wolf64
18-09-2008, 10:03
Nel paese dove abito, Castelletto sopra Ticino, in provincia di Novara, sta chiudendo un'azienda che nel contesto lavorativo di un comune come questo ha una certa rilevanza, la IMIT (http://www.imit.it/grafica/ita/home_ita.html).
Anche se il numero dei dipendenti non è altissimo, c'è da considerare anche l'indotto composto da alcune piccole aziende situate sempre nello stesso comune.
Il motivo principale per cui vi riporto la storia che leggerete sotto vuole più che altro sottolineare la differenza tra molti vecchi imprenditori che nel nostro paese hanno fondato delle realtà che dal dopoguerra in poi lo hanno fatto crescere economicamente in modo rilevante, a molti nuovi imprenditori che chiusi nei loro uffici asettici hanno invece spesso fatto crollare quanto costruito dai loro padri o dai loro nonni.
Da notare nel racconto sulla IMIT che anche quando aveva una certa dimensione e i titolari erano ancora "vecchio stampo" chiunque lavorava all'interno di questa azienda non era un numero, a differenza di quanto è avvenuto poi...
Quanto riportato nel racconto trova conferma dai racconti che ho sentito da molte persone che conosco e che lavorano all'interno di questa azienda (o forse è meglio dire... "lavoravano"...).
E’ arrivato “Pippo” ,ma chi e’?
Chi ha la mia eta’ lo conosce ,Pippo e’ il piccolo aereo che di notte ti avvisava dell’arrivo dei ben piu’ grandi aerei da bombardamento.
A Castelletto per questa notte e’ andata bene ,ma a Milano non e’ stato cosi’ :case bombardate e purtroppo anche la prima ditta IMIT e’ stata rasa al suolo.
Credete forse che il sig: Mario Zucco si sia demoralizzato ,ma neanche per sogno! Pensando ai figli ancora piccoli , alla moglie e questo gli diede la forza di reagire. Raggruppo’ i pezzi ancora utilizzabili delle macchine e li trasferi’ in un fazzoletto di terra che si ricordo’ di possedere a Castelletto sopra Ticino.
In un garage prefabbricato riusci’ a ricostruire qualche macchinario e inizio’ di nuovo a lavorare ,assumendo qualche ragazzo di Castelletto.
La Signora Piera abitava vicinissimo alla nuova officina ed un giorno si armo’ di coraggio e fece capolino alla porta del garage ,si diresse verso il signor Mario e disse solamente “ ho bisogno di lavorare sono vedova e ho una bambina di 4 anni “ Lui rispose “ vieni domani mattina ,pero’ porta una borsa con l’acqua calda perche’ non c’e’ riscaldamento e fa freddo”. Cosi’ inizio’ la nuova avventura della ditta IMIT di Castelletto sopra Ticino.
Venne il momento di doversi allargare ed uscire dal garage che diventava sempre piu’ stretto dato l’arrivo di altra maestranza. Mario Zucco compro’ qualche terreno vicino e costrui’ padiglioni in muratura. Le maestranze aumentarono e parecchie famiglie di Castelletto furono contente di avere figli o mariti con un lavoro vicino a casa. I primi assunti , anche loro erano felici di deporre le borse dell’acqua calda e di vedere guariti i geloni alle mani che dato il freddo di allora furono inevitabili! La figlia Eugenia teneva la contabilita’ ,ma dopo il matrimonio si sarebbe dovuta trasferire ,cosi’ chiesero alla signora Piera di occupare lei questa mansione.
Cosi’ inizio’ il nuovo lavoro ,trasferendosi a pochi metri di distanza in un locale adibito ad ufficio nella villetta della famiglia Zucco. Lavorare per loro era come lavorare in una grande famiglia. Intanto l’officina si allargava sempre piu’ e l’atmosfera tra i dipendenti e titolare era come tra un padre e i figli. Il Sig. Mario Zucco chiamato amichevolmente dagli operai Zucchetto ,girava tra i banchi con il calibro in mano e vari cacciaviti in tasca della giacchetta grigia ,controllando che tutto funzionasse bene. Ogni tanto erano encomi agli operai ,ogni tanto erano sgridate ,ma tutto procedeva bene e la ditta si allargava sempre piu’. Si alleo’ con la Filoiatrica per la costruzione di apparecchi per misurare la pressione ,spirometri ed altro. Per questo tipo di lavoro si affido’ alla consulenza del Dott. Luciano Monferrino che quasi tutti i pomeriggi si presentava in stabilimento e durante il tragitto nel reparto aveva un sorriso e un saluto per tutti quelli che incontrava. Il Zucchetto penso’ anche di aprire il reparto di Galvanica per evitare di far uscire materiale all’esterno ,cosi’ aveva la possibilita’ di assumere altra maestranza. Uno di questi operai fu il Guido che veniva da Milano ed era un dipendente dell’ IMIT bombardata. Cosi’ anche per le casse d’imballaggio assunse un falegname :il Federico. Poi non ancora contento per i lavori di muratura formo’ una squadra di lavoratori edili capitanati da Farioli ,Corradi e altri. Poi come diceva una nota canzone “ i padri imbiancano e i figli crescono “ Arnaldo ed Umberto fecero il loro ingresso nello stabilimento portando un alito di modernita’. Seguirono l’esempio del padre e si misero con lena a lavorare fianco a fianco con gli operai. Lavoravano forse piu’di loro in quanto quando l’officina si svuotava alle 17.30 loro tre continuavano fino alle 19 e oltre. L’unico permesso che si concedevano i due ragazzi era ,durante il giro d’italia di correre a casa per ascoltare la radio se vinceva Coppi o era la volta di Bartali.Nel frattempo il fratello Luigi faceva il suo lavoro nell’ufficio amministrativo (il piccolo della famiglia).
