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View Full Version : 23 Maggio 1992 - Sedici anni fa moriva Giovanni Falcone


Ser21
23-05-2008, 08:49
http://blog.spaziogis.it/wp-content/uploads/2006/05/falcone.jpg


"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altirmenti non è più coraggio ma incoscienza."



"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."




alle ore 17:58, presso il Km.5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in un tunnel scavato sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine viene azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione, Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dal cruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, premette il pulsante in ritardo, sicché l'esplosione investe in pieno solo La Croma marrone, prima auto del gruppo, scaraventandone i resti oltre la carreggiata opposta di marcia, sin su un piano di alberi; i tre agenti di scorta muoiono sul colpo.

La seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, si schianta invece contro il muro di cemento e detriti improvvisamente innalzatosi per via dello scoppio. Falcone e la moglie, che non indossano le cinture di sicurezza, vengono proiettati violentemente contro il parabrezza. Costanza, fortunosamente, sopravvive, accusando poi solo delle lievi ferite. Così come rimangono feriti anche gli agenti della terza auto, la Croma azzurra, che infine resiste, e si salvano miracolosamente anche un'altra ventina di persone che al momento dell'attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogo dell'eccidio.

La deflagrazione provoca un'esplosione immane ed una voragine enorme sulla strada.[4]. In un clima irreale e di iniziale disorientamento, altri automobilisti ed abitanti dalle villette vicine danno l'allarme alle autorità e prestano i primi soccorsi tra la strada sventrata ed una coltre di polveri


http://www.palermoplanet.it/html/mafia/digilander.libero.it/inmemoria/foto/capa5.jpg http://www.repubblica.it/gallerie/online/politica/falcone/5_g.jpg http://digilander.libero.it/inmemoria/foto/capa1.jpg http://www.corriere.it/speciali/stragecapaci/images/corsera-big.gif


"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola."



Mi chiedo se il sacrificio di questa persona,vedendo in che situazione ci troviamo oggi giorno,sia stata vana.
Si poteva fare di più,si deve fare di più,anche nel ricordo di che ha posto la lotta alla mafia davanti a tutto,persino alla sua vita.

Ciao Giovanni.

ferste
23-05-2008, 09:02
Uno degli avvenimenti che si ricordano a vita, e chi l'ha vissuto in età da capire si ricorda senz'altro le sensazioni provate, le speranze create.........e poi deluse.


ps: quanta gente dovrebbe vergognarsi

Stigmata
23-05-2008, 09:08
*

LUVІ
23-05-2008, 09:11
Lo ricordo come fosse ieri.
Io e quella che sarebbe diventata mia moglie eravamo nella cucina della sua casa in affitto, a Torre Angela, intenti a lavorare su delle tavole per l'esame di disegno.
Tv accesa, edizione straordinaria, siamo rimasti inebetiti per 10 minuti, poi ci siamo messi a piangere.
Non lo dimenticherò mai.

Phoenix68
23-05-2008, 09:18
Uno dei ricordi più tristi che mi ricordi

Dj Ruck
23-05-2008, 09:25
*
ONORE ad un Uomo morto per il bene della Patria.

ferste
23-05-2008, 09:30
A me sapete cosa fa incazzare di più? che dopo la strage erano tutti a dire "è la fine della Mafia", "è il più grave errore della Mafia", "siamo certi che la Mafia sarà sconfitta"..........ed io ci avevo creduto.

Utonto
23-05-2008, 09:35
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola."



*

seb87
23-05-2008, 09:43
io nn ricordo nulla , ero troppo piccolo , ma i miei genitori ricordano tutto...le camoane nel paese suonarono per un paio di minuti.

Le immegini mi fanno tutt'ora impressione , anche se le ho viste mille volte.

Ser21
23-05-2008, 09:44
A me sapete cosa fa incazzare di più? che dopo la strage erano tutti a dire "è la fine della Mafia", "è il più grave errore della Mafia", "siamo certi che la Mafia sarà sconfitta"..........ed io ci avevo creduto.

Falcone ha iniziato ha morire nell'88 il csm decise di nominare Meli al posto suo come capo della procura di palermo.
Il "buon" meli fece a pezzi il metodo investigativo di Caponetto basato sulla circolazione delle informazioni e si mesi di traverso per molte indagini relative mafia-politica.

Ser21
23-05-2008, 09:47
FALCONE: NAPOLITANO, IMMAGINI INCANCELLABILI DA MEMORIA
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del 16° anniversario della strage di Capaci, in un messaggio alla prof.ssa Maria Falcone, Presidente della Fondazione "Giovanni e Francesca Falcone", ha rivolto il suo solidale saluto a tutti i partecipanti alle iniziative organizzate per ricordare il barbaro agguato di Capaci che, il 23 maggio di sedici anni fa, causo' la morte di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani dedicatisi alla loro sicurezza. "Le immagini della strage - ha scritto il Presidente della Repubblica - restano incancellabili nella memoria degli italiani e rinnovano l'angoscia e l'allarme di quel giorno, in cui la mafia colpi' un magistrato di eccezionale talento e coraggio, che aveva saputo contrastarla anche individuando nuovi e piu' efficaci strumenti in grado di combatterla. Con quell'attentato e con gli altri che ad esso seguirono, la mafia porto' un terribile attacco alle istituzioni repubblicane. Lo Stato seppe pero' reagire adeguatamente. La battaglia e l'esempio di Giovanni Falcone innescarono nel Paese una reazione ferma e diffusa. All'azione della Magistratura e delle Forze dell'ordine si accompagnarono l'impegno di tutte le forze politiche e la partecipazione convinta dei cittadini. L'impegno e la partecipazione di allora - ammonisce il presidente della Repubblica - non possono subire flessioni. Non e' consentito ridurre il livello di attenzione rispetto a un fenomeno pervasivo, pronto ad attuare le strategie piu' sofisticate per insinuarsi nella societa' minandone la vita democratica, la coesione e il progresso. In questo momento ogni deciso sviluppo nell'azione di contrasto da parte dei pubblici poteri - conclude Napolitano - va salutato e valorizzato.".

stbarlet
23-05-2008, 09:50
Troppo piccolo anche io per ricordare ma la cosa paradossale è che i responsabili , sia direttamente che indirettamente coinvolti con la strage , sono ancora liberi, alcuni ricevono pure soldi dallo stato, altri lo rappresentano.

Ser21
23-05-2008, 09:52
Napolitano ricorda Falcone
"Suo impegno non può fermarsi"

PALERMO - Da un lato il dolore e la commozione per la perdita immensa, dall'altro la gioia per la speranza rappresentata dai tanti giovani accorsi nell'aula bunker di Palermo. E' tutto in questi due stati d'animo il senso delle commemorazioni per il 16 anniversario della morte di Giovanni Falcone in corso oggi nel capoluogo siciliano.

"C'e' una generazione nuova, diversa dalle altre perché ha non solo la speranza del riscatto ma la fiducia nel successo", ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano riferendosi alle migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia assiepati nell'aula bunker del carcere Ucciardone. "Andiamo avanti nella lotta alla mafia. I primi passi sono già stati fatti in Consiglio dei Ministri e altri ne faremo ancora per combattere i boss", ha proseguito il Guardasigilli.

