View Full Version : Napoli, dallo Stato una dote di 600 euro per abitante
Paganetor
25-06-2008, 08:18
l'ho letto questa mattuna su "Il Sole 24 Ore" (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/06/napoli-comune-stanziamenti-pubblici.shtml?uuid=f1e8466c-4206-11dd-afc6-324467089985&DocRulesView=Libero) e quasi stentavo a crederci... ma questi signori un po' di vergogna non la provano? o, per lo meno, un po' di paura di essere "beccati" con le mani nel vasetto della marmellata?
E mi dispiace sul serio per quei napoletani che, oltre a vivere "l'onta" di una simile gestione, sono alle prese con il casino dei rifiuti (da 14 anni...) e dalle accuse che piovono indiscriminatamente su di loro quando si parla con disprezzo di Napoli...
Napoli, dallo Stato una dote di 600 euro per abitante
di Fabio Pavesi
C'è la piaga maleodorante dei rifiuti e c'è il balsamo insapore, ma confortante dei soldi. Tanti, un fiume di denaro che ogni anno, puntuale, arriva dritto in città per essere amministrato dal sindaco Rosa Russo Jervolino e dalla Giunta. Per Napoli sarà una magra consolazione, a fronte del tragico fallimento nella gestione dei rifiuti, ma quegli oltre 600 milioni che lo Stato destina al capoluogo campano, un aiuto a non soccombere definitivamente lo danno.
Da quando la Jervolino amministra la città, e cioè dal 2001, fanno almeno 4,2 miliardi incassati. E ovviamente spesi. Certo, qualunque sindaco riceve contributi dallo Stato. Ma Napoli batte tutti. Quella dote da 623 euro per abitante vale sette volte il contributo pro-capite incassato da Milano (91 euro), quasi quattro volte quello su cui può contare il sindaco di Roma e oltre il doppio di quello di Torino, che riceve dallo Stato 286 euro per abitante.
Anche rispetto a tutte le grandi città del Sud, Napoli non teme confronti. Bari conta su metà dell'introito pro-capite che spetta a ogni napoletano; a Catanzaro giungono fondi per meno di 300 euro a cittadino contro gli oltre 600 di Napoli; Palermo si ferma sotto quota 400.
Insomma un vero unicum per la città partenopea. C'è da chiedersi se tanta provvidenza sia ben riposta. Alla luce di quanto accaduto sul fronte dei rifiuti qualche dubbio è lecito. Senza quei contributi così ingenti la città porterebbe i libri alla magistratura contabile. Quella montagna di denaro corrisponde alla metà di tutte le entrate del Comune e vale una volta e mezza la spesa per pagare l'esercito dei 13mila dipendenti della macchina comunale che ogni anno incidono per poco più di 400 milioni sul bilancio della città. Altri 500 milioni pagano beni e servizi.
E il conto salirà. Solo per il capitolo rifiuti il Comune ha appena deliberato di stanziare 170 milioni l'anno fino al 2011 per Asìa, la municipalizzata tristemente nota per aver dissipato 45 milioni di euro solo nell'ultimo triennio (si veda il Sole 24 Ore del 21 maggio).
E il bilancio preventivo per il 2008 ha portato a 224 milioni gli oneri per lo smaltimento dell'immondizia, quasi cento in più del disastroso 2007. Ma è tutta la gestione delle aziende partecipate dal Comune che non ha eguali quanto a sprechi e inefficienze, con le altre città italiane.
Pochi giorni fa (si veda il Sole 24 Ore del 19 giugno) abbiamo pubblicato i dati dell'azienda trasporti, la Ctp che ha perso per strada come nulla fosse 500 milioni di euro negli ultimi 12 anni.
