Ser21
17-12-2008, 08:49
A Mezzojuso non si è voluto prendere Provenzano
di Maria Loi – 16 dicembre 2008
Palermo.
Le dichiarazione del colonnello Michele Riccio al processo Mori-Obinu.
In un clima di grande attesa è iniziata stamattina la deposizione del colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, personaggio chiave al processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
L’ufficiale dell’Arma, in pensione da due mesi, nel 1995 aveva raccolto le dichiarazioni di Luigi Ilardo, braccio destro di Giuseppe “Piddu” Madonia e capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Provenzano.
A giocare a favore di Riccio è stata una lunga esperienza professionale, prima affianco al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che ne aveva esaltato le capacità, poi il suo ingresso alla Dia e successivamente al Ros con incarichi sempre più importanti. Il colonnello ha spiegato che ad affidargli la gestione di Ilardo fu l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, allora alla Dia. Riccio ha detto che fu lo stesso Ilardo a segnalare alla Dia la sua disponibilità a collaborare per individuare i mandanti esterni delle stragi del ’92 e del ‘93. Infatti grazie alle sue informazioni sono stati catturati latitanti di spessore come Pietro Lo Jacono, Nicolò Eucaliptus e molti altri.
Durante il dibattimento Riccio ha raccontato le fasi del fallito blitz di Mezzojuso del 31 ottobre 1995 con l’amarezza di chi ha dovuto seguire la direttiva dei suoi superiori limitandosi a raccogliere i dati di Ilardo per organizzare un ulteriore incontro con Provenzano.
A sua tempo il colonnello aveva già manifestato le difficoltà di operare senza un ufficio vero e proprio, anticipando sempre le spese per le trasferte rimborsate dopo mesi. Per non parlare di quando chiedeva i mezzi per le indagini. Una volta per esempio aveva domandato una cintura dotata di sensori che Ilardo avrebbe dovuto premere una volta che si fosse trovato di fronte a Provenzano. Si era rivolto anche ad alcuni colleghi dell’ambasciata americana per ottenere gli strumenti necessari ma lo stesso Mori era intervenuto con fermezza dicendo: “No…e lasci stare gli americani…”.
Tra il generale Mori e Riccio oltre a non esserci una grande amicizia, c’erano proprio diversità di vedute. Infatti quando Mori disse al colonnello che non serviva stendere relazioni di servizio da mandare all’Autorità Giudiziaria, Riccio si oppose a quel diktat dicendo: “Io continuo a informarli…voi fate quello che volete”. Altri problemi sono sorti anche quando il capitano Damiano che avrebbe dovuto essere informato da Mori del blitz da compiere a Mezzojuso non sapeva nulla, fatta eccezione che doveva mettersi a disposizione del colonnello Riccio.
Il pm Nino Di Matteo si è soffermato anche sui legami di Cosa Nostra con pezzi delle istituzioni e ha letto un passaggio del Rapporto Grande Oriente del Ros nel quale vi è stato scritto a penna il nome di “Favi Dolcino”. Riccio su indicazione di Ilardo aveva scritto “Flavi Dolcino” aggiungendo erroneamente la lettera “L”, poi corretta da Mauro Obinu. Quando il pubblico ministero ha chiesto al colonnello se era a conoscenza di accertamenti fatti su quel nome scritto, Riccio ha risposto che ogni volta che chiedeva si scontrava con un muro di gomma.
Quando poi gli è stato chiesto se aveva saputo da Ilardo di incontri tra Provenzano e ufficiali dei Carabinieri
Riccio ha risposto affermativamente, dicendo che addirittura Ilardo gli aveva specificato: “lei.. nel suo ambiente... non si deve fidare...” di nessuno, facendo anche riferimento ad esponenti dell'Arma presenti ai tempi del gen. Carlo Alberto dalla Chiesa. Ilardo fece anche una battuta sul gen. Subranni: “...ho qualcosa da raccontarle sul gen. Subranni...” ma non fece in tempo perché fu ammazzato prima. Era il 10 maggio 1996. Ilardo gli aveva parlato anche degli ambienti imprenditoriali, facendo i nomi di personaggi del calibro di Salvatore Ligresti e Raul Gardini. Ha riferito a Riccio anche in merito all'omicidio dell'agente Agostino e di sua moglie Ida Castellucci, dell'omicidio Insalaco e delle sue perplessità sulla cattura di Riina.
