View Full Version : The Pirate Bay: ecco il motivo xchè ci attaccano in italia!!!!
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24-09-2008, 22:56
Roma - Si terrà oggi a Bergamo l'udienza del Tribunale del Riesame sui provvedimenti intrapresi contro The Pirate Bay lo scorso agosto, provvedimenti che parlano di violazione del diritto d'autore, che hanno suscitato vivacissime polemiche e ai quali la Baia ha già risposto in vari modi, non ultima l'attivazione del dominio alternativo labaia.org esplicitamente riservato agli utenti italiani. Con Peter Sunde, uno dei tre admin della Baia dei Pirati, il giornalista newyorkese Luca Neri ha raccolto una intervista proprio su quello che è stato già definito il caso italiano, prima che Sunde annunciasse il silenzio stampa. Neri sta completando un libro su P2P, copyright e pirateria digitale che sarà in libreria ad ottobre (Cooper Editore) e Punto Informatico pubblica qui di seguito ampi stralci di quell'intervista.
Luca Neri: Qual è stata la tua reazione emotiva a tutto questo pasticcio?
Peter Sunde: Beh, la chiamerei un'esperienza "interessante", e non lo dico in senso positivo... Per me non sarebbe stato un problema se fossi stato rinviato a giudizio, in un vero processo, con il diritto di difendermi, invece di essere vittima come cittadino straniero di una decisione unilaterale. Mi sembra un provvedimento ingiusto, che va contro tutti i precedenti dell'Unione Europea, perché The Pirate Bay non è una società, e non è previsto che si possa far causa a degli individui che vivono all'estero, che non hanno alcuna attività nel vostro paese, dove anzi non hanno mai messo piede. Ancora peggio: il provvedimento è pieno di imprecisioni, scopiazzate malamente da vecchi articoli apparsi sui mass media, ispirati a loro volta dai nostri nemici. Il risultato è abbastanza inquietante.
LN: Avete ricevuto delle comunicazioni ufficiali in merito a questo caso?
PS: No, non abbiamo ricevuto nessuna notifica dal tribunale. Abbiamo appreso che un giudice aveva emesso un provvedimento contro The Pirate Bay solo grazie agli amici che abbiamo in Italia, un'altra cosa parecchio bizzarra, perché non siamo assolutamente gente che si nasconde e rintracciarci non è affatto difficile.
LN: Per quello che puoi vedere dai server di The Pirate Bay, ti sembra che il blocco dell'utenza italiana funzioni? È vero che il traffico è addirittura aumentato?
PS: Sì, ci sono tuttora molti italiani che continuano a connettersi con il nostro sito. C'è chi riesce a far questo usando DNS diversi da quelli dei loro provider, e lo possiamo vedere facilmente, e altri che usano dei "proxy", un sistema che per definizione rende molto più difficile capire da che nazione arrivano. In generale abbiamo registrato comunque un aumento, anche se modesto, un paio di punti percentuali. Questo è significativo perchè in passato non siamo mai stati molto popolari in Italia.
LN: Perché pensi allora che la magistratura italiana vi abbia preso di mira?
PS: Mi sembra evidente, dai comunicati stampa della IFPI (International Federation of Phonographic Industries) e altre organizzazioni simili, che le multinazionali del copyright stiano cercando di usare l'Italia come un esempio per le altre nazioni, mostrando che siccome l'Italia ha deciso che The Pirate Bay è illegale anche loro ne dovrebbero bloccare l'accesso. Stanno cercando di far questo in un paese dove non abbiamo molti utenti, dove non abbiamo mai ricevuto molta attenzione, e senza nemmeno mettersi in contatto con noi.
LN: Nell'ordine di oscuramento del tribunale si cita uno studio della IFPI secondo il quale The Pirate Bay genererebbe alti profitti per i suoi gestori. Conoscete questo studio?
PS: No, non lo abbiamo mai visto. Non mi risulta che sia mai stato reso pubblico.
LN: Puoi rispondere a queste accuse, anche senza conoscerne i dettagli?
PS: Posso solo dire che devono essere basate su delle stime, senza alcuna conoscenza reale delle finanze di The Pirate Bay, visto che fra l'altro nessuno ci ha mai chiesto informazioni a proposito. C'è chi insiste che noi dovremmo guadagnare una certa quantità di soldi, in base a quello che guadagnano altri siti con un volume di traffico simile. Ma non è vero, perché noi non possiamo lavorare con lo stesso tipo di inserzionisti pubblicitari, con grandi aziende di alcun tipo, perché il nostro sito è un progetto politico scomodo, e diciamo apertamente come la pensiamo. Abbiamo inoltre delle spese molto alte, perché consumiamo una grande quantità di banda di trasmissione, e nessuno sembra metterlo in conto. Il nostro obiettivo non è mai stato quello di far soldi. Nessuna persona con un po' di cervello avrebbe mai lanciato un sito che ha scatenato una causa da quasi un miliardo di corone svedesi (100 milioni di euro) pensando di lucrarci sopra. Non sarebbe una cosa furba. Non è un ipotesi minimamente plausibile.
LN: The Pirate Bay è uno dei 100 siti più trafficati del mondo. Anche se i banner pubblicitari ospitati sulle vostre pagine sono della peggior qualità, qualcosa renderanno, o no?
PS: Nei documenti messi assieme dal governo svedese, nel corso della causa intentata contro di noi, si afferma che saremmo riusciti ad incassare circa un milione e 200 mila corone (120.000 euro) nel corso di tre anni. Quella cifra non è nemmeno corretta, perché hanno contato alcuni dei nostri introiti due volte, ma è pur sempre tutto quello che sono riusciti a calcolare. La mia stima è invece attorno ai 90.000 euro nel triennio, che vuol dire circa 30.000 euro all'anno, soldi che abbiamo speso per acquistare server, pagare l'hosting, la banda di trasmissione, e che in realtà è molto meno di quello che tutta quella roba costa sul mercato. La verità è che The Pirate Bay riesce a sopravvivere solo perchè ci dedichiamo risorse personali, perché riceviamo donazioni dagli utenti, e perché otteniamo sconti da fornitori che ci conoscono e ci vogliono aiutare. È molto difficile per noi render conto di fondi che non ci sono.
LN: Negli Stati Uniti la strategia delle multinazionali del copyright, per cercare di arginare il dilagare della pirateria personale, è stata quella di fare causa a decine di migliaia di utenti. In Europa questa politica si scontra con una tradizione legale che offre una protezione maggiore alla privacy dei consumatori. Di conseguenza si punta a far pressione sui provider di connettività affinché assumano un ruolo attivo nella lotta alla violazione del copyright. Le vostre difficoltà giudiziarie in Italia si possono inquadrare in questo scontro industriale?
PS: Sì, assolutamente. Il punto qui non è veramente bloccare The Pirate Bay in Italia, dove non siamo un bersaglio di alto profilo. È chiaro invece che le organizzazioni che rappresentano gli interessi delle multinazionali del copyright collaborano a livello internazionale. Per la IFPI sarebbe estremamente importante poter vantare l'Italia come una piuma nel cappello, così come stanno cercando di fare in Danimarca, per creare un precedente a livello europeo.
Mi pare anche necessario sottolineare che The Pirate Bay non è mai stata condannata in un processo, ma che tutti questi tentativi di attaccarci addosso una reputazione illegale hanno fatto leva su degli strumenti di oscuramento preventivo, avvallati da corti di primo grado che hanno potuto valutare solo le tesi dei nostri oppositori. Più in generale, l'obiettivo non è nemmeno quello di mettere fuori gioco The Pirate Bay, ma di ottenere invece il diritto di spaventare la gente che vuole la libertà di condividere contenuti online con il file sharing. Per le multinazionali del copyright The Pirate Bay è solo particolarmente irritante, perché non abbiamo paura di dire apertamente che loro hanno perso il controllo della distribuzione della cultura, che il loro monopolio è finito, e loro non vogliono che la gente lo capisca.
LN: Insomma, vi prenderebbero di mira perché avete fatto del copyright una questione politica?
PS: Esattamente, che è poi la ragione per cui non si accaniscono nello stesso modo contro altri siti o altri sistemi di scambio peer-to-peer. In Danimarca, ad esempio, IFPI ha fatto causa ad un piccolo provider di connettività, Tele2/DMT2, perché, secondo una logica particolamente contorta, permetteva ai suoi clienti di accedere a The Pirate Bay, consentendogli quindi di iniziare il download di file potenzialmente protetti dal copyright, cosa che a sua volta avrebbe fatto circolare materiali protetti attraverso il network del provider, rendendo quindi il provider stesso colpevole di violazione del copyright. La cosa interessante è che Tele2 è uno degli ISP più piccoli della Danimarca, con meno dell'uno per cento del mercato. È quindi evidente che per la IFPI non era veramente importante impedire ai clienti di Tele2 di accedere a The Pirate Bay, quanto invece prendere di mira una società con poche risorse per combattere un'ingiunzione di oscuramento, con l'obiettivo di ottenere un verdetto contro di noi, senza darci la possibilità di difenderci, perché non siamo parte in causa in quel procedimento, visto che non abbiamo un domicilio o alcuna attività in Danimarca, esattamente come in Italia.
LN: E in quel caso che reazioni ci sono state?
PS: Tutti gli Internet Service Provider della Danimarca, assieme alla Camera di Commercio, si sono coalizzati per fare appello contro la decisione, che reputano un precedente molto pericoloso per la libera concorrenza di mercato. Anche questo mi pare significativo, perché noi ci consideriamo proprio l'alternativa libera e gratuita al monopolio distributivo rappresentato da lobby come la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) e la IFPI. Gli unici altri paesi al mondo che hanno scelto di bloccare l'accesso a The Pirate Bay sono il Kuwait, la Turchia e la Cina, una lista che mi pare si commenti da sola.
LN: Non credi che aver scelto di chiamarvi "pirati" vi possa danneggiare in termini di pubbliche relazioni? Negli atti del tribunale di Bergamo questo è uno degli elementi menzionati proprio per giustificare l'ordine di sequestro preventivo...
PS: Beh, seguendo questa logica immagino che potremmo essere denunciati anche come una minaccia per chi naviga i mari che circondano l'Italia! The Pirate Bay non ha nulla a che fare con la violazione del copyright, così come non ha nulla a che fare con l'arrembaggio delle navi. Noi abbiamo scelto di chiamarci pirati perché vogliamo riappropriarci di un termine che le major del copyright hanno distorto per criminalizzare chi crede in un nuovo modello di distribuzione della cultura. Ma una parola è una parola. Dire che siamo colpevoli per via di quel nome è stupido come dire che qualcuno va messo in galera perché di cognome si chiama Malandrino.
