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View Full Version : Per non dimenticare


elect
04-12-2008, 20:44
Giro questa email

"Ciao,

visto che sabato c'è la manifestazione a Susa, in occasione dell'anniversario dei pestaggi fatti da polizia e carabinieri tre anni fa, ti giro questa "ristampa" dell'articolo scritto da Carlo Grande, che era presente quella notte.

Per chi non ricorda, forse perché era troppo giovane, quella notte sgombrarono a colpi di manganello i prati di Venaus presidiati da qualche decina di persone: giovani, pensionati, donne e immagino anche qualche uomo.

Riguardo ai giovani il figlio ventenne di una professoressa di Bussoleno, scout, si è preso una manganellata che gli ha aperto il cuoio capelluto e per il contraccolpo si è scheggiato i denti inferiori. Immaginate che botta.
Le donne le hanno trattate così:
http://www.lafiocavenmola.it/modules/xcgal/displayimage.php?pid=4188&album=479&pos=3
notate che la signora, di aspetto tremendamente aggressivo, aveva già il collare quando l'hanno bastonata.
I vecchi li hanno mandai all'ospedale, ma a fatica perché non lasciavano passare l'ambulanza.
Gli uomini probabilmente se la sono cavata meglio, forse perché erano più forti, forse perché gli altri hanno preferito concentrarsi sugli inermi. Comunque so di uno che si è portato a casa i gradi di un poliziotto, dopo averglieli strappati.

Il 6 dicembre 2005 era un lunedì, e quel giorno è successo un casino memorabile. Per Bussoleno facevano i blocchi stradali con i tini del vino ed abbattevano alberi (solo qualcuno, gli altri potrebbero ancora servire) per bloccare la statale. L'8 dicembre, alla prima giornata festiva, qualche decina di migliaia di persone è partita da Susa, è andata fino a Venaus aggirando i blocchi dei carabinieri e scendendo per i boschi mentre nevicava, e ha cacciato via poliziotti e carabinieri dai prati dove un paio di giorni prima era stata picchiata questa gente.

Credo che una cosa del genere non sia mai successa in Italia, né prima né dopo, e da quel giorno i lavori non sono ancora iniziati. Naturalmente insistono, perché l'osso è bello grosso e fa gola a quasi tutti, ma per ora abbaiano senza mordere. Probabilmente qualcuno è riuscito a far loro capire che quella volta è andata bene, ma che se qualcuno si fosse fatto male non si sa cosa sarebbe potuto succedere.

Per questo è importante essere in tanti sabato a Susa. Ci conteranno, ed è fondamentale che il risultato del conteggio li deprima.

Fulvio




Caro Fulvio,

come abbiamo notato stamattina, da quando è comparsa sul Musine la scritta 'No tav no mafia' alcuni campioni di isterismo si son fatti prendere dalla frenesia di difenderla a spada tratta (la tav o la mafia ? Mah):