Due casi non isolati. C'è la Napoli Servizi dove il Comune è contemporaneamente padrone e cliente, come in un'economia pianificata di sovietica memoria. Dopo anni, adesso ne è stata imposta la cessione. Cosa fa Napoli Servizi? Ha in appalto i servizi di pulizia per gli immobili comunali. Cosa ha prodotto in questi anni? Che i soldi che entravano (28 milioni nel 2006) bastavano appena a pagare gli stipendi ai 1.500 dipendenti. E così in due anni (2005-2006) il conto per il Comune è stato di 6,3 milioni di euro di perdite. Nel 2007, finalmente, il colpo di reni con 39 milioni di entrate e 31 milioni di uscite per il solo costo del lavoro. Resta un esempio eclatante di gestione amministrativa, quanto meno improvvida.
Poi c'è il capitolo Bagnoli Futura. Cosa fa? Si occupa della bonifica e della riconversione dell'ex area Italsider. Ma finora ha solo bruciato soldi: tra il 2004 e il 2006 se ne sono andati in fumo 24 milioni. Tanto che il Collegio dei revisori del Comune di Napoli ha avvisato che «atteso il perdurare dell'assenza di un piano economico-strategico della società... si raccomanda di monitorare la gestione amministrativa». Come dire, meglio dare un occhio in più alla deriva della società.
L'elenco di quella macchina "efficiente" chiamata Azienda Napoli non si ferma però qui. L'amministrazione vesuviana è l'azionista unico persino delle Terme di Agnano. Un business che in genere dà grandi soddisfazioni. Ma non a Napoli. Le terme perdono abitualmente una cifra che quasi eguaglia i ricavi prodotti. E forse la sitazione peggiorerà quando nell'area verrà costruito il termovalorizzatore, come ha annuciato ieri il sindaco Jervolino.
Ma ci sono anche le note liete. L'assessore al bilancio, Enrico Cardillo, ha annotato che per la prima volta, nel 2007, le partecipate del Comune daranno i primi dividendi. Quanto? Poco più di un milione di euro. Sapete quanti dividendi dalle aziende pubbliche incassa Milano? Ottantadue solo nel 2005. Bologna supera i 10 milioni; Torino è a quota 14 milioni. Tanto entusiasmo appare forse fuoriluogo. I recenti miglioramenti non bastano a mitigare il confronto impietoso con le altre città.
Qualche dato. Le aziende pubbliche napoletane impiegano 8.800 dipendenti, meno dei 10mila in forza al Comune di Torino che però conta ricavi quadrupli rispetto a Napoli. A Roma i dipendenti sono 30mila, ma producono entrate per 3,6 miliardi contro i 585 di Napoli. Ovviamente se si produce poco si hanno meno risorse da destinare al bilancio della città. Torino ha prodotto con le sue aziende 90 milioni di utili tra il 2005 e il 2006; la stessa Capitale pur alle prese con il maxi-debito ha prodotto utili, sempre nel biennio, pari a 23 milioni. Quanta ricchezza hanno prodotto gli amministratori delle municipalizzate napoletane? Nulla. Anzi, le perdite complessive in due anni sono state di 98 milioni.
La gestione delle risorse così si presenta per quello che è: un grande dispensatore di denaro, senza ritorno per la città. Forse quei ricchi trasferimenti dalla collettività tutta andrebbero ripensati: senza risultati risultati, basta quattrini.
DvL^Nemo
25-06-2008, 16:08
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/06/napoli-comune-stanziamenti-pubblici.shtml
C'è la piaga maleodorante dei rifiuti e c'è il balsamo insapore, ma confortante dei soldi. Tanti, un fiume di denaro che ogni anno, puntuale, arriva dritto in città per essere amministrato dal sindaco Rosa Russo Jervolino e dalla Giunta. Per Napoli sarà una magra consolazione, a fronte del tragico fallimento nella gestione dei rifiuti, ma quegli oltre 600 milioni che lo Stato destina al capoluogo campano, un aiuto a non soccombere definitivamente lo danno.