Tra le confidenze che Riccio ha raccolto dalla sua fonte c’è anche quella che Provenzano aveva stabilito un contatto con un uomo dell'entourage di Berlusconi che aveva assicurato iniziative favorevoli per Cosa Nostra. Durante uno dei loro incontri Ilardo fece capire al Riccio mentre sfogliavano un quotidiano locale in cui avevano letto i nomi di Dell'Utri e Rapisarda che era proprio Dell'Utri l'uomo in questione. In conclusione, Riccio ha ricordato le parole di Ilardo quando un giorno ha incontrato Mori : “Certi attentati che abbiamo commesso ci sono stati chiesti da voi!”, gli aveva detto Ilardo. Riccio si è soffermato a descrivere la reazione allibita di Mori, che irrigidito, ha alzato i tacchi ed è andato via subito “lì ho percepito l'importanza devastante di quello che Ilardo avrebbe detto...”.
Più volte Riccio nel corso del dibattimento ha parla del “muro di gomma” con il quale si è scontrato: “sono arrivato alla convinzione ha detto che non si voleva prendere Provenzano perché doveva assolvere altri compiti...”
Sicuramente sarà uno dei quei thread con 2-3 risposto ma vista l'importanza della notizia mi sembrava comunque doveroso riportarlo,per coloro che se ne interessano.
La figura di Mori si sta delineando sempre più grazie a questo processo e ai due prcedenti (sempre stato assolto e/o archiviato ) e non è cosa di poco conto visto che la famigerata trattativa stato-mafia nel 93' fu portata avanti proprio da lui.
Idem la cattura di Riina....insomma,di cosa di cui discutere ce ne sarebbero....
di Maria Loi – 16 dicembre 2008
Palermo.
Le dichiarazione del colonnello Michele Riccio al processo Mori-Obinu.
In un clima di grande attesa è iniziata stamattina la deposizione del colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, personaggio chiave al processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
L’ufficiale dell’Arma, in pensione da due mesi, nel 1995 aveva raccolto le dichiarazioni di Luigi Ilardo, braccio destro di Giuseppe “Piddu” Madonia e capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Provenzano.
A giocare a favore di Riccio è stata una lunga esperienza professionale, prima affianco al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che ne aveva esaltato le capacità, poi il suo ingresso alla Dia e successivamente al Ros con incarichi sempre più importanti. Il colonnello ha spiegato che ad affidargli la gestione di Ilardo fu l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, allora alla Dia. Riccio ha detto che fu lo stesso Ilardo a segnalare alla Dia la sua disponibilità a collaborare per individuare i mandanti esterni delle stragi del ’92 e del ‘93. Infatti grazie alle sue informazioni sono stati catturati latitanti di spessore come Pietro Lo Jacono, Nicolò Eucaliptus e molti altri.
Durante il dibattimento Riccio ha raccontato le fasi del fallito blitz di Mezzojuso del 31 ottobre 1995 con l’amarezza di chi ha dovuto seguire la direttiva dei suoi superiori limitandosi a raccogliere i dati di Ilardo per organizzare un ulteriore incontro con Provenzano.
A sua tempo il colonnello aveva già manifestato le difficoltà di operare senza un ufficio vero e proprio, anticipando sempre le spese per le trasferte rimborsate dopo mesi. Per non parlare di quando chiedeva i mezzi per le indagini. Una volta per esempio aveva domandato una cintura dotata di sensori che Ilardo avrebbe dovuto premere una volta che si fosse trovato di fronte a Provenzano. Si era rivolto anche ad alcuni colleghi dell’ambasciata americana per ottenere gli strumenti necessari ma lo stesso Mori era intervenuto con fermezza dicendo: “No…e lasci stare gli americani…”.
