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View Full Version : che succede in Rwanda?


plutus
19-11-2008, 19:46
Rwanda recalled its ambassador to France Emmanuel Ndacijimana on Friday and hinted that it might break diplomatic relations with Paris in a row over arrest warrants issued by French judge Jean-Louis Bruguière against nine top aides of Rwandan president Paul Kagame. Kagame is accused of shooting down a plane, carrying the then Rwandan president Juvenal Habyarimana, and the President of Burundi, Cyprien Ntaryamira.

Many believed the attack triggered the Rwandan genocide. However, the Rwandan authorities viewed the arrest warrant as a hostile attempt to cover up France’s role in the massacre.

The Rwandan Foreign Minister Charles Murigande said in the Rwandan capital, Kigali “We have recalled our ambassador to Paris, we don't see why he should be there at this point”, adding that Kigali had not yet decided whether to send the envoy back.

Murigande said: “We have reviewed Brugiuere's report. It is so hollow that we are surprised that any institution like the court in Paris would authorise indictments on the basis of such a report”.

France confirmed the breaking of diplomatic relations with Rwanda by recalling its ambassador to the country, Dominique Decherf.

France has frozen all development projects in Rwanda and announced the interests of the country will be now represented by the Belgium embassy in the African country.

http://www.radiomundoreal.fm/rmr/?q=en/node/20401

MARCA
19-11-2008, 20:38
Noi europei abbiamo tutta la responsabilità per quello che sta patendo il popolo africano e non solo in questo secolo, sfortunatamente nessuno si interessa in modo pieno di quello che sofrono quei popoli, solo poche organizzazioni aiutano quelle persone, quando parliamo dell'Africa dobbiamo solo vergognarci, per quello che abbiamo fatto e per quello che oggi non stiamo facendo.

Lorenzaccia
21-11-2008, 00:23
la questione è estremamente complessa. I rapporti francia-rwanda sono al massimo della tensione per motivi che ruotano attorno a due macrocause di fondo che, peraltro, non s'intrecciano, ma si contrappongono pure.

La prima. Da un po' di tempo a questa parte è emerso un filone dell'accusa nel TPIR che non si è convinto della colpevolezza del partito estremista hutu CDR e delle Interahamwe nell'abbattimento, la sera del 6 aprile 1994, dell'aereo che portava Habyarimana e il suo collega del Burundi da Dar el Salam a Kigali. Com'è noto, questo fu l'atto che diede avvio agli omicidi di massa. L'idea che il TPIR aveva inizialmente accolto era che l’attacco all'aereo presidenziale fosse il casus belli che l'ala estremista e radicale hutu, stotto l istigazione del col. Bagasora, aveva deliberatamente provocato per giustificare il progetto di sterminio.
beninteso, ancora oggi non ci sono dubbi che gli estremisti hutu siano gli autori del genocidio a danno di tutsi e politici hutu "moderati" del sud (di Butare, Gitarama, Gikongoro). I dubbi sono invece venuti ad alcuni riguardo ai mandanti (e alle motivazioni) dell'assassinio politico. C'è una minoranza di studiosi per cui la pianificazione dei massacri e l’assassinio del presidente fanno capo a due parti in campo differenti, poiché rispondono ad esigenze differenti. Quindi, la responsabilità del genocidio resta in capo agli hutu dell'akazu del presidente, mentre l'abbattimneto dell'aereo presidenziale sarebbe opera del FPR, il cui storico leader era Paul Kagame.
Il massimo fautore di questa teoria è André Guichaoua, studioso e docente a Lille; non credo esista studioso più preparato di lui sulla questione rwandese. Nell' aprile 94 si trovava a Kigali, ed era il vicino di casa della prima ministra Agathe Uwilingiyamana, hutu moderata. Dopo la morte del presidente, la pm era diventata la figura politica più alta in grado nel paese. La mattina del 7 aprile era attesa per un discorso ufficiale alla radio per tranquilliazzare la popolazione. Era, e lei lo sapeva benissimo, la prima personalità che doveva essere eliminata dai genocidari, e per questo, poco prima che le milizie Interahamwe arrivassero a trucidare lei e la famiglia, spinse i suoi 5 bambini di là dalla siepe, proprio nella casa dello studioso, che, in seguito, attraverso un condotto internazionale, riuscì a farli arrivare in Svizzera. Guichaoua ha scritto i due libri più significativi oggi esistenti su ciò che è accaduto in rwanda a quel tempo. Vi scrivo i titoli così se qualcuno sa il francese e ha voglia di perderci un po' di tempo se li legge.
A. Guichaoua, Rwanda 1994: Les politiques du génocide à Butare, Karthala, Paris, 2005
A. Guichaoua (sous la d. de), Les crises politiques au Burundi et au Rwanda (1993-1994), Karthala, Paris, 1995. Il primo soprattutto è bellissimo e scioccante.
Per ila sua diretta esperienza, Guichaoua venne chiamato come testimone dell'accusa del TPIR, e dalla sua collaborazione con Bruguière, ex giudice francese del TPIR, oggi parlamentare con Sarkozy, è emerso il c.d. "Rapporto Bruguière" del 2006, che si basa, tra l'altro, sulla testimonianza diretta di un ex militare di alto rango del FPR, da tempo fuggito dal Rwanda. 9 mandati di cattura internazionali sono stati emessi contro membri del FPR, tra cui Kagame, il quale però è coperto da immunità. Il rapporto mette pesantemente in causa il FPR come responsabile dell’attentato del 6 aprile. Motivo? Il FPR aveva sede in (e stretti legami col, ma oggi non più per via della guerra in Nord Kivu) Uganda; quindi situato fuori dai confini e rappresentante di una minoranza di cittadini, difficilmente avrebbe potuto vincere le elezioni democratiche stabilite 2 anni prima dagli accordi di Arusha. Molto meglio porsi come liberatore, abbattendo con la violenza e con la forza il vecchio regime. Secondo Guichaoua e Bruguière Kagame conosceva bene le tensioni e la conflittualità presenti in Rwanda prima del genocidio, e sapeva bene che l’assassinio del presidente avrebbe dato avvio al massacro dei tutsi, ma avrebbe comunque accettato il rischio di sacrificare i “tutsi dell’interno” per raggiungere il suo scopo.