Da quando la Jervolino amministra la città, e cioè dal 2001, fanno almeno 4,2 miliardi incassati. E ovviamente spesi. Certo, qualunque sindaco riceve contributi dallo Stato. Ma Napoli batte tutti. Quella dote da 623 euro per abitante vale sette volte il contributo pro-capite incassato da Milano (91 euro), quasi quattro volte quello su cui può contare il sindaco di Roma e oltre il doppio di quello di Torino, che riceve dallo Stato 286 euro per abitante.
Anche rispetto a tutte le grandi città del Sud, Napoli non teme confronti. Bari conta su metà dell'introito pro-capite che spetta a ogni napoletano; a Catanzaro giungono fondi per meno di 300 euro a cittadino contro gli oltre 600 di Napoli; Palermo si ferma sotto quota 400.
Insomma un vero unicum per la città partenopea. C'è da chiedersi se tanta provvidenza sia ben riposta. Alla luce di quanto accaduto sul fronte dei rifiuti qualche dubbio è lecito. Senza quei contributi così ingenti la città porterebbe i libri alla magistratura contabile. Quella montagna di denaro corrisponde alla metà di tutte le entrate del Comune e vale una volta e mezza la spesa per pagare l'esercito dei 13mila dipendenti della macchina comunale che ogni anno incidono per poco più di 400 milioni sul bilancio della città. Altri 500 milioni pagano beni e servizi.
E il conto salirà. Solo per il capitolo rifiuti il Comune ha appena deliberato di stanziare 170 milioni l'anno fino al 2011 per Asìa, la municipalizzata tristemente nota per aver dissipato 45 milioni di euro solo nell'ultimo triennio (si veda il Sole 24 Ore del 21 maggio).
E il bilancio preventivo per il 2008 ha portato a 224 milioni gli oneri per lo smaltimento dell'immondizia, quasi cento in più del disastroso 2007. Ma è tutta la gestione delle aziende partecipate dal Comune che non ha eguali quanto a sprechi e inefficienze, con le altre città italiane.
Pochi giorni fa (si veda il Sole 24 Ore del 19 giugno) abbiamo pubblicato i dati dell'azienda trasporti, la Ctp che ha perso per strada come nulla fosse 500 milioni di euro negli ultimi 12 anni.
Due casi non isolati. C'è la Napoli Servizi dove il Comune è contemporaneamente padrone e cliente, come in un'economia pianificata di sovietica memoria. Dopo anni, adesso ne è stata imposta la cessione. Cosa fa Napoli Servizi? Ha in appalto i servizi di pulizia per gli immobili comunali. Cosa ha prodotto in questi anni? Che i soldi che entravano (28 milioni nel 2006) bastavano appena a pagare gli stipendi ai 1.500 dipendenti. E così in due anni (2005-2006) il conto per il Comune è stato di 6,3 milioni di euro di perdite. Nel 2007, finalmente, il colpo di reni con 39 milioni di entrate e 31 milioni di uscite per il solo costo del lavoro. Resta un esempio eclatante di gestione amministrativa, quanto meno improvvida.
Poi c'è il capitolo Bagnoli Futura. Cosa fa? Si occupa della bonifica e della riconversione dell'ex area Italsider. Ma finora ha solo bruciato soldi: tra il 2004 e il 2006 se ne sono andati in fumo 24 milioni. Tanto che il Collegio dei revisori del Comune di Napoli ha avvisato che «atteso il perdurare dell'assenza di un piano economico-strategico della società... si raccomanda di monitorare la gestione amministrativa». Come dire, meglio dare un occhio in più alla deriva della società.
L'elenco di quella macchina "efficiente" chiamata Azienda Napoli non si ferma però qui. L'amministrazione vesuviana è l'azionista unico persino delle Terme di Agnano. Un business che in genere dà grandi soddisfazioni. Ma non a Napoli. Le terme perdono abitualmente una cifra che quasi eguaglia i ricavi prodotti. E forse la sitazione peggiorerà quando nell'area verrà costruito il termovalorizzatore, come ha annuciato ieri il sindaco Jervolino.
