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View Full Version : Cresce la cassa integrazione è una valanga: +70%


Pitonti
01-11-2008, 09:56
Cresce la cassa integrazione è una valanga: +70%

ROMA - Esplode la cassa integrazione. A settembre quella ordinaria è cresciuta, in un anno, di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento tra gli operai. Sono gli ultimi dati dell'Inps che non tengono ancora conto dello tsunami della crisi globale. "È a rischio un milione di posti di lavoro", ha detto ieri in un'intervista a Bloomberg Giuliano Amato che nella prima parte del '93, durante la peggiore recessione dei passati quarant'anni, era alla guida del governo.
Le ultime tabelle dell'Inps fotografano il progressivo peggioramento della situazione occupazionale. E dicono che la crisi è già dentro i gangli dell'economia reale.

Fa impressione leggere che in un solo mese, tra agosto e settembre, la cassa integrazione ordinaria è aumenta in media del 53 per cento e che tra gli impiegati (il ceto medio per eccellenza) l'impennata è stata del 113,79 per cento. Perché questa crisi non distingue i "colletti bianchi" da quelli blu; non separa il mondo del lavoro tra "garantiti" e no; tra giovani e vecchi. È solo la tempistica ad essere diversa: i primi ad essere colpiti, ad esempio, sono coloro che hanno i contratti a tempo, a progetto, interinali. Insomma, i precari. E loro non figurano nelle tabelle dell'Inps perché non hanno la cig. Sono invisibili. Nelle cronache quotidiane, però, emergono anche i precari: alla Magneti Marelli di Crevalcore non hanno rinnovato il contratto a 55 operai; in 117 rischiano alla Bonfigli e alla Micron di Avezzano sono rimasti a casa in 100.

Questi, nei fatti, sono licenziamenti. Secondo le stime della Fiom sono quasi 200 mila i precari nell'industria metalmeccanica. Circa 500 mila in tutta l'industria. E - secondo una stima dell'economista Pietro Garibaldi dell'Università di Torino - sono quattro milioni i lavori senza alcuna tutela. La stragrande maggioranza della precarietà si concentra nel pubblico impiego e nel settore dei servizi. Già colpito dalla crisi, come alla Carrefour di Milazzo, che ha messo in cassa quasi quaranta persone.

Ma l'epicentro della crisi resta l'industria. Fiat, Ilva, Electrolux, Aprilia: sono solo alcune delle aziende che, solo negli ultimi giorni, hanno ridotto la produzione e utilizzato la cassa integrazione. Alla Skf (cuscinetti a sfera) erano sedici anni che non si ricorrevano alla cig. Alla Pininfarina c'è il rischio di chiusura di due, dei tre stabilimenti, con quasi 700 esuberi. Nel torinese, ormai, ci sono più azienda con la cig che quella senza. Alla Bertone, l'altro marchio storico del design automobilistico, 1.200 lavoratori sono in cassa da cinque anni.

La cassa integrazione straordinaria cresce per ora meno di quella ordinaria, perché serve a gestire le ristrutturazioni e per le aziende più grandi (+ 5,32 per cento in un anno). Ma per ora, nell'emergenza, si copre la falla con la cassa integrazione ordinaria. Presto, per chi potrà, ci sarà un travaso dall'una all'altra, mentre le prospettive sono nerissime con una domanda - secondo Prometeia - che scenderà del 2,9 per cento quest'anno e poi ancora nel 2009 (-1,2 per cento), per risalire (+ 1 per cento) solo nel 2010. Questa è la recessione.

s-y
01-11-2008, 09:58
non e' la recessione, e' una bomba a tempo.

IpseDixit
01-11-2008, 10:56
La crisi è arrivata nel mondo reale...

cocis
01-11-2008, 11:01
avevano detto che i fondi per la cassaintegrazione durera ancora 2 mesi .. mi sa che finisce prima.. :confused:

fabio80
01-11-2008, 11:07
considerando la già disastrata situazione dell'italiano medio, si prospettano tempi duri....

indelebile
01-11-2008, 11:14
Ma il governo che fa dorme?
aumenta di poco i sussidi per cassa integrazione ma non fa niente per il cittadino e si focalizza sulle banche e industrie....se lo avesse fato prodi altro che una manifestazione berlusconi ne avrebbe fatto 1 al giorno davanti al governo...

Ferdy78
01-11-2008, 11:21
Ma il governo che fa dorme?
aumenta di poco i sussidi per cassa integrazione ma non fa niente per il cittadino e si focalizza sulle banche e industrie....se lo avesse fato prodi altro che una manifestazione berlusconi ne avrebbe fatto 1 al giorno davanti al governo...

beh considerando che l'Italia è FERMA DA ALMENO 8 anni, mi stupisco anzi si sia arrivati ora a sto punto... ;)

Berlusconi si interessa dei suoi interessi, di quelli degli amici, dei banchieri e della CAI.

