atinvidia284
22-11-2008, 20:35
http://italiadallestero.info/wp-content/uploads/flags/usa.mini.gif I cheeseburger finiscono nel dibatto italiano sui musei
[The New York Times]
Roma - Quando si parla di patrimonio culturale, agli italiani piace vantarsi di avere il più ricco del mondo, anche se sono cronicamente a corto del denaro necessario per prendersene cura. Mario Resca, in passato il direttore di McDonald’s Italia, sarà ora alla guida di un ministero per sviluppare i musei.
Tuttavia il mondo dell’arte è in tumulto in seguito alle poposte del Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi: il paese dovrebbe pensare ai propri musei statali e siti archeologici come generatori di reddito. Non aiuta il fatto che Bondi abbia scelto Mario Resca, che ha diretto la filiale italiana di McDonald per 12 anni, per dirigere un nuovo comitato direttivo del ministero per sviluppare i musei e i siti antichi. Resca non ha nessuna esperienza nell’amministrazione dei beni culturali e i cronisti hanno ironizzato che il governo stia servendo “cultura fast-food” o un “McCaravaggio e una coca media”.
Ma le più grandi preoccupazioni nei circoli artistici sono incentrate sull’apparente spostamento del governo da un mandato costituzionale di protezione del patrimonio culturale italiano verso un modello imprenditoriale di sfruttamento. Nessuno è all’oscuro del fatto che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che è entrato in carica per la terza volta lo scorso maggio, è un uomo d’affari estremamente ricco e orgoglioso di esserlo. “Ciò che è in gioco è la conservazione e trasmissione di valori millenari che un governo non deve essere autorizzato a svendere o demolire” ha detto Marisa Dalai Emiliani, presidentessa dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, istituto di ricerca culturale. Lunedì l’associazione ha organizzato un seminario di una giornata sullo stato delle arti in Italia, minacciosamente intitolato “Allarme Beni Culturali”.
Una petizione contro la nomina di Resca, i cui poteri di super manager includono l’autorizzazione a concedere prestiti e le decisioni sul valore culturale o scientifico di una mostra, è stata fatta circolare al seminario ed è ora disponibile online. Per ora è stata firmata da 1.100 persone, per la maggior parte direttori di musei e storici dell’arte da tutto il mondo.
La nomina dipende dall’approvazione di alcune riforme del Ministero dei Beni CUlturali che saranno considerate a un Consiglio dei Ministri la prossima settimana.
Resca concorda di non essere una scelta ovvia per l’incarico. Ma dice di essere sicuro di avere le qualità adatte per ottenere il massimo da quella che lui vede come una risorsa nazionale insufficentemente sfruttata.
“Sono estraneo al mondo dell’arte e so che ci sono preoccupazioni - basta leggere i giornali” dice, riferendosi al diluvio di editoriali indignati che sono stati pubblicati da quando è stato nominato la settimana scorsa. Ma ha detto di vedere opportunità per il miglioramento della gestione dei musei satali.
I beni culturali italiani sono un “bene prezioso come il petrolio, con costi zero perchè sono qui” ha detto Resca. “Certo, li devi proteggere, prendertene cura, ma hanno un valore su cui possiamo fare leva e sviluppare”.
Alcuni dicono che la scelta di Resca sia particolarmente irritante perchè Bondi lo ha nominato senza consultare gli alti dirigenti del Ministero dei Beni CUlturali o il suo organo consultivo. “Se il ministro avesse ascoltato, avrebbe sentito che quello di cui i musei hanno davvero bisogno non è un capo, ma più flessibilità, cioè più autonomia” ha detto Daniele Lupo Jallà, il presidente nazionale del Consiglio Internazionale dei Musei.
Egli afferma che la principale sfida per i musei italiani non è la mancanza di una leadership centralizzata, ma “l’insostenibile pesantezza del suo patrimonio, che costa molto per essere mantenuto”. Poiché l’economia è in difficoltà ovunque, le arti sono state fra i settori colpiti più duramente dai tagli di governo e dalle risorse private in calo. In Italia sono stati tagliati dal budget del Ministero dei Beni Culturali più di un miliardo di euro (1,25 miliardi di dollari) per i prossimi tre anni.
