Sisupoika
07-07-2008, 12:52
Oggi qui a Londra il tempo lascia molto a desiderare.
C'e' nell'aria quella molto (troppo) solita pioggerellina tipo "doccia" che e' difficile farsi piacere: troppa per non sentirne il fastidio, troppo poca per tirar fuori l'ombrello.
Insomma, non proprio la giornata ideale per una gita fuori, ne' il miglior modo per iniziare la settimana....
A parte le considerazioni climatiche, tutto e' abbastanza tranquillo.
Sono alla mia postazione adesso, e tra uno sbadiglio e l'altro, e la difficolta' di "carburare" e partire per davvero col lavoro, tutto procede come solito.
Ben diversa storia era quel Giovedi' di esattamente tre anni fa: non era la tipica giornata di Luglio cui ci si e' abituati in Italia e altri paesi caldi, ma tutto sommato era una bella giornata, con tanto di sole e - se la memoria non mi inganna - senza pioggia.
A rovinare quella giornata di sole ci fu altro.
Adesso vivo a due passi dallo splendido Hampstead Heath, ma all'epoca vivevo in una houseboat (= grande imbarcazione adibita ad abitazione) sul fiume, a due passi dalla stazione della metropolitana di Rotherhithe, sud est di Londra, a breve distanza dalla City (distretto finanziario).
Lavoravo per un tour operator basato in Tottenham Hale, dal lato diametralmente opposto della citta', a Nord.
Pur di vivere in quell'houseboat (lusso durato comunque soltanto pochi mesi, sia per i costi proibitivi per il mio stipendio di allora, sia perche' scoprii, soltanto in seguito, di avere il mal di mare :D), per recarmi al lavoro avevo la sfortuna di dover fare un percorso un po' articolato, impiegando circa un'ora.
Quel giorno, come solito, presi il mio treno della East London line da Rotherhithe e quando scesi a Whitechapel, non immaginavo cosa sarebbe accaduto poco dopo.
Da li' salii a bordo di un treno della Hammersmith & City line in direzione Liverpool Street, da cui avrei poi preso il treno di superficie (non metropolitana) diretto allo Stansted Airport, con fermata a Tottenham Hale - dove appunto lavoravo.
Quel treno della H&C line era diretto a Liverpool Street, passando per Aldgate.
Alle 8.49 (con i nuovi orari, oggi sarebbe stato alle 8.42), presi il treno di superficie da Liverpool Street, verso Tottenham Hale, lasciando dunque la metropolitana.
Alle 8.50, quindi circa un minuto dopo la partenza del nostro treno di superficie dalla piattaforma, di sotto nella metropolitana e non molto distante da dove mi trovavo io, seduto e mezzo addormentato in quel treno, era il caos.
Si trattava della prima di una serie di esplosioni che sarebbero poi state rivendicate come attacchi terroristici ad opera dell'ormai nota al Qaeda.
Mamma mia che caos che ci fu quel giorno!!!
Di molta gente - devo ammettere - mi stupi' e colpi' molto l'incredibile calma, ma quando ero in giro dopo l'arrivo del mio treno e dopo aver sentito notizie dettagliate e aver lasciato il lavoro con largo anticipo, il panico ormai minore e i soccorsi erano gia' ovunque da un pezzo.
Ma non ci si poteva muovere, poiche' tutti i trasporti erano bloccati. Stazioni di qualunque tipo, tutte chiuse; pochissimi bus in servizio e soltanto per tratte molto lontane dal centro.
Trovare un cab disponibile era un terno al lotto, e i sistemi telefonici erano tutti in tilt per un po'.
Camminai per ore da Tottenham Hale a Liverpool Street, e vidi tanto di quel caos e io stesso ero abastanza confuso (e ovviamente spaventato, ma per fortuna chiunque io conoscessi stava bene).
Andai anche a vedere la stazione di King's Cross e Tavistock Square, dove ci fu una esplosione anche su di un bus. A due passi da li' e' Russell Square, dove mia moglie (allora fidanzata) viveva e lavorava, e che per fortuna non aveva bisogno di prendere i trasporti pubblici per recarsi all'ospedale dove lavora (due minuti a piedi).