Siamo messi molto male!!!
Siamo i giullari dell'Europa!!!!
link: http://punto-informatico.it/2414226/PI/Interviste/peter-sunde-ecco-perche-ci-attaccano-italia.aspx
Siamo lo zerbino di tutti.
Forza Baia! A morte il copyright :D
Proprietà intellettuale e bene comune
A sostegno di una disciplina giuridica dei brevetti sorgono una serie di considerazioni in particolare nel settore delle arti.
Le arti (scultura, pittura, etc.) sono considerate un fattore di crescita della società e del cittadino, cui tutti hanno diritto di accesso in base ad un diritto all'istruzione e di un diritto, da questo indipendente, alla fruizione della bellezza, quale bisogno dell'uomo, poiché la legge non deve limitarsi a gantire il soddisfacimento delle necessità primarie della persona, ma la possibilità di una sua completa realizzazione.
Altri sostengono che l'arte non è mai il prodotto di un singolo individuo, e che non è quantificabile il contributo e le influenze che qualunque artista ha avuto, anche in modo inconsapevole, da altri artisti e uomini comuni, passati e contemporanei, e il debito dell'autore nei loro confronti. In questo senso, l'opera è prodotto e proprietà di una società e di un epoca, più che di un individuo e dei suoi eredi.
Il principio di un diritto collettivo alla fruizione della bellezza e all'apprendimento dall'arte, nelle loro opere originali sono state idee che portarono nel '700 alla nascita dei primi Musei che erano concepiti come il luogo in cui l'arte veniva valorizzata e doveva essere conservata, piuttosto che all'interno di collezioni private gelosamente custodite.
Pure per la musica, per quanto sia un' arte non "tangibile", alcune considerazioni spingono per un diritto d'accesso collettivo che può esserci solo a titolo gratuito o comunque a basso costo: il fatto che la musica è cultura e i cittadini hanno diritto d'accesso ai livelli più alti dell'istruzione, il diritto allo studio nei conservatori che richiedono spese notevoli per lo strumento e il materiale didattico musicale, la bellezza come bene comune e valore apartitico.
http://it.wikipedia.org/wiki/Copyright#Propriet.C3.A0_intellettuale_e_bene_comune
cdimauro
25-09-2008, 07:54
Inapplicabile: siamo circondati da prodotti che ricadono nel grande ombrello della "cultura".
Inoltre le aziende hanno il diritto di imporre il prezzo che vogliono per i loro prodotti.
E' un circolo dal quale non se ne può uscire.
essento io utente linux, l'idea ceh il copyright "è IL male" mi è condivisibile ... ma imho la risposta non sta tanto nel diffondere illegalmente materiale coperto da copy right, ma piuttosto invece nel passare ad una "evoluzione morale" superiore e passare al COPY LEFT.
acquisto regolarmente musica senza passare da iTunes e le majors, direttamente dagli artisti, dando loro i soldi per album musicale ceh posso/meritano secondo il mio giudizio.
pagando 4 o 6 euro ad album in qusto modo sono 2 o 3 euro ceh vanno direttamente all'artista, puliti, MOLTO di più di quanto l'artista riceverebbe dalle major discografiche.
Altro esempio: che bisogno c'è di rubare software proprietario se esiste qiuello open ?
imho va bene contrastare la diffusine del caimanesimo imperante, e il miglior nemico di un caimano è un altro caimano,
ma se si vuole smettere di competere con i caimani è essenziale evolvere ed imparare a volare,
lasciando ai caimani la loro vita nel fango a nutrirsi di fango ea combattere per conquistare fango.
imho c'è pure una parte di farsa in tutto questo: il materiale copyright non sarebbe così diffuso se ognuno dovesse comperarlo... e il fatto che sia un "frutto proibito" lo rende più appetibile per esser rubato...
è una situazione grottesca, ma che spiega bene la mente umana: più una cosa anceh stupida e senza valore viene "contingentata" e più è desiderata e più si fa per averla.
esempio pratico: tera e tera di HD nelle case di italiani di films e musica che vengono visti un paio di volte e pure senza tanto entusuiasmo, musica ascoltata mai fino in fondo, ma skippata via ...
tanta banda internet, tanto hardware, tanti avvocati messi in gioco per... una fruizione distratta e superficiale
cdimauro
25-09-2008, 08:09
Altro esempio: che bisogno c'è di rubare software proprietario se esiste qiuello open ?
Perché quello open non è un'alternativa valida e/o all'altezza di quello proprietario.
Vedi ad esempio The Gimp con Photoshop.
Purtroppo quando tirate fuori queste contrapposizioni fra diverse tipologie di distribuzione del software, dimenticate due cose molto importanti.
La prima è che il software nasce per risolvere i problemi della gente.
La seconda è che i software possono risolvere gli stessi problemi in maniera diversa.
Quest'ultima porta a una considerazione che sistematicamente viene tralasciata: la produttività. Due applicazioni diverse che risolvono lo stesso problema è molto facile che abbiano un diverso livello di produttività.
E questo è un fattore che può incidere anche pesantemente, visto che la produttività è legata anche al tempo per risolvere i problemi, e il tempo non è una risorsa illimitata, ma soprattutto può "costare".
Ecco che un fotografo professionista preferisce acquistare una licenza di Photoshop perché gli fa risparmiare tempo nel suo lavoro e, quindi, ne ammortizza il costo nel tempo.
Un buon informatico, quindi, non deve lasciarsi trascinare delle ideologie nei suoi giudizi sulla scelta del software.
quindi la soluzione è rubare software proprietario ??
io preferirei svilupapre software open !
è come se dovessi andare da un posto ad un altro e potessi scegliere se andare con uno scooter economico e poco comodo ma MIO, in modo legale e invece siccome voglio tutti i comforts e i gadgets che ha il mio vicino di casa col suo nuovo , allora come soluzione decidessi di rubare lo scooter al mio vicino di casa.
c'è la terza soluzione: raggruppare tutte le persone che vogliono un buon scooter senza però spendere troppi soldi e organizzarsi per inventarsi e promuovere qualcosa di nuovo, prodotto con sistemi diversi da quello del mio vicino.
non è facile, è un prcedimento lungo, ma alla fine è la vera risposta alla necessità di svincolarsi da schemi economici e produttivi costosi e forieri di veri e propri ricatti.
cdimauro
25-09-2008, 08:30
quindi la soluzione è rubare software proprietario ??
Chi l'ha detto questo? Se è gratuito semplicemente... lo usi. Altrimenti lo paghi. Rubare non è una scelta valida.
io preferirei svilupapre software open !
Fallo allora e fornisci un'alternativa equivalente a Photoshop.
è come se dovessi andare da un posto ad un altro e potessi scegliere se andare con uno scooter economico e poco comodo ma MIO, in modo legale e invece siccome voglio tutti i comforts e i gadgets che ha il mio vicino di casa col suo nuovo , allora come soluzione decidessi di rubare lo scooter al mio vicino di casa.
Vedi sopra: il furto non è una scelta valida. Se vuoi lo scooter come quello del vicino, lo COMPRI.
c'è la terza soluzione: raggruppare tutte le persone che vogliono un buon scooter senza però spendere troppi soldi e organizzarsi per inventarsi e promuovere qualcosa di nuovo.
Ottimo: fatelo. :p
Jammed_Death
25-09-2008, 08:43
acquisto regolarmente musica senza passare da iTunes e le majors, direttamente dagli artisti, dando loro i soldi per album musicale ceh posso/meritano secondo il mio giudizio.
pagando 4 o 6 euro ad album in qusto modo sono 2 o 3 euro ceh vanno direttamente all'artista, puliti, MOLTO di più di quanto l'artista riceverebbe dalle major discografiche.
ma magari ma non è così semplice...a parte gli artisti affermati senza un buon marchio dietro non ti muovi...e quando ormai firmi il contratto sei praticaemnte lo schiavetto della major...ho avuto a che fare con musicisti italiani e vari gruppi, alcuni "si vendono", altri preferiscono scendere a compromessi, guadagnare meno, ma accettano major che pensano che anche loro abbiano dei diritti...
Altro esempio: che bisogno c'è di rubare software proprietario se esiste qiuello open ?
d'accordissimo, io mi sono "svegliato" qualche anno fa su questo punto :D ...se un software mi piace e me lo posso permettere lo acquisto, se non posso cerco l'alternativa free e open. A volte non ci sono alternative veramente valide (il già citato esempio di photoshop) ma se non si fa grafica professionale ecc un paint.net o un gimp vanno bene...e se uno fa grafica professionale mi auguro che photoshop lo acquisti :D, alla fine è per questo che viene sviluppato no?
entanglement
25-09-2008, 09:00
Perché quello open non è un'alternativa valida e/o all'altezza di quello proprietario.
Vedi ad esempio The Gimp con Photoshop.
Purtroppo quando tirate fuori queste contrapposizioni fra diverse tipologie di distribuzione del software, dimenticate due cose molto importanti.
La prima è che il software nasce per risolvere i problemi della gente.
La seconda è che i software possono risolvere gli stessi problemi in maniera diversa.
Quest'ultima porta a una considerazione che sistematicamente viene tralasciata: la produttività. Due applicazioni diverse che risolvono lo stesso problema è molto facile che abbiano un diverso livello di produttività.
E questo è un fattore che può incidere anche pesantemente, visto che la produttività è legata anche al tempo per risolvere i problemi, e il tempo non è una risorsa illimitata, ma soprattutto può "costare".
Ecco che un fotografo professionista preferisce acquistare una licenza di Photoshop perché gli fa risparmiare tempo nel suo lavoro e, quindi, ne ammortizza il costo nel tempo.
Un buon informatico, quindi, non deve lasciarsi trascinare delle ideologie nei suoi giudizi sulla scelta del software.
bè vedi gnuplot+gnumeric con word+excel ... contando anche le richieste hardware. la prima accoppiata gira su un pentium di quelli oldschool
cdimauro
25-09-2008, 09:03
A me interessa la produttività, e l'avevo già scritto.
Esempio, giusto ieri un mio collega con Gnumeric non è riuscito ad aprire le righe di un foglio Excel che erano state accorpate: è dovuto venire nel mio PC per vederne il contenuto. ;)
entanglement
25-09-2008, 09:07
Inapplicabile: siamo circondati da prodotti che ricadono nel grande ombrello della "cultura".
Inoltre le aziende hanno il diritto di imporre il prezzo che vogliono per i loro prodotti.
E' un circolo dal quale non se ne può uscire.