Il presidente della Repubblica non è presente alla cerimonia, ma ha fatto recapitare a Maria Falcone, presidente della Fondazione 'Giovanni e Francesca Falcone' un suo messaggio. Sedici anni fa, il "barbaro agguato di Capaci", in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta, ricorda il capo dello Stato, segnò "un terribile attacco alle istituzioni dello Stato" da parte della mafia. Al quale però lo Stato "seppe reagire adeguatamente" nel segno dell'unità. "L'impegno e la partecipazione di allora - sottolinea ancora Napolitano - non possono subire flessioni, non è consentito ridurre il livello di attenzione rispetto" alla mafia, "un fenomeno pervasivo, pronto ad attuare le strategie più sofisticate per insinuarsi nella società minandone la vita democratica, la coesione e il progresso".

Insieme ad Alfano, per ricordare la strage di Capaci, è presente all'Ucciardone anche il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso. "Dobbiamo essere noi a preparare il terreno ai giovani che saranno la classe dirigente del domani, noi col nostro esempio di impegno e legalità e dobbiamo tenere ancorati i ragazzi alla nostra terra", ha sottolineato il magistrato. "Rivivere giorni come questi - ha aggiunto - significa tornare a provare rabbia e disperazione, ma anche ricordare un amico con la speranza che oggi ha rischiararci sia una luce diversa".

Tra i presenti alla cerimonia, anche Maria falcone, la sorella del giudice. "Gli ultimi successi della
magistratura dimostrano che siamo a buon punto nella lotta a Cosa Nostra", ha detto. "Da più di sei anni - ha proseguito - provo sempre una grande emozione nel trovarmi qui a ricordare Giovanni e Paolo (Borsellino, ndr), quest'aula rappresenta per tutti noi italiani la caduta del mito dell'invulnerabilità della mafia e dell'impunibilità dei mafiosi".

(23 maggio 2008)

alex10
23-05-2008, 10:00
Uno degli avvenimenti che si ricordano a vita, e chi l'ha vissuto in età da capire si ricorda senz'altro le sensazioni provate, le speranze create.........e poi deluse.


ps: quanta gente dovrebbe vergognarsi

*

Brakon
23-05-2008, 10:10
* ... Un sacrificio che non sarà vano, grazie a lui e al suo ricordo la mafia non ha vinto, non è riuscita a far credere di non esistere, e mai ci riuscirà.


ps: quanta gente dovrebbe vergognarsi

Ser21
23-05-2008, 10:15
* ... Un sacrificio che non sarà vano, grazie a lui e al suo ricordo la mafia non ha vinto, non è riuscita a far credere di non esistere, e mai ci riuscirà.

Il problema è che la mafia HA vinto.

rip82
23-05-2008, 10:29
Il problema è che la mafia HA vinto.

Con la mafia bosigna convivere, Mangano e' un eroe... la mafia non si e' limitata a vincere, ci governa!!!
Se Falcone avesse saputo come ci saremmo trovati sedici anni dopo, probabilmente ora sarebbe un ricco avvocato divorzista, non vale la pena di morire per questo paese.

Brakon
23-05-2008, 10:35
Si è vero, la mafia sta vincendo... però secondo me fino a che ci saranno persone che lotteranno (e ce ne sono ancora, nonostante la Mamma Televisione voglia farci credere di no), la vittoria non sarà completa.

Certo che di speranze ce ne sono veramente poche... spero sempre che il suo sacrificio non sia del tutto vano :(

Ser21
23-05-2008, 10:41
Con la mafia bosigna convivere, Mangano e' un eroe... la mafia non si e' limitata a vincere, ci governa!!!
Se Falcone avesse saputo come ci saremmo trovati sedici anni dopo, probabilmente ora sarebbe un ricco avvocato divorzista, non vale la pena di morire per questo paese.

Basta vedere la stagione caselli e quanti successi ha prodotto,eravamo a tanto così dallo sconfiggere la mafia...poi la politica si mise di emzzo e mandò a puttane sia le indagini antim,afia di palermo sia le indagini finanziarie di tangentopoli.
La second repubblica è morta,non appena nata...

Cfranco
23-05-2008, 10:41
* ... Un sacrificio che non sarà vano, grazie a lui e al suo ricordo la mafia non ha vinto, non è riuscita a far credere di non esistere, e mai ci riuscirà.

Ahimè , vedendo la gente che abbiamo al governo non ne sarei così convinto :(

nekromantik
23-05-2008, 10:49
http://img396.imageshack.us/img396/9612/falconeborsellinoyd7.jpg

Alcuni politici che oggi lo celebrano hanno contribuito alla sua morte e hanno disonorato la sua memoria.
Un triste anniversario, la sua morte è stata vana.

Ser21
23-05-2008, 10:50
Messaggio da Berlusconi alla sorella di Giovanni Falcone: «Grata solidarietà da tutto governo»

Napolitano: «Capaci fu un terribile
attacco alle istituzioni dello Stato»

Il 23 maggio del 1992 l'attentato della mafia. Il ricordo di Palermo nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone


ROMA - Sedici anni fa, il «barbaro agguato di Capaci», in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta, segnò «un terribile attacco alle istituzioni dello Stato» da parte della mafia. Al quale però lo Stato «seppe reagire adeguatamente» nel segno dell'unità. «Le immagini della strage - ha scritto il Presidente della Repubblica in un messaggio inviato a Maria Falcone, presidente della Fondazione «Giovanni e Francesca Falcone nell'anniversario della strage - restano incancellabili nella memoria degli italiani e rinnovano l'angoscia e l'allarme di quel giorno, in cui la mafia colpì un magistrato di eccezionale talento e coraggio».
«L'impegno e la partecipazione di allora non possono subire flessioni», è il richiamo che rilancia Giorgio Napolitano. «Non è consentito ridurre il livello di attenzione rispetto» alla mafia, scrive Napolitano, «un fenomeno pervasivo, pronto ad attuare le strategie più sofisticate per insinuarsi nella società minandone la vita democratica, la coesione e il progresso».

MARIA FALCONE - «Gli ultimi successi della magistratura dimostrano che siamo a buon punto nella lotta a Cosa nostra». A dirlo è Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso 16 anni fa dal tritolo di Cosa nostra nella strage di Capaci, insieme alla moglie e agli agenti della scorta. «Da più di sei anni provo sempre una grande emozione nel trovarmi qui a ricordare Giovanni e Paolo -aggiunge Maria Falcone- quest'aula rappresenta per tutti noi italiani la caduta del mito dell'invulnerabilità della mafia e dell'imponibilità dei mafiosi».



(Arcieri)
NAVE - «Vedervi qui, in tanti, è una grande gioia e dimostra che, contrariamente a quanto si ritiene, i giovani italiani hanno valori forti». Lo ha detto Maria Falcone salutando gli oltre 1200 ragazzi giunti a Palermo con la Nave della Legalità per ricordare il 16/o anniversario Il procuratore Grasso, giunto a Palermo in nave con i ragazzi, ha ringraziato gli studenti con i quali, durante il viaggio, ha parlato e dibattuto sui temi della lotta alla mafia.

