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View Full Version : Brunto Tinti [PM e Autore di Toghe Rotte] ci parla delle Intercettazioni Telefoniche


Ser21
26-09-2008, 08:20
Le intercettazioni telefoniche


I nostri legislatori sono affannati dall’urgenza (dal loro punto di vista) di molte riforme: separazione delle carriere, obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità civile dei magistrati, federalismo e altro che non enumero perché qui voglio parlare di un problema diverso.

Tra queste riforme ce ne è una che li ha affannati tutti, non solo i legislatori attuali ma anche quelli precedenti: la gestione delle intercettazioni telefoniche (ed ambientali).

In realtà tutta la classe politica ha un sacrosanto terrore di questo strumento di indagine e da molto tempo si sta sbattendo per trovare un modo dignitoso di eliminarlo, o comunque di ridurlo, o comunque di sottrarvisi. Tutta, senza distinzioni tra destra, centro o sinistra. In realtà, se una distinzione si può fare, è sul concetto di “modo dignitoso”: apparentemente a questi di adesso importa poco di come si presenterà ai cittadini la riforma sulle intercettazioni: si debbono abolire o comunque limitare al massimo; e, per il resto, poche chiacchiere.

L’argomento è immenso, nel senso che di cose da dire ce ne sono tante. Comincio con l’osservare che il problema reale che angustia la classe politica quando si parla di intercettazioni non consiste nella sfiducia quanto alla loro efficacia: su di questa non ha dubbi nessuno. E nemmeno (e checché ne dicano) sul necessario bilanciamento tra le esigenze dell’indagine penale e quelle della sfera di riservatezza dei cittadini (da qui in avanti utilizzeremo il termine privacy); di cittadini qualunque che “finiscono sui giornali” e dati in pasto alla pubblica opinione ce ne è proprio pochini; e quando succede nessuno strepita, nessuno scomoda sacri principi, nessuno si erge a nume tutelare dei diritti violati di questo o quel meccanico, commerciante, medico o avvocato (sempre che non siano parlamentari). Ciò che finisce sui giornali sono le notizie che riguardano i personaggi pubblici, quelli che la gente conosce e di cui legge con interesse.

Dunque il problema reale della classe politica in materia di intercettazioni è costituito dal fatto che queste, quando la riguardano, finiscono sui giornali. Ed è per questo che quando dicono di voler tutelare la privacy non si riferiscono a quella dei cittadini; ma solo a quella di un paio di migliaia di persone che si sono assunti l’onere (e i connessi onori) di gestire la cosa pubblica.

La domanda che ci dobbiamo porre è quindi questa: la completa informazione su fatti e comportamenti della classe dirigente di un Paese costituisce violazione del diritto alla riservatezza degli appartenenti a questa classe dirigente? Ma, ancora prima: questa completa informazione è, oppure no, indispensabile in un regime democratico?

Quando avremo risposto a questa prima domanda potremo affrontare le altre: come regolamentare l’informazione? Come sanzionare l’eventuale violazione di queste regole?
E, quando avremo risposto anche a queste domande, potremo chiederci: come regolamentare le intercettazioni? Per quali reati potrebbero essere previste?





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Come si può non essere in totale accordo con Tinti su questo argomento ?