...Gli unici altri paesi al mondo che hanno scelto di bloccare l'accesso a The Pirate Bay sono il Kuwait, la Turchia e la Cina, una lista che mi pare si commenti da sola.
bè siamo in buona compagnia no ?
entanglement
25-09-2008, 09:08
A me interessa la produttività, e l'avevo già scritto.
Esempio, giusto ieri un mio collega con Gnumeric non è riuscito ad aprire le righe di un foglio Excel che erano state accorpate: è dovuto venire nel mio PC per vederne il contenuto. ;)
con excel 2007 ? diciamo che oltre che con gnumeric non è compatibile con niente altro che non sia excel 2007
gorillone
25-09-2008, 09:19
il bello che il tipo crede sul serio in quello che dice....:asd:
Più in generale, l'obiettivo non è nemmeno quello di mettere fuori gioco The Pirate Bay, ma di ottenere invece il diritto di spaventare la gente che vuole la libertà di condividere contenuti online con il file sharing
se qualcuno si prendesse la liberta di "condividere" la sua auto cosa direbbe?
gli vogliono rovinare il giocattolino per fare i soldi e non sa su chi sparare....ma vai a lavorare!!!!!!!!:muro: :muro:
Non so dove vivi, ma morto un sito ne nasce un altro in un altro stato.
Non li creo io, ci tengo a precisarlo.
Quel che dice è vero; spaventare chi vuol scaricare è la politica di base delle major.
Sul fatto che c'è gente che investe tempo su siti o opere tirando dentro solo le spese ......... la vita è sua; meglio chi dà qualcosa agli altri che chi arraffa e mette tutto in tasca.
Sono molto peggio quelli che con sottigliezza vogliono obbligarci a lavorare 12 ore al giorno.
Cassio, se no .... non lavori.
Poverini. Nella testa.
cdimauro
25-09-2008, 09:34
bè siamo in buona compagnia no ?
Non capisco l'accostamento. Puoi spiegarti meglio?
con excel 2007 ? diciamo che oltre che con gnumeric non è compatibile con niente altro che non sia excel 2007
E la produttività va a farsi benedire, come ho già detto.
Perché quello open non è un'alternativa valida e/o all'altezza di quello proprietario.
Vedi ad esempio The Gimp con Photoshop.
Si vabbè,ma devi anche renderti conto che per il 95% della normale utenza Gimp basta e avanza,c'è gente che scarica Photoshop per ridimensionare le foto del mare..
intanto
Europarlamento: affossata la Dottrina Sarkozy
Roma - Era un passaggio essenziale, una verifica sul campo di una svolta possibile per l'industria multimediale e il governo francese, sarebbe stato il voto che avrebbe sancito per l'Europa il via libera alla Dottrina Sarkozy: temutissimo, giunto quasi sotto silenzio al momento chiave delle decisioni dell'Europarlamento, il Pacchetto Telecom è stato spogliato delle politiche antiP2P e antiprovider e reso pressoché innocuo per i diritti degli utenti.
Ne informa tra gli altri IPTegrity, che evidenzia come l'Assemblea comunitaria abbia emendato il Pacchetto cancellando la politica dei 3 colpi: gli utenti "colpevoli" di condivisione illegale secondo la Dottrina ispirata dal presidente francese Sarkozy avrebbero dovuto essere avvertiti una prima volta, poi una seconda e alla terza venir buttati fuori dalla rete. Così non sarà.
Non solo: è stata cancellata l'ipotesi di trasformare gli Internet Service Provider in poliziotti della rete. Non sarà concesso ai detentori dei diritti di accedere in alcun modo ai dati del traffico né di partecipare attivamente all'attività istituzionale di repressione degli illeciti.
In buona sostanza, gli emendamenti propongono una visione libera dell'utente Internet, i cui diritti di accesso non possono essere negati in alcun modo. Come avevano richiesto i pochi che si erano occupati di questo voto decisivo, il Parlamento chiede che contro chi viola siano adottate misure proporzionate agli abusi commessi e, soprattutto, dietro la garanzia dell'ordine del magistrato.
La buona notizia per i sostenitori delle libertà degli utenti sta nel fatto che la Dottrina Sarkozy potrebbe sì venire riproposta in seconda lettura al Parlamento Europeo, ma questo difficilmente potrà avvenire prima della fine dell'anno, quando "scade" il semestre di presidenza francese, quello considerato maggiormente "a rischio" vista la posizione così netta espressa più volte dall'attuale presidente francese. Il semestre successivo sarà gestito dalla presidenza svedese, che potrebbe peraltro avere tutt'altre priorità all'ordine del giorno.
A travolgere le speranze francesi è stato il senso del diritto dei parlamentari europei guidati dal relatore Catherine Trautmann, che in una mail dell'ultimo minuto ai suoi colleghi ha fatto notare come l'accesso a Internet sia un diritto fondamentale dell'individuo e come tale debba e possa essere trattato solo con adeguato procedimento giudiziario e certo non finire nelle more di sanzioni disciplinari per violazioni di un meno rilevante diritto d'autore.
A passare è stata anche la misura che chiede agli ISP di provvedere a comunicare agli utenti eventuali messaggi governativi di interesse pubblico ma si tratta esclusivamente di messaggi destinati "a tutti gli utenti": cancellata dunque la misura che prevedeva messaggi "per scopi specifici", una dicitura pensata per consentire la trasmissioni di warning agli utenti incappati in violazioni del diritto d'autore.
Non tutto è ancora chiaro, ci sono emendamenti e note al Pacchetto Telecom che andranno ulteriormente analizzate. Ma al momento l'affossamento della Dottrina Sarkozy in Europa non potrebbe essere più evidente e rimbalza rapidamente in tutta la Francia. Qualcuno a Parigi dovrà digerire l'accaduto.
Punto Informatico
Meno male,la possibilità di connettersi a internet deve essere un diritto :)
Si vabbè,ma devi anche renderti conto che per il 95% della normale utenza Gimp basta e avanza,c'è gente che scarica Photoshop per ridimensionare le foto del mare..
Quotone, sapessi quanta gente vedo col photoshop piratato (naturalmente sempre ultimissima versione, anche se non avevano ancora imparato il 3% delle funzioni di quella precedente) usato per togliere gli occhi rossi... ma guai a parlare di gimp: "ma che merda, non ha neanche il supporto alla quadricromia", cosa piuttosto comica detta da gente che non ha mai stampato una foto e salva le immagini a livelli di compressione assurdi "perchè così tengono meno spazio!!!"...
bah.. per quanto mi riguarda sono passato a sw open da più di un anno e sto molto meglio di prima, il pc è una scheggia e faccio tutto quello che voglio senza scucire un soldo e in piena legalità.. e scusate se è poco!
Per la pirateria audio/video la soluzione non è certo la dottrina del francese, ma men che meno le leggi assurde che abbiamo qui... a parte le sanzioni penali (che nel peggiore di casi si estinguono con un'oblazione da 3000 euro) la cosa assurda sono quelle amministrative: 103 euri a file illegalmente detenuto (anche non condiviso, basta la detenzione)... quindi siamo sui 1000 euro di multa per ogni cd masterizzato... insomma basta ben poco per trovarsi rovinati e con la casa pignorata... ditemi voi se è una pena commisurata al reato.
Ok le probabilità di essere pizzicati sono bassissime, ma per e il gioco non vale la candela... in ogni caso dischi non ne compro, e nemmeno film, però vado spessisimo al cinema o al videonoleggio...
Imho la soluzione migliore sarebbe una flat, con 20 euro al mese scarichi quanto vuoi... io ci starei subito!!! A chi dice che sarebbe troppo complicato rispondo che basterebbe mettere su una piattaforma tipo iTunes (senza tutti i suoi drm) con i cataloghi delle principali major di musica e film per accontentare il 99% della gente... secondo me una cosa del genere farebbe soldi a palate (molti più di quanti ne fanno adesso) e la si finirebbe con questa assurda caccia alle streghe...
Un buon informatico, quindi, non deve lasciarsi trascinare delle ideologie nei suoi giudizi sulla scelta del software.
*
trallallero
25-09-2008, 12:19
@ cdimauro: non pensi che se non esistesse il software proprietario forse l'opensource migliorerebbe parecchio ?
Mi spiego: immagina che non esista Photoshop, la gente sarebbe costretta ad usare Gimp o simili open source.
Milioni di clienti in più, pu donazioni, più incentivi a migliorare, più competizione tra i vari programmi open.
Già ci sono programmi open che son bestie, vedi Eclipse, Openoffice, Firefox ...
entanglement
25-09-2008, 12:24
Non capisco l'accostamento. Puoi spiegarti meglio?
dico: questo attacco diretto alle fonti di comunicazione "alternative" ai canali ufficiali, viene condotto attivamente dai paesi nella lista, tra cui dovremo inserire pure il nostro.
assumere acriticamente il concetto di copyright così com'era inteso prima della diffusione del p2p è quantomeno reazionario non trovi ?
zerothehero
25-09-2008, 12:28
, e non è previsto che si possa far causa a degli individui che vivono all'estero, che non hanno alcuna attività nel vostro paese, dove anzi non hanno mai messo piede
In ITalia si possono fare processi in contumacia. :fagiano:
Qui un link interessante http://www.altalex.com/index.php?idnot=10425, non tanto per piratebay, ma per la questione dei processi in assenza dell'imputato.
www.sioi.org/Sioi/Rudel.pdf
zerothehero
25-09-2008, 12:35
Mi sa che ho trovato un argomento (che non sia noioso) per un eventuale tesi di diritto comunitario.. :sofico:
Aggiunto alla lista. :O
cdimauro
25-09-2008, 13:21
Si vabbè,ma devi anche renderti conto che per il 95% della normale utenza Gimp basta e avanza,c'è gente che scarica Photoshop per ridimensionare le foto del mare..
Mai negato questo, ma... è un altro discorso.
intanto
[...]
Meno male,la possibilità di connettersi a internet deve essere un diritto :)
Quoto.
@ cdimauro: non pensi che se non esistesse il software proprietario forse l'opensource migliorerebbe parecchio ?
Mi spiego: immagina che non esista Photoshop, la gente sarebbe costretta ad usare Gimp o simili open source.
Milioni di clienti in più, pu donazioni, più incentivi a migliorare, più competizione tra i vari programmi open.
Già ci sono programmi open che son bestie, vedi Eclipse, Openoffice, Firefox ...
Ne dubito. Quel che serve all'open source è la massa di programmatori per realizzare e/o portare avanti queste applicazioni.
In ogni caso è un esempio inapplicabile: non vedo perché non dovrei realizzare un'applicazione e venderne soltanto gli eseguibili.