Ricordo anche che in TV in UK (e di conseguenza, da quello che poi ho sentito e visto per es. con RaiClick), non mostrarono esattamente tutte le immagini di cio' che stava accadendo e soprattutto delle condizioni di delle stazioni, dei feriti, ecc., probabilmente per contenere l'allarmismo.
A distanza di tempo da quelli attacchi, e ancor di piu' da quelli del 9/11/2001 negli US e 11/03/2004 a Madrid, c'e' chi dice che la guerra al terrorismo e' gia' persa, e c'e' chi invece dice che questa guerra - al di la' di motivazioni, pretesti, bugie, e quant'altro l'hanno circondata di sospetti, dubbi e paure - la si sta vincendo.
In particolare mi ha colpito l'articolo sul Times di qualche giorno fa, in proposito, nel quale l'autore asserisce appunto i progressi per lui "evidentemente positivi" della guerra. Dice che il terrorismo sta cedendo, che le loro forze stanno diminuendo e porta come testimonianza della sua tesi, il "fatto" che non ci siano stati altri attacchi degni di nota in ben tre anni, ma soltanto piccoli episodi, che lui definisce "ridicoli", come quello di Glasgow.
Sara' tutto cio' vero'? Avra' ragione?
Vero o no, io non me la sento di escludere che attacchi di grande portata possano ancora esserci.
I soggetti che si ritengono responsabili di tutti gli episodi finora (e qui aggiungo che, personalmente, tendo a prendere le versioni che i media ci propinano con le pinze), hanno gia' largamente dimostrato di saper attendere, di saper essere pazienti e di essere in grado di indurre "noi altri" ad abbassare la guardia fino quasi a dimenticarci di loro, per poi essere nuovamente colti di sorpresa (basti pensare a cosa sono stati in grado di fare nel territorio della potenza universalmente riconosciuta come attuale leader del pianeta - gli Stati Uniti) a distanza anche di anni.
Il mio modesto parere - che probabilmente non trovera' molti d'accordo - e' che' a ben poco serve alzare i livelli di guardia a "rosso", aggiungere controlli talvolta assurdi - per esempio presso gli aeroporti - che poi, tempo qualche mese, verranno eliminati perche' impraticabili a lungo termine o quantomeno ridotti, ridimensionati, perche' altrimenti non si puo' andare avanti oppure si deve sottostare ad un caos difficilmente tollerabile.
Inoltre, molte misure si sono rivelate (almeno per me e forse altri viaggiatori altrettanto accorti) abbastanza discutibili; ne e' un esempio l'obbligo - tutt'ora in vigore presso gli aeroporti - di distinguere i liquidi in apposite buste di plastica trasparente, con un limite di 100ml per contenitore. Da ignorante in materia di esplosivi, immagino che questo limite sia necessario per evitare che si possano realizzare "mix" esplosivi in volo, come gia' accaduto.
Sarebbe lecito attendersi, dunque, che tali controlli mirino a controllare adeguatamente anche cosa viene contenuto in ciascuno di questi contenitori da 100ml.
Di recente ho fatto un esperimento: ho messo lo stesso liquido in tre diversi contenitori ciascuno da 100 ml, fra vari prodotti che portavo con me. L'addetto alla sicurezza dell'aeroporto prese il pacchetto intero, passo' ad analizzarlo con tanto di computer e chissa' che dispositivo, e me lo restitui' qualche minuto dopo, permettendomi di proseguire col mio viaggio.
Ad esperimento risucito, mi chiedo: se un terrorista riempisse diversi contenitori con uno stesso liquido utilizzabile per la realizzazione di un ordigno in volo, aggirando il limite delle quantita', sarebbero le procedure e i dispositivi adoperati dagli aeroporti, sufficienti a prevenire questa possibilita'? Penso che sia lecito per me e per chi come me e' ignorante in materia di esplosivi, chiederselo.
