markus_81
04-11-2008, 09:03
Sauna al freddo: con il costume e le calze a meno 110 gradi
La sauna, ovvero il bagno di calore benefico per l’organismo, sta lasciando il posto alla più moderna crioterapia ovvero alla terapia del freddo. Tutti in costume dunque ad affrontare un “bagno” di gelo a -110 gradi.
Presto le cliniche del freddo anche in Italia - Una cosa da brividi nel vero senso della parola ma che pare sia in grado di alleviare o eliminare i dolori, curare patologie croniche articolari, vertebrali, reumatismi e neurodermiti, ma anche stress e insonnia. Da noi la crioterapia viene usata solitamente per terapie localizzate, ma in Giappone sono tante le cliniche che applicano il principio del freddo per il benessere e dal Paese d’Oriente si sono via via moltiplicate nel Nord Europa: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia e da poco anche in Francia, Gran Bretagna e Austria, dove due delle cinque strutture si trovano a pochi chilometri dal confine italiano, a Bad Bleiberg, nel centro di cura Kurzentrum, a venti chilometri da Tarvisio e a Seefeld, all'hotel AlpenMed Lamm, a dieci minuti da Innsbruck. Nel nostro Paese la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica ai clienti più temerari.
Prima un check-up - Chi si vuole sottoporre alla terapia del freddo deve però godere di buona salute e per questo è vietata a ipertesi e cardiopatici perché il freddo provoca nell’organismo una violenta vasodilatazione, e non è consentita nemmeno alle donne incinte, spiega il dottor Georg Kettenhuber. Se si è fisicamente idonei però si passa alla fase successiva, quella della vestizione. Servono infatti un costume da bagno, calze e scarpe da ginnastica, guanti, fascia per riparare le orecchie e mascherina da chirurgo per proteggere la bocca e il naso.
Da -15 a -110 gradi - Così bardati si entra nel Polo Sud artificiale e si affronta una temperatura di -15 gradi tanto per acclimatarsi. Dopo una breve passeggiata in tondo nella camera, si passa nella seconda stanza attraverso un portellone stagno tipo quello delle celle frigorifere delle macellerie. A questo punto la cosa diventa "agghiacciante": -60 gradi e dopo qualche altro passo ecco l’obiettivo, i -110 gradi.
Movimenti lenti per la circolazione - In questa condizione estrema i pazienti, costantemente sorvegliati da un’infermiera che può anche parlare con loro, tendono a muoversi per scaldarsi. Errore. L'infermiera ricorda che sì, le gambe e le braccia vanno mosse, ma lentamente per mantenere la circolazione. Il respiro affannoso poi è dannoso per le vie aeree. Ora la pelle comincia a tirare, e si sente un formicolio dappertutto. Le ciglia e le sopracciglia si coprono di una specie di neve grattugiata e i peli stanno su dritti come fil di ferro. Più o meno ti senti rigido come un bastone di ferro e più passano i secondi e più il battere dei denti diventa incontrollabile e tu sei in grado di pensare solo a come resistere i tre minuti e mezzo consentiti e uscirne vivo.
Prima la spossatezza e poi l'euforia - Per tornare alla normalità si deve rifare il percorso inverso e tornare gradatamente ai -15 gradi che c’è da giurarlo sembrano una temperatura tropicale. I coraggiosi che l’hanno fatto giurano che una volta superata la sensazione di essere degli zombi, ci si sente sempre più rilassati fino a raggiungere addirittura un vero stato euforico.
Antidolorifico naturale - A questo punto ci si sottopone a un’altra visita di controllo e poi ci si gode un meritato relax rigorosamente al caldo. Dopo un ciclo completo di percorsi “alle basse temperature” i pazienti affetti da infiammazioni croniche riescono a eliminare il dolore per diverse settimane.