Era comico quando l’ospedale di Arona portava gli aparecchi della pressione a riparare in ditta ,solo che venivano gli infermieri in ambulanza ,cosi’ parecchie persone si precipitavano all’entrata con la paura che fosse successo qualcosa ai loro parenti che lavoravano li.
Il tempo passava ,l’officina procedeva bene. I figli cresciuti si sono sposati ,Arnaldo con Lina ,Umberto con Marisa ,Luigi con Lucia e a loro volta hanno avuto figli.
Gli anni sono passati e anche i loro figli sono cresciuti ,ma purtroppo il grande nonno Mario Zucco ci ha lasciati. Arnaldo ,Umberto e Luigi portano avanti il lavoro del padre con attenzione e buon risultato. Ma anche per loro “ i padri imbiancano e i figli crescono “ e’ ora di lasciare le tende e mandare avanti i figli ,ma i tempi sono cambiati le cose si sono tutte modernizzate.Non si lavora piu’ a fianco dell’operaio ora ci sono i computer da consultare ,e’ da li che si vede come vanno le cose. L’operaio quasi non conosce i proprietari ,parlano solo con i capi o capetti che fanno loro da tramite ,ma non sempre le relazioni sono veritiere e a favore dell’operaio . Com’era bello quando la lavata di capo veniva direttamente dal Zucchetto ,ora ti devi accontentare del capo reparto. All’alba dell’anno 2008 sono troppi i balzelli da pagare e non tutti ce la fanno ,chiudono negozi ,officine e anche la mitica IMIT ci dice addio. Io come tanti castellettesi ci auguriamo che come l’araba fenice anche la IMIT risorga dalle ceneri ,e dia ancora la possibilita’ a tante famiglie di poter vivere decorosamente. Non ti dico addio ,ma arrivederci a tra poco.
REDA ROSARIA IN COPPA
Link:
http://www.aponnovara.com/index.php?option=com_content&task=view&id=122&Itemid=29
Anche se il numero dei dipendenti non è altissimo, c'è da considerare anche l'indotto composto da alcune piccole aziende situate sempre nello stesso comune.
Il motivo principale per cui vi riporto la storia che leggerete sotto vuole più che altro sottolineare la differenza tra molti vecchi imprenditori che nel nostro paese hanno fondato delle realtà che dal dopoguerra in poi lo hanno fatto crescere economicamente in modo rilevante, a molti nuovi imprenditori che chiusi nei loro uffici asettici hanno invece spesso fatto crollare quanto costruito dai loro padri o dai loro nonni.
Da notare nel racconto sulla IMIT che anche quando aveva una certa dimensione e i titolari erano ancora "vecchio stampo" chiunque lavorava all'interno di questa azienda non era un numero, a differenza di quanto è avvenuto poi...
Quanto riportato nel racconto trova conferma dai racconti che ho sentito da molte persone che conosco e che lavorano all'interno di questa azienda (o forse è meglio dire... "lavoravano"...).
E’ arrivato “Pippo” ,ma chi e’?
Chi ha la mia eta’ lo conosce ,Pippo e’ il piccolo aereo che di notte ti avvisava dell’arrivo dei ben piu’ grandi aerei da bombardamento.
A Castelletto per questa notte e’ andata bene ,ma a Milano non e’ stato cosi’ :case bombardate e purtroppo anche la prima ditta IMIT e’ stata rasa al suolo.
Credete forse che il sig: Mario Zucco si sia demoralizzato ,ma neanche per sogno! Pensando ai figli ancora piccoli , alla moglie e questo gli diede la forza di reagire. Raggruppo’ i pezzi ancora utilizzabili delle macchine e li trasferi’ in un fazzoletto di terra che si ricordo’ di possedere a Castelletto sopra Ticino.
In un garage prefabbricato riusci’ a ricostruire qualche macchinario e inizio’ di nuovo a lavorare ,assumendo qualche ragazzo di Castelletto.
La Signora Piera abitava vicinissimo alla nuova officina ed un giorno si armo’ di coraggio e fece capolino alla porta del garage ,si diresse verso il signor Mario e disse solamente “ ho bisogno di lavorare sono vedova e ho una bambina di 4 anni “ Lui rispose “ vieni domani mattina ,pero’ porta una borsa con l’acqua calda perche’ non c’e’ riscaldamento e fa freddo”. Cosi’ inizio’ la nuova avventura della ditta IMIT di Castelletto sopra Ticino.
