Fides Brasier
07-08-2008, 09:28
http://lastampa.it/Torino/cmsSezioni/costume/200808articoli/7826girata.asp
7/8/2008 (7:40) - CITTA' CHE CAMBIANO - SVOLTA SOTTO LA MOLE
La capitale del saluto
Altro che freddi e indifferenti, Torino inaugura i “buongiorno gratuiti”
EMANUELA MINUCCI
TORINO
Ci voleva un esperto di marketing (politico) per capire qual è la merce più rara, ormai, nelle città: il saluto. Quel semplice «buongiorno» o «ciao», magari condito da un sorriso, che negli Anni Settanta si pronunciava in media dalle venti alle trenta volte il giorno e che oggi è sprofondato a quota otto. «Sì, otto, frettolosi, “come va?” biascicati mentre si corre verso la quotidiana routine ammazza-rapporti» spiega Giacomo Portas, mago della comunicazione politica che oggi dichiara guerra all’incomunicabilità tra «vicini di vita».
Questa la diagnosi, raggiunta a colpi di sondaggi, nella sabauda Torino, città che, a dire il vero, del saluto esibito ha sempre fatto uso parsimonioso. Ed ecco la cura: il 20 settembre, Portas e i suoi uomini organizzeranno sotto la Mole una giornata tutta dedicata al buongiorno gratuito. «Abbiamo contattato oltre 10 mila volontari che dalla mattina alla sera si impegneranno a salutare almeno dieci persone che non conoscono. Sorrideranno loro, chiederanno loro come stanno, così, fra sconosciuti, per tirare un sasso nello stagno dell’indifferenza: sono certo che sarà un successo, perchè la gente non vede l’ora di non sentirsi più trasparente».
La prima giornata mondiale del saluto verrà pubblicizzata, con un mese di anticipo, attraverso manifesti e spot. «Non andremo certo in giro con le pettorine, ma non vogliamo che ci prendano per pazzi - chiarisce Portas, che intanto a Torino si è già inventato un fenomeno come i Moderati ed è pure riuscito a farsi eleggere a Montecitorio - noi abbiamo fatto centinaia di interviste da gennaio ad oggi, e il problema della mancanza del saluto è emerso in modo prepotente». Se ogni volontario dirà buongiorno anche solo a dieci persone durante quella giornata il risultato sarà che a Torino ci saranno 100 mila persone che anche per pochi minuti si porranno il problema dell’«afasia da saluto», così come i sociologi hanno battezzato il fenomeno.
I sondaggi realizzati dalla società di marketing torinese elencano anche le ragioni che hanno più contribuito a uccidere la buona consuetudine del saluto: ed ecco che il pensionato racconta di quando si faceva quattro chiacchiere con il panettiere che ha chiuso dieci anni fa (difficile avere lo stesso rapporto con la cassiera del supermercato), mentre il trentenne ricorda le giornate in cortile oggi rimpiazzati da solitari pomeriggi davanti alla playstation. «Farà sorridere, ma anche il navigatore, nel suo piccolo - spiega ancora Portas - ammazza i rapporti. Non si tira più neanche giù il finestrino per chiedere un informazione. E la gente si parla sempre meno, diventa sempre più diffidente. E’ un circolo vizioso, mi creda».
Già, è quel circolo vizioso si intuisce anche dalle risposte raccolte dai volontari della «Giornata del Saluto» che hanno intervistato sull’argomento cento residenti (da 25 a 80 anni) di un quartiere semicentrale di Torino. Alla domanda, «ma perchè lei non saluta più neppure coloro che incontra tutti i giorni, magari sull’autobus?», le risposte sono state sconfortanti. Si va dalla reazione scettica («Se non saluta per primo lui, io certo non comincio, magari lo disturbo») a quella più risentita («Non mi guarda nemmeno negli occhi, vuol dire che non ha voglia di parlare»). «Con questo botta e risposta di indifferenza - concludono i volontari del ciao gratuito - si perde un mondo». E Giacomo Portas, stavolta nei panni di deputato del centrosinistra, conclude: «Questa iniziativa farà davvero del bene alla gente, altro che militari nelle città».
