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View Full Version : Quando l'università UCCIDE i ricercatori: 5 MORTI e 12 "dispersi"...


Marlex
29-11-2008, 12:19
Il caso: Catania, 29 anni, stroncato da un tumore. Altre 4 le vittime
Morire nell'aula dei veleni
memoriale di un ricercatore
dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.

Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.

Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.

"Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.

"Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.

Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".

Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".

Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.

(29 novembre 2008)

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/cronaca/ricercatore-tumore/ricercatore-tumore/ricercatore-tumore.html

...non ho parole...

italia, 2008... :help:

lowenz
29-11-2008, 12:26
Una lucidità impressionante nell'analisi della propria fine segnata, non c'è che dire.

cocis
29-11-2008, 12:36
un motivo in + x i nostri ricercatori ad a ndare all'estero ... alla faccia di napolitano che ha detto l'altro giorno di essere dispiaciuto x il medico italiano che in spagna ha fatto il 1° trapianto al mondo di trachea .. :(

Lorekon
29-11-2008, 12:36
dov'era la ASL?
chi era il responsabile della sicurezza dell'istituto?
(è obbligatorio che ci sia)

killercode
29-11-2008, 12:45
brividi

Franx1508
29-11-2008, 14:36
vergogna.

DarKilleR
29-11-2008, 14:37
vergognosa....come tutte le morti sul lavoro dovute ad incuria della sicurezza e visti i notevoli avvertimenti e casi che ci erano già stati...:eek:

gabi.2437
29-11-2008, 14:39
Schifo

Enel
29-11-2008, 14:39
Ma chi lavorava la dentro non conosceva le norme di sicurezza?
Perchè hanno continuato ad operare nonostante sapessero di essere a rischio, specie dopo che altre persone si erano ammalate?
Questo faccio fatica a comprenderlo...

Drago
29-11-2008, 14:46
che schifo. pensate se passasse il nucleare... che schifo.

Marci
29-11-2008, 14:54
Ma chi lavorava la dentro non conosceva le norme di sicurezza?
Perchè hanno continuato ad operare nonostante sapessero di essere a rischio, specie dopo che altre persone si erano ammalate?
Questo faccio fatica a comprenderlo...

perchè le alternative erano due, o lavorare li o stare a casa a far niente

Marci
29-11-2008, 14:55
Ma chi lavorava la dentro non conosceva le norme di sicurezza?
Perchè hanno continuato ad operare nonostante sapessero di essere a rischio, specie dopo che altre persone si erano ammalate?
Questo faccio fatica a comprenderlo...

perchè le alternative erano due, o lavorare li o stare a casa a far niente

Amodio
29-11-2008, 15:29
Ma chi lavorava la dentro non conosceva le norme di sicurezza?
Perchè hanno continuato ad operare nonostante sapessero di essere a rischio, specie dopo che altre persone si erano ammalate?
Questo faccio fatica a comprenderlo...

catania non offre niente!
se non abbassi la testa e ti dai da fare puoi morire di fame li'

Enel
29-11-2008, 16:18
perchè le alternative erano due, o lavorare li o stare a casa a far niente

no, le alternative erano vivere e spostarsi da qualche altra parte.
In ogni caso meglio disoccupato che morto.

killercode
29-11-2008, 16:24
no, le alternative erano vivere e spostarsi da qualche altra parte.
In ogni caso meglio disoccupato che morto.

non posso che quotare

Scalor
29-11-2008, 17:31
un motivo in + x i nostri ricercatori ad a ndare all'estero ... alla faccia di napolitano che ha detto l'altro giorno di essere dispiaciuto x il medico italiano che in spagna ha fatto il 1° trapianto al mondo di trachea .. :(

se ... il napolitano se ne andasse in pensione che è meglio col suo stipendio annuale manteremmo numerosi ricercatori !

rgart
29-11-2008, 18:03
:eek:

Spero vivamente che sciolgano nella soda le persone responsabili di questo fatto....