“Abbiamo combattuto per avere più fondi, ne abbiamo bisogno, ma la sinistra pensa che questi debbano venire dallo stato” ha detto Bondi. “Il fatto è che non può essere più cosi’”. La sua ricetta è stata di riorganizzare il ministero creando una nuova posizione di super manager che si concentra sui musei e le zone archeologiche. Bondi si è liberato del comitato direttivo sull’arte contemporanea e l’architettura, che è stato assorbito da altri uffici.
Ha anche discusso la possibilità di affittare opere d’arte a musei stranieri, una proposta che ha anche sollevato una protesta fra funzionari della cultura.
Le statistiche dimostrano che i soli musei in Italia che si collocano fra i dieci musei più visitati del mondo sono quelli del Vaticano, che tecnicamente si trova al di fuori della giurisdizione italiana. (Hanno attratto 4,3 milioni di visitatori nel 2007).
Pompei, ufficialmente il sito più visitato d’Italia, ha avuto quasi 2,6 milioni di visitatori l’anno scorso e la Galleria degli Uffizi a Firenze segue con 1,6 milioni.
Citando gli 8,3 milioni di persone che hanno visitato il Museo del Louvre a Parigi o i sei milioni di visitatori del Britishi Museum a Londra, Resca ha suggerito che i numeri italiani fossero semplicemente troppo bassi.
“Dobbiamo rendere i musei più accessibili, dobbiamo rendere la visita un’esperienza più positiva” ha detto Resca in un’intervista questa settimana.
Ha detto che l’Italia deve anche espandere il suo “potenziale clienti” attraverso campagne pubblicitarie in economie come la Cina e l’India e sviluppare infrastrutture del turismo in città meno visitate per permettere “a musei che restano al di sotto delle loro possibilità di crescere”.
Ma gli esperti di gestione dei musei ammoniscono che la stragrande maggioranza dei musei nel mondo dipende pesantemente da finanziamenti pubblici e donazioni private.
Dove c’è più spazio di crescita è il commercio nei musei, che non ha davvero preso piede da quando sono state passate le prime leggi 15 anni fa che permettevano transazioni commerciali in quelle che erano le sacre sale della cultura.
“Puoi incoraggiare i visitatori a consumare di più, ma sarà difficile accrescere i numeri” ha detto Massimiliano Vavassori, direttore del centro di ricerca al Touring Club italiano, che controlla i musei.
Ha fatto notare che molte delle attrazioni più conosciute d’Italia, come l’”Ultima Cena” di Leonardo a Milano o la Galleria Borghese a Roma, autorizzano solo un numero limitato di visitatori. “Quando la vendita dei biglietti copre solo il 10% del budget, non è realistico pensare che un incremento possa avere un grande impatto finanziario” ha detto Vavassori. Ha aggiunto che l’impatto di una folla sarebbe “più realisticamente negativo, sia per i visitatori che per il sito stesso”.
Nonostante il furore, Resca ha affermato di essere ottimista al riguardo della sua candidatura. “Ho bisogno di tempo per imparare” ha detto. “Forse in sei mesi dirò qualcosa di completamente differente”.
[Articolo originale di ELISABETTA POVOLEDO ] (http://www.nytimes.com/2008/11/22/arts/design/22dire.html?_r=1)
Mario Resca
E' nato nel 1945.
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi di Milano, è Presidente di Italia Zuccheri S.p.A., del Casinò di Campione S.p.A. e di Confimprese. E' Presidente e Joint Venture Partner di McDonald's Develpoment Italia, Inc.
Ricopre la carica di Consigliere della Mondadori S.p.A. e della British Telecom Italia. E' Senior advisor di "Oaktree Private Equity Fund".
Nel giugno 2002 gli è stata conferita l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Assunto dopo la laurea dalla Chase Manhattan Bank, nel 1974 è nominato Direttore della Biondi Finanziaria (Gruppo Fiat) e dal 1976 al 1991 è partner di Egon Zehnder.
In questo periodo è consigliere di amministrazione di Lancôme Italia e di società del Gruppo RCS Corriere della Sera e del Gruppo Versace.
Dal 1995 al 2007 Presidente e Amministratore Delegato di McDonald's Italia.
È stato inoltre Presidente della Sambonet S.p.A., della Kenwood Italia S.p.A., socio fondatore della Eric Salmon & Partners e Presidente dell'American Chamber of Commerce.