7/8/2008 (7:40) - CITTA' CHE CAMBIANO - SVOLTA SOTTO LA MOLE
La capitale del saluto
Altro che freddi e indifferenti, Torino inaugura i “buongiorno gratuiti”
EMANUELA MINUCCI
TORINO
Ci voleva un esperto di marketing (politico) per capire qual è la merce più rara, ormai, nelle città: il saluto. Quel semplice «buongiorno» o «ciao», magari condito da un sorriso, che negli Anni Settanta si pronunciava in media dalle venti alle trenta volte il giorno e che oggi è sprofondato a quota otto. «Sì, otto, frettolosi, “come va?” biascicati mentre si corre verso la quotidiana routine ammazza-rapporti» spiega Giacomo Portas, mago della comunicazione politica che oggi dichiara guerra all’incomunicabilità tra «vicini di vita».
Questa la diagnosi, raggiunta a colpi di sondaggi, nella sabauda Torino, città che, a dire il vero, del saluto esibito ha sempre fatto uso parsimonioso. Ed ecco la cura: il 20 settembre, Portas e i suoi uomini organizzeranno sotto la Mole una giornata tutta dedicata al buongiorno gratuito. «Abbiamo contattato oltre 10 mila volontari che dalla mattina alla sera si impegneranno a salutare almeno dieci persone che non conoscono. Sorrideranno loro, chiederanno loro come stanno, così, fra sconosciuti, per tirare un sasso nello stagno dell’indifferenza: sono certo che sarà un successo, perchè la gente non vede l’ora di non sentirsi più trasparente».
La prima giornata mondiale del saluto verrà pubblicizzata, con un mese di anticipo, attraverso manifesti e spot. «Non andremo certo in giro con le pettorine, ma non vogliamo che ci prendano per pazzi - chiarisce Portas, che intanto a Torino si è già inventato un fenomeno come i Moderati ed è pure riuscito a farsi eleggere a Montecitorio - noi abbiamo fatto centinaia di interviste da gennaio ad oggi, e il problema della mancanza del saluto è emerso in modo prepotente». Se ogni volontario dirà buongiorno anche solo a dieci persone durante quella giornata il risultato sarà che a Torino ci saranno 100 mila persone che anche per pochi minuti si porranno il problema dell’«afasia da saluto», così come i sociologi hanno battezzato il fenomeno.
I sondaggi realizzati dalla società di marketing torinese elencano anche le ragioni che hanno più contribuito a uccidere la buona consuetudine del saluto: ed ecco che il pensionato racconta di quando si faceva quattro chiacchiere con il panettiere che ha chiuso dieci anni fa (difficile avere lo stesso rapporto con la cassiera del supermercato), mentre il trentenne ricorda le giornate in cortile oggi rimpiazzati da solitari pomeriggi davanti alla playstation. «Farà sorridere, ma anche il navigatore, nel suo piccolo - spiega ancora Portas - ammazza i rapporti. Non si tira più neanche giù il finestrino per chiedere un informazione. E la gente si parla sempre meno, diventa sempre più diffidente. E’ un circolo vizioso, mi creda».
Già, è quel circolo vizioso si intuisce anche dalle risposte raccolte dai volontari della «Giornata del Saluto» che hanno intervistato sull’argomento cento residenti (da 25 a 80 anni) di un quartiere semicentrale di Torino. Alla domanda, «ma perchè lei non saluta più neppure coloro che incontra tutti i giorni, magari sull’autobus?», le risposte sono state sconfortanti. Si va dalla reazione scettica («Se non saluta per primo lui, io certo non comincio, magari lo disturbo») a quella più risentita («Non mi guarda nemmeno negli occhi, vuol dire che non ha voglia di parlare»). «Con questo botta e risposta di indifferenza - concludono i volontari del ciao gratuito - si perde un mondo». E Giacomo Portas, stavolta nei panni di deputato del centrosinistra, conclude: «Questa iniziativa farà davvero del bene alla gente, altro che militari nelle città».