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View Full Version : [NEWS] Lo spyware di oggi è il behavioral advertising


c.m.g
23-06-2008, 08:29
lunedì 23 giugno 2008

Roma - Sessioni di navigazione intercettate, messaggi pubblicitari ad hoc iniettati nelle pagine visitate con l'avallo e la complicità interessata dei provider: un business (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=phorm&t=4) in ascesa (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2247053), un retrogusto che sa di noto. Lo spyware assume la denominazione socialmente accettabile di behavioral advertising, Gator si reincarna in NebuAd.

A scavare (http://www.theregister.co.uk/2008/06/20/nebuad_claria/) attorno alle fondamenta umane (http://bits.blogs.nytimes.com/2008/04/03/can-an-eavesdropper-protect-your-privacy/#comment-147126) sulle quali poggia NebuAd (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=nebuad&t=4&o=0) è The Register: l'azienda alla quale i provider si affidano per commissionare l'analisi dei comportamenti dei propri utenti da rivendere agli inserzionisti conta nel proprio staff cinque pilastri del fu Gator, impresa (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=gator&t=4&o=0) che ha a lungo combattuto (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=379271) per ridisegnare (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=285006) la propria reputazione (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=189501). I netizen l'hanno per anni bollata come dispensatrice di spyware a fini commerciali, Gator si è sempre difesa proponendosi come ausilio alla navigazione.

C'è molto in comune tra NebuAd e Gator: analogo l'intento di monetizzare il tracciamento dei netzien, analogo il modo di proporre i propri servizi, analoga la composizione dell'azienda. In rete non si esita a suggerire (http://www.crunchgear.com/2008/06/21/spyware-company-gator-sheds-its-skin-yet-again/) che NebuAd non sia che l'ennesima reincarnazione di Gator, che si era prima riproposta come Gain e nel 2003 aveva assunto l'etichetta di Claria per rimettersi in gioco. Gli indizi raccolti sono numerosi: le sedi delle due aziende coincidono, entrambe sono localizzate a Redwood City in California; indagini condotte a mezzo LinkedIn suggeriscono un travaso di personale; il dominino di NebuAd è stato registrato proprio nel momento in cui Claria ha annunciato di voler chiudere con il business dell'adware.

Ma da NebuAd non giungono che smentite: "Sono due aziende differenti, con un management differente e con investitori differenti e non hanno mai avuto alcuna relazione tra loro". Fra le fila dell'azienda figurano esperti reclutati da aziende che si occupano di sicurezza online, di marketing e di analisi di traffico, si difendono dall'azienda: "Alcuni degli ex impiegati di Claria lavorano a NebuAd, ma questo è tipico nella Valley". I netizen non devono dunque temere, i provider non devono dunque rinunciare a monetizzare l'analisi dei comportamenti degli utenti: tutti gli impiegati di NebuAd operano con "interesse e attenzione per la protezione e per la privacy del consumatore".

Le differenze tra le due aziende sono dunque lampanti, evidenziano dai vertici dei NebuAd. Concordano da Free Press (http://www.freepress.net/) e da Public Knowledge (http://www.publicknowledge.org/), associazioni che si battono per i diritti dei cittadini della rete: la mediazione dei provider che approfittano dei servizi dell'azienda rende tutto più ufficiale e rassicurante. Ma, sostiene qualcuno, non meno infido: a svelare il funzionamento di NebuAd è un report (http://www.freepress.net/files/NebuAd_Report.pdf) stilato da Robb Topolski (http://funchords.livejournal.com/), colui che si è scagliato (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2094895) contro le intercettazioni e il filtraggio del traffico praticati da Comcast. NebuAd scaglierebbe un'offensiva a cavallo di un browser hijacking (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2138860) e di un attacco cross site scripting, dispenserebbe del codice nascosto al browser dell'utente, affinché diventi una cimice (http://www.charterwatcher.com/2008/nebuad-is-as-bad-as-we-thought/) per tracciare i comportamenti online dell'utente. Comportamenti da analizzare e da dare in pasto agli inserzionisti in cerca di target a cui mirare con bombardamenti pubblicitari.

"NebuAd infrange le regole dei comportamenti accettabili su Internet - denuncia (http://www.freepress.net/node/41740) Topolski - monitora quello che vedi su Internet, irrompe e cambia i contenuti delle tue comunicazioni private, tiene traccia di quello che hai fatto e se sei consapevole di ciò è impossibile scegliere l'opt out". Da NebuAd giungono anche in questo caso delle rettifiche (http://blog.wired.com/27bstroke6/2008/06/nebuad-forges-g.html): i gestori non si dilungano in tecnicismi ma si limitano a precisare che l'opt out è una scelta a disposizione del netizen in ogni momento e ad avvertire che i profili dei cittadini della rete sono profili anonimi e non intaccano in alcun modo il diritto alla privacy. Una strategia di difesa già adottata (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2286172) da NebuAd in occasione delle critiche scatenatesi dopo l'annuncio dell'implementazione del servizio di behavioral advertising da parte dell'ISP Charter, una strategia di difesa che non ha convinto (http://markey.house.gov/docs/telecomm/letter_charter_comm_privacy.pdf) il Congresso: il modello di business su cui si fonda NebuAd corre (http://www.techdirt.com/articles/20080516/1538271138.shtml) sul crinale della legalità.

Gaia Bottà



Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2329197/PI/News/Lo-spyware-di-oggi--egrave--il-behavioral-advertising/p.aspx)