Tra il generale Mori e Riccio oltre a non esserci una grande amicizia, c’erano proprio diversità di vedute. Infatti quando Mori disse al colonnello che non serviva stendere relazioni di servizio da mandare all’Autorità Giudiziaria, Riccio si oppose a quel diktat dicendo: “Io continuo a informarli…voi fate quello che volete”. Altri problemi sono sorti anche quando il capitano Damiano che avrebbe dovuto essere informato da Mori del blitz da compiere a Mezzojuso non sapeva nulla, fatta eccezione che doveva mettersi a disposizione del colonnello Riccio.
Il pm Nino Di Matteo si è soffermato anche sui legami di Cosa Nostra con pezzi delle istituzioni e ha letto un passaggio del Rapporto Grande Oriente del Ros nel quale vi è stato scritto a penna il nome di “Favi Dolcino”. Riccio su indicazione di Ilardo aveva scritto “Flavi Dolcino” aggiungendo erroneamente la lettera “L”, poi corretta da Mauro Obinu. Quando il pubblico ministero ha chiesto al colonnello se era a conoscenza di accertamenti fatti su quel nome scritto, Riccio ha risposto che ogni volta che chiedeva si scontrava con un muro di gomma.
Quando poi gli è stato chiesto se aveva saputo da Ilardo di incontri tra Provenzano e ufficiali dei Carabinieri
Riccio ha risposto affermativamente, dicendo che addirittura Ilardo gli aveva specificato: “lei.. nel suo ambiente... non si deve fidare...” di nessuno, facendo anche riferimento ad esponenti dell'Arma presenti ai tempi del gen. Carlo Alberto dalla Chiesa. Ilardo fece anche una battuta sul gen. Subranni: “...ho qualcosa da raccontarle sul gen. Subranni...” ma non fece in tempo perché fu ammazzato prima. Era il 10 maggio 1996. Ilardo gli aveva parlato anche degli ambienti imprenditoriali, facendo i nomi di personaggi del calibro di Salvatore Ligresti e Raul Gardini. Ha riferito a Riccio anche in merito all'omicidio dell'agente Agostino e di sua moglie Ida Castellucci, dell'omicidio Insalaco e delle sue perplessità sulla cattura di Riina.
Tra le confidenze che Riccio ha raccolto dalla sua fonte c’è anche quella che Provenzano aveva stabilito un contatto con un uomo dell'entourage di Berlusconi che aveva assicurato iniziative favorevoli per Cosa Nostra. Durante uno dei loro incontri Ilardo fece capire al Riccio mentre sfogliavano un quotidiano locale in cui avevano letto i nomi di Dell'Utri e Rapisarda che era proprio Dell'Utri l'uomo in questione. In conclusione, Riccio ha ricordato le parole di Ilardo quando un giorno ha incontrato Mori : “Certi attentati che abbiamo commesso ci sono stati chiesti da voi!”, gli aveva detto Ilardo. Riccio si è soffermato a descrivere la reazione allibita di Mori, che irrigidito, ha alzato i tacchi ed è andato via subito “lì ho percepito l'importanza devastante di quello che Ilardo avrebbe detto...”.
Più volte Riccio nel corso del dibattimento ha parla del “muro di gomma” con il quale si è scontrato: “sono arrivato alla convinzione ha detto che non si voleva prendere Provenzano perché doveva assolvere altri compiti...”
Sicuramente sarà uno dei quei thread con 2-3 risposto ma vista l'importanza della notizia mi sembrava comunque doveroso riportarlo,per coloro che se ne interessano.
La figura di Mori si sta delineando sempre più grazie a questo processo e ai due prcedenti (sempre stato assolto e/o archiviato ) e non è cosa di poco conto visto che la famigerata trattativa stato-mafia nel 93' fu portata avanti proprio da lui.
Idem la cattura di Riina....insomma,di cosa di cui discutere ce ne sarebbero....