È Consigliere indipendente dell'Eni S.p.A. da maggio 2002.
http://www.eni.it/it_IT/azienda/organigramma/consiglio-amministrazione/mario-resca.shtml
[The New York Times]
Roma - Quando si parla di patrimonio culturale, agli italiani piace vantarsi di avere il più ricco del mondo, anche se sono cronicamente a corto del denaro necessario per prendersene cura. Mario Resca, in passato il direttore di McDonald’s Italia, sarà ora alla guida di un ministero per sviluppare i musei.
Tuttavia il mondo dell’arte è in tumulto in seguito alle poposte del Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi: il paese dovrebbe pensare ai propri musei statali e siti archeologici come generatori di reddito. Non aiuta il fatto che Bondi abbia scelto Mario Resca, che ha diretto la filiale italiana di McDonald per 12 anni, per dirigere un nuovo comitato direttivo del ministero per sviluppare i musei e i siti antichi. Resca non ha nessuna esperienza nell’amministrazione dei beni culturali e i cronisti hanno ironizzato che il governo stia servendo “cultura fast-food” o un “McCaravaggio e una coca media”.
Ma le più grandi preoccupazioni nei circoli artistici sono incentrate sull’apparente spostamento del governo da un mandato costituzionale di protezione del patrimonio culturale italiano verso un modello imprenditoriale di sfruttamento. Nessuno è all’oscuro del fatto che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che è entrato in carica per la terza volta lo scorso maggio, è un uomo d’affari estremamente ricco e orgoglioso di esserlo. “Ciò che è in gioco è la conservazione e trasmissione di valori millenari che un governo non deve essere autorizzato a svendere o demolire” ha detto Marisa Dalai Emiliani, presidentessa dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, istituto di ricerca culturale. Lunedì l’associazione ha organizzato un seminario di una giornata sullo stato delle arti in Italia, minacciosamente intitolato “Allarme Beni Culturali”.
Una petizione contro la nomina di Resca, i cui poteri di super manager includono l’autorizzazione a concedere prestiti e le decisioni sul valore culturale o scientifico di una mostra, è stata fatta circolare al seminario ed è ora disponibile online. Per ora è stata firmata da 1.100 persone, per la maggior parte direttori di musei e storici dell’arte da tutto il mondo.
La nomina dipende dall’approvazione di alcune riforme del Ministero dei Beni CUlturali che saranno considerate a un Consiglio dei Ministri la prossima settimana.
Resca concorda di non essere una scelta ovvia per l’incarico. Ma dice di essere sicuro di avere le qualità adatte per ottenere il massimo da quella che lui vede come una risorsa nazionale insufficentemente sfruttata.
“Sono estraneo al mondo dell’arte e so che ci sono preoccupazioni - basta leggere i giornali” dice, riferendosi al diluvio di editoriali indignati che sono stati pubblicati da quando è stato nominato la settimana scorsa. Ma ha detto di vedere opportunità per il miglioramento della gestione dei musei satali.
I beni culturali italiani sono un “bene prezioso come il petrolio, con costi zero perchè sono qui” ha detto Resca. “Certo, li devi proteggere, prendertene cura, ma hanno un valore su cui possiamo fare leva e sviluppare”.
Alcuni dicono che la scelta di Resca sia particolarmente irritante perchè Bondi lo ha nominato senza consultare gli alti dirigenti del Ministero dei Beni CUlturali o il suo organo consultivo. “Se il ministro avesse ascoltato, avrebbe sentito che quello di cui i musei hanno davvero bisogno non è un capo, ma più flessibilità, cioè più autonomia” ha detto Daniele Lupo Jallà, il presidente nazionale del Consiglio Internazionale dei Musei.
Egli afferma che la principale sfida per i musei italiani non è la mancanza di una leadership centralizzata, ma “l’insostenibile pesantezza del suo patrimonio, che costa molto per essere mantenuto”. Poiché l’economia è in difficoltà ovunque, le arti sono state fra i settori colpiti più duramente dai tagli di governo e dalle risorse private in calo. In Italia sono stati tagliati dal budget del Ministero dei Beni Culturali più di un miliardo di euro (1,25 miliardi di dollari) per i prossimi tre anni.
“Abbiamo combattuto per avere più fondi, ne abbiamo bisogno, ma la sinistra pensa che questi debbano venire dallo stato” ha detto Bondi. “Il fatto è che non può essere più cosi’”. La sua ricetta è stata di riorganizzare il ministero creando una nuova posizione di super manager che si concentra sui musei e le zone archeologiche. Bondi si è liberato del comitato direttivo sull’arte contemporanea e l’architettura, che è stato assorbito da altri uffici.