Ma ci sono anche le note liete. L'assessore al bilancio, Enrico Cardillo, ha annotato che per la prima volta, nel 2007, le partecipate del Comune daranno i primi dividendi. Quanto? Poco più di un milione di euro. Sapete quanti dividendi dalle aziende pubbliche incassa Milano? Ottantadue solo nel 2005. Bologna supera i 10 milioni; Torino è a quota 14 milioni. Tanto entusiasmo appare forse fuoriluogo. I recenti miglioramenti non bastano a mitigare il confronto impietoso con le altre città.
Qualche dato. Le aziende pubbliche napoletane impiegano 8.800 dipendenti, meno dei 10mila in forza al Comune di Torino che però conta ricavi quadrupli rispetto a Napoli. A Roma i dipendenti sono 30mila, ma producono entrate per 3,6 miliardi contro i 585 di Napoli. Ovviamente se si produce poco si hanno meno risorse da destinare al bilancio della città. Torino ha prodotto con le sue aziende 90 milioni di utili tra il 2005 e il 2006; la stessa Capitale pur alle prese con il maxi-debito ha prodotto utili, sempre nel biennio, pari a 23 milioni. Quanta ricchezza hanno prodotto gli amministratori delle municipalizzate napoletane? Nulla. Anzi, le perdite complessive in due anni sono state di 98 milioni.
La gestione delle risorse così si presenta per quello che è: un grande dispensatore di denaro, senza ritorno per la città. Forse quei ricchi trasferimenti dalla collettività tutta andrebbero ripensati: senza risultati risultati, basta quattrini.
l'ho letto questa mattuna su "Il Sole 24 Ore" (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/06/napoli-comune-stanziamenti-pubblici.shtml?uuid=f1e8466c-4206-11dd-afc6-324467089985&DocRulesView=Libero) e quasi stentavo a crederci... ma questi signori un po' di vergogna non la provano? o, per lo meno, un po' di paura di essere "beccati" con le mani nel vasetto della marmellata?
E mi dispiace sul serio per quei napoletani che, oltre a vivere "l'onta" di una simile gestione, sono alle prese con il casino dei rifiuti (da 14 anni...) e dalle accuse che piovono indiscriminatamente su di loro quando si parla con disprezzo di Napoli...
Napoli, dallo Stato una dote di 600 euro per abitante
di Fabio Pavesi
C'è la piaga maleodorante dei rifiuti e c'è il balsamo insapore, ma confortante dei soldi. Tanti, un fiume di denaro che ogni anno, puntuale, arriva dritto in città per essere amministrato dal sindaco Rosa Russo Jervolino e dalla Giunta. Per Napoli sarà una magra consolazione, a fronte del tragico fallimento nella gestione dei rifiuti, ma quegli oltre 600 milioni che lo Stato destina al capoluogo campano, un aiuto a non soccombere definitivamente lo danno.
Da quando la Jervolino amministra la città, e cioè dal 2001, fanno almeno 4,2 miliardi incassati. E ovviamente spesi. Certo, qualunque sindaco riceve contributi dallo Stato. Ma Napoli batte tutti. Quella dote da 623 euro per abitante vale sette volte il contributo pro-capite incassato da Milano (91 euro), quasi quattro volte quello su cui può contare il sindaco di Roma e oltre il doppio di quello di Torino, che riceve dallo Stato 286 euro per abitante.
Anche rispetto a tutte le grandi città del Sud, Napoli non teme confronti. Bari conta su metà dell'introito pro-capite che spetta a ogni napoletano; a Catanzaro giungono fondi per meno di 300 euro a cittadino contro gli oltre 600 di Napoli; Palermo si ferma sotto quota 400.
Insomma un vero unicum per la città partenopea. C'è da chiedersi se tanta provvidenza sia ben riposta. Alla luce di quanto accaduto sul fronte dei rifiuti qualche dubbio è lecito. Senza quei contributi così ingenti la città porterebbe i libri alla magistratura contabile. Quella montagna di denaro corrisponde alla metà di tutte le entrate del Comune e vale una volta e mezza la spesa per pagare l'esercito dei 13mila dipendenti della macchina comunale che ogni anno incidono per poco più di 400 milioni sul bilancio della città. Altri 500 milioni pagano beni e servizi.