http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1395&Itemid=62 'Ormai da un paio d'anni, senza che nessun politico o giornalista abbia avuto a dolersene più di tanto, sul Monte Musinè, praticamente all'ingresso della Valle di Susa, campeggia un'enorme scritta "NO TAV " non dipinta con la vernice, bensì realizzata pazientemente con teli e reti da cantiere da un nutrito gruppo di valsusini. Qualche giorno fa un ugualmente nutrito gruppo di NO TAV si è recato sul Musinè alla luce del sole e, dopo che le guardie forestali avevano proceduto all'identificazione di ogni singolo partecipante, ha provveduto a risistemare la scritta originaria danneggiata dalle intemperie, premurandosi, in pieno accordo con la sensibilità di tutti gli altri attivisti valsusini, di affiancare ad essa un'altrettanto eloquente scritta "NO MAFIA", chiudendo in questo modo il cerchio che vede le grandi opere come una delle principali fonti di arricchimento delle organizzazioni mafiose, come tanta letteratura e altrettanti processi stanno a dimostrare. Per una strana ironia del destino, là dove la primigenia scritta NO TAV (senza dubbio espressione di un sentimento partigiano) aveva suscitato al più una stizzita indifferenza, la neonata scritta NO MAFIA (che dovrebbe rappresentare il sentimento di qualsiasi italiano) ha invece scatenato una vera e propria levata di scudi della quale si sono fatti interpreti tanto gli organi d'informazione quanto i politici locali più in vista [....] Il bilioso vicegruppo di Forza Italia alla camera Osvaldo Napoli, ex sindaco di Giaveno ed ex avversario del TAV quando nel 1997 lo definiva "una follia senza limiti", evidentemente contrariato oltremisura dal fatto che qualcuno abbia avuto l'ardire di osteggiare la mafia, ha letteralmente perso le staffe arrivando a definire sulle pagine di Repubblica i NO TAV come "gli estremisti della Val di Susa, personaggi disgustosi, vigliacchi e incapaci di razionalità" che andranno rintracciati (hanno già lasciato i loro nomi) e puniti a norma di legge (quale legge, quella che dovrebbe tutelare la mafia?) senza esitazione [....] Il manevole deputato del PD Giorgio Merlo di Pinerolo, approdato alla corte di Veltroni dopo lunga esperienza fra scudi crociati e margherite, sempre sulle pagine di Repubblica non ha esitato a manifestarsi sodale con le parole di Osvaldo Napoli, dimostrando di fatto che in tema di mafia e grandi opere, PD e PDL mantengono la stessa visione d'insieme senza che esista alcuna sbavatura [....] Gridate e scrivete pure NO TAV, NO Mose, NO inceneritore, NO Ponte, NO Centrale, NO rigassificatore, NO discarica, NO basi di guerra, ma non azzardatevi ad aggiungere NO mafia perché in quel caso politici e giornalisti perderanno davvero la testa e non esiteranno ad additarvi come estremisti pericolosi da rinchiudere'

D'altra parte il giudice Imposimato ne già aveva parlato ad Avigliana:

http://it.youtube.com/watch?v=NpS8acymTQg

E per finire (si fa per dire):

http://www.notavtorino.org/documenti/cantieri-to-mi.htm

http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=140 'Giovanni Sartori, politologo, e Roberto Saviano, scrittore, denunziano il silenzio di PD e PDL sulla economia mafiosa. Nonostante - dice Sartori - Cosa Nostra sia «la piu' grossa azienda del paese, con un fatturato dell'ordine di 90 miliardi (di euro, nda) all'anno, tutti in nero». Si tratta di centottantamila miliardi di lire annui: una cifra enorme esentasse. E che inquina tutta l'economia del paese. Eppure, ne' Romano Prodi ne' Silvio Berlusconi hanno mai cercato di recuperare soldi nel colossale patrimonio mafioso. Perche'? La risposta di Sartori e' sconvolgente: «Il voto criminale condiziona e inquina la politica di tutto il paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia tutti i collegi: 61 su 61. La vittoria fu dovuta al sostegno mafioso». In altre parole, per Sartori e Saviano il voto della mafia fa gola sia a destra (e questo si sapeva) che al PD, il quale somiglia sempre piu' alla vecchia Democrazia cristiana. Questo - duole dirlo - l'avevamo scritto e ripetuto molti anni fa, parlando del concorso fra cooperative rosse ed imprese del centro destra nella spartizione degli appalti. Oggi Walter Veltroni invita pubblicamente i mafiosi a non votare per il PD. Ma le mafie hanno gia' fatto la loro scelta: Berlusconi, probabile vincitore delle prossime elezioni. Il Cavaliere sa di poter contare sui voti mafiosi in Sicilia e in tutto il Sud, rilanciando il Ponte sullo stretto di Messina. Per il Ponte a vincere la gara e' stata l'Impregilo, ex Cogefar Impresit, vecchia conoscenza dell'Antimafia per avere vinto - con gare truccate o senza gara - molti appalti di lavori autostradali, subappaltati a Cosa Nostra. Le denunzie di allora non servirono a nulla. Chi punto' l'indice su quegli accordi fu sconfitto e Cosa Nostra rientro' alla grande. Guardiamo allora a quel che sta accadendo oggi nel settore delle opere pubbliche [....] Cosa fanno PD e Italia dei Valori per porre fine a questa vergogna che offende la dignita' dei lavoratori, impedisce il recupero di risorse fondamentali per la giusta retribuzione salariale e incrementa a dismisura i costi per le grandi infrastrutture? Sperano di sottrarre voti mafiosi a Silvio Berlusconi? Quest'ultimo, del resto, non fa neanche mistero delle sue 'relazioni pericolose', tanto da esaltare come persona rispettabile un mafioso del calibro di Vittorio Mangano, il potente capo della famiglia di Porta Nuova; e da avallare una legge che vanifica la confisca dei beni mafiosi. E non e' tollerabile che il leader del partito democratico su questo punto taccia: «il silenzio uccide come il delitto», dice don Luigi Ciotti ' c'è ancora da chiedersi perché umilio fede si sbilancia con affermazioni vergognose sulla sua tv?
http://it.youtube.com/watch?v=WJMhc2GBUL4 quindi dobbiamo pure pagare la scorta all'esempio più fulgido di leccac***smo mondiale