Il tutto naturalmente con soldi e fondi STATALI... roba che in altri paesi dove non c'era la mafia al governo...avrebbe portato ad una bella rivoluzione copernicana...

fabio80
01-11-2008, 11:36
La cosa grave è che non coinvolge, come in passato avveniva, le aziende medio/grandi ma interessa largamente anche le piccole/micro. Pensa che l'azienda ove lavoro ha fruito di cig tra giugno e settembre, ed ora sta pianificando di ricorrervi nuovamente. Questo dopo esser passata, in poco più di 2 anni, da 260 e passa dipendenti a 90 e con, almeno stando a voci affidabili ed autorevoli, ulteriori probabili tagli in arrivo.

Ci sono persone che sono sull'orlo della disperazione perchè hanno mutui e debiti e con la prospettiva di cig o mobilità non sapranno come pagare e mangiare.

Il governo aiuta le banche e non è un errore in se, l'errore è di aiutare senza che i manager che hanno causato i problemi se ne vadano in mutande e non a casa perchè non l'hanno più in quanto confiscata a risarcimento danni ma a quel paese. Speriamo non omettano, non credo lo dimentichino perchè costerebbe loro assai caro, di aiutare anche i comuni cittadini in difficoltà.

invece lo ometteranno, non costerà loro niente. garantito.

fabio80
01-11-2008, 11:50
Ed allora significherà che gli italiani non si meritano Berlusconi o Prodi ma di molto peggio.

ma è già così, non vedi? buttano soldi nel cesso a causa di piloti e passeggiatrici di bordo, e se ne fregano del tornitore della fumagalli metalmecanica con dieci dipendenti. va da sempre così. in culo a quelli che i diritti si fanno valere con civiltà. vediamoli, i cavalieri della civiltà, come si porranno tra qualche tempo.

Fil9998
01-11-2008, 12:31
impareremo molto molto presto a coltivare patate ... anceh nei giarni condominiali.
ad avere come animali galline e non cani e gatti ...

Fil9998
01-11-2008, 13:01
alla fine se si arriva ai minimi minimi ... poi scatt il tutti contro tutti...

e gli unici ceh si salvano son i soliti della casta.

s-y
01-11-2008, 13:07
alla fine se si arriva ai minimi minimi ... poi scatt il tutti contro tutti...

e gli unici ceh si salvano son i soliti della casta.

tutto da stabilire, questo. che si salvino intendo.
dall'aria che tira vedo piu' possibile una color-dictatorship esposta, fatta naturalmente all'italiana quindi senza la minima sostanza. tranne che per il solito ovile, cioe' noi.
ma io resto l'inguaribile ottimista e quindi ci vedo anche uno spiraglio di possibilita' di cambiamento in meglio (leggi: patate).
o almeno di non 'morire' come coglioni.

Gio22
01-11-2008, 13:15
serviva questo articolo per mettervi al corrente di quello che vedo nella zona industriale della mia città,da mesi?

Getrag,bosch,graziano,isotta fraschini,firestone,magneti marelli,fincantieri




TUTTI IN CIG

parastatali o privati,nn c'è differenza.

nord barese nel tessile......una catastrofe,sn finiti i tempi del miracolo natuzzi.


in compenso un mio amico ha un appezzamento di terreno,lui mi dice che assicurato nn ci sto,ma se accetto in nero si può fare :O

finalmente a zappare la terra. molti mi seguiranno :asd:

quelarion
01-11-2008, 16:33
La crisi è arrivata nel mondo reale...

di già?
Non credo che dipenda solo dalla crisi finanziaria, qua c'è un problema strutturale italiano... sarei curioso di sapere come vanno le cose all'estero. Vedo di rimediare un giornale belga lunedì mattina...

Evitiamo di dare sempre la colpa al contesto internazionale. Finora tutti hanno dato la colpa all'11 settembre, ora tutti daranno la colpa alla crisi, come se si trattasse di calamità naturali che non dipendono da niente altro... Ah, mettiamoci anche questo euro cattivo a distruggere la nostra economia...

Qui c'è un problema economico generale che va affrontato.

IpseDixit
01-11-2008, 16:50
strutturale italiano... sarei curioso di sapere come vanno le cose all'estero. Vedo di rimediare un giornale belga lunedì mattina...