.Potete ben immaginare cosa significhi un'accusa come questa per Paul Kagame e il suo governo (di tutsi, anche se ufficialmente la parola "etnia" è oggi bandita e tutti sono rwandesi), Anche perché, chi conosce il rwanda lo sa, tutto ruota attorno al genocidio, e alla sua memoria, che molto spesso è ancora improntata ad una rigida separazione buoni/cattivi, bene-male, tutsi/hutu. Ci sono memoriali ovunque con i nomi delle vittime tutsi, ma nessun monumento a posteriori è stato fatto per Madame Agathe, la pm hutu, alla quale invece sarebbero dovute andare onorificenze e tributi in eterno, e forse anche il nobel per la pace, per l'esempio di altissimo valore umano che ha dato nel corso della sua carriera politica e soprattutto nella fase immediatamente precedente la sua morte.

Questo è il primo nodo del problema, adesso stacco, quando ho un attimo di tempo scrivo anche il secondo, che è ancor peggio.

Lorenzaccia
21-11-2008, 21:17
Dalla parte opposta c'è la tragica questione di Murambi e dell'operation humanitaire Turquoise - messa in atto dalla Francia al di fuori dell'UNAMIR - che è il vero asso nella manica di Kagame contro il rapporto Bruguière. I soldati francesi ufficialmente incaricati di proteggere i tutsi nella zona sud-ovest del paese, in realtà, avrebbero ricevuto precisi ordini direttamente dai vertici politici francesi di favorire il passaggio dei genocidari, ormai in ritirata dopo l'ingresso del FPR a Kigali, attraverso la frontiera del Kivu. Durante questa fase si svolsero i fatti di Murambi, oggi il più grande memoriale del paese. Alla scuola tecnica superiore di Murambi si erano rifugiate, anche dietro consiglio del vescovo locale per via della presunta tutela dei militari francesi, circa 27000 persone, quasi tutti tutsi residenti nella prefettura, tra uomini, donne, bambini e insegnanti. Attraverso la menzogna più vile e ignobile i soldati francesi negarono per due settimane acqua e alimenti alla popolazione lì rifugiata, al fine di annichilirla ed impedire così qualsiasi tentativo di opposizione all'attacco hutu. Gli estremisti arrivarono all'appuntamento e massacrarono in una notte a colpi di macete tutti i presenti, stremati dall'inedia. Mentre fiumi di sangue scendevano per i prati, i soldati francesi gigionellavano a pallavolo nel campetto di fianco... Murambi è un cimitero vivente aperto e i corpi delle vittime sono oggi esposti esattamente nella stessa posizione in cui vennero trovati, compresi quelli delle donne prima stuprate e poi uccise che, lasciate nella stessa posizione in cui subirono la violenza, stringono ancora tra le braccia lo scheletrino del loro bambino che tentavano di proteggere. Nel 94 il Rwanda ruppe tutte le relazioni diplomatiche con la Francia, che vennero tiepidamente ripristinate solo dopo il 2000. La Francia negò sempre qualsivoglia coinvolgimento in un tale abominio, anche se gli stretti legami con il governo hutu sono ormai provati senza ombra di dubbio.

