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View Full Version : Perché non abbiamo ancora vinto la guerra al cancro


Fides Brasier
22-10-2008, 10:51
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=1003&ID_sezione=243&sezione=

22/10/2008 - AL VIA DA DOMANI IL FESTIVAL DELLA SCIENZA DI GENOVA. SOTTO ACCUSA L'AVIDITA' DELLE INDUSTRIE E LA CODARDIA DEI RICERCATORI
"Thank you for smoking!"
Devra Davis: perché non abbiamo ancora vinto la guerra al cancro

GABRIELE BECCARIA
Salite sulla macchina del tempo e fatevi accompagnare da Devra Davis: vi porterà a Bruxelles, anno 1936. Era estate e 200 oncologi si riunirono per un congresso che non era un evento qualsiasi. Anzi. «Aveva le caratteristiche di un vero e proprio progetto Manhattan sul cancro: i migliori cervelli disponibili riuniti per creare qualcosa di stupefacente e innovativo». E invece il meeting rimase quasi segreto per oltre 70 anni. «Molti dei vostri e dei miei parenti oggi sarebbero ancora vivi, se ciò che quegli uomini e donne di scienza sapevano nel 1936 fosse stato messo al servizio della medicina».

Molti sarebbero vivi se poi la macchina del tempo vi portasse negli Anni 40 e 50 e vi facesse conoscere Robert Kehoe e Wilhelm Hueper. Il primo era il capitano dell’esercito Usa che nel 1945 raccolse i documenti degli scienziati nazisti sui legami tra sostanze chimiche e cancro e il secondo è il medico tedesco, naturalizzato americano, che studiò i tumori provocati dai luoghi di lavoro. Purtroppo i loro studi fecero la stessa fine di quelli di chi accorse in Belgio. Dimenticati, come l’Arca dell’Alleanza nel primo Indiana Jones: nascosta in un deposito segreto. L’archeologo di Spielberg si è rifatto, ma l’umanità no: è stata vittima di errori e cospirazioni che Devra Davis ha impiegato anni a ricostruire. Ora la sua verità è in un libro - «La storia segreta della guerra al cancro» - e nelle conferenze che tiene per il mondo (ieri a Cinemambiente, a Torino, e il 27 al Festival della Scienza di Genova).

Professoressa, lei è direttore del «Center for Environmental Oncology» dell’Università di Pittsburgh e professore di epidemiologia: perché i dati del ‘36 scomparvero?
«Dice un proverbio cinese: “Se non chiedi, non puoi sapere”. Le autorità erano ignoranti e scelsero di esserlo. Era un’epoca senza Internet ed è plausibile che il “report” restasse sconosciuto».

Lei sostiene che paghiamo un prezzo spaventoso. C’è voluto mezzo secolo per rimettere insieme i pezzi e intanto, soltanto negli Usa, 10 milioni di persone sono morte.
«Allora, e per anni, si pensò che, se il progresso aveva cambiato il mondo, allora si poteva tollerarne il prezzo. Sebbene già nel ‘36 gli scienziati avessero capito che il tabacco uccide e negli Anni 40 i nazisti avessero dimostrato i danni ai polmoni, i governi non sono intervenuti con le campagne antifumo fino agli Anni 90».

E oggi lei accusa: stiamo facendo gli stessi errori. Perché?
«Ci sono molte altre cause potenziali come il tabacco: non possiamo ancora definitivamente provare che causino il cancro, ma abbiamo molte ragioni di preoccupazione. E tuttavia vengono sistematicamente ignorate».

Un esempio per tutti?
«I cellulari. Visitate il nostro sito www.preventingcancernow.org: citiamo il nuovo studio dell’Oms che spiega come siano associati a un incrementato rischio di cancro al cervello, se li si usa per 10 anni o più. Esistono molti studi che negano i pericoli, ma si limitano a periodi più ridotti e nessuno analizza i pericoli per i bambini, anche se è impossibile separarli dai telefonini: un mio video su Youtube rivela come i segnali vadano in profondità nel cervello».