LAvoro per una multinazionale Usa e la scorsa settimana hanno annunciato tagli al personale in 4 stabilimenti (2 Usa, 1 inglese e uno in Francia).

shura
01-11-2008, 16:52
beh se finora i soldi per la CI sono stati usati a cazzo dagli imprenditori (leggi per pagare la metà gli operai) è normale che siano finiti

GUSTAV]<
01-11-2008, 17:01
Gran parte dell' economia europea si mantiene grazie all' industria meccanica ed automobilistica... :rolleyes:
I nuovi paesi emergenti x ora hanno produzioni che interessano solo il mercato interno,
(che non e' ancora saturo ed e' circa 4/5 volte piu' grande di quello occidentale..)
ma che nel giro di 4/5 anni potrebbero entrare di prepotenza nel nostro... :rolleyes:
Andando a guardare i listini del nuovo di famose riviste del settore, gia' si vede
che iniziano ad entrare in listino nuovi prodotti, (SUV soprattutto) prodotti in oriente/emergente...
Se nel giro di 10 anni riescono a produrre auto e suv di qualita' a prezzo ridotto,
direi che l'economia occidentale potrebbe ritrovarsi in un mare di cacca... :rolleyes:

Eppoi sfatiamo anche un' altro mito.... :Prrr:

Sara' pur vero che un operaio "emergente" guadagna meno, ma non e' l'unico
motivo di tutto questo successo... :rolleyes:

bisogna mettere in conto anche :
- Mercato di questi paesi, ancora vergine...
- Legislazioni meno rompiballe, su copyrright, brevvetti e stranezze varie... :rolleyes:
- 3 miliardi di gente e industrie del terziario che producono praticamente tutto...
(prova a trovare una fabbrica di "fregnette" in europa e vedere quanto costano...)

quelarion
01-11-2008, 17:05
LAvoro per una multinazionale Usa e la scorsa settimana hanno annunciato tagli al personale in 4 stabilimenti (2 Usa, 1 inglese e uno in Francia).

Eh, bisogna vedere in generale quanto si ricorre alla CI o equivalenti all'estero.

In Italia sono decenni che si manda gente in CI... una mia zia è stata per anni e anni in CI... Secondo me c'è qualcosa di più che la crisi

dantes76
01-11-2008, 20:28
non e' la recessione, e' una bomba a tempo.

l'inflazione scende pure, i consumi scendono pure :asd:

se tutto va bene, siamo nella merda [Cit.]

sanxius
01-11-2008, 21:41
Purtroppo.... qua a Torino stanno chiudendo parecchie ditte e stanno mandando in CIGS un bel po' di gente...

E purtroppo... da come la vedo io sarà durissima non ora...ma nel 2009.

La Cig è una istituzione che abbiamo qua in Italia, e la chiamerei "licenziamento" temporale, in quanto non potendo licenziare delle persone le mandano in Cig. E' cosi' purtroppo.
Ed è per questo che in Italia prima di "assumere" gente ci pensano tantissimo se non hanno la possibilità di licenziare con mano libera.

Meglio che mi metta a cercare lavoro a Dubai, almeno li' cola un bel po' di dollari... :mad:

elevul
01-11-2008, 22:44
Meglio che mi metta a cercare lavoro a Dubai, almeno li' cola un bel po' di dollari... :mad:

Se per caso gli servono operai o elettricisti fammi sapere... :D

Fides Brasier
01-11-2008, 22:47
Ed è per questo che in Italia prima di "assumere" gente ci pensano tantissimo se non hanno la possibilità di licenziare con mano libera.licenziare in italia si puo' e si fa senza nessun problema. chi dice il contrario o e' in malafede o non conosce la realta' dei fatti.

StefAno Giammarco
02-11-2008, 00:00
licenziare in italia si puo' e si fa senza nessun problema. chi dice il contrario o e' in malafede o non conosce la realta' dei fatti.

Verissimo, e lo so per plurima esperienza personale. Mai presa una lira di cassa integrazione.

niko974
02-11-2008, 12:12
e poi gli statali dicono pure che non sono dei privilegiati...
bah...

niko974
02-11-2008, 13:10
licenziare in italia si puo' e si fa senza nessun problema. chi dice il contrario o e' in malafede o non conosce la realta' dei fatti.dipende da azienda a azienda...
in alcune aziende(parastatatali ma formalmente private) i dipenddenti poi li "ricollocano"

Fides Brasier
02-11-2008, 16:51
L'italia e formata da molte e differenti realtà, evidentemente a te ed altri molte rimangono sconosciute o vengono ignorate.

dipende da azienda a azienda...
in alcune aziende(parastatatali ma formalmente private) i dipenddenti poi li "ricollocano"stiamo parlando di privato vero? bene confermo: le aziende private possono licenziare e lo fanno. i distinguo sono fuorvianti, se mi dici "aziende parastatali ma formalmente private" (quali poi?) forse non parliamo di aziende private, se invece rimaniamo nell'ambito delle imprese private (quindi nessun paracosa) queste licenziano: non e' affatto vero che le aziende italiane non hanno la possibilita' di licenziare a mano libera.

sanxius
02-11-2008, 18:40
ehm... forse mi avete fraintes...
o forse sono io che mi faccio fraintendere :D

dicevo... siccome io lavoro in una multinazionale da più di 10K e passa dipendenti non ho visto licenziamenti ma solo CIG

Quindi, il licenziamento avviene se vieni preso come esterno o come consulente o come precario.