Una sauna al contrario, in costume a meno 110°
La crioterapia riduce il dolore e dà euforia. Dopo il Giappone, si sta diffondendo anche in Europa
SEEFELD (Austria) — Guai a chi tocca qualcosa: ci si rimane appiccicati. I peli dritti sulla pelle sembrano fili d'erba. Respiri e l'aria che espelli diventa nuvola, arriva al soffitto. Pochi secondi ed ecco l'effetto brina: ciglia e sopracciglia si coprono di una specie di neve grattugiata. Benvenuti a -110˚, al gelo che più gelo non si può. Si entra in costume da bagno. Obiettivo: alleviare o eliminare i dolori, curare patologie croniche a livello articolare o vertebrale, reumatismi e neurodermiti, ma anche stress e insonnia.
Guarda il video girato nelle "camere del freddo"
http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall Italia&vxClipId=2524_a2e35cba-a975-11dd-bcaf-00144f02aabc&vxBitrate=300
Si chiama crioterapia e parte dal principio che il freddo lenisce i dolori. Relegata per anni a terapia localizzata, adesso la crioterapia è diventata «total body» e, dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia più recentemente in Francia, Gran Bretagna e Austria, dove due delle cinque strutture sono a pochi chilometri dal confine italiano: a Bad Bleiberg, nel centro di cura Kurzentrum, a venti chilometri da Tarvisio e a Seefeld, all'hotel AlpenMed Lamm, a dieci minuti da Innsbruck. In Italia la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica.
Prima di ogni trattamento il medico controlla pressione e battito cardiaco. «La crioterapia è vietata a ipertesi e cardiopatici perché con il freddo l'organismo reagisce con una violenta vasodilatazione. Niente crio anche per le donne incinte» spiega il dottor Georg Kettenhuber. Superata la visita, il secondo step è la vestizione (o meglio, svestizione): costume da bagno, calze e scarpe da ginnastica, guanti, fascia per riparare le orecchie e mascherina da chirurgo per proteggere la bocca e il naso. E' ora di entrare nella prima camera: -15˚ tanto per cominciare l'acclimatamento. Due giretti in tondo nella microstanza e si sguscia nella seconda attraverso un portellone stagno identico a quello dei maxi freezer delle macellerie. Qui il gelo non è uno scherzo: -60˚, e si sentono tutti.
Altra breve camminata e, superata la terza porta, comincia la vera terapia, a -110˚. Qui dentro è peggio dell'Antartide, dove la temperatura raggiunge «appena» i 90˚ sotto zero.
Da fuori l'infermiera è sempre in contatto audio e video con il paziente, e ogni tanto segnala quanto tempo manca alla fine della terapia. Appena si entra, la prima cosa che viene in mente per resistere a quel gelo neppure immaginabile è correre, nell'illusione di scaldarsi un po'. Sbagliato. L'infermiera ricorda subito che gambe e braccia vanno mosse, ma lentamente, per mantenere la circolazione. Il respiro affannoso invece potrebbe danneggiare le vie aeree. La pelle comincia a tirare, formicolio dappertutto. Più o meno ti senti uno stoccafisso, ogni passo sempre più rigido. Man mano che passano i secondi tremi e batti i denti. Neppure le musiche di sottofondo riescono a distrarti: l'unico pensiero è sopravvivere. Lì dentro si può resistere fino a tre minuti e mezzo. Poi è decisamente il caso di uscire se non si vuole fare la fine del ghiacciolo. Si ripassa attraverso tutte le stanze e tornare ai -15˚ è quasi come essere alla Hawaii. All'uscita ci si sente all'inizio più o meno come uno zombi, poi sempre più rilassati ed euforici. Ultima visita di controllo e poi meritato relax, al calduccio.
«La sensazione di sollievo che si prova dipende dall'azione combinata del freddo e di alcuni recettori nervosi che si trovano sulla pelle — aggiunge Kettenhuber —. In pratica quando fa freddo i recettori mandano un segnale al cervello del tipo "Attenzione fa freddo, bisogna coprirsi". E' un messaggio importante, che ha la precedenza sugli altri, compreso quello del dolore. In pratica il freddo blocca la strada ad altri stimoli nervosi in modo che questi non giungano a destinazione. Molti dei nostri pazienti soffrono di infiammazioni croniche e il freddo per loro è l'unico modo per non provare dolore per qualche ora e dopo un ciclo completo provano sollievo per settimane».