Gargoyle
29-11-2008, 18:13
Comunque non è un caso che questo sia avvenuto in un dipartimento di Farmacia e non di Chimica.

apocalypsestorm
29-11-2008, 18:34
mi sembra assurdo che un chimico non sappia riconoscere le sostenze velenose,
e non faccia pronta denuncia al rettorato prima e alle Forse dell'ordine poi...
se fossi stato io, la cappa l'avrei installata da solo e con i miei soldi... :rolleyes:

Gargoyle
29-11-2008, 20:08
mi sembra assurdo che un chimico non sappia riconoscere le sostenze velenose,
e non faccia pronta denuncia al rettorato prima e alle Forse dell'ordine poi...
se fossi stato io, la cappa l'avrei installata da solo e con i miei soldi... :rolleyes:
Infatti quello non era un laboratorio frequentato da chimici.

apocalypsestorm
29-11-2008, 20:16
Infatti quello non era un laboratorio frequentato da chimici.
xche' ? i farmacisti non sanno la chimica..? . :asd:

Gargoyle
29-11-2008, 22:03
xche' ? i farmacisti non sanno la chimica..? . :asd:
Più o meno quanto i chimici sanno la fisica.

ConteZero
29-11-2008, 22:13
In ogni caso è meraviglioso come un laboratorio abbia seminato malattie su malattie e la cosa sia diventata "fatto noto" solo quando c'è scappato un morto.

<sarcasm>Lanciamo la campagna "morire per una buona causa", dei volenterosi si facciano seccare davanti a qualcosa che non và, magari ci scappa che rimettano a norma qualcosa</sarcasm>

plutus
29-11-2008, 22:37
Più o meno quanto i chimici sanno la fisica.

quindi abbastanza x capire se c'e' una situazione di potenziale pericolo...c'e' qualcosa che nn mi torna in tutta sta storia pero'

gigio2005
30-11-2008, 09:03
Ma chi lavorava la dentro non conosceva le norme di sicurezza?
Perchè hanno continuato ad operare nonostante sapessero di essere a rischio, specie dopo che altre persone si erano ammalate?
Questo faccio fatica a comprenderlo...

finalmente!.... e' stata la prima cosa che ho pensato...

questo era un "ricercatore modello"...laureato con 110 e lode...e se la spassava in un laboratorio saturo di benzene? dove sapeva di dover morire...e dove sapeva che erano gia' morte altre persone!

mah....


se non fosse per il fatto che e' morto...tirerei fuori la foto di darwin....

pegasoalatp
01-12-2008, 10:13
finalmente!.... e' stata la prima cosa che ho pensato...

questo era un "ricercatore modello"...laureato con 110 e lode...e se la spassava in un laboratorio saturo di benzene? dove sapeva di dover morire...e dove sapeva che erano gia' morte altre persone!

mah....


se non fosse per il fatto che e' morto...tirerei fuori la foto di darwin....

Quoto.
Si legge di benzene, formaldeide, ecc.
Basta un po' di cultura generale (mica una laurea) per sapere la tossicita' di queste sostanze.
Poi, lavorarci anni...: perche' non salutare molto prima ?
Se la storia e' vera, nomination for Darwin Award.

[JaMM]
01-12-2008, 11:46
aule vecchie e inadeguate, cappe non funzionanti, materiale di laboratorio in semplici frigoriferi. si, si, la colpa è degli studenti, ed è meglio tagliare un miliardo e mezzo di euro a queste dannate università :asd:

Lorekon
01-12-2008, 11:58
insisto col dire che la responsabilità è del responsabile della sicurezza.
il lavoratore, per quanto attento, non può fare da solo (se una cappa non aspira... se non ci sono scarichi appositi per i solventi... etc etc)

evelon
01-12-2008, 12:01
Quoto.
Si legge di benzene, formaldeide, ecc.
Basta un po' di cultura generale (mica una laurea) per sapere la tossicita' di queste sostanze.
Poi, lavorarci anni...: perche' non salutare molto prima ?
Se la storia e' vera, nomination for Darwin Award.

Quoto anch'io.

Capisco la disperazione del singolo in cerca d'occupazione ma benzene, formaldeide e roba del genere sono noti cancerogeni (peraltro molto volatili).

Inoltre le sostanze "smaltite attraverso i lavandini" :doh:

I depuratori ordinari (se la città ne è dotata) non sono in grado di neutralizzare queste sostanze che arrivano dritti a mare...

boh..:(

Lorekon
01-12-2008, 12:05
Inoltre le sostanze "smaltite attraverso i lavandini" :doh:


ti sorprende?
ho visto che che voi umani...