Il dipendente vero e proprio (come io) rischia la CIG e non il licenziamento...

Se poi fai delle porcate...ahem...li' è ovvio che ti buttano fuori senza tanti complimenti... :(


Chi mi contraddice.... lo ascolto giusto per vedere dove mi sbaglio. Non sto dicendo verità assolute, ma quello che vedo qua a torino...

Fides Brasier
02-11-2008, 20:06
ehm... forse mi avete fraintes...
o forse sono io che mi faccio fraintendere :D

dicevo... siccome io lavoro in una multinazionale da più di 10K e passa dipendenti non ho visto licenziamenti ma solo CIG

Quindi, il licenziamento avviene se vieni preso come esterno o come consulente o come precario.

Il dipendente vero e proprio (come io) rischia la CIG e non il licenziamento...

Se poi fai delle porcate...ahem...li' è ovvio che ti buttano fuori senza tanti complimenti... :(


Chi mi contraddice.... lo ascolto giusto per vedere dove mi sbaglio. Non sto dicendo verità assolute, ma quello che vedo qua a torino...mi dispiace ma non e' cosi': esiste l'istituto del licenziamento collettivo, perfettamente regolato dalla legge e che consente alle aziende di decidere unilateralmente, quindi senza necessita' di alcun accordo con i sindacati, di procedere al licenziamento del numero di persone che ritiene opportuno. non c'e' bisogno di alcun prerequisito: non vi e' necessita' per esempio di stato di crisi o altro, nulla: semplicemente la decisione del management.

sanxius
02-11-2008, 20:38
mi dispiace ma non e' cosi': esiste l'istituto del licenziamento collettivo, perfettamente regolato dalla legge e che consente alle aziende di decidere unilateralmente, quindi senza necessita' di alcun accordo con i sindacati, di procedere al licenziamento del numero di persone che ritiene opportuno. non c'e' bisogno di alcun prerequisito: non vi e' necessita' per esempio di stato di crisi o altro, nulla: semplicemente la decisione del management.

CASPITA!

http://it.wikipedia.org/wiki/Licenziamento_collettivo

non lo sapevo...grazie davvero!!! grazie!:eek:

elevul
03-11-2008, 17:24
All'opposto io che ho gestito l'azienda di famiglia prima di, DEO gratias, riuscire a convincere mio padre a cederla ne so "qualcosina" per esperienza diretta.

Posso chiederti per quale motivo hai fatto cedere a tuo padre l'azienda?
Inoltre, poi sei riuscito a trovare lavoro nello stesso ramo?

Fides Brasier
03-11-2008, 18:33
Licenziare non ha potuto, altrimenti, sono più che certo, che lo avrebbe fatto perchè mantenere gente in cig straordinaria per 18 mesi e poi licenziarli con la mobilità gli è costato molto denaro e nessuno, tantomeno quella persona stando a quanto so di lui, sborsa se puo evitarlo.piu' che portarti gli articoli di legge che disciplinano il licenziamento collettivo non posso fare.
il motivo per cui non ha voluto applicare tale disciplina se vuole ce lo dice lui, non puoi certo dirlo tu che ti basi su certezze che si rivelano errate.

Fides Brasier
04-11-2008, 19:59
Non mi rimane che offrirti un consiglio:

Apri un'azienda, assumi almeno 20 dipendenti in modo da passare da artigianato ad industria e poi licenziane uno a caso senza "giustificato motivo" poi vedi che succede. Dopo torna qui a recitare articoli di legge inapplicati ed inapplicabili nel contesto vigente in questo paese.

Quando avrai passato questa esperienza potrai, finalmente, parlarne per cognizione di causa, io lo so perchè ad un collega imprenditore è accaduto un casino proprio per un fatto di questo tipo e perchè io stesso ho dovuto gestire una ristrutturazione aziendale portando l'azienda di famiglia da 49 a 28 dipendenti ed aumentandone, ti parrà strano ma i 28 rimasti faticavano meno di quando erano in 49 grazie alle automazioni/razionalizzazioni, la produttività di oltre il 50%.infatti cio' di cui parli tu non c'entra nulla con la procedura che ho menzionato io. in un'azienda di piu' di 15 dipendenti non si puo' licenziare senza giustificato motivo (quali ad esempio il furto in azienda, la rissa nei reparti produttivi, forse anche il rifiuto di eseguire un ordine e cose del genere): ma tutto cio' e' riferito al singolo dipendente. la procedura di licenziamento collettivo prevede invece il licenziamento di piu' persone ("collettivo" = "piu' persone", ma va?? :D ) identificate da precisi criteri in un arco temporale ben definito.
se poi dici che sono articoli di legge inapplicati e inapplicabili, puoi farti un giro in rete a vedere quanti sono i casi di licenziamenti collettivi applicati: sono davvero tanti, e tutti che smentiscono la falsa diceria che in italia non si puo' licenziare.
i motivi per i quali il proprietario dell'azienda dove lavori non ha applicato questa procedura io li posso supporre e immaginare, ma torno a ripetere che sia meglio che ce li dica lui.