:eek:
La sauna, ovvero il bagno di calore benefico per l’organismo, sta lasciando il posto alla più moderna crioterapia ovvero alla terapia del freddo. Tutti in costume dunque ad affrontare un “bagno” di gelo a -110 gradi.
Presto le cliniche del freddo anche in Italia - Una cosa da brividi nel vero senso della parola ma che pare sia in grado di alleviare o eliminare i dolori, curare patologie croniche articolari, vertebrali, reumatismi e neurodermiti, ma anche stress e insonnia. Da noi la crioterapia viene usata solitamente per terapie localizzate, ma in Giappone sono tante le cliniche che applicano il principio del freddo per il benessere e dal Paese d’Oriente si sono via via moltiplicate nel Nord Europa: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia e da poco anche in Francia, Gran Bretagna e Austria, dove due delle cinque strutture si trovano a pochi chilometri dal confine italiano, a Bad Bleiberg, nel centro di cura Kurzentrum, a venti chilometri da Tarvisio e a Seefeld, all'hotel AlpenMed Lamm, a dieci minuti da Innsbruck. Nel nostro Paese la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica ai clienti più temerari.
Prima un check-up - Chi si vuole sottoporre alla terapia del freddo deve però godere di buona salute e per questo è vietata a ipertesi e cardiopatici perché il freddo provoca nell’organismo una violenta vasodilatazione, e non è consentita nemmeno alle donne incinte, spiega il dottor Georg Kettenhuber. Se si è fisicamente idonei però si passa alla fase successiva, quella della vestizione. Servono infatti un costume da bagno, calze e scarpe da ginnastica, guanti, fascia per riparare le orecchie e mascherina da chirurgo per proteggere la bocca e il naso.
Da -15 a -110 gradi - Così bardati si entra nel Polo Sud artificiale e si affronta una temperatura di -15 gradi tanto per acclimatarsi. Dopo una breve passeggiata in tondo nella camera, si passa nella seconda stanza attraverso un portellone stagno tipo quello delle celle frigorifere delle macellerie. A questo punto la cosa diventa "agghiacciante": -60 gradi e dopo qualche altro passo ecco l’obiettivo, i -110 gradi.
Movimenti lenti per la circolazione - In questa condizione estrema i pazienti, costantemente sorvegliati da un’infermiera che può anche parlare con loro, tendono a muoversi per scaldarsi. Errore. L'infermiera ricorda che sì, le gambe e le braccia vanno mosse, ma lentamente per mantenere la circolazione. Il respiro affannoso poi è dannoso per le vie aeree. Ora la pelle comincia a tirare, e si sente un formicolio dappertutto. Le ciglia e le sopracciglia si coprono di una specie di neve grattugiata e i peli stanno su dritti come fil di ferro. Più o meno ti senti rigido come un bastone di ferro e più passano i secondi e più il battere dei denti diventa incontrollabile e tu sei in grado di pensare solo a come resistere i tre minuti e mezzo consentiti e uscirne vivo.
Prima la spossatezza e poi l'euforia - Per tornare alla normalità si deve rifare il percorso inverso e tornare gradatamente ai -15 gradi che c’è da giurarlo sembrano una temperatura tropicale. I coraggiosi che l’hanno fatto giurano che una volta superata la sensazione di essere degli zombi, ci si sente sempre più rilassati fino a raggiungere addirittura un vero stato euforico.
Antidolorifico naturale - A questo punto ci si sottopone a un’altra visita di controllo e poi ci si gode un meritato relax rigorosamente al caldo. Dopo un ciclo completo di percorsi “alle basse temperature” i pazienti affetti da infiammazioni croniche riescono a eliminare il dolore per diverse settimane.