Quali soluzioni propone?
«Molto semplici: auricolari e altoparlanti e tenerli sempre ad alcuni centimetri dal corpo. Spero che i produttori siano disposti a lavorare con noi. Sarebbe tragico aspettare e considerare come prova definitiva la morte di tanti individui».

Anche la storia di due cervelli come Kehoe e Hueper è ricca di luci e ombre: che colpe hanno?
«Furono abili, ma ingenui. Pensavano che il grande business avrebbe agito comunque al meglio: bastava fornire le informazioni giuste. Già negli Anni 20 Kehoe inventò una tecnica per inserire il piombo nella benzina senza ammazzare gli operai, ma rifiutò di riconoscere di avere creato una tecnologia che lo diffondeva nell’atmosfera».

Hueper, invece, rappresenta un simbolo migliore?
«Sì. Molto raro. E’ stato uno dei fondatori della carcinogenesi ambientale e occupazionale. Ma fu isolato, proprio come accadde in Italia negli Anni 70 a Cesare Maltoni, pioniere degli studi sul cloruro di vinile. E tuttavia l’impostazione di ricerca oncologica rivolta all’opinione pubblica continua alla Fondazione Ramazzini di Bologna ed è a questa che anche noi, a Pittsburgh, ci ispiriamo: la gente ha un diritto fondamentale, quello di sapere».

E gli scienziati del XXI secolo? Come si stanno comportando?
«Alcuni bene, altri no. Ma il sistema non funziona. E’ per questo che propongo una “commissione per la riconciliazione” sul modello di quella del Sud Africa. E’ noto che le industrie assumono gli avvocati migliori e tende a vincere chi ha più soldi e, allora, l’idea è un compromesso: obbligarle a pagare le cure mediche dei dipendenti che si sono ammalati e a fornire ogni informazione epidemiologica di cui dispongono senza gravarle di risarcimenti record. Dobbiamo stabilire una collaborazione».

Vinceremo la guerra al cancro?
«Abbiamo fatto progressi straordinari e le morti diminuiscono. Per due motivi: si controlla di più la diffusione del tabacco e sono migliorate le terapie contro molti tumori, dal seno alla prostata. Però, se si studiano gli altri tumori, quelli che si pensa non siano connessi con questi due aspetti - fumo e cure - si vede che i casi aumentano, anche tenendo conto del fatto che la popolazione invecchia: cresce il numero di chi è colpito al cervello e ai testicoli, per esempio. Ecco perché dobbiamo aprire un nuovo fronte e combattere un altro tipo di guerra: smettiamo di lottare solo contro il male, ma chiediamoci che cosa lo causa e come possiamo ridurre l’esposizione a ciò che scatena i rischi. Solo così c’è speranza».

Chi è Davis Oncologa ed epidemiologa
RUOLO: E’ DIRETTORE DEL «CENTER FOR ENVIRONMENTAL.ONCOLOGY» DELL’UNIVERSITA’ DI PITTSBURGH (USA) E PROFESSORE DI EPIDEMIOLOGIA.
IL LIBRO: «LA GUERRA PERDUTA CONTRO IL CANCRO» - CODICE.

GUSTAV]<
22-10-2008, 17:38
Negli anni 30..40 bisognava aumentare la produzione per sostenere le spese belliche,
mentre negli anni 50..70 bisognava sostenere la produzione industriale ad ogni costo...
Quindi nessuno poteva permettersi di dire che il 90% dei lavori industriali provocano il cancro... :rolleyes:
L'obbiettivo della politica industriale e consumista si poteva riassumere in :
- Lavora molto, obbedisci e non pensare
- Consuma molto e fai girare il denaro
- Riproduciti con almeno 4..6 figli
- Dopo l'eta' lavorativa muori il prima possibile.

Forse ora hanno scoperto che piu' la scienza progredisce, piu' gli intossicati
da fumo vivono a lungo a spese xo' del servizio sanitario...
Quindi e' giusto vietare il fumo... ora meglio un infarto... (magari fulminante... :stordita: )