Matuhw
04-11-2008, 21:26
In Italia, per il privato, è laborioso, ma non impossibile il licenziamento singolo. Il licenziamento collettivo è uno schiocco di dita. Comunicazione del management del numero degli esuberi e dei motivi per i quali non si ritiene opportuna la cassa integrazione e dopo 75 giorni partono le le lettere di licenziamento. Se trova accordo con il sindacato pagherà meno il contributo per l'indennità di mobilità altrimenti lo pagherà per intero ma potrà comunque licenziare senza alcun vincolo.
In Italia non c'è flessibilità nel mondo del lavoro, no. :rolleyes:

sanxius
05-11-2008, 09:45
Ora si inceppa il sistema Torino
Almeno 35 mila posti a rischio. Epifani: andiamo verso lo sciopero
M. CASSI e M. TROPEANO
TORINO
Uno sciopero contro la crisi, scoppiata feroce nel giro di una manciata di settimane a mordere la struttura industriale della città. Lo farà il 21 novembre la Camera del Lavoro di Torino con un corteo nel centro. La Cgil ha rotto gli indugi e ha fatto bene a giudicare dall’applauso liberatorio con cui 2 mila delegati - riuniti ieri all’Arsenale della pace - hanno accolto la proclamazione da parte della segretaria Donata Canta.

A benedire la scelta - condivisa da Lombardia e Emilia - il segretario generale Guglielmo Epifani. Ascolta gli interventi dei delegati che chiedono lo sciopero generale e alla fine dice: «Capisco chi dice che dobbiamo dare un’unificazione a questo movimento con uno sciopero generale». E in qualche modo li rassicura: «Se il governo continuerà a fare errori, a mortificare il Parlamento, a non ascoltare i sindacati e ad escludere gli enti locali, noi abbiamo il dovere di andare avanti con la forza necessaria». A margine dell’attivo dei delegati, sollecitato a chiarire se e quando ci sarà la proclamazione, risponde secco: «A suo tempo decideremo tutto». Domani l’assemblea nazionale dei delegati lancerà le proposte della Cgil per fronteggiare la crisi. Mentre Epifani parla scorrono alle sue spalle le diapositive che fotografano una situazione che è passata nel giro di un mese o poco più dallo straordinario ai licenziamenti. Non meno di 35 mila lavoratori sono coinvolti dalla cassa integrazione che colpisce meccanici e chimici, edili e tessili. E’ arrivata la cassa in aziende, come la Skf, che non la usava da 16 anni o come la Powertrain Stura che non ne faceva da 12.

È arrivata dove fino a ieri si assumeva e dove oggi vengono lasciati a casa gli interinali e i contratti a termine come alla Azimut che vara barche milionarie. Sono almeno 2600-2700 i ragazzi, ma anche gli operai di 40 anni, a essere stati spazzati via dalla imprese. La crisi è arrivata a lambire Armani e Luxottica, Aurora e Benetton. La cassa dilaga - sono 400 le imprese che l’hanno chiesta - e si accompagna a situazioni drammatiche di chiusura di stabilimenti come la Michelin con 600 addetti, la Dayco con 470 mentre è in difficoltà acutissima la Pininfarina che sta per annunciare 700 esuberi.

La crisi nasce nell’automotive - le Carrozzerie di Mirafiori, ad esempio, sono ferme in queste prime due settimane di novembre tranne la linea della Mi.To - e si spande fino a inchiodare le porte di un centro di ricerca come quello della Motorola con i suoi 400 ingegneri superspecializzati che è stato un fiore all’occhiello dell’economia dell’immateriale. Persino Telecom ha 300 esuberi a Torino.

Ad oggi sono 40 i tavoli di crisi aperti presso la Regione Piemonte. In discussione c’è la possibilità di concedere gli ammortizzatori sociali per 15 mila lavoratori. La situazione è in continua evoluzione, purtroppo negativa: «Questa è solo la punta di iceberg di uno stato di crisi più profonda. Ci sono dati inquietanti sul nostro sistema economico», spiega la presidente.
Mercedes Bresso ripete più volte l’aggettivo «inquietante».