E il conto salirà. Solo per il capitolo rifiuti il Comune ha appena deliberato di stanziare 170 milioni l'anno fino al 2011 per Asìa, la municipalizzata tristemente nota per aver dissipato 45 milioni di euro solo nell'ultimo triennio (si veda il Sole 24 Ore del 21 maggio).
E il bilancio preventivo per il 2008 ha portato a 224 milioni gli oneri per lo smaltimento dell'immondizia, quasi cento in più del disastroso 2007. Ma è tutta la gestione delle aziende partecipate dal Comune che non ha eguali quanto a sprechi e inefficienze, con le altre città italiane.
Pochi giorni fa (si veda il Sole 24 Ore del 19 giugno) abbiamo pubblicato i dati dell'azienda trasporti, la Ctp che ha perso per strada come nulla fosse 500 milioni di euro negli ultimi 12 anni.
Due casi non isolati. C'è la Napoli Servizi dove il Comune è contemporaneamente padrone e cliente, come in un'economia pianificata di sovietica memoria. Dopo anni, adesso ne è stata imposta la cessione. Cosa fa Napoli Servizi? Ha in appalto i servizi di pulizia per gli immobili comunali. Cosa ha prodotto in questi anni? Che i soldi che entravano (28 milioni nel 2006) bastavano appena a pagare gli stipendi ai 1.500 dipendenti. E così in due anni (2005-2006) il conto per il Comune è stato di 6,3 milioni di euro di perdite. Nel 2007, finalmente, il colpo di reni con 39 milioni di entrate e 31 milioni di uscite per il solo costo del lavoro. Resta un esempio eclatante di gestione amministrativa, quanto meno improvvida.
Poi c'è il capitolo Bagnoli Futura. Cosa fa? Si occupa della bonifica e della riconversione dell'ex area Italsider. Ma finora ha solo bruciato soldi: tra il 2004 e il 2006 se ne sono andati in fumo 24 milioni. Tanto che il Collegio dei revisori del Comune di Napoli ha avvisato che «atteso il perdurare dell'assenza di un piano economico-strategico della società... si raccomanda di monitorare la gestione amministrativa». Come dire, meglio dare un occhio in più alla deriva della società.
L'elenco di quella macchina "efficiente" chiamata Azienda Napoli non si ferma però qui. L'amministrazione vesuviana è l'azionista unico persino delle Terme di Agnano. Un business che in genere dà grandi soddisfazioni. Ma non a Napoli. Le terme perdono abitualmente una cifra che quasi eguaglia i ricavi prodotti. E forse la sitazione peggiorerà quando nell'area verrà costruito il termovalorizzatore, come ha annuciato ieri il sindaco Jervolino.
Ma ci sono anche le note liete. L'assessore al bilancio, Enrico Cardillo, ha annotato che per la prima volta, nel 2007, le partecipate del Comune daranno i primi dividendi. Quanto? Poco più di un milione di euro. Sapete quanti dividendi dalle aziende pubbliche incassa Milano? Ottantadue solo nel 2005. Bologna supera i 10 milioni; Torino è a quota 14 milioni. Tanto entusiasmo appare forse fuoriluogo. I recenti miglioramenti non bastano a mitigare il confronto impietoso con le altre città.
Qualche dato. Le aziende pubbliche napoletane impiegano 8.800 dipendenti, meno dei 10mila in forza al Comune di Torino che però conta ricavi quadrupli rispetto a Napoli. A Roma i dipendenti sono 30mila, ma producono entrate per 3,6 miliardi contro i 585 di Napoli. Ovviamente se si produce poco si hanno meno risorse da destinare al bilancio della città. Torino ha prodotto con le sue aziende 90 milioni di utili tra il 2005 e il 2006; la stessa Capitale pur alle prese con il maxi-debito ha prodotto utili, sempre nel biennio, pari a 23 milioni. Quanta ricchezza hanno prodotto gli amministratori delle municipalizzate napoletane? Nulla. Anzi, le perdite complessive in due anni sono state di 98 milioni.