Questi terroristi o come li si voglia chiamare, hanno dimostrato ampiamente di non avere fretta, di non avere alcun interesse a portare un nuovo attacco, il giorno dopo un atto gia' compiuto. Ma neanche tre mesi dopo, se e' per questo. Non penso sia un caso tra US e Madrid siano trascorsi quasi tre anni, e che tra Madrid e Londra sia trascorso comunque piu' di un anno. Temo che questi soggetti abbiano delle motivazioni (per noi - naturalmente - assurde, incomprensibili, lontane) cosi' forti, da renderli pazienti e capaci di attendere anche molto, molto tempo, se necessario.
Questa mattina ho ricordato quel giorno col mio collega Ash.
Come lui, molti miei colleghi qui nell'IT department della compagnia di online advertising per la quale lavoro attualmente, sono musulmani.
Ash e' una persona equilibrata che come molti altri musulmani (tutti quelli che ho conosciuto sinora, devo ammettere) condanna questi attacchi vivacemente e ovviamente distinguendosi dal pensiero e dalle azioni dei fanatici, quando se ne discute con lui con le dovute cautele del caso. Ma, allo stesso tempo, egli non omette di ricordarmi che la realta' e' ben diversa e lontana da tutto quanto e' dato a noi di sapere attraverso i media. E che, seppur interpretando erroneamente la fede e la religione musulmana, i "terroristi" co come li si voglia chiamare, hanno anche le loro ragioni per covare un odio, mai scemato nel tempo, contro l'Occidente.
Quale sia la verita' non posso certamente saperlo, so solo che quale che essa sia, mi riesce difficile, o piu' propriamente impossibile, comprendere la violenza in qualunque sua forma, soprattutto quando c'e' chi la giustifica in nome della fede.
Una cosa e' certa: mai dimentichero' quel che accadde quel giorno e il pericolo scampato per cosi' poco: il rumore smorzato dell'esplosione di sotto (il nostro treno si stava gia' allontanando), le forte vibrazioni, la confusione di chi, come me e i miei "compagni di viaggio" sul treno, non era sicuro di aver capito cosa stesse accadendo, e naturalmente lo shock nel poi apprendere tutto quanto.
Soprattutto non dimentichero' che e' grazie allo scarto di un minuto o poco piu', se adesso sono qui a scriverne!
C'e' nell'aria quella molto (troppo) solita pioggerellina tipo "doccia" che e' difficile farsi piacere: troppa per non sentirne il fastidio, troppo poca per tirar fuori l'ombrello.
Insomma, non proprio la giornata ideale per una gita fuori, ne' il miglior modo per iniziare la settimana....
A parte le considerazioni climatiche, tutto e' abbastanza tranquillo.
Sono alla mia postazione adesso, e tra uno sbadiglio e l'altro, e la difficolta' di "carburare" e partire per davvero col lavoro, tutto procede come solito.
Ben diversa storia era quel Giovedi' di esattamente tre anni fa: non era la tipica giornata di Luglio cui ci si e' abituati in Italia e altri paesi caldi, ma tutto sommato era una bella giornata, con tanto di sole e - se la memoria non mi inganna - senza pioggia.
A rovinare quella giornata di sole ci fu altro.
Adesso vivo a due passi dallo splendido Hampstead Heath, ma all'epoca vivevo in una houseboat (= grande imbarcazione adibita ad abitazione) sul fiume, a due passi dalla stazione della metropolitana di Rotherhithe, sud est di Londra, a breve distanza dalla City (distretto finanziario).
Lavoravo per un tour operator basato in Tottenham Hale, dal lato diametralmente opposto della citta', a Nord.
Pur di vivere in quell'houseboat (lusso durato comunque soltanto pochi mesi, sia per i costi proibitivi per il mio stipendio di allora, sia perche' scoprii, soltanto in seguito, di avere il mal di mare :D), per recarmi al lavoro avevo la sfortuna di dover fare un percorso un po' articolato, impiegando circa un'ora.
Quel giorno, come solito, presi il mio treno della East London line da Rotherhithe e quando scesi a Whitechapel, non immaginavo cosa sarebbe accaduto poco dopo.
Da li' salii a bordo di un treno della Hammersmith & City line in direzione Liverpool Street, da cui avrei poi preso il treno di superficie (non metropolitana) diretto allo Stansted Airport, con fermata a Tottenham Hale - dove appunto lavoravo.