Raven
01-12-2008, 12:24
Pazzesco! :(...
Certo che però anche loro... capisco l'amore per il lavoro (e per la carriera, soprattutto)... ma io metterei sempre al primo posto la salute... dopo le prime 2-3-4 (!!!) morti mi sarei licenziato all'istante e sarei andato con MILLE cuori a far lo spazzino, piuttosto...

Marlex
01-12-2008, 12:26
Quoto.
Si legge di benzene, formaldeide, ecc.
Basta un po' di cultura generale (mica una laurea) per sapere la tossicita' di queste sostanze.
Poi, lavorarci anni...: perche' non salutare molto prima ?
Se la storia e' vera, nomination for Darwin Award.

fatemi capire ... 5 morti per cancro e 12 ammalati in un laboratorio universitario...

è "colpa loro" ??? se la sono cercata ??? :mbe:

è questo che state cercando di dire ??? :mbe: :confused: :confused:

F1R3BL4D3
01-12-2008, 12:27
ti sorprende?
ho visto che che voi umani...

:stordita: Per fortuna altre volte va meglio...

pegasoalatp
01-12-2008, 12:52
fatemi capire ... 5 morti per cancro e 12 ammalati in un laboratorio universitario...

è "colpa loro" ??? se la sono cercata ??? :mbe:

è questo che state cercando di dire ??? :mbe: :confused: :confused:


Non e' la fabbrichetta in un sottoscala di Calcutta con lavoratori totalmente non acculturati e alla fame.
Neppure erano le ricerche dei Curie quando nessuno sapeva della nocivita' delle radiazioni.
Ovviamente ci sono le colpe di amministratori e responsabili, pero' trovo incredibile che personale esperto (come si ritiene siano i ricercatori) possa manipolare per anni e senza protezioni adeguate prodotti di notoria nocivita'.
Come e' pensabile di correre il rischio di ammalarsi (praticamente certo) per una carriera potenziale e per di piu' essere complice di reati ?
Abbandona quell' ambiente e riparti altrove.

cdimauro
01-12-2008, 13:05
Leggete qui: http://www.dmi.unict.it/~forumsdai2/index.php?topic=421.0

Chi ha aperto il topic è il preside (se ricordo bene il titolo) della facoltà di Informatica dell'Università di Catania.

La situazione, come potete vedere, non riguarda soltanto il dipartimento di Chimica e Farmacia, ma anche quelli di Matematica, Fisica, Biologia e Informatica, che fanno capo al plesso del DipMat, appunto.

Da tempo circolano voci che sia colpa dei chimici che vengono a "scaricare" materiale dalle nostre parti. Spero che siano soltanto voci, perché sarebbe disgustoso.

In ogni caso la situazione rimane critica.

-kurgan-
01-12-2008, 15:23
Non e' la fabbrichetta in un sottoscala di Calcutta con lavoratori totalmente non acculturati e alla fame.
Neppure erano le ricerche dei Curie quando nessuno sapeva della nocivita' delle radiazioni.
Ovviamente ci sono le colpe di amministratori e responsabili, pero' trovo incredibile che personale esperto (come si ritiene siano i ricercatori) possa manipolare per anni e senza protezioni adeguate prodotti di notoria nocivita'.
Come e' pensabile di correre il rischio di ammalarsi (praticamente certo) per una carriera potenziale e per di piu' essere complice di reati ?
Abbandona quell' ambiente e riparti altrove.

ti stupisci davvero? da quanto ho visto in giro in ogni ambiente di lavoro è così.. o COSTRINGI la gente a seguire misure di sicurezza o in italia nessuno le segue.
figurati che quando dovevo per un progetto installare ap wireless per delle fabbriche, alle mie rimostranze per alcune installazioni "a rischio" (ad esempio un ap posizionato a 8 metri di altezza, a cui dovevo arrivare senza mezza protezione, da CONSULENTE senza assicurazione) la gente mi guardava come se fossi uno scansafatiche che non aveva voglia di lavorare :rolleyes:

gigio2005
01-12-2008, 18:52
fatemi capire ... 5 morti per cancro e 12 ammalati in un laboratorio universitario...

