c.m.g
13-12-2008, 09:16
Venerdì 12 dicembre 2008 - 12:44
http://www.visionpost.it/files/images/08082008130034.jpg
Il governo di Sidney sposa la strada cinese al web: creare un filtro nazionale per bloccare in maniera preventiva i contenuti illegali e violenti. Un modello a cui potrà ispirarsi anche Berlusconi?
Silvio Berlusconi non è l'unico capo di stato ad avvertire l'urgenza di regolamentare Internet (http://visionpost.it/epolis/berlusconi-con-le-mani-nella-rete-le-major-ringraziano.htm). Nella ben più pragmatica Australia si sta già passando dalle parole ai fatti con un "piano per la cybersicurezza" da 82 milioni di dollari promosso dal ministro delle Comunicazioni Stephen Conroy (http://www.minister.dbcde.gov.au/) che ha già fatto alzare un coro di proteste da parte delle associazioni per i diritti online. Il punto è sempre lo stesso: dietro alla pur giusta battaglia per combattere i contenuti pedopornografici online, si nascondono in realtà misure che vogliono imporre un controllo governativo sulle attività svolte dagli utenti.
Proprio questo è il caso del piano australiano: dar vita ad un mega-filtro nazionale per impedire l'accesso a siti ritenuti "illegali" o "pericolosi", due categorie alquanto vaghe da poter includere di tutto, di più. Non si parla, infatti, solo di pedopornografia, ma anche di contenuti "violenti" e "contrari alle leggi". Il tutto confluirà in una black-list segreta a cui i fornitori di connettività dovranno attenersi per legge, impedendo ai propri abbonati l'accesso. La lista nera attualmente include oltre 10.000 siti individuati dall'Australian Communications and Media Authority (http://www.google.it/search?q=Australian+Communications+and+Media+Authority&sourceid=navclient-ff&ie=UTF-8&rlz=1B3GGGL_itIT291IT291).
Come racconta il New York Times (http://www.nytimes.com/2008/12/12/technology/internet/12cyber.html?partner=rss&emc=rss), i detrattori del provvedimento temono che la mancanza di trasparenza porterà ad oscurare contenuti di ogni tipo, soprattutto quelli più sensibili da un punto di vista etico (come l'eutanasia) e politico (ad esempio, dietro l'alibi della lotta al terrorismo). "Nonostante le buone intenzioni, potranno esserci forti pressioni politiche per espandere la lista", sottolinea Colin Jacobs dell'Electronic Frontiers Australia (http://www.efa.org.au/), associazione che sta guidando le file della protesta "No clean feed (http://nocleanfeed.com/)" che ovviamente è subito sbarcata su Facebook dove ha raccolto il supporto di 85.000 membri. Un'altra petizione online (http://petitions.takingitglobal.org/oznetcensorship) è stata firmata da 23.000 cittadini. Ed un blog promosso dal governo (http://www.dbcde.gov.au/communications_for_business/industry_development/digital_economy/future_directions_blog) è stato subito inondato di proteste.
Critiche nei confronti dell'iniziativa sono state mosse anche dai provider australiani che sottolineano diversi limiti tecnici: se davvero si vuole bloccare la pedopornografia non basta impedire l'accesso ai siti web; molti contenuti controversi ormai girano dirattemente sulle reti peer-to-peer. C'è poi il problema del rallentamento della velocità di connessione che il filtro provocherebbe: come già avviene in Cina, alcune tecnologie di monitoraggio riducono le prestazioni anche dell'80%.
Chissà se Silvio Berlusconi vorrà ispirarsi proprio alla ricetta australiana e proporre anche in Italia una soluzione simile. Anche perché il nostro paese, insieme a pochi altri in Europa, già attua politiche restrittive preventive (http://punto-informatico.it/1832753/PI/News/italia-oscurera-molti-altri-siti.aspx) per i contenuti pedopornografici (http://www.poliziadistato.it/pds/primapagina/pedofilia/centro_lotta.html) (gestita dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia sulla rete (http://www.poliziadistato.it/pds/informatica/contrasto_pedofilia.htm) della Polizia di Stato) e i siti di azzardo online (http://punto-informatico.it/2084818/PI/News/italia-raddoppia-censura-massa.aspx) (gestita dall'AAMS (http://www.aams.it/site.php?page=home) ). E magari il premier ha proprio l'urgenza di estendere il filtraggio anche ad altri contenuti sensibili.