Quel treno della H&C line era diretto a Liverpool Street, passando per Aldgate.
Alle 8.49 (con i nuovi orari, oggi sarebbe stato alle 8.42), presi il treno di superficie da Liverpool Street, verso Tottenham Hale, lasciando dunque la metropolitana.
Alle 8.50, quindi circa un minuto dopo la partenza del nostro treno di superficie dalla piattaforma, di sotto nella metropolitana e non molto distante da dove mi trovavo io, seduto e mezzo addormentato in quel treno, era il caos.
Si trattava della prima di una serie di esplosioni che sarebbero poi state rivendicate come attacchi terroristici ad opera dell'ormai nota al Qaeda.
Mamma mia che caos che ci fu quel giorno!!!
Di molta gente - devo ammettere - mi stupi' e colpi' molto l'incredibile calma, ma quando ero in giro dopo l'arrivo del mio treno e dopo aver sentito notizie dettagliate e aver lasciato il lavoro con largo anticipo, il panico ormai minore e i soccorsi erano gia' ovunque da un pezzo.
Ma non ci si poteva muovere, poiche' tutti i trasporti erano bloccati. Stazioni di qualunque tipo, tutte chiuse; pochissimi bus in servizio e soltanto per tratte molto lontane dal centro.
Trovare un cab disponibile era un terno al lotto, e i sistemi telefonici erano tutti in tilt per un po'.
Camminai per ore da Tottenham Hale a Liverpool Street, e vidi tanto di quel caos e io stesso ero abastanza confuso (e ovviamente spaventato, ma per fortuna chiunque io conoscessi stava bene).
Andai anche a vedere la stazione di King's Cross e Tavistock Square, dove ci fu una esplosione anche su di un bus. A due passi da li' e' Russell Square, dove mia moglie (allora fidanzata) viveva e lavorava, e che per fortuna non aveva bisogno di prendere i trasporti pubblici per recarsi all'ospedale dove lavora (due minuti a piedi).
Ricordo anche che in TV in UK (e di conseguenza, da quello che poi ho sentito e visto per es. con RaiClick), non mostrarono esattamente tutte le immagini di cio' che stava accadendo e soprattutto delle condizioni di delle stazioni, dei feriti, ecc., probabilmente per contenere l'allarmismo.
A distanza di tempo da quelli attacchi, e ancor di piu' da quelli del 9/11/2001 negli US e 11/03/2004 a Madrid, c'e' chi dice che la guerra al terrorismo e' gia' persa, e c'e' chi invece dice che questa guerra - al di la' di motivazioni, pretesti, bugie, e quant'altro l'hanno circondata di sospetti, dubbi e paure - la si sta vincendo.
In particolare mi ha colpito l'articolo sul Times di qualche giorno fa, in proposito, nel quale l'autore asserisce appunto i progressi per lui "evidentemente positivi" della guerra. Dice che il terrorismo sta cedendo, che le loro forze stanno diminuendo e porta come testimonianza della sua tesi, il "fatto" che non ci siano stati altri attacchi degni di nota in ben tre anni, ma soltanto piccoli episodi, che lui definisce "ridicoli", come quello di Glasgow.
Sara' tutto cio' vero'? Avra' ragione?
Vero o no, io non me la sento di escludere che attacchi di grande portata possano ancora esserci.
I soggetti che si ritengono responsabili di tutti gli episodi finora (e qui aggiungo che, personalmente, tendo a prendere le versioni che i media ci propinano con le pinze), hanno gia' largamente dimostrato di saper attendere, di saper essere pazienti e di essere in grado di indurre "noi altri" ad abbassare la guardia fino quasi a dimenticarci di loro, per poi essere nuovamente colti di sorpresa (basti pensare a cosa sono stati in grado di fare nel territorio della potenza universalmente riconosciuta come attuale leader del pianeta - gli Stati Uniti) a distanza anche di anni.