Non si può uccidere la libertà individuale e la concorrenza in nome di un ideale non meglio specificato che, tra l'altro, non dà NESSUNA garanzia che si possano ottenere dei prodotti migliori.
dico: questo attacco diretto alle fonti di comunicazione "alternative" ai canali ufficiali, viene condotto attivamente dai paesi nella lista, tra cui dovremo inserire pure il nostro.
OK, ma perdonami: continuo a non vedere il problema.
assumere acriticamente il concetto di copyright così com'era inteso prima della diffusione del p2p è quantomeno reazionario non trovi ?
Non vedo perché: la tutela dei diritti d'autore prescinde dalla diffusione di mezzi quali il P2P.
trallallero
25-09-2008, 13:31
Ne dubito. Quel che serve all'open source è la massa di programmatori per realizzare e/o portare avanti queste applicazioni.
In ogni caso è un esempio inapplicabile: non vedo perché non dovrei realizzare un'applicazione e venderne soltanto gli eseguibili.
Non si può uccidere la libertà individuale e la concorrenza in nome di un ideale non meglio specificato che, tra l'altro, non dà NESSUNA garanzia che si possano ottenere dei prodotti migliori.
Ovviamente, mica 'sto dicendo che sia giusto obbligare all'open source.
Il mercato deve essere libero (ma controllato) e se voglio vendere la mia applicazione devo essere libero di farlo.
Chiedevo solo un tuo parere in merito.
Io son convinto che l'open continerà a migliorarsi ma nel frattempo devo usare programmi a pagamento per fare la mia musica.
Su windows, per di più.
killercode
25-09-2008, 18:17
Il software open e quello proprietario sono equivalenti, due filosofie di pensiero che non valgono niente se non c'è del buon codice; la cosa veramente sbagliata è la mancanza di compatibilità tra le due soluzioni. E questo è dovuto sopratutto a i produttori di software proprietario
In ITalia si possono fare processi in contumacia. :fagiano:
Ma se non erro bisogna prima dichiarare il soggetto contumace.:fagiano:
cdimauro
25-09-2008, 20:02
Ovviamente, mica 'sto dicendo che sia giusto obbligare all'open source.
Il mercato deve essere libero (ma controllato) e se voglio vendere la mia applicazione devo essere libero di farlo.
Chiedevo solo un tuo parere in merito.
Io son convinto che l'open continerà a migliorarsi ma nel frattempo devo usare programmi a pagamento per fare la mia musica.
Su windows, per di più.
Il mio parere te l'ho dato. :)
In ogni caso come migliorano i programmi open source (più lentamente rispetto a quelli closed, generalmente dovuto all'enorme spreco di risorse che c'è a causa di forking et similia), lo fanno anche quelli closed. ;)
Il software open e quello proprietario sono equivalenti, due filosofie di pensiero che non valgono niente se non c'è del buon codice; la cosa veramente sbagliata è la mancanza di compatibilità tra le due soluzioni. E questo è dovuto sopratutto a i produttori di software proprietario
La mia idea è che le specifiche debbano essere "open". Poi ognuno le può implementare come gli aggrada, con un modello open o closed, è indifferente: la differenza la farà la qualità del prodotto finale. ;)
Pirate Bay torna libero in Italia
accolto il ricorso degli sito p2p
di ALESSANDRO LONGO
Pirate Bay torna libero in Italia accolto il ricorso degli sito p2p
THE PIRATE BAY, uno dei più noti siti per il peer to peer, tornerà libero in Italia. È quanto ha deciso ieri il Tribunale di Bergamo, su ricorso della stessa Pirate Bay. Ha annullato, quindi, il decreto del sequestro preventivo emesso contro il sito dal Gip dello stesso Tribunale di Bergamo il primo agosto, su denuncia dei discografici.
Significa che ora i provider internet italiani dovranno riaprire l'accesso dei propri utenti al sito di Pirate Bay, che tra l'altro proprio in questi giorni festeggia un record: è arrivato a quota 15 milioni di utenti unici e a 1,2 milioni di file indicizzati (sono i file, cioè, permette di reperire tramite il proprio motore di ricerca). Nel 2006 gli utenti erano "solo" 4 milioni.
"Questa decisione rappresenta un precedente importante per il peer to peer", commenta Giovanni Battista Galdus, avvocato che insieme a Francesco Paolo Micozzi (entrambi sardi) ha difeso le parti di Pirate Bay. In particolare, di Peter Sunde, svedese, uno degli amministratori del sito e che ha seguito in prima persona la vicenda italiana. Nell'occasione, Sunde aveva scritto parole di fuoco contro l'Italia e contro Berlusconi, definendolo "fascista".
"Il giudice farà sapere le motivazioni dell'annullamento nei prossimi giorni", dice Galdus. Potrebbero essere due: difetto di giurisdizione (il gip non aveva competenza di ordinare qualcosa su un sito con sede all'estero) oppure irregolarità nella modalità del sequestro. Sono i due motivi che abbiamo portato per ottenere l'annullamento". Già al momento del sequestro c'erano stati esperti di diritto, come Andrea Monti (da noi intervistato) che avevano parlato di irregolarità giuridiche: con l'arma del "sequestro preventivo", di fatto il giudice non faceva sequestrare alcunché ma inibiva l'accesso a un sito.
È un momento travagliato per Pirate Bay, non c'è dubbio, ma in un modo o nell'altro quest'idolo dei pirati riesce sempre a cadere in piedi. È pure di questo mese una polemica scatenata in Svezia, per il fatto che le foto dell'autopsia di due bimbi uccisi erano state messe su Internet e rese raggiungibili tramite ricerca su Pirate Bay. Peter Sunde si era rifiutato di rimuovere le foto, in difesa della libertà di espressione. Lo scandalo è passato senza portare danni al sito.
Adesso resta da chiarire un'altra vicenda, collegata al sequestro i Pirate Bay: c'e stata o no anche la violazione della privacy degli utenti Internet italiani? Altroconsumo crede di sì e infatti il 23 settembre ha depositato un reclamo al Garante per la protezione dei dati personali, contro i discografici. "L'ipotesi- spiega l'associazione- è che siano stati raccolti e trattati illecitamente, senza alcuna autorizzazione da parte degli utenti, i dati personali di migliaia di navigatori da parte di un soggetto privato riconducibile alla Ifpi, associazione che rappresenta a livello internazionale le industrie discografiche su diversi Paesi". Accuse che i discografici, per bocca di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana) rigettano con forza: le definiscono, in una nota, "una buffonata colossale che non tiene conto del fatto che ci si trova di fronte ad un procedimento penale seguito dalle forze dell'ordine e dalla magistratura con provvedimenti emessi da magistratura e dalla polizia giudiziaria che non consentono alcuna iniziativa autonoma da parte di privati e che questi ultimi, anche se coinvolti sul piano tecnico, sono comunque soggetti al controllo delle autorità che stanno seguendo l'indagine contro i titolari del sito svedese".
(25 settembre 2008)
Repubblica.it
:asd:
Risultato?Crescita di popolarità di PB e gente incazzata che scaricherà più di prima
A me sembra che ci sia un po' di confusione linguistica, il che, anche se può sembrare solo una sfumatura, porta a conclusioni spesso molto distanti dalla realtà delle cose.
Un primo errore, a mio avviso, è il parallelo Open->Gratis/Closed->a pagamento che porta a dire che con un sw open non si retribuisce l'autore.
In realtà nulla vieta che un sw open sia a pagamento ed un sw closed gratuito.
L'optimum io credo che si avrebbe con un sw open che garantisca il giusto introito a tutti gli attori della filiera.
Prima di avanzare ipotesi su come ciò potrebbe essere realizzabile, vorrei evidenziare un secondo errore l'inguistico ben più importante del primo:
"Proprietà intellettuale", da cui discende che "la pirateria è un furto" (per poter invocare la fattispecie del furto infatti deve necessariamente esserci una proprietà).
Il concetto di proprietà intellettuale è un assurdo giuridico, si dovrebbe parlare, molto più correttamente, di paternità intellettuale.
Quando una collettività (sia essa una nazione od un circolo di golf, la questione non cambia) si dota di un sistema normativo, il fine delle singole norme è sempre quello del massimo benessere della collettività stessa.
Questa premessa è fondamentale per spiegare cosa è il diritto di proprietà: la differenza tra una società ad economia pianificata dove non esista un diritto di proprietà ed una società ad economia capitalistica che invece sul diritto di proprietà si fonda, non è nel fine ultimo che in entrambi i casi è comunque la massimizzazione del benessere della socità stessa; bensì è sui mezzi con i quali tale fine (comune) possa realizzarsi.
In una economia pianificata, il ragionamento è: "senza il diritto di proprietà è possibile sempre riorganizzarsi in maniera da avere in ogni istante la migliore allocazione delle risorse".
In un'economia di tipo capitalista, all'opposto si ritiene che il massimo benessere della collettività si raggiunga attraverso la protezione del singolo: se un soggetto (pensiamo ad esempio al proprietario di un fondo) ha infatti la garanzia di essere l'unico a poter accampare i diritti su un determinato bene, sarà suo interesse aver cura del bene stesso e massimizzarne la produttività; la somma di tutte le singole utilità "private" darà quindi il massimo benessere della collettività.
La proprietà è quindi un diritto "esclusivo", ovvero è un diritto con il quale si vuole escludere chiunque altro che non sia il proprietario dal godimento del bene, con l'unico limite del benessere della collettività (cioè quando il diritto di proprietà contrasta col benessere pubblico prevale, ovviamente, quest'ultimo, da qui istituti come l'esproprio o le servitù prediali da cui discende che anche il diritto di proprietà non è un diritto perfetto).
Stabilito cosa sia quindi il diritto di proprietà, è lapalissiano che questo sia un concetto non solo non applicabile alle opere dell'ingegno, ma bensì all'estremo opposto: la massimizzazione del benessere della collettività si ottiene infatti attraverso la massima diffusione delle idee e delle opere dell'ingegno.
Le norme quindi accordano protezione all'autore non per escludere gli altri ma anzi proprio per il fine opposto.
La protezione dei diritti dell'autore è infatti necessaria perchè se non ci fosse, l'autore potrebbe non aver interesse a sviluppare nuove idee o peggio potrebbe deciderle di non diffonderle.
Ecco perchè parlare di "proprietà" intellettuale è un nonsenso giuridico.
Il diritto di proprietà vuole "escludere", il diritto di paternità vuole "diffondere".
Allo stesso modo è un nonsenso giuridico definire la pirateria come "furto" (almeno in un sistema di diritto perfetto dove non esistano lobby economiche in grado di esercitare pressione sui politici e distorcere il quadro normativo).