è "colpa loro" ??? se la sono cercata ??? :mbe:

è questo che state cercando di dire ??? :mbe: :confused: :confused:

no ovviamente...

stiamo/sto cercando di dire che il ragazzo in questione e' stato veramente stupido (dispiace dirlo purtroppo)

io sto dalla mattina alla sera nei laboratori... ma se vedessi le norme basilari di sicurezza prese a calci nel culo, E SOPRATTUTTO miei colleghi che muoiono uno per volta di cancro...NON CI ENTREREI MANCO se mi dessero 10.000€ al mese

non so se ho reso l'idea...

evelon
01-12-2008, 19:53
ti sorprende?
ho visto che che voi umani...

Si, abbastanza.

Quì a Roma (La Sapienza, Fisica) abbiamo materiale pericoloso che gli studenti usano per i loro studi.

Materiale radioattivo, usato per calibrazioni, esperimenti etc..
Roba come cobalto 60 o cesio 136...

Questa roba è custodita dentro un armadio schermato ed è usata solo con 1000 cautele dentro pozzetti in piombo schermati a loro volta.

Anche per solventi e reagenti si usano le stesse cautele, così come per le macchine potenzialmente pericolose.

Inoltre da un ambientalista integralista come te mi stupisce che non sai, oltre che della pericolosità, anche che i depuratori normali civili non riescono a trattenere queste sostanze che finiscono per passare o per inquinare comunque pesantemente

evelon
01-12-2008, 19:56
Non e' la fabbrichetta in un sottoscala di Calcutta con lavoratori totalmente non acculturati e alla fame.
Neppure erano le ricerche dei Curie quando nessuno sapeva della nocivita' delle radiazioni.
Ovviamente ci sono le colpe di amministratori e responsabili, pero' trovo incredibile che personale esperto (come si ritiene siano i ricercatori) possa manipolare per anni e senza protezioni adeguate prodotti di notoria nocivita'.
Come e' pensabile di correre il rischio di ammalarsi (praticamente certo) per una carriera potenziale e per di piu' essere complice di reati ?
Abbandona quell' ambiente e riparti altrove.

Infatti.

Quì si parla di persone esperte perfettamente consapevoli di maneggiare materiale pericoloso ed altamente cancerogeno.

Ok, per i responsabili ma se a me dicessero di maneggiare roba radioattiva o tossica senza protezioni gli direi un sonoro vaffanculo...senza contare che scaricare queste cose nei normali sistemi fognari è un vero e proprio delitto ambientale

Lorekon
02-12-2008, 09:37
Si, abbastanza.

Quì a Roma (La Sapienza, Fisica) abbiamo materiale pericoloso che gli studenti usano per i loro studi.

Materiale radioattivo, usato per calibrazioni, esperimenti etc..
Roba come cobalto 60 o cesio 136...

Questa roba è custodita dentro un armadio schermato ed è usata solo con 1000 cautele dentro pozzetti in piombo schermati a loro volta.

Anche per solventi e reagenti si usano le stesse cautele, così come per le macchine potenzialmente pericolose.

Inoltre da un ambientalista integralista come te mi stupisce che non sai, oltre che della pericolosità, anche che i depuratori normali civili non riescono a trattenere queste sostanze che finiscono per passare o per inquinare comunque pesantemente

non ho detto che sia giusto, ma che non mi sorprende.

guarda è molto semplice.
a parte i radioattivi che hanno una regolamentazione a parte, i liquidi vanno smaltiti in tre modi.
1) acquosi
2) organici non alogenati
3) organici alogenati

naturalmente i fusti vengono pesati dalla ditta dello smaltimento (si pagano a peso)
basterebbe controntare le fatture di smaltimento con quelle di acquisto dei solventi nuovi.
la differenza finisce nel lavandino (escludo che evapori se non in minima parte)
e ti assicuro che per un laboratorio anche piccolo si tratta di alcune decine di litri l'anno MINIMO (dipende da cosa si fa ovviamente)
ovviamente poi tutto viene diluito nelle fogne quindi penso sia quasi irrilevabile (a meno che uno non cerchi esattamente qualcosa).

Lorekon
02-12-2008, 09:38
ovviamente anche io ho sempre visto armadi aspiranti per i solventi, però come vengono maneggiati FUORI dall'armadio è tutto da vedere.