Una sauna al contrario, in costume a meno 110°
La crioterapia riduce il dolore e dà euforia. Dopo il Giappone, si sta diffondendo anche in Europa
SEEFELD (Austria) — Guai a chi tocca qualcosa: ci si rimane appiccicati. I peli dritti sulla pelle sembrano fili d'erba. Respiri e l'aria che espelli diventa nuvola, arriva al soffitto. Pochi secondi ed ecco l'effetto brina: ciglia e sopracciglia si coprono di una specie di neve grattugiata. Benvenuti a -110˚, al gelo che più gelo non si può. Si entra in costume da bagno. Obiettivo: alleviare o eliminare i dolori, curare patologie croniche a livello articolare o vertebrale, reumatismi e neurodermiti, ma anche stress e insonnia.
Guarda il video girato nelle "camere del freddo"
http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall Italia&vxClipId=2524_a2e35cba-a975-11dd-bcaf-00144f02aabc&vxBitrate=300
Si chiama crioterapia e parte dal principio che il freddo lenisce i dolori. Relegata per anni a terapia localizzata, adesso la crioterapia è diventata «total body» e, dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia più recentemente in Francia, Gran Bretagna e Austria, dove due delle cinque strutture sono a pochi chilometri dal confine italiano: a Bad Bleiberg, nel centro di cura Kurzentrum, a venti chilometri da Tarvisio e a Seefeld, all'hotel AlpenMed Lamm, a dieci minuti da Innsbruck. In Italia la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica.
Prima di ogni trattamento il medico controlla pressione e battito cardiaco. «La crioterapia è vietata a ipertesi e cardiopatici perché con il freddo l'organismo reagisce con una violenta vasodilatazione. Niente crio anche per le donne incinte» spiega il dottor Georg Kettenhuber. Superata la visita, il secondo step è la vestizione (o meglio, svestizione): costume da bagno, calze e scarpe da ginnastica, guanti, fascia per riparare le orecchie e mascherina da chirurgo per proteggere la bocca e il naso. E' ora di entrare nella prima camera: -15˚ tanto per cominciare l'acclimatamento. Due giretti in tondo nella microstanza e si sguscia nella seconda attraverso un portellone stagno identico a quello dei maxi freezer delle macellerie. Qui il gelo non è uno scherzo: -60˚, e si sentono tutti.
Altra breve camminata e, superata la terza porta, comincia la vera terapia, a -110˚. Qui dentro è peggio dell'Antartide, dove la temperatura raggiunge «appena» i 90˚ sotto zero.
Da fuori l'infermiera è sempre in contatto audio e video con il paziente, e ogni tanto segnala quanto tempo manca alla fine della terapia. Appena si entra, la prima cosa che viene in mente per resistere a quel gelo neppure immaginabile è correre, nell'illusione di scaldarsi un po'. Sbagliato. L'infermiera ricorda subito che gambe e braccia vanno mosse, ma lentamente, per mantenere la circolazione. Il respiro affannoso invece potrebbe danneggiare le vie aeree. La pelle comincia a tirare, formicolio dappertutto. Più o meno ti senti uno stoccafisso, ogni passo sempre più rigido. Man mano che passano i secondi tremi e batti i denti. Neppure le musiche di sottofondo riescono a distrarti: l'unico pensiero è sopravvivere. Lì dentro si può resistere fino a tre minuti e mezzo. Poi è decisamente il caso di uscire se non si vuole fare la fine del ghiacciolo. Si ripassa attraverso tutte le stanze e tornare ai -15˚ è quasi come essere alla Hawaii. All'uscita ci si sente all'inizio più o meno come uno zombi, poi sempre più rilassati ed euforici. Ultima visita di controllo e poi meritato relax, al calduccio.
«La sensazione di sollievo che si prova dipende dall'azione combinata del freddo e di alcuni recettori nervosi che si trovano sulla pelle — aggiunge Kettenhuber —. In pratica quando fa freddo i recettori mandano un segnale al cervello del tipo "Attenzione fa freddo, bisogna coprirsi". E' un messaggio importante, che ha la precedenza sugli altri, compreso quello del dolore. In pratica il freddo blocca la strada ad altri stimoli nervosi in modo che questi non giungano a destinazione. Molti dei nostri pazienti soffrono di infiammazioni croniche e il freddo per loro è l'unico modo per non provare dolore per qualche ora e dopo un ciclo completo provano sollievo per settimane».
:eek: