View Full Version : Licenziamenti Motorola a Torino
quintessenza
11-11-2008, 18:58
Hanno licenziato 370 ingegneri e 100 consulenti di colpo!
http://www.maancheno.org/2008/11/10/crisi-economica-motorola-licenzia-370-ingegneri-e-100-consulenti-di-colpo/
E' un fatto grave che licenzino persone così qualificate!
Che ne pensate?
Senza Fili
11-11-2008, 19:00
Hanno licenziato 370 ingegneri e 100 consulenti di colpo!
http://www.maancheno.org/2008/11/10/crisi-economica-motorola-licenzia-370-ingegneri-e-100-consulenti-di-colpo/
E' un fatto grave che licenzino persone così qualificate!
Che ne pensate?
Ah perchè se avessero lasciato in mezzo alla strada gente meno qualificata sarebbe stato meno grave? :doh:
quintessenza
11-11-2008, 19:01
Ah perchè se avessero lasciato in mezzo alla strada gente meno qualificata sarebbe stato meno grave? :doh:
no di certo! mi sono espresso male
Volevo significare che sono quasi tutti ingegneri,che lavoravano bene e anche l'azienda produceva utili; cioè se buttano in mezzo a una strada personale laureato con molta esperienza come può
un neodiplomato o neolaureato trovare lavoro in quell'ambito a Torino?
domthewizard
11-11-2008, 19:02
di certo un'azienda non può dichiarare fallimento per mantenere 300 persone quando è evidente che non può. i licenziamenti di massa se ci sono è perchè l'azienda non può più permettersi di mantenere tanto personale, così come ci sono le assunzioni di massa quando l'azienda ha bisogno di personale ;)
DVD_QTDVS
12-11-2008, 00:06
credo che si tratta di dislocazione in paesi piu' produttivi... :rolleyes:
e questo e' solo l'inizio.... :rolleyes:
Bilancino
12-11-2008, 14:16
L'italia non è un paese adatto alla produttività.....una azienda americana che vantaggio può avere a tenere uno stabilimento in italia?
Poi non mi sembra che i motorola siano ottimi cellulari....nokia in primis, poi iphone ovvio che poi la crisi avviene.....
Mi spiace per queste persone, ingegneri come me, ma forse coltivare le zucchine e similari in italia è forse il lavoro più sicuro....
Ciao!
ho trovato anche questo articolo
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/motorola-anti-iphone.shtml?uuid=e751b302-b01d-11dd-8057-9c09c8bfa449&DocRulesView=Libero
è un male per tutti, perché come dice giustamente il tizio non assorbi facilmente tutte quelle persone e quando hai tutta quella gente sul mercato inevitabilmente ci si pesta i piedi
motorola nons ta messa proprio bene... non ci vedo nulla di strano nel chiudere lo stabilimento di torino.
Considerate che il prezzo delle azioni e' crollato ad un quarto rispetto all'anno scorso...
credo che si tratta di dislocazione in paesi piu' produttivi... :rolleyes:
e questo e' solo l'inizio.... :rolleyes:
no e' motorola che e' sull'orlo del crollo.
mark41176
13-11-2008, 13:21
L'italia non è un paese adatto alla produttività.....una azienda americana che vantaggio può avere a tenere uno stabilimento in italia?
...
non esageriamo adesso...
non si può certo negare che le aziende manifatturiere trovino molto più vantaggioso investire in paesi come la Polonia, la Romania, la Bulgaria, la Turchia, l'Egitto, l'India, la Cina, etc... tanto per citarne alcuni...
ma dire che l'Italia si un paese inadatto alla produttività è un pò un'affermazione avventata....... è indubbio l'abbattimento dei costi se faccio produrre i miei prodotti in quei paesi lì, ma la "qualità" è un'altra cosa: sicuramente prima o poi arriveranno anche loro ad un certo livello di qualità, nemmeno questo si può mettere in dubbio, ma la tradizione "made in italy" se mi permettete non morirà mai
Chiamparino protesta
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/economia/torino-crisi-motorola/torino-crisi-motorola/torino-crisi-motorola.html
Il sindaco: azienda scorretta, non deve lasciare Torino: "Hanno ottenuto
11 milioni di fondi pubblici e in due giorni hanno deciso di chiudere"
Chiamparino contro la Motorola
"Pronto a incatenarmi ai cancelli"
"Pronto a esagerare perché una comunità colpita deve reagire"
di PAOLO GRISERI
Chiamparino contro la Motorola "Pronto a incatenarmi ai cancelli"
Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino
TORINO - Incatenarsi di fronte all'ingresso della Motorola come i tanti disoccupati che in giro per il mondo protestano contro le multinazionali per la perdita del posto di lavoro. A prendere catena e lucchetto per difendere 370 posti altamente qualificati sarà questa volta un sindaco, Sergio Chiamparino. Un politico solitamente restio al gesto clamoroso, noto per quel suo motto "esageruma nen", non esageriamo, che costituisce la sintesi del carattere torinese, poco incline alla sceneggiata.
Signor sindaco, perché ha deciso di esagerare?
"Perché si deve sapere che una comunità colpita è in grado di reagire, non accetta passivamente le scelte che ricadono sul territorio".
Che cosa le ha fatto la Motorola?
"La Motorola ha ingannato la città. Ha ottenuto, in via indiretta, 11 milioni di finanziamenti pubblici, ha goduto di una serie di vantaggi per insediarsi a Torino e nel giro di due giorni ha deciso di chiudere baracca e burattini".