Dunque ora le cose stanno così: 2 coltelli in due mani diverse. Un negoziato, il Rwanda ritira le accuse alla Francia (di Mitterand, Chirac è arrivato all'Eliseo l'anno dopo) e la Francia a sua volta ritira il rapporto Bruguière, è fallito: nessuna delle due parti è disposta a cedere o ad ammettere alcunché riguardo ai rispettivi capi d'accusa, tacciando l'altra di fandonie e delirio.
Ma questo non è ancora tutto. Qualche mese fa un'apposita commissione rwandese con lo specifico compito d'indagare la misura della responsabilità francese durante il genocidio, ha pubblicato le conclusioni cui è giunta. La Francia non si sarebbe limitata a collaborare strettamente con il governo genocidario, ma l'avrebbe esso stesso istigato, fornendo supporto, addestramento, armi alle milizie e soprattutto motivi ideologici. Quindi il genocidio dei tutsi sarebbe stato ideato, pianificato e organizzato dalla Francia di Mitterand (ma coinvolti sono molti altri politici francesi come gli ex pm De Villepin e Alain Juppè). A questo è seguita una seconda rottura delle relazioni diplomatiche.
Del resto, è in atto in Rwanda, linguisticamente ed economicamente francofono per la colonizzazione belga, un rapido avvicinamento agli Stati Uniti, da cui è direttamente supportato. Dopo il 2000, oltre a kinyarwanda e francese, è lingua ufficiale anche l'inglese. Nelle scuole dei villaggi, i bambini imparano a scelta oltre a kinyarwanda anche francese o inglese, ma la lingua che ultimamente viene proposta è sempre più spesso l'inglese. L'obiettivo è la trasformazione della popolazione da francofona ad anglofona. Del resto l'odio per i francesi e la francofonia è molto diffuso. Quando ero là, l'anno scorso, per entrare a Murambi ho dovuto dare la carta d'identità per dimostrare che non ero francese. Al memoriale di Bisesero, che si trova in cima alle montagne vicino al lago Kivu, siamo stati fermati da un gruppo di uomini armati di spranghe e maceti (si vede che qualcuno in giro è rimasto...). Se non è finita male, per me e il mio gruppo, lo dobbiamo - oltre ovviamente ad una lauta mancia - al direttore dell'albergo dove risiedevamo che ci aveva accompagnato, il quale, messo ai ferri corti pure lui, ha dovuto garantire per noi e dimostrare di non essere hutu, ma un ex rifugiato nei campi profughi dell'est Congo. Alcune persone che abbiamo conosciuto si rifiutavano di parlare francese, con la conseguenza che nessuna comunicazione era possibile, altri quando parlavano francese sembrava sputassero tanto gli faceva schifo.

Il rwanda post-94 è oggi considerato un modello di sviluppo economico e politico, nonché dell'empowerment femminile, per la sua capacità di ricostruzione, anche se non tutto è così chiaro e limpido, e la libertà di dissenso è molto poco garantita. C'è però una leadership forte (e anche piuttosto amata), e perciò il paese risulta essere molto controllato dall'alto, e quindi relativamente sicuro, al contrario dell'est RDC a 10 km dal confine. Mi vien da pensare che la mancanza di una leadership in grado di far valere lo "jus cogens", in assenza di democrazia e di un collaudato sistema giuridico - in rwanda ci sono i Gacaca -, porti inevitabilmente alla guerra civile tra i molti gruppi in lotta per la conquista del centro politico ed economico (o di una zona di periferia, come è il caso delle provincie del Kivu e dell'Ituri).
Riguardo al contenzioso con la Francia, la verità non sempre è cosa netta, chiara e tangibile, e forse in questo fumoso caso più che mai, per lo meno per i non appartenenti alle alte sfere o per chi non dedica non meno della vita intera a leggersi documenti e trovare risposte.
Ad ogni modo, una cosa è certa: a fare le spese delle decisioni dei vertici politici è sempre e poi ancora sempre la popolazione, soprattutto quella del, da noi definito, "Terzo mondo", che, residente in villaggi periferici, nulla sa dei giochi che si consumno al centro, dai quali però è continuamente influenzata e determinata. Vebbè, con questa chicca un poco retorica vi saluto.