Il problema ora è definire che tipo di protezione debba essere accordata all'autore.
Dal punto di vista morale, la paternità intellettuale non deve avere limiti temporali (se ho scritto una canzone, dovrò sempre esserne identificato come l'autore).
Dal punto di vista economico, è assolutamente sbagliato accordare protezioni eccezionalmente lunghe che limitino la diffusione dell'opera dell'ingegno ed anche le capacità dell'autore (se posso campare di rendita per i prossimi 90 anni avendo scritto una sola canzone di successo od avendo brevettato una sola idea sul sw non solo "ingesserò" il mercato e lo sviluppo, ma potrei non aver più lo stimolo a produrre,non avendone la necessità economica).
Una buona idea (non mia, ma l'autore mi perdonerà se non lo cito, non ricordandomi dove l'ho letta:D ) è quella di partire da quelle che sono le norme classiche del capitalismo: i piani di ritorno dell'investimento sono normalmente di breve-medio periodo, e questo è vero anche per l'industri discografica o del software che investe sull'artista o sullo sviluppatore.
Da queste considerazioni nasce questa proposta (rinnovo le mie scuse all'autore:fagiano: ):
Il nuovo diritto d'autore
Si distinguono i seguenti soggetti
- autore: colui che crea l'opera;
- editore: colui che pubblica materialmente l'opera;
- produttore: colui che investe nell'opera sostenendone i costi di
pubblicazione, marketing, ... (il ruolo di produttore è molto spesso
svolto da uno degli altri due soggetti: editore o autore).
Gli attori per i quali il nuovo diritto d'autore prevede eventuali
ritorni economici sono autore e produttore. L'editore è considerato un
professionista che fa il proprio lavoro e sarà pertanto retribuito per
quello che fa, ma non questo è contemplato dal nuovo diritto d'autore.
Tempo 0: pubblicazione dell'opera.
*Da 0 a 3 anni (periodo dell'esclusiva)* : l'autore può concedere ad uno
o più produttori/editori il diritto di sfruttamento economico dell'opera
in maniera esclusiva (l'eventuale compenso viene stabilito tra le parti
autore/produttore/editore). Nessun altro può pubblicare l'opera.
Dopo 3 anni il diritto di sfruttamento economico esclusivo dell'opera
decade.
*Da 3 a 30 anni (periodo di compenso per l'autore)* : chiunque può
pubblicare l'opera. Se lo fa a scopo di lucro, deve corrispondere un
compenso all'autore per ogni copia prodotta (non solo per quelle
vendute). Se lo fa senza scopo di lucro non deve necessariamente
corrispondere alcunché all'autore.
Dopo 30 anni decadono i diritti di sfruttamento economico dell'opera.
*Oltre 30 anni (pubblico dominio)* : chiunque può pubblicare l'opera
senza dover corrispondere alcunché all'autore.
Tutto ciò ovviamente è valido a meno che l'autore non adotti una
specifica licenza che stabilisca regole differenti per la propria opera,
le quali possono essere soltanto più permissive di quelle esposte e la
licenza non può comunque prolungare i termini temporali previsti per il
periodo di esclusiva e per il periodo di compenso per l'autore.
A me sembra equa, sensata e giuridicamente e socialmente corretta.
Si vabbè,ma devi anche renderti conto che per il 95% della normale utenza Gimp basta e avanza,c'è gente che scarica Photoshop per ridimensionare le foto del mare..
intanto
Europarlamento: affossata la Dottrina Sarkozy
Roma - Era un passaggio essenziale, una verifica sul campo di una svolta possibile per l'industria multimediale e il governo francese, sarebbe stato il voto che avrebbe sancito per l'Europa il via libera alla Dottrina Sarkozy: temutissimo, giunto quasi sotto silenzio al momento chiave delle decisioni dell'Europarlamento, il Pacchetto Telecom è stato spogliato delle politiche antiP2P e antiprovider e reso pressoché innocuo per i diritti degli utenti.
Ne informa tra gli altri IPTegrity, che evidenzia come l'Assemblea comunitaria abbia emendato il Pacchetto cancellando la politica dei 3 colpi: gli utenti "colpevoli" di condivisione illegale secondo la Dottrina ispirata dal presidente francese Sarkozy avrebbero dovuto essere avvertiti una prima volta, poi una seconda e alla terza venir buttati fuori dalla rete. Così non sarà.
Non solo: è stata cancellata l'ipotesi di trasformare gli Internet Service Provider in poliziotti della rete. Non sarà concesso ai detentori dei diritti di accedere in alcun modo ai dati del traffico né di partecipare attivamente all'attività istituzionale di repressione degli illeciti.
In buona sostanza, gli emendamenti propongono una visione libera dell'utente Internet, i cui diritti di accesso non possono essere negati in alcun modo. Come avevano richiesto i pochi che si erano occupati di questo voto decisivo, il Parlamento chiede che contro chi viola siano adottate misure proporzionate agli abusi commessi e, soprattutto, dietro la garanzia dell'ordine del magistrato.
La buona notizia per i sostenitori delle libertà degli utenti sta nel fatto che la Dottrina Sarkozy potrebbe sì venire riproposta in seconda lettura al Parlamento Europeo, ma questo difficilmente potrà avvenire prima della fine dell'anno, quando "scade" il semestre di presidenza francese, quello considerato maggiormente "a rischio" vista la posizione così netta espressa più volte dall'attuale presidente francese. Il semestre successivo sarà gestito dalla presidenza svedese, che potrebbe peraltro avere tutt'altre priorità all'ordine del giorno.
A travolgere le speranze francesi è stato il senso del diritto dei parlamentari europei guidati dal relatore Catherine Trautmann, che in una mail dell'ultimo minuto ai suoi colleghi ha fatto notare come l'accesso a Internet sia un diritto fondamentale dell'individuo e come tale debba e possa essere trattato solo con adeguato procedimento giudiziario e certo non finire nelle more di sanzioni disciplinari per violazioni di un meno rilevante diritto d'autore.
A passare è stata anche la misura che chiede agli ISP di provvedere a comunicare agli utenti eventuali messaggi governativi di interesse pubblico ma si tratta esclusivamente di messaggi destinati "a tutti gli utenti": cancellata dunque la misura che prevedeva messaggi "per scopi specifici", una dicitura pensata per consentire la trasmissioni di warning agli utenti incappati in violazioni del diritto d'autore.
Non tutto è ancora chiaro, ci sono emendamenti e note al Pacchetto Telecom che andranno ulteriormente analizzate. Ma al momento l'affossamento della Dottrina Sarkozy in Europa non potrebbe essere più evidente e rimbalza rapidamente in tutta la Francia. Qualcuno a Parigi dovrà digerire l'accaduto.
Punto Informatico
Meno male,la possibilità di connettersi a internet deve essere un diritto :)
è un ottima notizia, speriamo che questa cultura liberale vigili sempre contro gli infami tentativi delle major di imporre a milioni di persone la loro "visione" di come debba essere Internet
e che la finiscano una volta per tutte con la palese, falsissima equazione 1 download = 1 mancato acquisto :mad:
cdimauro
26-09-2008, 13:37
A me sembra che ci sia un po' di confusione linguistica, il che, anche se può sembrare solo una sfumatura, porta a conclusioni spesso molto distanti dalla realtà delle cose.
Un primo errore, a mio avviso, è il parallelo Open->Gratis/Closed->a pagamento che porta a dire che con un sw open non si retribuisce l'autore.
In realtà nulla vieta che un sw open sia a pagamento ed un sw closed gratuito.
Concordo.
L'optimum io credo che si avrebbe con un sw open che garantisca il giusto introito a tutti gli attori della filiera.
Mah. Ne dubito. Soprattutto se poi dobbiamo quantificare il termine "giusto" per introito.
[...]
Il problema ora è definire che tipo di protezione debba essere accordata all'autore.
Dal punto di vista morale, la paternità intellettuale non deve avere limiti temporali (se ho scritto una canzone, dovrò sempre esserne identificato come l'autore).
Dal punto di vista economico, è assolutamente sbagliato accordare protezioni eccezionalmente lunghe che limitino la diffusione dell'opera dell'ingegno ed anche le capacità dell'autore (se posso campare di rendita per i prossimi 90 anni avendo scritto una sola canzone di successo od avendo brevettato una sola idea sul sw non solo "ingesserò" il mercato e lo sviluppo, ma potrei non aver più lo stimolo a produrre,non avendone la necessità economica).
Una buona idea (non mia, ma l'autore mi perdonerà se non lo cito, non ricordandomi dove l'ho letta:D ) è quella di partire da quelle che sono le norme classiche del capitalismo: i piani di ritorno dell'investimento sono normalmente di breve-medio periodo, e questo è vero anche per l'industri discografica o del software che investe sull'artista o sullo sviluppatore.
Da queste considerazioni nasce questa proposta (rinnovo le mie scuse all'autore:fagiano: ):
[...]
A me sembra equa, sensata e giuridicamente e socialmente corretta.
3 anni sono pochi per lo sfruttamento esclusivamente commerciale. Li porterei a 10 (quindi passando il secondo periodo a 11..30 anni).
Per il resto mi sembra abbastanza equo.
Mah. Ne dubito. Soprattutto se poi dobbiamo quantificare il termine "giusto" per introito.
Perchè ne dubiti?
Dare la possibilità ha chi ne ha la capacità la possibilità di vedere cosa veramente il codice fa e come lo fa non danneggia l'autore.
Inoltre, inserito in un contesto di un nuovo diritto d'autore come sopra riportato apre tutto un nuovo mercato (ad esempio un'azienda che ha bisogno che un sw già in uso sia adattato a nuove esigenze, potrebbe rivolgersi ad un qualsiasi sviluppatore).
Per quanto riguarda il "giusto", io credo che gli autori meritino di avere un introito proporzionato alla qualità (o meglio per quanto il mercato ne percepisca la qualità) ed all'impegno di quanto prodotto.
Ciò non vuol assolutamente dire che uno sviluppatore sw che ha investito anni della sua vita nello studio debba essere pagato poco, ma vuol dire che non è ammissibile che tre generazioni di persone campino sui diritti di "jingle bells".
3 anni sono pochi per lo sfruttamento esclusivamente commerciale. Li porterei a 10 (quindi passando il secondo periodo a 11..30 anni).
E' leggermente diverso: 3 anni non sono il periodo di sfruttamente esclusivo commerciale, ma il periodo in cui un editore/produttore può sfruttare l'opera in via esclusiva, dopo possono intervenire anche altri produttori/editori ma sempre remunerando l'autore.