Del resto come si potrebbe definire una radiografia che evidenzia come un quarto delle imprese piemontesi - industriali, commerciali e dei servizi - con un fatturato annuo superiore a 100 mila euro è a rischio visto che presenta un bilancio negativo e debiti crescenti? E poi c’è una «bolla» che potrebbe esplodere a breve. Se i piemontesi sembrano aver sfangato la crisi dei mutui casa - «Le banche hanno spedito 2,5 milioni di lettere di invito a rinegoziare a cui ha aderito meno dell’1% dei destinatari», spiega ancora Bresso - potrebbero essere colpiti dai debiti legati al credito al consumo. In Piemonte c’è un’esposizione per otto miliardi di euro che spalmati su tutti i suoi abitanti portano ad un rosso pro-capite di 2000 euro, compresi neonati e anziani. «Ed è evidente che questo deprime ulteriormente la domanda», spiega la «zarina».

Che fare, allora? Domani mattina alle 8,15 nella sede della Giunta regionale ci sarà la prima riunione del tavolo regionale anticrisi a cui partecipano i rappresentanti delle associazioni bancarie, della Confindustria, dei sindacati e delle altre categorie produttive. Ieri la Regione ha stanziato 70 milioni per la ricapitalizzazione dei consorzi fidi. Venti milioni sono cash e dovrebbero portare almeno 400 milioni di liquidità al sistema economico regionale. Altri 800 milioni dovrebbero arrivare dal rimborso statale dell’addizionale Irpef e serviranno a pagare i fornitori, soprattutto in campo sanitario. La Giunta, poi, dovrebbe aumentare di 5/6 milioni le dotazioni del fondo di integrazione del reddito per le famiglie colpite dalla cassa integrazione. E poi il Piemonte vuole aprire una trattativa con il governo. Una partita dove la «zarina» troverà come alleati gli altri governatori.


http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/primopiano/200811articoli/8558girata.asp

vedete...qua sta andando tutto a scatafascio...e da me si vocifera pausa natalizia anticipata...dal 15 dicembre fino al 7 gennaio.:(

IpseDixit
05-11-2008, 09:55
Le prospettive sono pessime
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1855727

Fides Brasier
05-11-2008, 09:57
vedete...qua sta andando tutto a scatafascio...la cosa non mi sorprende purtroppo; la crisi c'e' e ha origini lontane, ma uno dei fattori principali secondo me e' anche e soprattutto il fatto che le aziende pensano solo agli utili e non alle persone. e' una politica miope, perche' le aziende possono prosperare per un po' ma poi crollano sotto il peso della limitata capacita' di spesa delle persone.

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/primopiano/200811articoli/8559girata.asp
4/11/2008 (7:59)
"Qui c’è qualcuno che ci marcia"

Il sindaco Chiamparino: «Con la scusa della crisi si fanno ristrutturazioni altrimenti impensabili»
BEPPE MINELLO
TORINO
«Qui qualcuno ci marcia». Per il sindaco Sergio Chiamparino sono giorni duri. Finiti i fasti del periodo olimpico è arrivata la grande crisi. Basta inaugurazioni ed eventi da ribalta nazionale, le giornate si dipanano fra un incontro con l’arcivescovo Poletto per parlare, va da sé, di fabbriche che chiudono e operai Michelin o ingegneri Motorola che rischiano o hanno già perso il lavoro. Eppure «qualcuno ci marcia: non vorrei che con la scusa della grande crisi finanziaria si tentasse di mettere il cappello a ristruttrazioni che altrimenti ci si guarderebbe bene dall’intraprendere» ha buttato lì, ieri mattina, davanti alla delegazione degli operai Michelin.

Un sospetto suscitato da più fatti. «Fino a poco tempo fa - ha ricordato il sindaco - con Motorola discutevamo di ampliamenti di quello che, a loro giudizio, era ed è il loro miglior centro di ricerca europeo». Quello, per capirci, dove sono stati messi a punto il primo telefonino Umts e oltre una trentina di modelli del colosso statunitense. «All’inizio dell’estate - ha ricordato Chiamparino - abbiamo avuto più incontri con Motorola per capire se si poteva, installando un sistema fotovoltaico, diminuire l’impatto energetico del centro di ricerca», un bell’edificio arrivato a ospitare 370 tra ricercatori e ingegneri più un centinaio di contrattisti.

Trattative che se fossero arrivate a buon fine avrebbero comportato investimenti recuperabili in 18 anni, i primi 5 forieri di interessanti vantaggi fiscali. Una garanzia, se mai ce ne fosse stato bisogno, dell’interesse americano su Torino. E invece, nell’arco di pochi giorni si è passati da un radioso futuro alla depressione più nera: «Speriamo che qualcuno, a questo punto, sappia cogliere l’opportunità rappresentata da un centro di ricerca di eccellenza con ricercatori giovani e laboratori nuovi di zecca».