E per mostrare che le cose non vanno affatto bene, come invece predica il nano che sorride sempre, probabilmente pensando a come sta facendo fessi quelli che lo hanno votato:

http://stampa.ismea.it/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2008120311267400






10/11/2008 (11:40) - DOCUMENTO
"Scappavano, inseguiti
dai manganelli"



Carlo Grande, un giornalista de La Stampa, si trovò casualmente tra i manifestanti la notte in cui le forze dell'ordine fecero irruzione nell'accampamento No Tav. Lo raccontò sul giornale del giorno successivo,
in questo articolo che vi riproponiamo
CARLO GRANDE
7/11/2005 - VENAUS
Sono arrivato a Venaus a mezzanotte, invitato da un amico che suona la fisarmonica, un quarantenne esile e pacifico. A un blocco la polizia mi ha indicato la strada. Ho chiesto se gli davano il cambio per la notte, hanno detto di sì. Ho augurato loro buona nottata. Ho raggiunto l'amico al presidio Anti-Tav, superando a piedi altri agenti a un blocco di polizia, che mi hanno semplicemente ignorato. Ho varcato le «barricate» vicino alla strada, una rete sbilenca e qualche ramaglia, niente di inespugnabile, passando davanti alla baracca della Pro Loco. Sono salito nei prati 200 metri più in alto, sotto i piloni dell'autostrada, vicino a un'altra barriera simile. Siamo rimasti un paio d'ore vicino al fuoco a parlare, un bicchiere di vino, un po' di musica, gli anziani cantavano canzoni degli alpini. Non ho sentito discorsi facinorosi, faceva freddo, la gente era tranquilla, c'erano una dozzina tra ragazzi, ragazze, sessanta-settantenni della vallata, una signora assessore ad Avigliana. Dall'altra parte un gruppetto di finanzieri parlottavano e si scaldavano a un fuoco.

Alle 2,30 io e l'amico siamo scesi alla baracca della Pro Loco per sgranchirci e scaldarci. Abbiamo attraversato i prati, c'erano una decina di tende, avrò visto in tutto una trentina di persone che dormivano, parlavano, suonavano la chitarra. Una donna aveva un collare medico. Non pareva gente facinorosa, nessuna agitazione, teste calde, tipi con l'aria e la grinta da antagonisti anarchici.