Fritz!
21-11-2008, 21:20
Noi europei abbiamo tutta la responsabilità per quello che sta patendo il popolo africano e non solo in questo secolo, .

non sono minimamente d'accordo

anonimizzato
22-11-2008, 09:13
non sono minimamente d'accordo

Argomentazione?

Zontar
22-11-2008, 10:51
Grazie Lorenzaccia per gli interessantissimi post :)

E' molto pesante quando scrivi :



Quindi il genocidio dei tutsi sarebbe stato ideato, pianificato e organizzato dalla Francia di Mitterand (ma coinvolti sono molti altri politici francesi come gli ex pm De Villepin e Alain Juppè).



Ma perchè i Francesi avrebbero appoggiato il governo genocidiario ? cosa ne guadagnavano ? In fondo in Rwanda cosa c'è ? un po' di gas e poco altro, o mi sbaglio ?
grazie, ciao

jpjcssource
22-11-2008, 11:09
Grazie Lorenzaccia per gli interessantissimi post :)

E' molto pesante quando scrivi :



Ma perchè i Francesi avrebbero appoggiato il governo genocidiario ? cosa ne guadagnavano ? In fondo in Rwanda cosa c'è ? un po' di gas e poco altro, o mi sbaglio ?
grazie, ciao

L'economia del Rwanda è legata sopratutto dalla regione mineraria confinante del Kivu appartenente al Congo.
Proprio per questo, il governo Ruwandese, grazie al finanziamento e sostegno di gruppi secessionisti ha da tempo il controllo di tale regione che è ancora della RD del Congo, ma di fatto viene controllata da guerriglieri fedeli al Rwanda.

Quindi il Rwanda è povero in quanto a risorse solo ufficilmente. Il governo congolese, negli ultimi anni, deluso dalle grandi industrie minerarie occidentali fra cui quelle francesi, ha deciso di stabilire una partnership con i cinesi.
Ai cinesi vengono assegnati molti giacimenti del Kivu ed in cambio loro si impegnano ad investire nell'economia del paese africano.

Lorenzaccia
22-11-2008, 19:19
grazie dell'interessantissimo;
la cosa è molto complessa e per niente lineare, cerco di dare una panoramica generale degli eventi e dei possibili interessi di turno, ma senza la pretesa di esaurirli tutti. Mi scuso subito per la lunghezza del post, ma non è possibile parlare di queste cose ed essere brevi.

Innanzi tutto, la francia (come anche il belgio, le ex potenxe coloniali in Africa sono ex solo di nome) non è interessata al rwanda come mercato economico e baccino da sfruttare, perché è un paese poverissimo e privo si risorse preziose: le coltivazioni principali sono caffé e tè, riso e banane, e non sono nemmeno competitivi nel mkt mondiale per la mancanza di strutture e macchinari per una trasformazione dei beni grezzi su grande scala (nonché di un'efficiente organizzazione del lavoro); il caffé rwandese, ad esempio, è tranquillamnte battuto dal caffé proveniente dall'america latina. La rilevanza strategica sta soprattutto nella posizione: il Rwanda confina con la RDCongo, anch'esso francofono ed ex protettorato Belga su mandato Onu, che è lo stato africano più ricco di risorse, situate soprattutto nel Katanga (uranio, cadmio, stagno, cobalto, oro, argento e pietre preziose) e nelle provincie del Kivu (qui in particolare c'è il coltan). Anche la logistica ha un suo peso: per andare a Bukavu (RDC), punta sud del lago Kivu, si deve atterrare a Cyangugu (Rwanda), per andare a Goma (RDC), punta nord del lago, la strada più breve è atterrare a Kigali e farsela in pulmino, perché l' aereoporto costruito nel 2002 è ora ad uso prevalentemente militare e riceve al massimo missioni umanitarie internazionali... Alla frontiera Congo-rwanda c'è un commercio di pietre preziose, nn sempre alla luce del sole, da far paura. Io ho visto degli anelli provenienti dal Congo con pietre d'incredibile grandezza e lucentezza... Un giorno, alla fiera commerciale biennale di Kigali, era esposto un banchetto con anelli e collane, chiaramente non rwandesi, perché la gioelleria rwandese è fatta prevalentemente di legno e non costa niente. Io avrò avuto in tasca franchi rwandesi per un corrispettivo di 40 euro, non di più, e avevo visto un anello con una pietra enorme e stupenda... ne costava 55, peccato ;)