Nicola Bruno
Fonte: VisionPost (http://www.visionpost.it/epolis/regolamentare-la-rete-la-ricetta-australiana.htm)
http://www.visionpost.it/files/images/08082008130034.jpg
Il governo di Sidney sposa la strada cinese al web: creare un filtro nazionale per bloccare in maniera preventiva i contenuti illegali e violenti. Un modello a cui potrà ispirarsi anche Berlusconi?
Silvio Berlusconi non è l'unico capo di stato ad avvertire l'urgenza di regolamentare Internet (http://visionpost.it/epolis/berlusconi-con-le-mani-nella-rete-le-major-ringraziano.htm). Nella ben più pragmatica Australia si sta già passando dalle parole ai fatti con un "piano per la cybersicurezza" da 82 milioni di dollari promosso dal ministro delle Comunicazioni Stephen Conroy (http://www.minister.dbcde.gov.au/) che ha già fatto alzare un coro di proteste da parte delle associazioni per i diritti online. Il punto è sempre lo stesso: dietro alla pur giusta battaglia per combattere i contenuti pedopornografici online, si nascondono in realtà misure che vogliono imporre un controllo governativo sulle attività svolte dagli utenti.
Proprio questo è il caso del piano australiano: dar vita ad un mega-filtro nazionale per impedire l'accesso a siti ritenuti "illegali" o "pericolosi", due categorie alquanto vaghe da poter includere di tutto, di più. Non si parla, infatti, solo di pedopornografia, ma anche di contenuti "violenti" e "contrari alle leggi". Il tutto confluirà in una black-list segreta a cui i fornitori di connettività dovranno attenersi per legge, impedendo ai propri abbonati l'accesso. La lista nera attualmente include oltre 10.000 siti individuati dall'Australian Communications and Media Authority (http://www.google.it/search?q=Australian+Communications+and+Media+Authority&sourceid=navclient-ff&ie=UTF-8&rlz=1B3GGGL_itIT291IT291).
Come racconta il New York Times (http://www.nytimes.com/2008/12/12/technology/internet/12cyber.html?partner=rss&emc=rss), i detrattori del provvedimento temono che la mancanza di trasparenza porterà ad oscurare contenuti di ogni tipo, soprattutto quelli più sensibili da un punto di vista etico (come l'eutanasia) e politico (ad esempio, dietro l'alibi della lotta al terrorismo). "Nonostante le buone intenzioni, potranno esserci forti pressioni politiche per espandere la lista", sottolinea Colin Jacobs dell'Electronic Frontiers Australia (http://www.efa.org.au/), associazione che sta guidando le file della protesta "No clean feed (http://nocleanfeed.com/)" che ovviamente è subito sbarcata su Facebook dove ha raccolto il supporto di 85.000 membri. Un'altra petizione online (http://petitions.takingitglobal.org/oznetcensorship) è stata firmata da 23.000 cittadini. Ed un blog promosso dal governo (http://www.dbcde.gov.au/communications_for_business/industry_development/digital_economy/future_directions_blog) è stato subito inondato di proteste.
Critiche nei confronti dell'iniziativa sono state mosse anche dai provider australiani che sottolineano diversi limiti tecnici: se davvero si vuole bloccare la pedopornografia non basta impedire l'accesso ai siti web; molti contenuti controversi ormai girano dirattemente sulle reti peer-to-peer. C'è poi il problema del rallentamento della velocità di connessione che il filtro provocherebbe: come già avviene in Cina, alcune tecnologie di monitoraggio riducono le prestazioni anche dell'80%.
Chissà se Silvio Berlusconi vorrà ispirarsi proprio alla ricetta australiana e proporre anche in Italia una soluzione simile. Anche perché il nostro paese, insieme a pochi altri in Europa, già attua politiche restrittive preventive (http://punto-informatico.it/1832753/PI/News/italia-oscurera-molti-altri-siti.aspx) per i contenuti pedopornografici (http://www.poliziadistato.it/pds/primapagina/pedofilia/centro_lotta.html) (gestita dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia sulla rete (http://www.poliziadistato.it/pds/informatica/contrasto_pedofilia.htm) della Polizia di Stato) e i siti di azzardo online (http://punto-informatico.it/2084818/PI/News/italia-raddoppia-censura-massa.aspx) (gestita dall'AAMS (http://www.aams.it/site.php?page=home) ). E magari il premier ha proprio l'urgenza di estendere il filtraggio anche ad altri contenuti sensibili.
Nicola Bruno
Fonte: VisionPost (http://www.visionpost.it/epolis/regolamentare-la-rete-la-ricetta-australiana.htm)