Nella baracca (una dozzina di persone) è giunta voce che fuori c'erano movimenti, forse si preparavano a entrare. «Se caricano cosa facciamo?», ha detto uno. «Cosa vuoi fare? Chiamiamo gli altri dai paesi, ma a quest'ora siamo pochi. Se entrano ce ne andiamo» ha detto un altro. Poco dopo le tre siamo usciti sulla stradina e siamo andati verso la macchina a prendere una pila. Siamo ripassati vicino ad alcuni agenti, ci siamo salutati, ci hanno detto ridendo «Ci avete circondati», «che fame» hanno aggiunto, «Volete un panino?» ho chiesto, «Sono a dieta», ha risposto con un mezzo sorriso. Siamo passati davanti a una ventina di altri agenti col passamontagna nero, ci hanno seguiti ostentatamente con lo sguardo, aria molto ma molto arrabbiata.

Da una stradina fra i boschi all'improvviso è piombata una colonna di camionette e furgoni, una settantina, ci hanno superati hanno inchiodato davanti alla «barricata», sono scesi centinaia di agenti in tute antisommossa, scudi, manganelli, elmetti, spazzata la barricata sono entrati dimenando i manganelli. Mi sono avvicinato, in mezzo agli agenti che continuavano ad affluire e facevano «cordone», sono entrato nel presidio restando sulla stradina, fuori dalla mischia. Nei prati sentivo urlare, vedevo gente correre, inseguita da agenti. Un ragazzo scendeva barcollando, urlava: «Bravi!, bella impresa! Non ho detto "ba" e mi avete dato un manganello in faccia». Qualcuno urlava: «Non picchiate la gente», un anziano ha detto «Sono sulla mia terra» (gli anti-Tav erano per lo più su terreni non espropriati, mi hanno detto), hanno manganellato anche lui.

Non ho visto scontri, cioè colluttazioni - individuali o di gruppo - con agenti, nessuno che si ribellasse mentre gli mettevano le mani addosso. Cercavano di proteggersi, di parare i colpi. Ho fatto due passi verso i prati, un agente si è staccato dal cordone di polizia: «Si allontani». Ho fatto alcuni metri più indietro: «Voglio vedere, sono un giornalista», «Non c'è niente da vedere» ha detto. «Ma stanno urlando», «Urlano sempre» ha risposto. Stavo per allontanarmi lungo la strada, lui mi ha raggiunto e afferrato per un braccio: «Adesso vieni qui», mi ha spinto oltre le linee, nella baracca piena di gente: tra loro quattro o cinque ragazzi seduti o sdraiati, sanguinanti, con labbra e fronti spaccate. «Dormivo, mi hanno picchiato» ha detto uno, gli ho chiesto il numero di telefono; la donna col collare era seduta, tremava e piangeva a dirotto, col ghiaccio in testa e sangue sulla fronte. «Una manganellata», ha detto. Le ho fatto coraggio, ho chiesto il suo telefono.

Qualcuno voleva stare davanti alla porta - c'era fumo, mancava l'aria, alcuni anziani stavano male, altri telefonavano alle ambulanze - li hanno spinti dentro con le brutte, anche dalla finestra. Tornata un po' di calma sono uscito davanti al muro di scudi e manganelli: «Sono un giornalista», ho detto, sono rimasti impassibili. Da dentro non ho sentito insulti ma dei «Vergognatevi», «Potrebbero essere i vostri padri e i vostri nonni, le vostre figlie». C'erano donne-poliziotto in tenuta, lo sguardo fisso. Poi è arrivato il sindaco di Venaus con la fascia tricolore, ho ripetuto «Sono un giornalista», mostrato la tessera, «Quando arriva il comandante», hanno detto. Mezz'ora dopo è arrivato, il sindaco ha chiesto un'ambulanza e di farmi uscire. Erano le 5. Ho salutato l'amico, gli ho detto di stare calmo (sarebbe rimasto lì fino alle sette con gli altri), sono tornato alla macchina fra centinaia di agenti, che mi hanno ignorato, superando con la tessera l'ultimo blocco. Intanto a pochi metri si ammassava la gente che arrivava da tutta la vallata. Ho visto moltissimi poliziotti tranquilli, corretti. Certo, non quelli che ho visto picchiare gente inerme. Sono sceso lungo l'autostrada alle sei. Nell'altra corsia luci blu di camionette e di ambulanze, che risalivano la valle.
"