venendo alla domande, quello che la francia potrebbe pedere oggi, e in realtà sta già perdendo, è un giro di storiche alleanze divenute di recente economicamente molto fruttuose. Rwanda e Uganda si stanno disputando di fatto il Kivu con l'appoggio a gruppi ribelli differenti e in guerra tra loro, ma non è errato dire che la zona è nelle mani del Rwanda. Kagame, figlio di esuli tutsi degli anni 50, nato e cresciuto (militarmente, facva parte dell'LRA) nell'Uganda anglofono (ex colonia GB), leader dei ribelli che miravano ad abbattaere la dittatuta hutu, odia la Francia sin da quando questa appoggiò gli hutu dagli anni '80 in poi. In caso di una possibile vittoria totale dei ribelli di Nkunda, banyamulenge rinnegato dall'esercito congolese e poi salito alla ribalta come protettore degli esuli tutsi nella zona, alleato di Kagame nel Kivu, difficilmente la Francia avrà vita facile nell'area. Con l'ingresso della Cina nella regione ed i suoi contatti con il governo di Kinshasa, poi, il giro di alleanze si complica. Intendiamoci, la Cina in Africa c'è da sempre, soprattutto nella parte sud-orientale (Tanzania, mMozambico) con forti comunità di immigrati, ma è solo a aprtire dagli 70, con l'affacciarsi sulla scena internaz.le come grande potenza a fianco di Usa e Urss, che il suo interesse per l'Africa si rinnova e si fa economicamente più attento.

Quello che invece, seguendo il filo della commissione, dovrebbe aver portato la Francia all'organizazione del genocidio del '94 è la paura della perdita di una forte tutela sulla regione a vantaggio di altre potenze.
A partire dagli anni '50 Belgio e chesa cattolica (e dopo l'indipendenza, anche la Francia) hanno cominciato a sostenere gli hutu. Dall'inizio della colonizzazione belga fino alla fine della seconda guerra mondiale, in ossequio alla cd. Politique des races e dunque ad una rigida gerarchia etnica, i tutsi erano il gruppo privilegiato, in quanto considerato superiore perché capace di organizzarsi in modo verticale (al loro arrivo i colonizzatori tedeschi avevano trovato un regno centralizzato retto dall'aristocrazia tutsi), di conseguenza idoneo a porsi come interlocutore dei bianchi. I tutsi sono stati istruiti e indottrinati a considerarsi "élite", a occupare il centro politico a fianco (no per la verità un po' sotto, erano pur sempre neri!) e a disprezzare gli hutu, gli ultimi della scala sociale, a cui erano riservati solo gli impieghi più umili. verso gli anni '50 l'africa tutta è stata attraversata da movimenti indipendentisti degli autoctoni che rivendicavano libertà dal colonizzatore. Obiettivo era la costruzione dello stato nazione. L'ideologia cui molti africani si ispirarono fu il cd. Socialismo africano di chiara ispirazione sovietica (altri il liberalismo occidentale). Anche i tutsi, pronti ad assumere le redini del potere ed ormai stufi della tutela occidentale, cominciarono a manifestare una chiara volontà indipendentista. Fu così che il Belgio e la Chiesa cattolica nel tentativo di mantere il controllo sul paese, con un voltafaccia spaventoso, cominciarono ad appoggiare gli hutu, istigandoli contro i tutsi. Quello che seguì furono la costruzione dello stato rwandese sotto il dominio degli hutu, l'esodo di massa dei tutsi verso i paesi limitrofi e l'inizio di rappresaglie contro i tutsi rimasti, che si sono intensificate, fino ad assumere il carattere di veri e propri pogrom, dopo il colpo di stato del generale Habyarimana del '73, con il quale è stato introdotto nel paese il sistema delle quote etniche (in politica, a scuola e nella Pa, i posti dovevano essere assegnati in proporzione all'etnia: 85% agli hutu e 15% tutsi). La Francia ha sempre sostenutoil regime di Habyarimana - anche inviando direttamente consiglieri e addestrando militari del governo - che le garantivano la presenza nella regione, contro i tutsi ribelli del FPR profondamente antifrancesi. La Francia fu l'unico paese a voler intervenire a genocidio cominciato (sul mancato intervento dell'ONu, nonostante le ripetute drammatiche richieste di potenziamento delle truppe del generale Romeo Dallaire, stendiamo un velo pietoso) ufficialmente per proteggere i tutsi, ma in realtà anche per dare man forte ai genocidari contro il FPR di Kagame ormai entrato nel paese.