GRASSO - «Nel ricordare Giovanni Falcone provo sempre la stessa emozione che si ripete ogni anno, il 23 maggio è un giorno particolare in cui rivivono quei momenti di rabbia e disperazione». Lo ha detto il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso che partecipa nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo alla commemorazione del giudice Giovanni Falcone. E parlando dell'importanza della presenza dei giovani al bunker ha detto: «Dobbiamo tenere i giovani di oggi ancorati alla nostra terra, saranno loro la classe dirigente di domani».

BERLUSCONI - L’anniversario dela strage di Capaci «è un momento di memore riflessione» sul loro «sacrificio». Lo scrive il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato alla signora Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone.


IL TESTO - «Gentile Signora, - scrive il presidente del Consiglio - la ricorrenza dell’eccidio di Capaci è un momento di memore riflessione sul sacrificio del giudice Giovanni Falcone, della signora Francesca e della scorta. L’importanza della lotta del giudice Falcone contro la mafia e la crimininalità organizzata, per la riaffermazione dei valori fondanti della Costituzione, è testimoniata dal progetto di educazione alla legalità che la Fondazione ha promosso nelle scuole per sensibilizzare i giovani su temi essenziali per la crescita della società civile italiana». «Esprimo, pertanto - conclude Berlusconi - anche a nome del governo, la grata solidarietà».


MINISTRO GELMINI - A Palermo anche il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini: «La scuola ha un ruolo fondamentale nell'insegnare la legalità. Penso che si debba dare più importanza e più spazio all'educazione civica. La partecipazione delle giovani generazioni a questo evento -aggiunge il ministro- significa che la mafia può e deve essere sconfitta. La scuola è un luogo in cui imparare ad essere cittadini migliori e vedere tutti questi volti entusiasti è un'emozione indescrivibile che mi riempie di gioia».

MINISTRO ALFANO - «Il pomeriggio del 23 maggio del 1992 mi trovavo nella mia stanza del collegio a Milano dove studiavo quando seppi della strage di Capaci. Ho vissuto sulla mia pelle, ed è la prima volta che lo dico, l'imbarazzo e la vergogna di essere siciliano». Queste le parole del ministro della Giustizia Angelino Alfano. E poi continua: «Il Consiglio dei ministri ha varato misure di grande impatto nella lotta alla mafia e che ci consentono di completare il disegno di Giovanni Falcone». Il guardasigilli ha spiegato che le misure di prevenzione, «fondamentali perché colpiscono i patrimoni mafiosi», rientreranno tra i poteri della Procura nazionale antimafia, «rendendo più efficace l'incidenza e il peso delle confische dei beni mafiosi perchè prima passava troppo tempo tra la confisca e l'effettivo uso del bene».

CONFINDUSTRIA SICILIA - «È una giornata straordinaria soprattutto perchè gli studenti che nel 1992 non erano ancora nati oggi si trovano a Palermo per ricordare due uomini come Falcone e Borsellino che hanno dato la propria vita per la legalità e lo sviluppo». Lo ha detto il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello.

VICE MINISTRO GIUSTIZIA USA - «Falcone ha dato la sua vita per la sua terra, per me e per tutti i miei colleghi che si occupano di giustizia negli Stati Uniti è un eroe». Lo ha detto il viceministro della Giustizia americano Mark Filip. «I risultati raggiunti da Giovanni Falcone, ma anche da Paolo Borsellino -ha detto parlando agli oltre mille giovani presenti- sono noti in tutto il mondo. Falcone è stato un uomo brillante, straordinario, visionario, fu precursore dei tempi perché ebbe delle intuizioni investigative formidabili già in quei tempi. Un vero leader in questo. Era un lavoratore infaticabile, si chiudeva nella sua stanza anche per sedici ore al giorno». «Falcone -ha proseguito- amava la Sicilia, la sua terra e aveva un grande desiderio perchè la Sicilia venisse liberata dalla mafia». Ha poi ricordato che nel Vangelo c'è scritto «non c'è dono più grande di dare la propria vita per i propri amici e Falcone ha dato la sua vita per la sua Sicilia». Poi Mark Filip ha ricordato quando Falcone interrogò per la prima volta Tommaso Buscetta, il primo pentito di mafia: «Gli disse «non ti preoccupare, se io non capisco qualcosa ci possiamo rivolgere al dottore Borsellino». I due erano sempre fianco a fianco nella lotta a Cosa nostra, fin dall'infanzia che hanno trascorso a pochi passi uno dall'altro».

http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_23/capaci_commemorazioni_e9e4705e-28a1-11dd-97ea-00144f02aabc.shtml

rip82
23-05-2008, 10:53
Messaggio da Berlusconi alla sorella di Giovanni Falcone: «Grata solidarietà da tutto governo»

Napolitano: «Capaci fu un terribile
attacco alle istituzioni dello Stato»

Il 23 maggio del 1992 l'attentato della mafia. Il ricordo di Palermo nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone

Berlusconi dovrebbe vergognarsi peggio che se avesse venduto sua madre su eBay, avesse almeno il buon gusto di stare zitto, invece si produce anche in clamorose cazzate...

Korn
23-05-2008, 10:55
falcone e borsellino sono morti per nulla, sto paese non merita persone di quel calibro

brown
23-05-2008, 11:00
questi sono i veri eroi!!!

Ser21
23-05-2008, 11:03
Berlusconi dovrebbe vergognarsi peggio che se avesse venduto sua madre su eBay, avesse almeno il buon gusto di stare zitto, invece si produce anche in clamorose cazzate...

Gia,è che oramai non ci sn più i presupposti per fare dei collegamenti del genere...
Si Dovrebbe tornare a parlare di questioni come la p2,la massoneria i servizi segreti deviati....gli interessi in ballo,forza italia e le sue origini...
Argoemtni scomodi e che nessuno vuole tirare fuori...

Peccato perchè senza memoria,tutto è vano.


Vi posto questa intervista col penalista di riina per riallaciarmi al discrso fatto sugli interessi in ballo in quegli anni,da leggere per chi è interessato:

Fonte: www.antimafia2000.it

Anniversario Falcone: stragi del '93

Parla l’avvocato di Riina, Luca Cianferoni in un’ intervista esclusiva al direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni

Cianferoni: La verità è da cercare nelle connessioni storiche




Firenze, 7 aprile 2008. Arriviamo allo studio dell’avv. Luca Cianferoni in leggero anticipo. E’ da anni l’avvocato del capo dei capi Totò Riina ed è per questo che vogliamo incontrarlo.
Più volte nella difesa del suo cliente, soprattutto durante i processi per le stragi del ’93, ha posto questioni a nostro avviso molto importanti per l’individuazione dei mandanti esterni delle stragi.
E’ un uomo colto, di larghe vedute, rigoroso nell’esercizio del suo mandato e sufficientemente esperto e avveduto per fornirci interessanti spunti di riflessione, in particolare su elementi di prova che, a suo avviso, non sono stati sufficientemente analizzati nel corso dei vari dibattimenti.
La sua visione di quegli anni è complessa e complessiva e rimanda per forza di cose a responsabilità altre rispetto a quelle strettamente esecutive di Cosa Nostra in un’inquietante linea di continuità con il passato da Portella della Ginestra alla strage di Piazza Fontana.
Anche da questo colloquio emerge con prepotenza la certezza che la verità sulle ragioni politiche e strategiche che hanno causato le stragi è ancora molto lontana e la nostra storia insegna che nemmeno il tempo, fino ad ora, è stato galantuomo. Prima o poi, però, lo sarà. Non ci sarà mai un vero cambiamento nelle nostre vite, fino a quando non verranno alla luce queste verità, solo allora, con la caduta dei sistemi criminali si potranno intravedere nuove albe e nuovi giorni.