La gestione delle risorse così si presenta per quello che è: un grande dispensatore di denaro, senza ritorno per la città. Forse quei ricchi trasferimenti dalla collettività tutta andrebbero ripensati: senza risultati risultati, basta quattrini.
e purtroppo non ifnisce qui...in quanto molte delle persone oneste tra non molto inizierano a risentire anche fisicamente di tutti i disastri che le amministrazioni a tutti i livelli hanno creato...in ogni caso sono lieto che qualcuno inizia ad accorgersi che i problemi vengono dall'alto...non sempre dal basso...
Paganetor
25-06-2008, 16:13
e purtroppo non ifnisce qui...in quanto molte delle persone oneste tra non molto inizierano a risentire anche fisicamente di tutti i disastri che le amministrazioni a tutti i livelli hanno creato...in ogni caso sono lieto che qualcuno inizia ad accorgersi che i problemi vengono dall'alto...non sempre dal basso...
be', i problemi arrivano un po' da tutte le classi... solo che se c'è un nullafacente tra la gente "normale" il contraccolpo sulla collettività è minimo, mentre se invece il nullafacente (o il disonesto) è nella stanza dei bottoni il problema è ben più grande e percepibile...
wow
forse bisognerebbe rispolverare la ghigliottina
be', i problemi arrivano un po' da tutte le classi... solo che se c'è un nullafacente tra la gente "normale" il contraccolpo sulla collettività è minimo, mentre se invece il nullafacente (o il disonesto) è nella stanza dei bottoni il problema è ben più grande e percepibile...
un'altra differenza è che se il nullafacente è tra le persona "normali"si ha sempre la speranza che qualcuno se ne accorga o si fa in modo che qualcuno se ne accorga...
quando è invece alla dirigenza il senso di impotenza è assolutamente totale...
Paganetor
25-06-2008, 16:29
un'altra differenza è che se il nullafacente è tra le persona "normali"si ha sempre la speranza che qualcuno se ne accorga o si fa in modo che qualcuno se ne accorga...
quando è invece alla dirigenza il senso di impotenza è assolutamente totale...
è vero anche questo...
Ora si capisce il perche ' a Napoli la monnezza sta oramai da 4 anni per le strade : perche' fa comodo.
>|HaRRyFocKer|
25-06-2008, 19:45
Ora si capisce il perche ' a Napoli la monnezza sta oramai da 4 anni per le strade : perche' fa comodo.
Modifica: 14 anni.
Mordicchio83
25-06-2008, 22:24
Avevo già riportato questo dato in un'altra discussione (ero OT però :p ). Il contributo procapite per Milano è bassissimo ed anche se probabilmente questi sono dati del 2008, è troppa la differenza con i dati del 2007 :wtf:... c'è qualche incongruenza . Napoli comunque ha più del doppio dei contributi della media nazionale :eek: :mad:
Riporto nuovamente da il giornale:
Lo Stato regala ai napoletani 617 euro a testa: è record
di Nino Materi
Napoli è la città più «assistita» d’Italia. Nel 2007 ha ricevuto dallo Stato 617,1 euro per ogni suo cittadino residente. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E non ci riferiamo solo alla munnezza. Il Comune guidato dalla signora Rosa Russo Iervolino ha ottenuto finora più del doppio rispetto ai 302,3 euro che corrispondono alle media nazionale dei finanziamenti trasferiti da Roma ai capoluoghi di regione. Cifre che faranno imbufalire gli stessi napoletani.
I dati del ministero dell’Interno elaborati dalla Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, sono sorprendenti: pur vivendo sommersi dalla spazzatura, i napoletani risultano «ricchissimi» di aiuti statali, staccando alla grande Messina (443,6 euro la somma ricevuta pro capite da Roma nel 2007), Palermo (438,9 euro) e Cosenza (433,6 euro).