Stesso discorso per lo stabilimento Michelin che dà lavoro a oltre 900 persone, 650 delle quali di troppo secondo la multinazionale francese. Eppure, come riconosciuto anche da Parigi, la fabbrica torinese è quella che offre «la produttività e la redditività migliore». Grazie soprattutto ai lavoratori e ai sindacati che, in passato, hanno accettato condizioni di lavoro più dure pur di non mettere a repentaglio i posti. Una realtà che rende la decisione della Michelin apparentemente incomprensibile. A meno che non ci siano interessi non dichiarati: l’area dove sorge la Michelin confina, da un lato, con il supermercato Auchan e dall’altra con Settimo Torinese dove l’amministrazione di quel comune ha varato un mega-progetto di trasformazione urbana con la Pirelli.

sanxius
05-11-2008, 10:08
dico semplicemente:
Le multinazionali (o chi esporta lavoro) mercificano i dipendenti...

"quindi oggi mi sei conveniente...e ti prendo domani...
mi costi troppo e passo ad altri che costano di meno."

:muro:

vedremo...quando poi arriva l'orda del blocco BRIC (Bra-Rus-Ind-Cina) ci sarà da piangere pesante...

ferste
05-11-2008, 10:14
Nella mia azienda (in Piemonte...guarda caso) è stato messo in mobilità il 20% dell'Azienda.
Tutti i contratti a termine non sono stati rinnovati.
Tutti i lavoratori interinali sono stati eliminati.

DI questo passo all'amministratore del toccherà vendere la Porsche e i SUV..... :O

sanxius
05-11-2008, 10:21
Nella mia azienda (in Piemonte...guarda caso) è stato messo in mobilità il 20% dell'Azienda.
Tutti i contratti a termine non sono stati rinnovati.
Tutti i lavoratori interinali sono stati eliminati.

DI questo passo all'amministratore del toccherà vendere la Porsche e i SUV..... :O

tranquillo che le Porsche i Suv non li vende....i soldi, in primis, se li è fatti eccome. :)

la rovina è per chi ha un mutuo o una famiglia...questa si che è la tragedia.
per me che non ho figli,moglie e casa da mantenere non è un dramma... ma ho diversi colleghi che stanno tremando davanti questa prospettiva. :(

ferste
05-11-2008, 10:56
tranquillo che le Porsche i Suv non li vende....i soldi, in primis, se li è fatti eccome. :)

la rovina è per chi ha un mutuo o una famiglia...questa si che è la tragedia.
per me che non ho figli,moglie e casa da mantenere non è un dramma... ma ho diversi colleghi che stanno tremando davanti questa prospettiva. :(

Fortunatamente mia moglie lavora, il mutuo non è spaventoso ed io avrei discrete possibilità di riciclarmi in altre aziende........ma pensarmi a 800 euro al mese mi metterebbe in difficoltà....figurati a chi gia adesso fatica ad arrivare a fine mese o ha spese fisse percentualmente alte.

IpseDixit
05-11-2008, 17:18
Il saluto di buon week end gli impiegati della Snaidero la prossima settimana non se lo scambieranno venerdì pomeriggio, ma giovedì. In questo periodo succede a tanti dipendenti di grandi aziende italiane. Di settori diversi: dalla siderurgia agli elettrodomestici, dal legno alle piastrelle. Ma anche di aree diverse. Dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia, passando per la Toscana. Per compensare il calo degli ordinativi e il rallentamento della produzione ormai generalizzati, gli uffici delle risorse umane hanno accorciato la settimana di lavoro, stanno facendo smaltire le ferie arretrate e prevedono fermate natalizie più lunghe: complice il calendario delle festività, quest'anno la chiusura si allunga e passa da una a due settimane. Una riorganizzazione resa possibile anche dal fatto che «ci sono contratti più avanzati che danno la possibilità di articolare molto bene la flessibilità, come il tessile che alterna orari di lavoro più lunghi nei periodi di picco produttivo e più brevi nelle fasi di bassa produzione», dice Giorgio Santini della Cisl.

L'organizzazione del lavoro
Ai tempi della crisi, che nell'ultimo trimestre si fa sentire in fabbrica come in ufficio, c'è una nuova organizzazione del lavoro. E nuovi ritmi di vita. A sperimentarli sono stati i lavoratori di alcune grandi imprese che li hanno applicati in misura maggiore o minore a seconda dei settori e dell'internazionalizzazione. Il direttore generale di Snaidero, Paolo Bravin, racconta che a Maiano del Friuli «ha pianificato alcune settimane con un giorno lavorativo in meno». Così se questa settimana si lavora fino a venerdì, la prossima si stacca il giovedì. Una soluzione preferita alla riduzione dell'orario giornaliero perché «è la scelta organizzativa che nella nostra attività risulta più semplice da applicare».