Avvocato Cianferoni quale relazione sussiste tra le stragi del ’92 e del ’93?

A mio avviso vi sono differenze sostanziali tra le due stagioni stragiste. La vicenda Falcone ad esempio ha una sua specificità strettamente siciliana e proprio questa specificità decresce man mano che ci si avvicina agli episodi continentali. Dallo studio degli atti mi sono convinto che il contesto del ’93 sia molto diverso rispetto a quello del ’92.
Vi è poi un dato processuale, quello per cui è stata negata la continuità con i fatti del ’92, che esclude completamente la consequenzialità dei due disegni criminosi. E sebbene Riina fosse già in carcere all’epoca delle bombe del ’93 gli viene imputata la responsabilità in quanto, secondo la Corte, egli era il capo assoluto di Cosa Nostra quindi causa causae est causa causatis. Tuttavia, in concreto, come si arriva alle stragi e quale sia il percorso decisionale non viene spiegato.

Beh ma anche le stragi del ’92, secondo i documenti, hanno una forte connotazione eversiva.

Sì ma le differenze sono enormi. Le stragi Falcone e Borsellino che comunque presentano già tra loro grosse diversità, erano comunque contra personam, queste sono dirette ad edifici, sono un messaggio. Che a mio avviso non è diretto allo Stato, ma viene da un potere ed è indirizzato ad un altro potere.
Prendiamo in esame un aspetto che a mio avviso non è stato sufficientemente investigato: lo schema operativo. Non si organizza una strage di questo tipo in soli 5 mesi.
Questi sono delitti che si tirano fuori dal cassetto, già pronti, e si organizzano in 10 giorni perché si conoscono perfettamente le procedure e anche gli effetti destabilizzanti che creano. Sistemi che sono stati utilizzati per decenni nel conflitto tra “partito azzurro” e “partito arancione” quando si ricorreva alla guerriglia per arginare l’avanzata comunista. Si estrae dal cassetto ciò che serve.
All’inizio degli anni Novanta stava per sovvertirsi il sistema.
Partiamo da questa ipotesi che non è mai stata contestata dal mio cliente, sebbene nemmeno l’abbia avallata.
Vi è una concorrenza di forze che hanno interesse a incidere in maniera eversiva sul tessuto nazionale in quel preciso momento storico. Cosa Nostra per la questione del 41 bis, i servizi segreti civili per i problemi che hanno, per stare sulle generali, in quel momento storico; il mondo imprenditoriale politico e la massoneria la quale, io credo, non sia assolutamente da demonizzare nella sua interezza, anzi penso che rappresenti un momento intellettuale altissimo visto l’attuale oscurantismo in cui viviamo, ma che storicamente, in quel momento storico, soffriva di pesanti infiltrazioni negative. E’ in questo contesto, che va inserita quella dichiarazione di Craxi in un’intervista a Panorama: “Me ne vado perché ci aspetta una stagione di bombe”. E purtroppo i fatti gli dettero ragione a brevissimo.

I collaboratori di giustizia tra cui Brusca suggeriscono che si è voluta continuare la trattativa.
A mio avviso nelle carte processuali vi sono dei riferimenti, oserei dire, abbastanza ridicoli. Quando Brusca riferisce che erano in minoranza a voler fare queste stragi, che abbiano deciso gli obiettivi scegliendoli sull’atlante…
Ora, il mio cliente, Salvatore Riina, che è imputato in due differenti procedimenti: uno per cui la sua posizione era stralciata assieme a Graviano Giuseppe per problemi di pendenze, l’altro nato da un vizio procedurale del precedente (si annulla la prima sentenza solo sulla vicenda Olimpico), durante il processo, che viene riaperto nel 2004 proprio sui fatti del ’93 e sul mancato attentato, rilascia quelle famose dichiarazioni spontanee in cui ricordando che l’allora Ministro Mancino aveva preannunciato la sua prossima cattura suggerisce: “Sono stato venduto?”
Quindi se i magistrati cercavano un atteggiamento collaborativo, questo non appartiene alla figura dell’imputato che io conosco e difendo, se invece ci si vuole accostare a questi eventi come interpreti storici, anche perché, seppur pochi, questi anni che sono trascorsi, al ritmo di vita cui viviamo oggi, sono abbastanza per fare delle analisi, si comprende che Riina ha assunto una posizione piuttosto chiara, no?

Cioè?
Cioè Riina dice: “io con questi fatti del ’93 non ho nulla a che spartire e, per quanto apprendo da questo processo (le dichiarazioni di Brusca sulla trattativa ecc..) e deduco dalla dichiarazione del Ministro, il mio arresto era concordato perché si era individuata una pista investigativa per cui io dovevo essere catturato.

Eppure Brusca spiega in merito alla trattativa, con quell’ espressione “Si sono fatti sotto”, che vi erano degli interlocutori con cui Riina era in contatto.

Mi ricordo distintamente quell’udienza. Era del 24 gennaio 1998, posso sbagliare l’anno, era un sabato mattina, quando venne il generale Mori a Firenze. Non ci fu verso, lo confermano i verbali, di approfondire la questione della cattura di Riina, era un argomento, secondo la Corte, da non trattare. Questo mi ha sempre deluso come avvocato, per me era chiaramente importante poter verificare se il mio cliente fosse stato catturato a seguito di un accordo tra due parti, che non posso identificare, ma comunque un accordo, ciò significa che quell’associazione che si presume lui abbia diretto in qualche maniera ad un certo punto non era più sotto la sua direzione.

Cosa pensa della teoria secondo cui vi sarebbe Provenzano dietro la cattura di Riina?

Lo escludo totalmente, questa è dietrologia disinformata.