Ora, la questione sollevata dalla commissione rwandese è che a pianificare e organizzare il genocidio sia stata la Francia. E' vero o falso? Boh. Come facciamo a saperlo? Un po' come nei grandi omicidi politici del secolo scorso, a partire da quello di Kennedy, non credo che la verità sia alla nostra portata, perché la questione è così segreta e complessa che va molto oltre le nostre capacità di indagine, per lo meno, oltre le mie di sicuro. Per di più occuparsi dell'africa significa non avere quasi mai accesso a documenti, se non andando direttamente sul posto.. (non è che si trovano su Internet). E non credo neanche in risposte nette, che separano in modo rigido i buoni dai cattivi, anche se, d'altra parte, non si deve cadere nell'errore che le responsabilità sono di tutti in egual misura, perché questo non è vero. Non c'è dubbio che l'operation Turquoise abbia salvato anche vite tutsi, così come non v'è dubbio che ne abbia deliberatamente lasciate massacrare altre (vedi Murambi).

Ad ogni modo la mia personalissima opinione è questa: francamente parlando, quella della pianificazione francese mi sembra un po' troppo. se si accetta l'allucinante prospettiva che il genocidio sia stato pensato e organizzato solo dalla francia, si nega la capacità di agency dei rwandesi, ridotti a rozzi burattini del terzo mondo del tutto manovrati dagli occidentali, e soprattutto si nega la storia politica del paese, che può mostrare come in realtà dinamiche interne molto forti, tra cui complesse relazioni sociali e precari equilibri tra la popolazione, si erano già costituite a partire dagli anni '60. Qui la lettura di Guichaoua è però imprescindibile. E la gente locale stessa ha precise responsabilità prima e durante il genocidio: si sono viste persone che trucidavano i vicini di casa in nome di antichi rancori che nulla avevano a che fare con l'etnia, altri perché così si liberava un posto di lavoro al comune, altri ancora che uccidevano i propri figli avuti da una moglie tutsi, ttti in nome di una follia collettiva che legittimava, in quanto legalizzato anzi auspicato dall'alto, il dare la morte. Ma qui si apre tutta una serie di studi sulla questione morale che è meglio evitare.

jpjcssource
22-11-2008, 20:01
Ciao Lorenzaccia, quindi se ho capito bene, il Rwanda vuole praticamente teneresi le risorse naturali che controlla nella RDC estromettendo sia i francesi che i cinesi che hanno il benestare del governo congolese per estrarre le risorse.
Tutto questo appoggiando Nkunda ed i suoi ribelli.

Lorenzaccia
22-11-2008, 23:22
sì, sicuramente se consideriamo la questione dal solo punto di vista economico le cose stanno come hai scritto. E anche se la francia sta sicuramente più simapatica al congo di quanto non lo sia al rwanda, ora c'è anche la cina con cui spartire il malloppo.