Il regime di flessibilità
Questo regime di flessibilità, Emanuela Scavolini non lo riconduce alla congiuntura. Certo, in questo momento, forse torna molto utile avere un contratto che lo abbia previsto, ma il legno arredo è un settore che «da anni risente della stagionalità della domanda», dice Scavolini. «A mesi come giugno e luglio, in cui si lavora oltre le 40 ore settimanali, seguono mesi come settembre e ottobre in cui c'è una flessione della domanda. Così in questo periodo la settimana lavorativa viene ridotta recuperando di fatto le ore precedentemente lavorate in regime di flessibilità».

L'uso delle ferie arretrate
A Stezzano, vicino Bergamo, la Brembo, sta rispondendo al forte rallentamento del mercato dell'auto e alle fermate di diverse settimane delle case automobilistiche, «anche attraverso l'utilizzo di strumenti ordinari di gestione come per esempio consentire ai dipendenti che ne facciano richiesta un utilizzo più ampio delle ferie», dicono dalla direzione delle risorse umane. Del resto due giorni fa i dati dell'auto hanno annunciato un crollo delle vendite e in tutta Europa i grandi gruppi, da Fiat a General Motors a Bmw, hanno sospeso la produzione. Così non si sono aperti, l'altra mattina i portoni di Mirafiori. La Fiat ha fermato per due settimane , fino 16 novembre, tutte le linee, ad eccezione di quelle per l'assemblaggio dell'Alfa Romeo «Mito».
Intanto se a Fiorano, vicino Modena, il management di Panariagroup, che produce ceramiche di lusso, sta ancora valutando quali provvedimenti adottare per compensare la fase di calo della produzione, a Rimini, alla Scm, uno dei maggiori gruppi mondiali di macchine per la lavorazione del legno, il direttore delle risorse umane Michele Marcantonio spiega che «l'azienda sta utilizzando le ferie arretrate e sta programmando un periodo di fermata di fine anno più lungo. Anziché una settimana come avevamo concordato, saranno due settimane. Però non è detto che questo possa bastare». Il recupero ferie, in una fase in cui si parla di recessione, suona come un campanello d'allarme che «anticipa l'arrivo di un periodo di cassa integrazione», dice Susanna Camusso della Cgil. L'Inps richiede infatti che prima di farvi ricorso vengano smaltite le ferie arretrate e i permessi. Il recupero ferie più o meno sollecitato, da qualsiasi lato lo si guardi, ha il suo vantaggio per la busta paga. Consente infatti di salvare tutto lo stipendio, visto che le ferie sono pagate interamente, mentre la cassa integrazione prevede che venga corrisposta soltanto una parte.

Una settimana di stop
In questo periodo di crisi della domanda il gruppo Riva ha avviato un normale piano di smaltimento delle ferie arretrate ma senza utilizzare il meccanismo della settimana corta. «La siderurgia mal sopporta le fermate brevi, addirittura ci sono impianti, come per esempio gli altiforni e le cookerie, che non si fermano mai se non per le manutenzioni straordinarie programmate», dicono dall'azienda. Proprio per questo vengono pianificati pacchetti di fermate di almeno 6 e 7 giorni e vengono compressi gli straordinari. Se ci sarà l'esigenza di un rallentamento o di fermate più lunghe sarà privilegiato il periodo delle feste comandate per andare incontro ai lavoratori. Intanto per duemila lavoratori, a Taranto, è stata avviata la cassa integrazione per 13 settimane da dicembre.

Si allunga la fermata natalizia
Se dalla siderurgia si passa agli elettrodomestici, il rallentamento della produzione non risparmia nemmeno uno dei più brillanti gruppi italiani, Indesit. L'orientamento dell'azienda che in Italia ha circa 5mila dipendenti e 4 stabilimenti tra Fabriano, Bergamo, Torino e Caserta è di compensare questa congiuntura poco favorevole con una strategia che per un terzo porterà a smaltire le ferie e per due terzi prevede la cassa integrazione e misure collettive. La fermata natalizia che in passato è stata dai 4 ai 6 giorni, dunque una settimana circa, quest'anno sarà dai 6 ai 10 giorni, ossia circa due settimane.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/imprese-calo-ordini-ferie.shtml?uuid=ce0d1e22-ab0e-11dd-94d7-f918f77732f6&DocRulesView=Libero

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/crisi-ordinativi-aziende-programmi.shtml?uuid=1e2b85e6-ab10-11dd-94d7-f918f77732f6