Beh, la sua è una risposta molto interessante.
Se da una parte Riina si reputa innocente per le stragi del ’93, quando esordisce quella specie di proclama nel quale si autodefinisce “il parafulmine d’Italia” e indica lui stesso spunti di indagine come il castello Utveggio…. Sembra abbastanza evidente che ci vuole dare dei messaggi, delle indicazioni. Giusto?
Non sono io a dovermi fare portavoce della parte, non ho questo mandato. Certamente per la difesa del Riina che io ho interpretato processualmente fino alla Cassazione e anche nella fase successiva dell’Olimpico dobbiamo intendere quelle dichiarazioni aprendo, sulle vicende del ’93, una pagina diversa sotto un duplice profilo: uno contestuale e uno diacronico.
Rispetto al primo, se prendiamo in esame le deposizioni di Brusca e anche quella del capitano De Donno in buona sostanza ben più importante rispetto a quella del generale Mori emergono elementi che vale la pena sottolineare.
Quando De Donno riferì del colloquio con Vito Ciancimino disse testualmente che questi, dialogando sulla causale della stragi del ’92, gli spiegò: “Avete tolto le ruote alla macchina, la macchina deve girare. O le indagini su Tangentopoli finiscono o le stragi non finiranno”.
Da un punto di vista diacronico invece, a mio modesto avviso, significa accorgersi che fino a quel punto, siamo nel 1992, appena dopo il crollo del muro di Berlino, l’Italia era un paese a democrazia bloccata. Si hanno accenni a questi collegamenti nel libro e nel film Romanzo Criminale e in un film che vidi una notte e poi non ne seppi più nulla, si intitolava Uno a me, uno a te, uno a Raffaele nel quale si tracciava un collegamento tra gli attentati e le opere d’arte.
Cosa intendo dire con questo? Che se si legge la storia anche in senso diacronico si constata che le bombe del ’93 sono ad oggi interpretate ufficialmente a matrice ridotta rispetto a quelle precedenti, pur recando chiari segni, anzi, di un ampliamento della prospettiva politica.

Vuol dire che Cosa Nostra si è limitata ad agire come manovalanza?

Io in aula ho sostenuto che vi sono prove non seriamente discutibili sul trasporto dell’esplosivo (per stessa ammissione dei pentiti che si sono autoaccusati), mentre sono molto molto discutibili quelle relative l’aspetto organizzativo per non parlare di quello ideativo. Cioè, sulle fasi superiori non vi è alcun elemento in grado di stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio come si siano svolti i fatti.
Sono davvero troppi gli elementi che a mio avviso non sono stati scandagliati a dovere e che lasciano aperti molti interrogativi.
Partiamo da Antonio Scarano il quale sostiene che faceva “da tassinaro” che cioè accompagnava gli altri per Roma e che si incaricò di trovare il magazzino in cui depositare l’esplosivo. Questa persona, proprio nei giorni delle stragi, era intercettata dai carabinieri. Io ho sempre chiesto perché non sia mai stata fatta una consulenza sulle intercettazioni di Scarano. Poniamo per mera supposizione, solo una supposizione sia chiaro e ci tengo a sottolinearlo, che un consulente scopra che quelle intercettazioni siano state manipolate o tagliate espressamente ove si parlasse di stragi, magari anche indirettamente, beh sarebbe un enorme passo avanti.
C’è poi tutta la questione del cellulare clonato di Giovanni Brusca per cui non ci fu verso di ottenere dati precisi che ci furono sempre riferiti dal dottor Gratteri dello Sco, così come le famose intercettazioni tra La Barbera e Gioè di via Ughetti.
Un altro aspetto oscuro è la storia di Corsi Giuseppe, un impiegato della società di Roma di cui fu presa la macchina, la fiat uno, per compiere l’attentato ai danni di Maurizio Costanzo. Questa società aveva il nulla osta sicurezza e lavorava con il Sismi. Questo Corsi sparisce da casa (noi veniamo a conoscenza di questo fatto e apriamo l’ istruttoria sul punto) la famiglia, temendo per la sua vita, denuncia questa scomparsa e informa gli inquirenti della sua collaborazione con i servizi segreti. Viene poi ritrovato e tratto in arresto poiché aveva della droga in macchina. Come stiano realmente le cose non si sa, ma sappiamo che l’auto della bomba in via Fauro era una macchina dei servizi segreti.

Sia lei, sia l’avvocato Pepi avete spesso fatto riferimento al coinvolgimento di servizi segreti deviati, dei poteri forti e della massoneria, quali indizi vi hanno spinto in questa direzione?

Ci siamo addentrati ad esplorare questi altri ambiti perché subito ci è apparso evidente che le stragi del ’93 erano di matrice così raffinata da non poter provenire da soggetti avvezzi ad un crimine comune e non di tipo eversivo. Vi sono concreti elementi in tal senso, ma forse i tempi non sono maturi, per una verità completa. Forese questa nostra Italietta, per dirla con Moretti, non è pronta per guardarsi allo specchio.

Vale a dire che Cosa Nostra, secondo lei, è rientrata in un progetto destabilizzante con finalità molto più ampie?

Non possiamo trascurare un dato storico, per cui ormai sappiamo che le organizzazioni criminali venivano usate dalla Cia per il compimento di operazioni illegali che servivano al contrasto al c.d. “partito arancione”. Ancora oggi noi non sappiamo bene come sia andata veramente a Portella della Ginestra, ad esempio.
Siccome l’attentato così come il modo di far politica, è quello tipico in Italia dagli anni Cinquanta in avanti allora avrei voluto che si provasse ad introdurre una similitudine operativa tra l’attentato del luglio ‘93 quando ad essere colpite furono le due chiese di Roma e il padiglione d’arte contemporanea a Milano (sulla scelta degli obiettivi si dovrebbe poi discutere a lungo) e quella che si delineò per la strage di Piazza Fontana. Ad oggi nessuno ha inteso rispondere: ma la questione rimane.
Le faccio un altro esempio: si fa oggi un gran parlare della figura di Gardini, morto in circostanze tragiche il 23 luglio del 93. La difesa del Riina all’epoca provò a dire: guardate che una causale di attentato in quel di Milano, visto quello che dice De Donno sulle indagini di Tangentopoli, potrebbe rinvenirsi ragionevolmente nella questione degli interrogatori di Carlo Sama e Giuseppe Garofano, stretti collaboratori di Gardini che proprio in quei giorni ricostruivano quella che poi venne chiamata la madre di tutte le tangenti: la vicenda Enimont. Non vi è mai stata letteralmente risposta.

Allora, in quale senso, secondo lei, Riina dice di essere stato venduto?

Mah, se lui lo dice ha sicuramente un’idea chiara su come ha perso la sua libertà.
Anche qui, si comprende come il taglio diacronico non sia stato scandagliato, forse c’era urgenza di dare una risposta al paese questo io lo capisco, però così non è stato valutato un altro dato importante: fatti del genere smuovono interessi molto grossi. Se poco poco entriamo nella questione Ciancimino, quell’esempio delle “ruote della macchina”, che egli avrebbe fatto al Cap. De Donno, quando questi si recò da lui a trattare l’arresto di Riina, sono questioni enormi.
Allora quello che noi chiamiamo oggi Stato, nel quale solitamente si inseriscono lo stato e l’antistato i deviati e i regolari, non è fatto di gente. Il testo primo che bisogna scegliere è un Kafka. Nel senso che proprio questa attenzione alla procedura, alle cose fatte in un certo modo, anche quando si tratta di fatti così eclatanti.
Dove porta questo discorso, mi dirà lei?
Porta che esplodono le bombe del ‘92, un evento enorme e come si reagisce? Come quando si doveva fermare il bandito Giuliano dopo la strage di Portella della Ginestra.
Per questo io in aula ho detto: “il colonnello Mori ha cantato e portato la croce”, intendendo con ciò dire che l’Arma dei Carabinieri fino a quegli anni avesse avuto un ruolo particolare. Cioè come dire: qui c’è materiale radioattivo ci mandiamo i carabinieri fedeli e affidabili e gli diamo un mandato che loro usano, usi a obbedir tacendo.