Il primo periodo di esclusiva è dovuto al fatto che il produttore/editore deve rientrare dell'investimento fatto (compresi ovviamenti gli utili), e questo normalmente avviene in periodo ben inferiore ai tre anni (preciso che si sta parlando di 3 anni a partire dalla pubblicazione dell'opera, e non dall'inizio dell'investimento).
Dopo di ciò decade per l'editore/produttore il diritto di esclusiva lasciando ad altri produttori/editori la possibilità di pubblicare l'opera e di sfruttarla commercialmente.
Se l'opera ha ancora un'interesse commerciale, saranno diversi i produttori/editori interessati, ciò stimolerà la concorrenza con beneficio del pubblico consumatore/fruitore che godrà di prezzi più bassi o di maggior servizi, ma sarà un beneficio anche per l'autore che continuerà a vedersi pagati i diritti dal produttore/editore, e questo per ancora 27 anni.
E' anche vero che dopo tre anni, se non c'è lo scopo di lucro si può liberamente fruire di un'opera, ma ricordo che si tratta di 3 anni dalla prima pubblicazione, non dall'inizio dello sviluppo.
Sono cioè 3 anni in cui l'autore ha smesso di essere produttivo (almeno in relazione a quell'opera).
Continuare a dargli una rendita di posizione oltre i tre anni mi sembra in contrasto proprio con lo spirito delle norme sulla paternità intellettuale che, come ricordato, mirano alla massimizzazione del benessere della collettività.
Per il resto mi sembra abbastanza equo.
:mano:
Fondamentalmente una revisione del diritto di autore in questi termini penso che gioverebbe sia alla collettività (smettiamola di chiamare le persone consumatori), sia alla maggior parte degli autori, sia alle piccole "etichette" e le piccole sw house.
Marziano
26-09-2008, 19:07
Perchè ne dubiti?
Dare la possibilità ha chi ne ha la capacità la possibilità di vedere cosa veramente il codice fa e come lo fa non danneggia l'autore.
Inoltre, inserito in un contesto di un nuovo diritto d'autore come sopra riportato apre tutto un nuovo mercato (ad esempio un'azienda che ha bisogno che un sw già in uso sia adattato a nuove esigenze, potrebbe rivolgersi ad un qualsiasi sviluppatore).
Un software 'commerciale' adattato da terzi?
Cioè io scrivo il Windows di nuova generazione, e il primo cretino che viene può fare - su commissione, quindi lucrandoci - cut e paste di un milione di righe di codice che mi sono costate sudore e sangue, e ribrandizzarlo?
Per quanto riguarda il "giusto", io credo che gli autori meritino di avere un introito proporzionato alla qualità (o meglio per quanto il mercato ne percepisca la qualità) ed all'impegno di quanto prodotto.
Ciò non vuol assolutamente dire che uno sviluppatore sw che ha investito anni della sua vita nello studio debba essere pagato poco, ma vuol dire che non è ammissibile che tre generazioni di persone campino sui diritti di "jingle bells".
C'e' gente che vive grazie al plusvalore di beni accumulati da uno sconosciuto avo secoli addietro. Secondo il tuo ragionamento, dovremmo togliere la casa a tutte le persone che l'hanno ereditata dai genitori. O le azioni di Mediaset e Mondadori ai figli e nipoti di Berlusconi.
E' anche vero che dopo tre anni, se non c'è lo scopo di lucro si può liberamente fruire di un'opera, ma ricordo che si tratta di 3 anni dalla prima pubblicazione, non dall'inizio dello sviluppo.
Sono cioè 3 anni in cui l'autore ha smesso di essere produttivo (almeno in relazione a quell'opera).
Continuare a dargli una rendita di posizione oltre i tre anni mi sembra in contrasto proprio con lo spirito delle norme sulla paternità intellettuale che, come ricordato, mirano alla massimizzazione del benessere della collettività.
Ripeto il ragionamento di poco sopra: taluni beni tangibili rimangono sempre fruttuosi, anche per 270 anni, non per questo motivo ci si sente autorizzati a sottrarli al legittimo proprietario ( che non se li è guadagnati ) e a ridistribuirli alla collettivita'.
:mano:
Fondamentalmente una revisione del diritto di autore in questi termini penso che gioverebbe sia alla collettività (smettiamola di chiamare le persone consumatori), sia alla maggior parte degli autori, sia alle piccole "etichette" e le piccole sw house.
Parlo con cognizione di causa, dato che mi guadagno da vivere sviluppando software. Le piccole software house non le salvi con l'open source, la loro è una battaglia persa contro i leviatani tipo Google, EA ecc ( nei rispettivi campi ). Idem per le piccole 'etichette' ( cinematografiche o musicali ), semplicemente non hanno speranza in un mercato dominato da squali.
Anzi, a pensarci bene una chance ce l'hanno, sai quale?
Una Idea innovativa, da poter sfruttare commercialmente. Cioe' quello che tu e i profeti dell'open source vorreste togliergli.
OvErClOck82
26-09-2008, 19:08
scusate se non entro in discorsi che non mi competono...
ma io ho questa filosofia:
mi interessa un film/cd/software ? lo compro (o lo scarico se è free)
mi interessa ma non me lo posso permettere per il momento ? aspetto e lo acquisto in seguito.
la maggior parte della gente che frequento mi guarda storto riguardo a come la penso perchè ovviamente loro hanno una collezione di tipo 9876576 cd, film e programmini vari (tutti rigorosamente scaricati)... ma mi domando: c'è qualcosa di sbagliato in quello che faccio ? :stordita:
Quotone, sapessi quanta gente vedo col photoshop piratato (naturalmente sempre ultimissima versione, anche se non avevano ancora imparato il 3% delle funzioni di quella precedente) usato per togliere gli occhi rossi... ma guai a parlare di gimp: "ma che merda, non ha neanche il supporto alla quadricromia", cosa piuttosto comica detta da gente che non ha mai stampato una foto e salva le immagini a livelli di compressione assurdi "perchè così tengono meno spazio!!!"...
bah.. per quanto mi riguarda sono passato a sw open da più di un anno e sto molto meglio di prima, il pc è una scheggia e faccio tutto quello che voglio senza scucire un soldo e in piena legalità.. e scusate se è poco!
Quello che non ho mai capito di molti fanatici dell'open source è perchè non fanno altro che cercare di convincere gli altri a fare le loro stesse scelte.
La prima volta che ho usato Linux è stato nel '96 quando ancora non si poteva scaricare (no adsl) e era completamente a riga di comando e vidi che per le mie esigenze windows era più pratico. (sebbene win95 si bloccasse in continuazione)
Ho provato molte distribuzioni negli anni e la mia conclusione è stata sempre la stessa ma non ho mai rotto le scatole a chi usa linux dicendogli di usare windows.
Io uso quello, gli altri usino quello che gli pare.
Per certe cose Linux è più pratico, infatti lo tengo installato in una partizione dell'hard disk. Fine.
A parte questo non capisco cosa ci sia di male a far sì che uno possa far pagare il frutto del proprio lavoro.
Se alcuni lo regalano sono affari loro.
Dream_River
26-09-2008, 23:09
Fino a quando non mi toccano Mininova, io sono contento :D
Comunque, sono contento per i gestori di PirateBay e per tutti i loro utenti:)
Quello che non ho mai capito di molti fanatici dell'open source è perchè non fanno altro che cercare di convincere gli altri a fare le loro stesse scelte.
La prima volta che ho usato Linux è stato nel '96 quando ancora non si poteva scaricare (no adsl) e era completamente a riga di comando e vidi che per le mie esigenze windows era più pratico. (sebbene win95 si bloccasse in continuazione)
Ho provato molte distribuzioni negli anni e la mia conclusione è stata sempre la stessa ma non ho mai rotto le scatole a chi usa linux dicendogli di usare windows.
Io uso quello, gli altri usino quello che gli pare.
Per certe cose Linux è più pratico, infatti lo tengo installato in una partizione dell'hard disk. Fine.
A parte questo non capisco cosa ci sia di male a far sì che uno possa far pagare il frutto del proprio lavoro.
Se alcuni lo regalano sono affari loro.
a) non sono un "fanatico" dell'open source, sono semplicemente uno che pensa che se si vogliono i programmi "di marca" si comprano e si pagano il giusto, se non si vuole spendere le alternative ci sono e sono più che sufficienti per le esigenze del 95% degli utenti desktop...
b) io non voglio convincere nessuno a fare le mie stesse scelte, ma cerco almeno di far ragionare gli altri sulla questione del punto a... se uno usa windows (crackato) e photoshop (crackato) per ridimensionare 30 foto all'anno gli spiego che potrebbe fare le stesse cose con una qualsiasi distro linux... ti trovi meglio con win+photoshop? benissimo, ma allora vatti a comprare le relative licenze.. "eh ma costano!!!" è la risposta tipo...
Di fronte a questo ragionamento alcune persone hanno "aperto gli occhi" chiedendomi altre informazioni sul mondo open, di questi qualcuno è migrato e qualcun altro no (per i motivi più svariati).
cdimauro
27-09-2008, 08:02
Perchè ne dubiti?
Dare la possibilità ha chi ne ha la capacità la possibilità di vedere cosa veramente il codice fa e come lo fa non danneggia l'autore.
Inoltre, inserito in un contesto di un nuovo diritto d'autore come sopra riportato apre tutto un nuovo mercato (ad esempio un'azienda che ha bisogno che un sw già in uso sia adattato a nuove esigenze, potrebbe rivolgersi ad un qualsiasi sviluppatore).
Dubito che l'open rappresenti "l'optimum" e comunque non si può escludere a priori il modello proprietario.
In ogni caso già adesso c'è l'open, per cui eventualmente vedo soltanto un problema di autoorganizzazione di chi sostiene questo modello.
Per quanto riguarda il "giusto", io credo che gli autori meritino di avere un introito proporzionato alla qualità (o meglio per quanto il mercato ne percepisca la qualità) ed all'impegno di quanto prodotto.
Ciò non vuol assolutamente dire che uno sviluppatore sw che ha investito anni della sua vita nello studio debba essere pagato poco, ma vuol dire che non è ammissibile che tre generazioni di persone campino sui diritti di "jingle bells".
Molto difficile anche questo, perché è difficilmente definibile il concetto "qualità".
Considera che ci sono "guerre di religione" fra chi mette le parentesi graffe subito dopo le istruzioni e che invece le mette all'inizio della riga successiva:
if (condizione) {
...
}
if (condizione)
{
...
}
E questo è giusto un esempietto. :p
E' leggermente diverso: 3 anni non sono il periodo di sfruttamente esclusivo commerciale, ma il periodo in cui un editore/produttore può sfruttare l'opera in via esclusiva, dopo possono intervenire anche altri produttori/editori ma sempre remunerando l'autore.