Ma la situazione è intricatissima anche per altri motivi. Primo, perchè sono coinvolti molti altri stati africani (e non, anche se ufficialmente "i non" non appaiono, o meglio appaiono come "supervisori"): Uganda in primis, che ha interessi propri nella regione, la difesa dei quali ha richiesto una dura opposizione al rwanda, fino al 99 suo stretto alleato; ci sono anche angola, zimbabwe e namibia, che sostengono la RDCongo e il suo presidente Kabila. Il Rwanda, poi, è militarmente presente nelle provincie del Kivu sin dal 96, con l'obiettivo di smantellare i campi di rifugiati hutu, in fuga dopo la fine del genocidio, controllati da milizie Interahamwe e da truppe dell'ex FAR, l'esercito ufficiale rwandese all'epoca di Habyarimana. Inoltre, non c'è da sottovalutare il fatto che i confini nella zona creano non pochi problemi, perchè non separano affatto le comunità ma le mischiano e spesso le contrappongono. Nell'est congo c'è la questione dei banyamulenge (esuli tutsi, che si sono stabiliti lì, si sono appropriati di terreni - in quasi tutta l'africa, per lo meno prima della colonizzazione e ancora oggi nelle zone che vi hanno resistito, il possesso della terra, detto in maniera molto semplicistica, è collettivo e non esistono diritti di proprietà individuali da far valere, quindi al massimo ci si arrabbia o si effettua una ritorsione se si crede di aver subito un torto - dunque, i banyamulenge hanno aperto attività, hanno avuto accesso alla cittadinanza, sono odiatissimi dagli autoctoni che li percepiscono come "invasori", com immigrati. Quindi lo scontro del rwanda con le milizie hutu rifugiate nel Kivu e nell'Ituri, e secondo il rwanda appoggiate dal congo, e il controllo delle risorse, si intrecciano con i movimenti degli autoctoni variamnete legati alla questione della terra e della cittadinanza. Si sono formati, da nord a sud della parte est del congo, molti gruppi che si ribellano algi ordini del centro, ma che sono anche in conrapposizione gli uni con gli altri, al fine di controllare la fetta di terra dove risiedono, e che usano la violenza più spaventosa per esercitarvi il loro potere.
La faccenda si complica ancora se pensiamo che gli accordi di pace di Sun City (Sud Africa) del 2002, voluti dalla comunità int.le per porre fine alla crisi dell'est congo, avevano l'obiettivo di contemperare gli interessi di tutte le parti in gioco (vari gruppi ribelli e stati) ma hanno di fatto escluso il Rwanda e il suo gruppo ribelle protetto (cioè il RDC-Goma di Nkunda), ed hanno privilegiato il governo della RDCongo, sostenuto da francia, belgio, gran bretagna e Ue. La politica aggressiva che il Rwanda sta attuando nella regione è legata anche a questo aspetto, cioè è anche volta a modificare in qualche modo l'esito degli accordi.

plutus
23-11-2008, 22:42
Ma perchè i Francesi ...

leggo domani con calma il tutto ma...i francesi, in africa, hanno interessi e militari ovunque. Ma son più discreti degli americani...

drakend
24-11-2008, 10:42
Il Ruanda che vuole estromettere francesi e cinesi? Va beh si vede che vuole sparire dalle cartine geografiche molto presto, come Stato indipendente almeno.

FleboDiBirra
27-11-2008, 20:32
Inanzitutto un grazie a Lorenzaccia per i sui preziosi post.
Si fa un gran parlare dell'Africa ma poi quando si vuole scendere nel dettaglio è difficle trovare informazioni che non siano quelle quattro acche che ci propinano i vari TG. Sapevo già che anche l'Europa era coinvolta nella situazione attuale ma pensavo che si trattasse di blande relazioni diplomatiche dovute al passato coloniale (ricordo che la RDC era possedimento privato del re del Belgio). Non immaginavo certo che la Francia fosse coinvolta fino a questo punto e in questi temini.

Un paio di settimane fà sono andato ad ascoltare una discussione dove si parlava della Repubblica Democratica del Congo, del Rwanda e della situazione generale di quella parte dell'Africa. Alcune delle cose di cui si è discusso le sapevo già ma ascoltare queste cose dalla voce di chi vive e opera in quelle zone è un'altra cosa.
Tra le varie persone che sono intervenute c'era anche il fratello di Padre Franco Bordignon, un missionario che opera in Africa da parecchi anni. Questi ha raccontato la situazione dei profughi in fuga dalle milizie di Nkunda ed è disastrosa. In questo momento ci sono milioni di persone rifugiate nella foresta senza acqua, cibo e riparo. Le condizioni in cui questa gente vive (e muore) non sono molto diverse da quelle degli ebrei di Auswitz. I profughi che riescono a tornare trovano le loro case occupate dalle milizie. Dal 94 ad oggi in quella zona ci sono stati 5 milioni di morti. Si tratta di un numero che è comparabile con il numero dei morti di ognuna delle due guerre mondiali.

A tutti quelli che vogliono farsi un'idea su cosa succede da quelle parti consiglio di guardarsi il seguente link

Report - Furto di stato (http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-report%5E23%5E88237,00.html)

Zontar
07-10-2009, 09:27
Finalmente catturato dopo 15 anni Nizeyimana.

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/esteri/ruanda/ruanda/ruanda.html