Volendo fare un discorso più ampio,la morte di due magistrati come Falcone e Borsellino non si può attribuire ad un'azione solo della Mafia,ma come al solito nella storia d'Italia,ad un insieme di covnergenze di interessi.
Purtroppo la verità non verrà mai fuori,come in troppe altre situazioni tipicamente italiche.

CONFITEOR
23-05-2008, 11:05
Uno degli avvenimenti che si ricordano a vita, e chi l'ha vissuto in età da capire si ricorda senz'altro le sensazioni provate, le speranze create.........e poi deluse.


ps: quanta gente dovrebbe vergognarsi58 milioni di italiani...

Ser21
23-05-2008, 11:08
Falcone e Borsellino. Le foto e le menzogne del Corriere


di Salvatore Borsellino - 22 maggio 2008

Titolo di ieri sulla prima pagina del Corriere della Sera: "Falcone e Borsellino: le foto e le liti tra familiari". Il titolo è affibbiato ad un articolo di Felice Cavallaro che...




dopo una breve introduzione sulla prima pagina, prosegue a pagina 20, su sei colonne, e già il titolo cambia in "Manifesti con Falcone e Borsellino, parenti divisi sull'idea del Comune". Segue un sottotitolo che invece di chiarire confonde ulteriormente le idee "Niente foto a chi considera Mangano un eroe". "Polemiche fuori luogo".
Non si capisce infatti a chi, come risulta letteralmente dalla frase riportata fraudolentemente tra virgolette come se fosse una citazione, non dovrebbero essere scattate delle foto, se a Berlusconi, a Dell'Utri, a Schifani o a tutti e tre in gruppo.
Tutto ha origine da una mia dichiarazione all'Ansa in seguito a una telefonata di Lirio Abbate.
La mia dichiarazione, che non viene assolutamente riportata nell'articolo perchè smaschererebbe all'origine la mistificazione messa in piedi dal Corriere, è la seguente:
"Prima di andare a commemorare Falcone e Borsellino i politici come Berlusconi o Schifani dichiarino chi deve essere considerato un eroe. E se continuano a sostenere che persone come Vittorio Mangano sono eroi, allora che si astengano dall'andare a sporcare la memoria delle vittime di mafia".
Insieme a questa c'è una dichiarazione del figlio del procuratore aggiunto Paolo Borsellino, Manfredi e di Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, anche questa, per la stessa ragione, completamente ignorata dal Corriere, che, riferendosi ai manifesti con la foto di Paolo e Giovanni di cui è stata tappezzata Palermo, dichiarano :
"Questa non può che essere la risposta della città di Palermo alle parole di chi pubblicamente e reiteratamente aveva indicato al Paese come eroe un noto uomo di mafia". "Quelle parole costituiscono una grave offesa alla memoria di tutti quei servitori dello Stato che hanno perso la vita proprio a causa del loro impegno contro la mafia".
II riferimento è evidentemente alle sciagurate parole di chi ha sporcato l'Istituzione che è stato chiamato ad occupare dichiarando, in pieno accordo con un inquisito e condannato per mafia come Dell'Utri, che lo stallere di Arcore, Vittorio Mangano, morto in carcere mentre scontava le sue numerose condanne per associazione mafiosa e altri gravi reati dello stesso tipo, deve essere considerato un eroe.
Questa è vera e propria disinformazione: si prende una notizia e invece di commentarla per quello che è e per quello che dice, le si affibbia un titolo ad effetto e si cerca di giocare su pretesi dissapori tra i parenti delle vittime di mafia anche se per questo si debbono distorcere le notizie o inventarle di sana pianta. Poi si virgolettano delle frasi facendo intendere che siano state testualmente pronunciate da qualcuno che invece, in quei termini, non lo ha mai fatto.
Il 17 Luglio del 2007, quando, dopo anni di silenzio, ho ricominciato a parlare, perchè la rabbia che cresceva ogni giorno dentro di me nel constatare come l'indignazione della gente seguita alle stragi del 1992 si fosse ormai affievolita se non del tutto spenta, ho scritto una lettera aperta intitolata "19 Luglio 1992: Una strage di Stato".
Da allora ho scritto tante lettere aperte e ho mandato tanti comunicati ANSA, tutti si sono diffusi come un virus sulla rete ma nessuno o quasi è stato pubblicato sulla stampa nazionale se non, in qualche caso, tramite poche righe enucleate dal contesto e quindi quasi incomprensibili ai più.
In alcuni casi, come in quello della polemica con il ministro Mancino a proposito delle sue amnesie croniche relative all'incontro da lui avuto il 1° Luglio 1992 con Paolo Borsellino e nel quale può essere ricercata la causa scatenante dell'attentato che gli costò la vita, non sono state pubblicate nemmeno le mie repliche alle false affermazioni di Mancino anche se richieste ai sensi della legge sulla stampa.
In compenso a fronte di una mia dichiarazione all'Ansa sull'ignominioso comportamento di chi, al vertice delle Istituzioni, da un lato proclama eroe un criminale come Vittorio Mangano e dall'altro pretende di presentarsi a Palermo e fingere di onorare due giudici dei quali dovrebbe astenersi dal pronunciare, per non sporcarlo, anche il solo nome, si monta e si mette in evidenza una notizia travisando sia il senso che le parole di una mia dichiarazione.
Ho un profondo rispetto per le Istituzioni ed è proprio per questo che vorrei che non venissero sporcate da chi, in maniera indegna, le occupa.



*

Innominato
23-05-2008, 11:09
58 milioni di italiani...
Quasi quasi hai ragione :(

CONFITEOR
23-05-2008, 11:14
A me sapete cosa fa incazzare di più? che dopo la strage erano tutti a dire "è la fine della Mafia", "è il più grave errore della Mafia", "siamo certi che la Mafia sarà sconfitta"..........ed io ci avevo creduto.Che c'entra la mafia? Qualcuno ancora pensa che sia un'omicidio mafioso :confused:

rip82
23-05-2008, 11:16
Che c'entra la mafia? Qualcuno ancora pensa che sia un'omicidio mafioso :confused:

Beh, era un omicidio politico, ma politica e mafia coincidono, l'hanno ammazzato perche' era arrivato ai colletti bianchi.

Ser21
23-05-2008, 11:18
La mafia fu solo l'esecutore materiale....

ferste
23-05-2008, 11:19
Fonte: www.antimafia2000.it

Parla l’avvocato di Riina, Luca Cianferoni


dai su, lasciamo certa gente e i loro tirapiedi fuori da sto 3d.....aprine un altro.

Wesker
23-05-2008, 11:20
58 milioni di italiani...

Togli me da quei 58 milioni.

ferste
23-05-2008, 11:21
58 milioni di italiani...

e per quale motivo?

Che c'entra la mafia? Qualcuno ancora pensa che sia un'omicidio mafioso :confused:

hai altre notizie? postale.........