Il mio modesto parere - che probabilmente non trovera' molti d'accordo - e' che' a ben poco serve alzare i livelli di guardia a "rosso", aggiungere controlli talvolta assurdi - per esempio presso gli aeroporti - che poi, tempo qualche mese, verranno eliminati perche' impraticabili a lungo termine o quantomeno ridotti, ridimensionati, perche' altrimenti non si puo' andare avanti oppure si deve sottostare ad un caos difficilmente tollerabile.
Inoltre, molte misure si sono rivelate (almeno per me e forse altri viaggiatori altrettanto accorti) abbastanza discutibili; ne e' un esempio l'obbligo - tutt'ora in vigore presso gli aeroporti - di distinguere i liquidi in apposite buste di plastica trasparente, con un limite di 100ml per contenitore. Da ignorante in materia di esplosivi, immagino che questo limite sia necessario per evitare che si possano realizzare "mix" esplosivi in volo, come gia' accaduto.
Sarebbe lecito attendersi, dunque, che tali controlli mirino a controllare adeguatamente anche cosa viene contenuto in ciascuno di questi contenitori da 100ml.
Di recente ho fatto un esperimento: ho messo lo stesso liquido in tre diversi contenitori ciascuno da 100 ml, fra vari prodotti che portavo con me. L'addetto alla sicurezza dell'aeroporto prese il pacchetto intero, passo' ad analizzarlo con tanto di computer e chissa' che dispositivo, e me lo restitui' qualche minuto dopo, permettendomi di proseguire col mio viaggio.
Ad esperimento risucito, mi chiedo: se un terrorista riempisse diversi contenitori con uno stesso liquido utilizzabile per la realizzazione di un ordigno in volo, aggirando il limite delle quantita', sarebbero le procedure e i dispositivi adoperati dagli aeroporti, sufficienti a prevenire questa possibilita'? Penso che sia lecito per me e per chi come me e' ignorante in materia di esplosivi, chiederselo.
Questi terroristi o come li si voglia chiamare, hanno dimostrato ampiamente di non avere fretta, di non avere alcun interesse a portare un nuovo attacco, il giorno dopo un atto gia' compiuto. Ma neanche tre mesi dopo, se e' per questo. Non penso sia un caso tra US e Madrid siano trascorsi quasi tre anni, e che tra Madrid e Londra sia trascorso comunque piu' di un anno. Temo che questi soggetti abbiano delle motivazioni (per noi - naturalmente - assurde, incomprensibili, lontane) cosi' forti, da renderli pazienti e capaci di attendere anche molto, molto tempo, se necessario.
Questa mattina ho ricordato quel giorno col mio collega Ash.
Come lui, molti miei colleghi qui nell'IT department della compagnia di online advertising per la quale lavoro attualmente, sono musulmani.
Ash e' una persona equilibrata che come molti altri musulmani (tutti quelli che ho conosciuto sinora, devo ammettere) condanna questi attacchi vivacemente e ovviamente distinguendosi dal pensiero e dalle azioni dei fanatici, quando se ne discute con lui con le dovute cautele del caso. Ma, allo stesso tempo, egli non omette di ricordarmi che la realta' e' ben diversa e lontana da tutto quanto e' dato a noi di sapere attraverso i media. E che, seppur interpretando erroneamente la fede e la religione musulmana, i "terroristi" co come li si voglia chiamare, hanno anche le loro ragioni per covare un odio, mai scemato nel tempo, contro l'Occidente.
Quale sia la verita' non posso certamente saperlo, so solo che quale che essa sia, mi riesce difficile, o piu' propriamente impossibile, comprendere la violenza in qualunque sua forma, soprattutto quando c'e' chi la giustifica in nome della fede.
Una cosa e' certa: mai dimentichero' quel che accadde quel giorno e il pericolo scampato per cosi' poco: il rumore smorzato dell'esplosione di sotto (il nostro treno si stava gia' allontanando), le forte vibrazioni, la confusione di chi, come me e i miei "compagni di viaggio" sul treno, non era sicuro di aver capito cosa stesse accadendo, e naturalmente lo shock nel poi apprendere tutto quanto.
Soprattutto non dimentichero' che e' grazie allo scarto di un minuto o poco piu', se adesso sono qui a scriverne!