Ha anche discusso la possibilità di affittare opere d’arte a musei stranieri, una proposta che ha anche sollevato una protesta fra funzionari della cultura.
Le statistiche dimostrano che i soli musei in Italia che si collocano fra i dieci musei più visitati del mondo sono quelli del Vaticano, che tecnicamente si trova al di fuori della giurisdizione italiana. (Hanno attratto 4,3 milioni di visitatori nel 2007).
Pompei, ufficialmente il sito più visitato d’Italia, ha avuto quasi 2,6 milioni di visitatori l’anno scorso e la Galleria degli Uffizi a Firenze segue con 1,6 milioni.
Citando gli 8,3 milioni di persone che hanno visitato il Museo del Louvre a Parigi o i sei milioni di visitatori del Britishi Museum a Londra, Resca ha suggerito che i numeri italiani fossero semplicemente troppo bassi.
“Dobbiamo rendere i musei più accessibili, dobbiamo rendere la visita un’esperienza più positiva” ha detto Resca in un’intervista questa settimana.
Ha detto che l’Italia deve anche espandere il suo “potenziale clienti” attraverso campagne pubblicitarie in economie come la Cina e l’India e sviluppare infrastrutture del turismo in città meno visitate per permettere “a musei che restano al di sotto delle loro possibilità di crescere”.
Ma gli esperti di gestione dei musei ammoniscono che la stragrande maggioranza dei musei nel mondo dipende pesantemente da finanziamenti pubblici e donazioni private.
Dove c’è più spazio di crescita è il commercio nei musei, che non ha davvero preso piede da quando sono state passate le prime leggi 15 anni fa che permettevano transazioni commerciali in quelle che erano le sacre sale della cultura.
“Puoi incoraggiare i visitatori a consumare di più, ma sarà difficile accrescere i numeri” ha detto Massimiliano Vavassori, direttore del centro di ricerca al Touring Club italiano, che controlla i musei.
Ha fatto notare che molte delle attrazioni più conosciute d’Italia, come l’”Ultima Cena” di Leonardo a Milano o la Galleria Borghese a Roma, autorizzano solo un numero limitato di visitatori. “Quando la vendita dei biglietti copre solo il 10% del budget, non è realistico pensare che un incremento possa avere un grande impatto finanziario” ha detto Vavassori. Ha aggiunto che l’impatto di una folla sarebbe “più realisticamente negativo, sia per i visitatori che per il sito stesso”.
Nonostante il furore, Resca ha affermato di essere ottimista al riguardo della sua candidatura. “Ho bisogno di tempo per imparare” ha detto. “Forse in sei mesi dirò qualcosa di completamente differente”.
[Articolo originale di ELISABETTA POVOLEDO ] (http://www.nytimes.com/2008/11/22/arts/design/22dire.html?_r=1)
Mario Resca
E' nato nel 1945.
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi di Milano, è Presidente di Italia Zuccheri S.p.A., del Casinò di Campione S.p.A. e di Confimprese. E' Presidente e Joint Venture Partner di McDonald's Develpoment Italia, Inc.
Ricopre la carica di Consigliere della Mondadori S.p.A. e della British Telecom Italia. E' Senior advisor di "Oaktree Private Equity Fund".
Nel giugno 2002 gli è stata conferita l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Assunto dopo la laurea dalla Chase Manhattan Bank, nel 1974 è nominato Direttore della Biondi Finanziaria (Gruppo Fiat) e dal 1976 al 1991 è partner di Egon Zehnder.
In questo periodo è consigliere di amministrazione di Lancôme Italia e di società del Gruppo RCS Corriere della Sera e del Gruppo Versace.
Dal 1995 al 2007 Presidente e Amministratore Delegato di McDonald's Italia.
È stato inoltre Presidente della Sambonet S.p.A., della Kenwood Italia S.p.A., socio fondatore della Eric Salmon & Partners e Presidente dell'American Chamber of Commerce.
È Consigliere indipendente dell'Eni S.p.A. da maggio 2002.
http://www.eni.it/it_IT/azienda/organigramma/consiglio-amministrazione/mario-resca.shtml