Ti ricordi che in quel periodo disse qualcosa di diverso? c'eri già in quel periodo?

ferste
23-05-2008, 11:24
Beh, era un omicidio politico, ma politica e mafia coincidono, l'hanno ammazzato perche' era arrivato ai colletti bianchi.

Il prefetto Mori fu rimosso per lo stesso motivo.........e decine di altri anche.............ma senz'altro già allora era "LUI" il manovratore........

nekromantik
23-05-2008, 11:24
Falcone e Borsellino. Le foto e le menzogne del Corriere

http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=357:falcone-e-borsellino-le-foto-e-le-menzogne-del-corriere&catid=2:editoriali&Itemid=4


Triste leggere queste cose ad anni di distanza da quel tragico evento...

Ser21
23-05-2008, 11:25
dai su, lasciamo certa gente e i loro tirapiedi fuori da sto 3d.....aprine un altro.

Continuamo a coprirci gli occhi e a tapparci le orecchie,così facendo non scopriremo mai come mai e chi uccise Giovanni Falcone.

Ser21
23-05-2008, 11:27
Il prefetto Mori fu rimosso per lo stesso motivo.........e decine di altri anche.............ma senz'altro già allora era "LUI" il manovratore........

Il manovratore nn era mori,ma bensì una convergenza di interessi a levare di torno Falcone e Borsellino.
Stavano toccando i nervi scoperti della lotta alla mafia,agendo sul sistema clientelare degli appalti e dei collegamenti politic.
Cosa a cui verrà a Capo Caselli,salvo essere silurato per lo stesso motivo...

ferste
23-05-2008, 11:32
Il manovratore nn era mori,ma bensì una convergenza di interessi a levare di torno Falcone e Borsellino.
Stavano toccando i nervi scoperti della lotta alla mafia,agendo sul sistema clientelare degli appalti e dei collegamenti politic.
Cosa a cui verrà a Capo Caselli,salvo essere silurato per lo stesso motivo...

No, mi sono espresso col culo.........non intendevo Mori come manovratore, e Mori visse negli anni '20.......

Ser21
23-05-2008, 11:37
No, mi sono espresso col culo.........non intendevo Mori come manovratore, e Mori visse negli anni '20.......

Intendevo Mori dei Servizi segreti che condusse successivmanete la trattativa stato-mafia con Ciancimino.
Visto che era uno dei 3-4 capi del servizio segreto in quell'epoca e che subì anche un processo col capitano ultimo.

CONFITEOR
23-05-2008, 11:44
Togli me da quei 58 milioni.
Fatto.....

CONFITEOR
23-05-2008, 11:47
e per quale motivo?


hai altre notizie? postale.........

Ti ricordi che in quel periodo disse qualcosa di diverso? c'eri già in quel periodo?
L'omicidio Falcone non è certo un caso isolato,
Nel 1978,14 anni prima, l'omicidio di Moro, le 'brigate rosse' stavolta, non la mafia...
evento di tale gravità da far suppore misure adeguate per impedire altri assasini nella vita politica, infatti....
19 luglio 1992, 2 mesi dopo, assassinio di Borsellino, ovviamente annunciato ma non impedito....e allora tutte le lacrime su Falcone appaiono definitivamente inutili.
in mezzo anche l'assassinio di Dalla Chiesa e molti altri...
Gli assassini finiscono non perchè qualcuno vi pone fine, ma quando non resta più nessuno da uccidere.
......................................
La mafia negli stati moderni non ha lo spazio per esistere, infatti non esiste negli altri paesi europei, così come il terrorismo endogeno.
Dare la colpa agli 'altri', agli estranei, è solo consolatorio, nè mafia nè terrorismo, trattasi di omicidi politici.

CONFITEOR
23-05-2008, 11:57
Gia,è che oramai non ci sn più i presupposti per fare dei collegamenti del genere...
Si Dovrebbe tornare a parlare di questioni come la p2,la massoneria i servizi segreti deviati....gli interessi in ballo,forza italia e le sue origini...
Argometni scomodi e che nessuno vuole tirare fuori...
Troppo facile, le responsabilità sono ben più ampie e non riguardano solo una parte politica ma il sistema nella sua interezza,

perchè se fossero solo di una parte, perchè l'altra non lo ha impedito?
La presidenza Pertini mi pare sia 28 anni precedente quella Napolitano, e diceva le stese cose, e forza italia ancora non esisteva...

Perchè addossare le responsabilità a minoranze deviate, delinquenza mafiosa, deviazioni terroristiche?
Agli altri, ai mostri, ad invisibili nemici....

Ser21
23-05-2008, 12:02
Troppo facile, le responsabilità sono ben più ampie e non riguardano solo una parte politica ma il sistema nella sua interezza,

perchè se fossero solo di una parte, perchè l'altra non lo ha impedito?
La presidenza Pertini mi pare sia 28 anni precedente quella Napolitano, e diceva le stese cose, e forza italia ancora non esisteva...

Perchè addossare le responsabilità a minoranze deviate, delinquenza mafiosa, deviazioni terroristiche?
Agli altri, ai mostri, ad invisibili nemici....

Semplicemente perchè Berlusconi è una conseguenza di quel periodo (anni 60-70-80) che ha messo in disordine l'italia nella sua interezza.
E' il punto di incontro tra più poteri forti,è l'uomo giusto al posto giusto...
Ha più centri di potere lui che Andreotti negli anni 80'.

CONFITEOR
23-05-2008, 12:05
Semplicemente perchè Berlusconi è una conseguenza di quel periodo (anni 60-70-80) che ha messo in disordine l'italia nella sua interezza.
E' il punto di incontro tra più poteri forti,è l'uomo giusto al posto giusto...
Ha più centri di potere lui che Andreotti negli anni 80'.Vaglielo a dire a Veltroni.....

stbarlet
23-05-2008, 12:09
Ma come ragazzi non lo sapete? La mafia ha perso, lo ha detto StudioAperto, con tanto di canzoncina di sottofondo



:cry: :cry:

ferste
23-05-2008, 13:40
Intendevo Mori dei Servizi segreti che condusse successivmanete la trattativa stato-mafia con Ciancimino.
Visto che era uno dei 3-4 capi del servizio segreto in quell'epoca e che subì anche un processo col capitano ultimo.

Ah...ok...io intendevo il prefetto Mori che mise a ferro e fuoco la sicilia negli anni '20\30 salvo essere "promosso" e spedito a Roma quando iniziò a toccare un po' troppo in alto

ferste
23-05-2008, 13:45
La mafia negli stati moderni non ha lo spazio per esistere


intendi che la Mafia non esiste?

Ser21
23-05-2008, 13:48
Ah...ok...io intendevo il prefetto Mori che mise a ferro e fuoco la sicilia negli anni '20\30 salvo essere "promosso" e spedito a Roma quando iniziò a toccare un po' troppo in alto

Si,abbiamo avuto un caso di omonimia...
Cmq anche Mori,appena smise di fucilare mafiosi e si dedicò ai legami mafia-fascismo fu subito trasferito a roma...

Ser21
23-05-2008, 13:55
intendi che la Mafia non esiste?

Forse intendeva dire che la Mafia in certi stati utilizza capitali puliti (ri) per investire in un mercato globale.....almeno lo spero...