Venne il momento di doversi allargare ed uscire dal garage che diventava sempre piu’ stretto dato l’arrivo di altra maestranza. Mario Zucco compro’ qualche terreno vicino e costrui’ padiglioni in muratura. Le maestranze aumentarono e parecchie famiglie di Castelletto furono contente di avere figli o mariti con un lavoro vicino a casa. I primi assunti , anche loro erano felici di deporre le borse dell’acqua calda e di vedere guariti i geloni alle mani che dato il freddo di allora furono inevitabili! La figlia Eugenia teneva la contabilita’ ,ma dopo il matrimonio si sarebbe dovuta trasferire ,cosi’ chiesero alla signora Piera di occupare lei questa mansione.
Cosi’ inizio’ il nuovo lavoro ,trasferendosi a pochi metri di distanza in un locale adibito ad ufficio nella villetta della famiglia Zucco. Lavorare per loro era come lavorare in una grande famiglia. Intanto l’officina si allargava sempre piu’ e l’atmosfera tra i dipendenti e titolare era come tra un padre e i figli. Il Sig. Mario Zucco chiamato amichevolmente dagli operai Zucchetto ,girava tra i banchi con il calibro in mano e vari cacciaviti in tasca della giacchetta grigia ,controllando che tutto funzionasse bene. Ogni tanto erano encomi agli operai ,ogni tanto erano sgridate ,ma tutto procedeva bene e la ditta si allargava sempre piu’. Si alleo’ con la Filoiatrica per la costruzione di apparecchi per misurare la pressione ,spirometri ed altro. Per questo tipo di lavoro si affido’ alla consulenza del Dott. Luciano Monferrino che quasi tutti i pomeriggi si presentava in stabilimento e durante il tragitto nel reparto aveva un sorriso e un saluto per tutti quelli che incontrava. Il Zucchetto penso’ anche di aprire il reparto di Galvanica per evitare di far uscire materiale all’esterno ,cosi’ aveva la possibilita’ di assumere altra maestranza. Uno di questi operai fu il Guido che veniva da Milano ed era un dipendente dell’ IMIT bombardata. Cosi’ anche per le casse d’imballaggio assunse un falegname :il Federico. Poi non ancora contento per i lavori di muratura formo’ una squadra di lavoratori edili capitanati da Farioli ,Corradi e altri. Poi come diceva una nota canzone “ i padri imbiancano e i figli crescono “ Arnaldo ed Umberto fecero il loro ingresso nello stabilimento portando un alito di modernita’. Seguirono l’esempio del padre e si misero con lena a lavorare fianco a fianco con gli operai. Lavoravano forse piu’di loro in quanto quando l’officina si svuotava alle 17.30 loro tre continuavano fino alle 19 e oltre. L’unico permesso che si concedevano i due ragazzi era ,durante il giro d’italia di correre a casa per ascoltare la radio se vinceva Coppi o era la volta di Bartali.Nel frattempo il fratello Luigi faceva il suo lavoro nell’ufficio amministrativo (il piccolo della famiglia).
Era comico quando l’ospedale di Arona portava gli aparecchi della pressione a riparare in ditta ,solo che venivano gli infermieri in ambulanza ,cosi’ parecchie persone si precipitavano all’entrata con la paura che fosse successo qualcosa ai loro parenti che lavoravano li.
Il tempo passava ,l’officina procedeva bene. I figli cresciuti si sono sposati ,Arnaldo con Lina ,Umberto con Marisa ,Luigi con Lucia e a loro volta hanno avuto figli.
Gli anni sono passati e anche i loro figli sono cresciuti ,ma purtroppo il grande nonno Mario Zucco ci ha lasciati. Arnaldo ,Umberto e Luigi portano avanti il lavoro del padre con attenzione e buon risultato. Ma anche per loro “ i padri imbiancano e i figli crescono “ e’ ora di lasciare le tende e mandare avanti i figli ,ma i tempi sono cambiati le cose si sono tutte modernizzate.Non si lavora piu’ a fianco dell’operaio ora ci sono i computer da consultare ,e’ da li che si vede come vanno le cose. L’operaio quasi non conosce i proprietari ,parlano solo con i capi o capetti che fanno loro da tramite ,ma non sempre le relazioni sono veritiere e a favore dell’operaio . Com’era bello quando la lavata di capo veniva direttamente dal Zucchetto ,ora ti devi accontentare del capo reparto. All’alba dell’anno 2008 sono troppi i balzelli da pagare e non tutti ce la fanno ,chiudono negozi ,officine e anche la mitica IMIT ci dice addio. Io come tanti castellettesi ci auguriamo che come l’araba fenice anche la IMIT risorga dalle ceneri ,e dia ancora la possibilita’ a tante famiglie di poter vivere decorosamente. Non ti dico addio ,ma arrivederci a tra poco.
REDA ROSARIA IN COPPA
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