Un fulmine a ciel sereno?
"Fino alla scorsa settimana i dirigenti locali discutevano con il vicesindaco sulla possibilità di ampliare l'insediamento: chiedevano fino a 2000 metri quadrati in più".
E poi che cosa è successo?
"In una località dell'Illinois, a Schaumburg, si è riunito il consiglio di amministrazione e ha semplicemente deciso di chiudere tutte le attività non commerciali in Europa".
È il capitalismo, no?
"Certo. Ma allora perché sfruttare i vantaggi del sistema pubblico quando si trattava di ottenere condizioni di favore per l'insediamento?".
Un sindaco contro una multinazionale? Davide contro Golia?
"Non un sindaco solo: un presidente di Regione, un vescovo, una comunità che non accetta di veder sparire da un giorno all'altro 370 posti di lavoro qualificati".
Chi aveva pagato per favorire l'arrivo di Motorola a Torino?
"Il Politecnico aveva destinato a quell'insediamento una parte dei fondi europei a sostegno della ricerca. Un investimento giustificato. I 370 ingegneri che hanno lavorato in questi anni a Torino hanno prodotto brevetti allo stesso ritmo dei loro colleghi statunitensi e per unanime ammissione il centro Motorola di Torino era uno dei migliori del gruppo".
Così si incatenerà per difendere gli ingegneri?
"Non so se mi incatenerò. Ma farò qualsiasi cosa per convincere l'azienda a tornare sui suoi passi".
Alternative al lucchetto?
"Insieme alla presidente della Regione, Mercedes Bresso, scriveremo una lettera all'ambasciatore statunitense in Italia, Ronald Spogli, chiedendo un suo intervento".
Pensa di recarsi in Illinois?
"Potrei provare a coinvolgere il compagno Obama, che è di quelle parti. Scherzo, naturalmente. Batteremo tutte le strade per raggiungere il nostro obiettivo".
Questa vicenda ripropone l'antico dilemma: meglio difendere il legame tra aziende e territorio o lasciare che il mercato globale faccia il suo corso?
"Il legame tra un'azienda e il territorio può essere una ricchezza per ambedue. Naturalmente se si trasforma nella difesa protezionistica degli stabilimenti e degli uffici è sbagliato".
Dunque lei non si incatenerà per protezionismo?
"Assolutamente no. Noi abbiamo scommesso, e continueremo a farlo, sulla capacità della nostra area di accogliere aziende innovative. Abbiamo una tradizione, un politecnico all'avanguardia, delle aziende che sono al vertice mondiale nei loro settori. Ci sono, soprattutto, le condizioni perché si formino qui i lavoratori in grado di operare nei settori innovativi".
Dopo i fasti olimpici, Torino torna ad essere sinonimo di crisi?
"È una lettura totalmente sbagliata. Se anche perdessimo la battaglia per mantenere a Torino l'insediamento di Motorola abbiamo altre aziende del settore delle telecomunicazioni che sono arrivate in città. La linea della diversificazione produttiva per evitare di vivere di sola automobile prosegue. Così come prosegue l'impegno nel settore del turismo e della cultura".
Manterrete gli investimenti nella cultura anche mentre chiudono le fabbriche?
"Sì. Manterremo quegli investimenti che garantiscono ritorni duraturi. È chiaro che risparmieremo sulle iniziative effimere".
Nella sua battaglia a difesa dei 370 ingegneri quali alleati vorrebbe avere al suo fianco?
"Sarebbe logico che in questa vicenda si facesse sentire anche il governo nazionale. Per ora ho ottenuto con Motorola Italia un primo contatto ufficiale per lunedì. Ma è ovvio che l'intervento dei ministri competenti, come accadrebbe in casi analoghi in altri paesi europei, sarebbe molto utile".
Si incatenerebbe insieme a Tremonti di fronte alla sede della Motorola?
"Non nego che sarebbe una scena decisamente inconsueta".
(15 novembre 2008)
svarionman
15-11-2008, 19:57
In quel centro sono stati brvettati 25 nuovi cellulari, ora dopo aver registrato i diritti, probabilmente colgono la palla della crisi al balzo per spostarsi in luoghi dove la manodopera è a più basso costo.
Tra l'altro l'azienda non ha neanche versato i contributi per gli ammortizzatori sociali, così i lavoratori saranno senza stipendio o sussidi da un giorno all'altro.
musicaelettronica
15-11-2008, 20:59
non esageriamo adesso...
non si può certo negare che le aziende manifatturiere trovino molto più vantaggioso investire in paesi come la Polonia, la Romania, la Bulgaria, la Turchia, l'Egitto, l'India, la Cina, etc... tanto per citarne alcuni...
ma dire che l'Italia si un paese inadatto alla produttività è un pò un'affermazione avventata....... è indubbio l'abbattimento dei costi se faccio produrre i miei prodotti in quei paesi lì, ma la "qualità" è un'altra cosa: sicuramente prima o poi arriveranno anche loro ad un certo livello di qualità, nemmeno questo si può mettere in dubbio, ma la tradizione "made in italy" se mi permettete non morirà mai
anche la produttività dei paesi ex blocco sovietico soprattutto è molto scarsa in genere
[A+R]MaVro
16-11-2008, 22:19
E' una pessima notizia. Se non ho inteso male quello che ha chiuso era un centro di R&D e non un impianto produttivo. E' sicuramente un impoverimento del già desolante panorama di R&D italiano e se anche il lavoro qualificato inizia ad accusare i colpi della crisi questa potrebbe essere più grave del previsto.
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