Il primo periodo di esclusiva è dovuto al fatto che il produttore/editore deve rientrare dell'investimento fatto (compresi ovviamenti gli utili), e questo normalmente avviene in periodo ben inferiore ai tre anni (preciso che si sta parlando di 3 anni a partire dalla pubblicazione dell'opera, e non dall'inizio dell'investimento).
Dopo di ciò decade per l'editore/produttore il diritto di esclusiva lasciando ad altri produttori/editori la possibilità di pubblicare l'opera e di sfruttarla commercialmente.
Se l'opera ha ancora un'interesse commerciale, saranno diversi i produttori/editori interessati, ciò stimolerà la concorrenza con beneficio del pubblico consumatore/fruitore che godrà di prezzi più bassi o di maggior servizi, ma sarà un beneficio anche per l'autore che continuerà a vedersi pagati i diritti dal produttore/editore, e questo per ancora 27 anni.
E' anche vero che dopo tre anni, se non c'è lo scopo di lucro si può liberamente fruire di un'opera, ma ricordo che si tratta di 3 anni dalla prima pubblicazione, non dall'inizio dello sviluppo.
Sono cioè 3 anni in cui l'autore ha smesso di essere produttivo (almeno in relazione a quell'opera).
Continuare a dargli una rendita di posizione oltre i tre anni mi sembra in contrasto proprio con lo spirito delle norme sulla paternità intellettuale che, come ricordato, mirano alla massimizzazione del benessere della collettività.
Come sviluppatore tre anni di sfruttamento "totale" della mia opera mi sembrano veramente troppo pochi, e penso che lo stesso valga anche per altri "artisti".
Diffondere la cultura mi sta bene concetto e lo condivido, ma senza doverci rimettere. Se non erro le case farmaceutiche hanno 10 anni di sfruttamento esclusivo dei loro prodotti, perché devono tutelare i loro ingenti investimenti.
Per un artista lo "sforzo" per produrre un'opera e comunque il suo valore non è precisamente quantificabile. Immagina uno che ha lavorato anni alla sua realizzazione (ma potrebbe anche essersi "consumato" in un solo anno): te la sentiresti di concedergliene soltanto 3 per il suo sfruttamento? Io no.
Io sono appassionato di retrogaming: per me ha poco senso vedere ancora tutelato un gioco dell'85, ma i giochi fine anni '90 sono ancora in circolazione in sala giochi perché sono ancora "giocabili" per la massa e capisco che i produttori hanno bisogno di capitalizzare gli investimenti fatti (tra l'altro oggi per produrre giochi di una certa "qualità" servono dai 10 ai 20 milioni di dollari).
Il tutto IMHO, ovviamente. :)
:mano:
Fondamentalmente una revisione del diritto di autore in questi termini penso che gioverebbe sia alla collettività (smettiamola di chiamare le persone consumatori), sia alla maggior parte degli autori, sia alle piccole "etichette" e le piccole sw house.
Lo penso anch'io: come modello mi piace. Con un'opportuna "limatina" secondo me si raggiungerebbe un "buon" compromesso fra il diritto di sfruttamento dell'autore e la diffusione della cultura.
Un software 'commerciale' adattato da terzi?
Cioè io scrivo il Windows di nuova generazione, e il primo cretino che viene può fare - su commissione, quindi lucrandoci - cut e paste di un milione di righe di codice che mi sono costate sudore e sangue, e ribrandizzarlo?
C'e' gente che vive grazie al plusvalore di beni accumulati da uno sconosciuto avo secoli addietro. Secondo il tuo ragionamento, dovremmo togliere la casa a tutte le persone che l'hanno ereditata dai genitori. O le azioni di Mediaset e Mondadori ai figli e nipoti di Berlusconi.
Ripeto il ragionamento di poco sopra: taluni beni tangibili rimangono sempre fruttuosi, anche per 270 anni, non per questo motivo ci si sente autorizzati a sottrarli al legittimo proprietario ( che non se li è guadagnati ) e a ridistribuirli alla collettivita'.
Parlo con cognizione di causa, dato che mi guadagno da vivere sviluppando software. Le piccole software house non le salvi con l'open source, la loro è una battaglia persa contro i leviatani tipo Google, EA ecc ( nei rispettivi campi ). Idem per le piccole 'etichette' ( cinematografiche o musicali ), semplicemente non hanno speranza in un mercato dominato da squali.
Anzi, a pensarci bene una chance ce l'hanno, sai quale?
Una Idea innovativa, da poter sfruttare commercialmente. Cioe' quello che tu e i profeti dell'open source vorreste togliergli.
Sono uno sviluppatore anch'io e posso capirti, ma sono anche un utente e mi rendo conto di un modello "equo" non sarebbe male.
Fermo restando che, per quanto mi riguarda, continuerei l'attuale divisione fra modello open e closed: ognuno ha diritto all'esistenza, e deciderà poi la massa con le sue scelte quale preferire. ;)
Dream_River
27-09-2008, 10:35
.
Fermo restando che, per quanto mi riguarda, continuerei l'attuale divisione fra modello open e closed: ognuno ha diritto all'esistenza, e deciderà poi la massa con le sue scelte quale preferire. ;)
Escludendo rivoluzioni socio-politiche radicali, purtroppo questa suddivisione dovrà rimanere, concordo
Però per quanto detto da altri, c'è poco da stupirsi se la gente scarica musica e film da Internet, con quel che costano, e soprattutto considerando la proporzione con la quale effettivamente paghi l'artista:rolleyes:
:asd:
http://www.hwupgrade.it/news/software/the-pirate-bay-sospeso-il-sequestro-preventivo_26643.html
The Pirate Bay: sospeso il sequestro preventivo
di Fabio Boneschi pubblicata il 27 Settembre 2008, alle 08:16 nel canale Software
“L'URL di The Pirate Bay torna ad essere raggiungibile: è stata infatti predisposta la rimozione del blocco”
Accettato il ricorso di The Pirate Bay: ora gli ISP dovranno togliere il blocco verso l'URL risultato inaccessibile dal 10 agosto scorso. Infatti, come ampiamente riportato nelle scorse settimane era in atto un provvedimento del Gip del Tribunale di Bergamo su denuncia di alcune case discografiche.
In queste settimane Peter Sunde, insieme ai propri legali, aveva varie volte contestato il provvedimento invocando i più ampi principi di libertà. Non sono al momento note le motivazioni in base a cui è stato revocato il sequestro preventivo e sarà molto interessante leggerle per comprendere meglio la vicenda.
In merito a The Pirate Bay c'è da segnalare un'altra vicenda sempre di carattere legate che in questo caso coinvolge Altroconsumo e il Garante della Privacy. Infatti, poco dopo l'attuazione del provvedimento di sequestro preventivo alcuni utenti hanno notato un reindirizzamento verso un URL di proprietà di un'associazione di discografici.
uh menomale va, nessuno era riuscito ad aggirare quei blocchi, mamma mia, menomale, va... :doh: :ciapet:
gabi.2437
27-09-2008, 12:40
Vorrei far notare che anche labaia.org è irraggiungibile... :rolleyes:
Un software 'commerciale' adattato da terzi?
Cioè io scrivo il Windows di nuova generazione, e il primo cretino che viene può fare - su commissione, quindi lucrandoci - cut e paste di un milione di righe di codice che mi sono costate sudore e sangue, e ribrandizzarlo?
Certo, ma trattandosi di uno sfruttamento commerciale, dovrebbe remunerare anche te per i primi 30 anni.
C'e' gente che vive grazie al plusvalore di beni accumulati da uno sconosciuto avo secoli addietro. Secondo il tuo ragionamento, dovremmo togliere la casa a tutte le persone che l'hanno ereditata dai genitori. O le azioni di Mediaset e Mondadori ai figli e nipoti di Berlusconi.
Ripeto il ragionamento di poco sopra: taluni beni tangibili rimangono sempre fruttuosi, anche per 270 anni, non per questo motivo ci si sente autorizzati a sottrarli al legittimo proprietario ( che non se li è guadagnati ) e a ridistribuirli alla collettivita'.
Stai nuovamente paragonando diritto di proprietà e paternità intellettuale, che, come già detto, hanno finalità diametralmente opposte.
Se ometti di considerare il perchè al singolo vengono accordati certi diritti, finiresti per poter rendere eriditaria qualunque cosa, anche la Presidenza del Consiglio (visto che parlavi di Berlusconi:D )
Parlo con cognizione di causa, dato che mi guadagno da vivere sviluppando software. Le piccole software house non le salvi con l'open source...
Credo che stiamo facendo nuovamente confusione linguistica: l'open source con i diritti d'autore non c'entra nulla.
I sono convinto che sia necessario riformare i diritti d'autore nel senso sopra detto.
Ma i diritti così maturati devono essere pagati indipendentemente dal fatto che lo sviluppatore fornisca o meno anche il codice sorgente.
In sintesi: la riforma del diritto d'autore non tocca minimamente l'aspetto di come il sw debba essere sviluppato/distribuito (open o closed).
La considerazione che un modello open sia preferibile (ribadisco: come scelta personale dello sviluppatore, non perchè la cosa sia minimamente regolata dalla legge) è una mia opinione che discende dal fatto che in un sistema simile di diritti assolverebbe a due funzioni: favorirebbe la diffusione (sia del sw che della conoscenza), che poi è il motivo per cui le leggi accordano protezione alla paternità intellettuale; e sarebbe probabilmente più remunerativo per lo sviluppatore.
Facciamo un esempio: tu decidi di scrivere un nuovo SO, ti accordi con un distributore che, oltre a finanziarti lo sviluppo, si occuperà della distribuzione con diritto di esclusiva (cioè nessun altro distributore potrà fargli concorrenza) per i primi 3 anni e ti pagherà un tot per ogni copia da lui prodotta.
Durante questi primi 3 anni può succedere che il prodotto sia un flop o che vada bene.
Nel primo caso il distributore non rientrerà dell'investimento, e questo fa parte del rischio di impresa.
Se invece il prodotto fosse ben recepito dal mercato, nei primi 3 anni il distributore sarà rientrato dell'investimento ed avrà percepito i suoi profitti (e tre anni di mercato sono anche lunghi in un normale piano di investimento, nella maggior parte dei settori chi investe è perchè confida in un ritorno molto più di breve periodo).
Passati questi 3 anni, se effettivamente il SO ha preso piede, altri distributori potranno entrare in concorrenza col primo, ad esempio fornendo un package più appetibile, o fornendo assieme un servizio di assistenza etc. etc.