In realtà, la situazione è molto più complessa e grave. Per comprenderla bisogna partire da un dato nazionale: i trasferimenti erariali ai Comuni capoluogo sono scesi in media del 3,7%. Nell’anno appena concluso solo i sindaci di Roma, Benevento ed Ascoli Piceno non hanno subito tagli. Anzi, per loro gli aumenti sono stati rispettivamente del 13,9%; dello 0,9% e dello 0,2%.
Ma se si continueranno a ignorare i meccanismi perversi che portano alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti, si rischia di non uscire mai da una sterile gara di campanile giocata a colpi di «Quella regione è più assistenzialista di quell’altra...». Ed è proprio su questo punto che l’analisi curata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre merita di essere sviluppata. Il rischio, altrimenti, è quello di snocciolare una classifica in cui non necessariamente i buoni e i cattivi sono riconducibili alla quantità di denaro ricevuti dallo Stato.
Sul punto è d’accordo anche il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: «A fare la parte del leone è stata Napoli: ogni residente (ma da un punto di vista puramente statistico, ndr) ha ricevuto nel 2007 dallo Stato centrale 617,1 euro. Seguono Messina, Palermo e Cosenza. Chiudono la classifica Isernia con 160,5 euro pro capite, Campobasso con 151,7 euro e, fanalino di coda, Padova con 147,1 euro. Insomma, al Nord arrivano solo le briciole».
Ma come sono possibili differenze così marcate? «Questi differenziali - rispondono gli esperti della Cgia di Mestre - sono legati ancora agli effetti della spesa storica. Un tempo più ci si indebitava e maggiori erano i trasferimenti che si ricevevano dal centro per compensare questi passivi. In pratica si premiavano quelle amministrazioni comunali che spendevano di più anche se spesso questi soldi non erano utilizzati con oculatezza e non portavano alcun vantaggio alla collettività. Tuttavia, il fatto che ci siano molte città del Mezzogiorno nei primissimi posti di questa particolare classifica è dovuto al fatto che gli ultimi governi hanno posto una particolare attenzione ai problemi legati alla sicurezza, al degrado urbano ed al disagio sociale. Fenomeni diffusi soprattutto al Sud».
Mediamente ciascun italiano residente in un Comune capoluogo ha ricevuto l’anno scorso 302,3 euro. E le cose per il 2008 non andranno meglio: con la Finanziaria 2008 la sforbiciata sui trasferimenti ai Comuni raggiungerà quota 33,4 milioni di euro (pari al -1,5%). Il tutto a fronte di una pressione fiscale che nel 2007 è arrivata al 50% (nel 2006 era stata del 42,3%) che pone gli italiani tra i contribuenti più tartassati del mondo.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=235255
e da nuovacosenza.com:
TRASFERIMENTI ERARIALI AI COMUNI CAPOLUOGO
Dati procapite in euro (anno 2007)
------------------------------------
Comune Procapite
------------------------------------
(Primi quindici)
NAPOLI 617,1
MESSINA 443,6
PALERMO 438,9
COSENZA 433,6
CATANIA 387,3
ROMA 385,7
SALERNO 363,0
URBINO 341,5
POTENZA 338,6
FIRENZE 316,7
VENEZIA 315,9
CATANZARO 305,5
GENOVA 304,2
MILANO 301,6
REGGIO DI CALABRIA 299,7
(Ultimi quindici)
VERBANIA 177,2
COMO 176,9
L'AQUILA 171,5
MACERATA 170,8
CUNEO 170,0
FROSINONE 167,9
ORISTANO 166,8
LODI 166,5
BIELLA 166,2
SIENA 165,7
VERCELLI 161,8
LECCO 160,9
ISERNIA 160,5
CAMPOBASSO 151,7
PADOVA 147,1
Media capoluoghi 302,3
http://www.nuovacosenza.com/cs/08/gennaio/trasferimenti.html
FEDERALISMO FISCALE subito !
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