Latteri, sconfitto da Rita Borsellino alle primarie dell’Unione, la cui famiglia è titolare dell’omonima clinica. E suo cugino Filadelfio Basile, senatore di Forza Italia ora alla Margherita, la cui famiglia possiede la clinica Basile di Catania. Per chiudere con Cuffaro, la cui moglie Giacoma Chiarelli, a parte la vecchia società con Aiello nel Centro di Medicina nucleare San Gaetano, aveva fino al 2003 il 25% del Poliambulatorio «La Grande Mela».
Tutto in regola, per carità. Ma rifacciamo la domanda fatta nell’inchiesta su Siracusa: chi ha interessi così forti può davvero dannarsi l’anima per far marciare il settore pubblico?
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
26 gennaio 2006





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http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/01_Gennaio/26/rizzo-stella.shtml

yggdrasil
17-12-2008, 23:02
e io che pensavo ci fosse un limite alla vergogna...ma questi sono senza ritegno, proprio alla luce del sole: 11 autisti per ambulanza, dove cazzo li metti gli altri 10? :muro:

cocis
18-12-2008, 07:47
si taglaino i posti lette e non il personale ??? così il rapporto infermieri-pazienti aumenterà ancora di + . :fagiano: :stordita:

חוה
18-12-2008, 07:54
basta mettere un autista e due portantini per ambulanza ( totale 3 persone), moltiplicare per i turni di lalvoro sulle 24 ore ( almeno 3 turni ma alcune parti ne fanno 4) e scoprire che ne servono almeno 9 per ambulanza ( ma anche :D 12)

nel peggio caso ne tieni due di riserva per indisponibilità dagli altri sennò te ne serve assumere ancora un altro

stessa cosa hanno fatto dove sto io ( assumendo a carico dal ssr il personale delle strutture convenzionate col 118) e per servizi vitali come il 118 ( che ha ancora grande fetta di volontariato) mi sembra anche giusto

piuttosto bisognerebbe sapere come erano messi prima, se i 3100 si aggiungono al preesistente o no, ma non mi pare sia scritto

Amodio
18-12-2008, 08:33
si taglaino i posti lette e non il personale ??? così il rapporto infermieri-pazienti aumenterà ancora di + . :fagiano: :stordita:

insomma, stanno migliorando il servizio
tra poco ci saranno 5 infermieri per posto letto

avete presente la serie di Dott. House? in cui per ogni paziente arrivano 10 medici che circondano il malato e discutono su cosa possa essere la causa della malattia?
ecco stiamo arrivando a questo