Ognuno di loro però, trattandosi di sfruttamento commerciale, dovrà pagarti il famoso tot per ogni copia prodotta per i successivi 27 anni.
Certo, a questo punto l'utente privato può benissimo farsi una copia nuda e cruda senza doverti nulla, ma se il SO ha preso piede, probabilmente acquisterà la copia prodotta da tal distributore perchè magari è già completa dei nuovi driver oppure dell'altro distributore perchè offre il servizio di assistenza e via dicendo.
In un contesto simile reputo il sw open migliore di quello closed perchè si presta meglio a poter essere "rivisto" e ricommercializzato.
E più un sw viene ricommercializzato più lo sviluppatore guadagna.
cdimauro
27-09-2008, 21:00
Però per quanto detto da altri, c'è poco da stupirsi se la gente scarica musica e film da Internet, con quel che costano, e soprattutto considerando la proporzione con la quale effettivamente paghi l'artista:rolleyes:
Possedere quella musica e quei film, però, non è obbligatorio: se ne può fare benissimo a meno. ;)
La considerazione che un modello open sia preferibile (ribadisco: come scelta personale dello sviluppatore, non perchè la cosa sia minimamente regolata dalla legge) è una mia opinione che discende dal fatto che in un sistema simile di diritti assolverebbe a due funzioni: favorirebbe la diffusione (sia del sw che della conoscenza), che poi è il motivo per cui le leggi accordano protezione alla paternità intellettuale; e sarebbe probabilmente più remunerativo per lo sviluppatore.
Facciamo un esempio: tu decidi di scrivere un nuovo SO, ti accordi con un distributore che, oltre a finanziarti lo sviluppo, si occuperà della distribuzione con diritto di esclusiva (cioè nessun altro distributore potrà fargli concorrenza) per i primi 3 anni e ti pagherà un tot per ogni copia da lui prodotta.
Durante questi primi 3 anni può succedere che il prodotto sia un flop o che vada bene.
Nel primo caso il distributore non rientrerà dell'investimento, e questo fa parte del rischio di impresa.
Se invece il prodotto fosse ben recepito dal mercato, nei primi 3 anni il distributore sarà rientrato dell'investimento ed avrà percepito i suoi profitti (e tre anni di mercato sono anche lunghi in un normale piano di investimento, nella maggior parte dei settori chi investe è perchè confida in un ritorno molto più di breve periodo).
Passati questi 3 anni, se effettivamente il SO ha preso piede, altri distributori potranno entrare in concorrenza col primo, ad esempio fornendo un package più appetibile, o fornendo assieme un servizio di assistenza etc. etc.
Ognuno di loro però, trattandosi di sfruttamento commerciale, dovrà pagarti il famoso tot per ogni copia prodotta per i successivi 27 anni.
Certo, a questo punto l'utente privato può benissimo farsi una copia nuda e cruda senza doverti nulla, ma se il SO ha preso piede, probabilmente acquisterà la copia prodotta da tal distributore perchè magari è già completa dei nuovi driver oppure dell'altro distributore perchè offre il servizio di assistenza e via dicendo.
In un contesto simile reputo il sw open migliore di quello closed perchè si presta meglio a poter essere "rivisto" e ricommercializzato.
E più un sw viene ricommercializzato più lo sviluppatore guadagna.
Premesso che un discorso del genere è, in parte, fattibile anche con software closed, non credo che il "modello open" sia più conveniente per l'autore. Come dicevi sopra, si può benissimo fare la copia e non sganciare un centesimo. Ma non solo: si può benissimo prendere il pacchetto "base" rilasciato dall'autore, arricchirlo e rilasciarlo gratuitamente, per cui quest'ultimo continuerebbe a non beccare un quattrino.
Marziano
27-09-2008, 22:02
Certo, ma trattandosi di uno sfruttamento commerciale, dovrebbe remunerare anche te per i primi 30 anni.
Stai nuovamente paragonando diritto di proprietà e paternità intellettuale, che, come già detto, hanno finalità diametralmente opposte.
Se ometti di considerare il perchè al singolo vengono accordati certi diritti, finiresti per poter rendere eriditaria qualunque cosa, anche la Presidenza del Consiglio (visto che parlavi di Berlusconi:D )
Credo che stiamo facendo nuovamente confusione linguistica: l'open source con i diritti d'autore non c'entra nulla.
I sono convinto che sia necessario riformare i diritti d'autore nel senso sopra detto.
Ma i diritti così maturati devono essere pagati indipendentemente dal fatto che lo sviluppatore fornisca o meno anche il codice sorgente.
In sintesi: la riforma del diritto d'autore non tocca minimamente l'aspetto di come il sw debba essere sviluppato/distribuito (open o closed).
La considerazione che un modello open sia preferibile (ribadisco: come scelta personale dello sviluppatore, non perchè la cosa sia minimamente regolata dalla legge) è una mia opinione che discende dal fatto che in un sistema simile di diritti assolverebbe a due funzioni: favorirebbe la diffusione (sia del sw che della conoscenza), che poi è il motivo per cui le leggi accordano protezione alla paternità intellettuale; e sarebbe probabilmente più remunerativo per lo sviluppatore.
Facciamo un esempio: tu decidi di scrivere un nuovo SO, ti accordi con un distributore che, oltre a finanziarti lo sviluppo, si occuperà della distribuzione con diritto di esclusiva (cioè nessun altro distributore potrà fargli concorrenza) per i primi 3 anni e ti pagherà un tot per ogni copia da lui prodotta.
Durante questi primi 3 anni può succedere che il prodotto sia un flop o che vada bene.
Nel primo caso il distributore non rientrerà dell'investimento, e questo fa parte del rischio di impresa.
Se invece il prodotto fosse ben recepito dal mercato, nei primi 3 anni il distributore sarà rientrato dell'investimento ed avrà percepito i suoi profitti (e tre anni di mercato sono anche lunghi in un normale piano di investimento, nella maggior parte dei settori chi investe è perchè confida in un ritorno molto più di breve periodo).
Passati questi 3 anni, se effettivamente il SO ha preso piede, altri distributori potranno entrare in concorrenza col primo, ad esempio fornendo un package più appetibile, o fornendo assieme un servizio di assistenza etc. etc.
Ognuno di loro però, trattandosi di sfruttamento commerciale, dovrà pagarti il famoso tot per ogni copia prodotta per i successivi 27 anni.
Certo, a questo punto l'utente privato può benissimo farsi una copia nuda e cruda senza doverti nulla, ma se il SO ha preso piede, probabilmente acquisterà la copia prodotta da tal distributore perchè magari è già completa dei nuovi driver oppure dell'altro distributore perchè offre il servizio di assistenza e via dicendo.
In un contesto simile reputo il sw open migliore di quello closed perchè si presta meglio a poter essere "rivisto" e ricommercializzato.
E più un sw viene ricommercializzato più lo sviluppatore guadagna.
Se Windows è il mio core business, non ci sono royalties che tengono di fronte al vantaggio sulla concorrenza che mi da il closed source.
Parimenti, se Google abbracciasse un modello di business come quello che proponi, uscirebbero cento versioni migliorate di PageRank in una settimana ( perlopiù ad opera di quindicenni scandinavi, che danno la paglia ai phd ) e le sue azioni diventerebbero carta straccia.
C'e' poi una questione di palese inapplicabilità del diritto d'autore, dal momento che, al contrario di Jingle Bells che è e rimarrà sempre il frutto integrale del genio di un tizio, ogni revisione del software originale rende sempre più marginale, o cmq difficilmente quantificabile, il contributo dell'autore.
E, seguendo lo stesso principio, ai nuovi contributori spetterebbero le royalties sulla revisione, complicando ulteriormente la faccenda.
Premesso che un discorso del genere è, in parte, fattibile anche con software closed,
Assolutamente vero, anzi direi in gran parte.
non credo che il "modello open" sia più conveniente per l'autore. Come dicevi sopra, si può benissimo fare la copia e non sganciare un centesimo. Ma non solo: si può benissimo prendere il pacchetto "base" rilasciato dall'autore, arricchirlo e rilasciarlo gratuitamente, per cui quest'ultimo continuerebbe a non beccare un quattrino.
Come ogni cosa, ci sono i pro ed i contro, io continuo a ritenere che, riformate le norme sui diritti d'autore, il modello open porti più pro che contro sia per gli autori che per la collettività; ma è assolutamente valida anche l'idea contraria.
Ribadisco però che la riforma dei diritti d'autore non avrebbe nulla a che fare con la scelta del modello che non andrebbe assolutamente normata ed affidata alla libera scelta degli autori.
Se Windows è il mio core business, non ci sono royalties che tengono di fronte al vantaggio sulla concorrenza che mi da il closed source.
Parimenti, se Google abbracciasse un modello di business come quello che proponi, uscirebbero cento versioni migliorate di PageRank in una settimana ( perlopiù ad opera di quindicenni scandinavi, che danno la paglia ai phd ) e le sue azioni diventerebbero carta straccia.
Come detto, sarebbe una libera scelta, ma a me sembra che il modello closed, così come l'attuale normativa sui diritti d'autore, protegge più le rendite di posizione di grossi produttori/editori che non gli autori.
C'e' poi una questione di palese inapplicabilità del diritto d'autore, dal momento che, al contrario di Jingle Bells che è e rimarrà sempre il frutto integrale del genio di un tizio, ogni revisione del software originale rende sempre più marginale, o cmq difficilmente quantificabile, il contributo dell'autore.
E, seguendo lo stesso principio, ai nuovi contributori spetterebbero le royalties sulla revisione, complicando ulteriormente la faccenda.
Non credo che sia molto più complesso delle norme che nella musica stabiliscono quando un'opera debba ritenersi originale (anche se magari ispirata da) oppure un plagio.
trallallero
29-09-2008, 07:36
scusate se non entro in discorsi che non mi competono...
ma io ho questa filosofia:
mi interessa un film/cd/software ? lo compro (o lo scarico se è free)
mi interessa ma non me lo posso permettere per il momento ? aspetto e lo acquisto in seguito.
la maggior parte della gente che frequento mi guarda storto riguardo a come la penso perchè ovviamente loro hanno una collezione di tipo 9876576 cd, film e programmini vari (tutti rigorosamente scaricati)... ma mi domando: c'è qualcosa di sbagliato in quello che faccio ? :stordita:
Anche tu senza adsl ? :asd:
interessante blog: interventi di enzo mazza (:asd:):
http://www.minotti.net/2008/08/23/fimi-si-e-offesa/
http://www.minotti.net/2008/09/13/lettera-aperta-ad-enzo-mazza/
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