Ser21
23-05-2008, 14:09
http://www.corriere.it/Fotogallery/Tagliate/2008/05_Maggio/23/NAVE/01.JPG
http://www.corriere.it/Fotogallery/Tagliate/2008/05_Maggio/23/NAVE/02.JPG
http://www.corriere.it/Fotogallery/Tagliate/2008/05_Maggio/23/NAVE/06.JPG

CONFITEOR
23-05-2008, 14:12
intendi che la Mafia non esiste?

Ho detto 'negli stati moderni' che c'entra l'italia :confused:

Ser21
23-05-2008, 14:13
Ho detto 'negli stati moderni' che c'entra l'italia :confused:

Sei cmq consapevole che è priooprio li chela mafia investe i suoi capitali,vero?

CONFITEOR
23-05-2008, 14:23
Sei cmq consapevole che è priooprio li chela mafia investe i suoi capitali,vero?
in america magari, non credo abbia tanto spazio in Cina od europa,

e comunque può trafficare capitali in altri stati, ma senza delinquere in quegli stati.

Punitore
23-05-2008, 15:07
Ormai gli anniversari di coloro che sono morti per lo Stato sono ricordati più che altro per non fare brutta figura con parole ipocrite e false pronunciate da chi in quegli anni non ha fatto assolutamente niente per evitarlo...

E' ahimè verissimo che l'Italia non si merita uomini di spessore come falcone... si merita di sprofondare nello schifo e (forse) di rendersi finalmente conto di quanto sia importante la lotta alla criminalità organizzata et simila...

Un pronfondo inchino per Falcone... nel 92 ero troppo piccolo per ricordare e rendermi conto dell'immensa gravità del fatto, ma ora che mi rendo conto è veramente deprimente vedere l'ipocrisia che dilaga anche su un Uomo come lui...

Se vedesse come siamo messi nel 2008 a politica e criminalità... preferirebbe rimanere nella tomba a riposare :(

LUVІ
23-05-2008, 19:37
Ormai gli anniversari di coloro che sono morti per lo Stato sono ricordati più che altro per non fare brutta figura con parole ipocrite e false pronunciate da chi in quegli anni non ha fatto assolutamente niente per evitarlo...

E' ahimè verissimo che l'Italia non si merita uomini di spessore come falcone... si merita di sprofondare nello schifo e (forse) di rendersi finalmente conto di quanto sia importante la lotta alla criminalità organizzata et simila...

Un pronfondo inchino per Falcone... nel 92 ero troppo piccolo per ricordare e rendermi conto dell'immensa gravità del fatto, ma ora che mi rendo conto è veramente deprimente vedere l'ipocrisia che dilaga anche su un Uomo come lui...

Se vedesse come siamo messi nel 2008 a politica e criminalità... preferirebbe rimanere nella tomba a riposare :(

*

paulus69
23-05-2008, 19:43
Ormai gli anniversari di coloro che sono morti per lo Stato sono ricordati più che altro per non fare brutta figura con parole ipocrite e false pronunciate da chi in quegli anni non ha fatto assolutamente niente per evitarlo...

E' ahimè verissimo che l'Italia non si merita uomini di spessore come falcone... si merita di sprofondare nello schifo e (forse) di rendersi finalmente conto di quanto sia importante la lotta alla criminalità organizzata et simila...

Un pronfondo inchino per Falcone... nel 92 ero troppo piccolo per ricordare e rendermi conto dell'immensa gravità del fatto, ma ora che mi rendo conto è veramente deprimente vedere l'ipocrisia che dilaga anche su un Uomo come lui...

Se vedesse come siamo messi nel 2008 a politica e criminalità... preferirebbe rimanere nella tomba a riposare :(
come non quotare in toto...
anzi..aggiungerei del mio:
un vano sacrificio se a relativa distanza di anni il popolo vota ed elegge come proprio governante chi elogiò e definì eroe non un giudice....ma un mafioso.

joesun
23-05-2008, 19:44
Ormai gli anniversari di coloro che sono morti per lo Stato sono ricordati più che altro per non fare brutta figura con parole ipocrite e false pronunciate da chi in quegli anni non ha fatto assolutamente niente per evitarlo...

E' ahimè verissimo che l'Italia non si merita uomini di spessore come falcone... si merita di sprofondare nello schifo e (forse) di rendersi finalmente conto di quanto sia importante la lotta alla criminalità organizzata et simila...

Un pronfondo inchino per Falcone... nel 92 ero troppo piccolo per ricordare e rendermi conto dell'immensa gravità del fatto, ma ora che mi rendo conto è veramente deprimente vedere l'ipocrisia che dilaga anche su un Uomo come lui...

Se vedesse come siamo messi nel 2008 a politica e criminalità... preferirebbe rimanere nella tomba a riposare :(

*
onore alla memoria di chi questo paese traditore lo ha amato fino all'ultimo momento della sua vita.:(

sander4
23-05-2008, 20:20
Guarda i messaggi
Ormai gli anniversari di coloro che sono morti per lo Stato sono ricordati più che altro per non fare brutta figura con parole ipocrite e false pronunciate da chi in quegli anni non ha fatto assolutamente niente per evitarlo...

E' ahimè verissimo che l'Italia non si merita uomini di spessore come falcone... si merita di sprofondare nello schifo e (forse) di rendersi finalmente conto di quanto sia importante la lotta alla criminalità organizzata et simila...

Un pronfondo inchino per Falcone... nel 92 ero troppo piccolo per ricordare e rendermi conto dell'immensa gravità del fatto, ma ora che mi rendo conto è veramente deprimente vedere l'ipocrisia che dilaga anche su un Uomo come lui...

Se vedesse come siamo messi nel 2008 a politica e criminalità... preferirebbe rimanere nella tomba a riposare

*

ONORE A DUE EROI DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Loro si che sono gli eroi, peccato che, vista la situazione attuale, sembra che siano morti invano, ma vivranno nella nostra memoria per sempre per ciò che hanno fatto per la giustizia e la legalità. :(

CONFITEOR
23-05-2008, 21:33
*

ONORE A DUE EROI DELLA REPUBBLICA ITALIANAOnore macabro, magari si onoravano più da viventi.

dantes76
23-05-2008, 21:42
non e' cambiato niente

gretas
23-05-2008, 21:50
Dalla sentenza-bis sulla strage di via D'Amelio : molte pagine su Berlusconi







FONTE:

http://www.societacivile.it/primopiano/artic-oli_pp/cassazione.html







Poco prima della strage di Capaci, Ganci gli aveva
confidato (a Cancemi, ndr) che Riina si era incontrato
con persone importanti, scrive la sentenza. È bene
precisare che Cancemi non ha mai affermato che queste
persone fossero Dell'Utri e Berlusconi, e ha anzi
detto che nessuno gli aveva mai confermato
esplicitamente che questo incontro vi era stato, anche
se il Cancemi non ha nascosto di avere elaborato
quell'idea. Cancemi, quindi, avanzava solo sul piano
deduttivo un collegamento fra la consumazione delle
stragi e gli incontri con "persone importanti", di cui
aveva parlato in precedenza, finalizzati ai mutamenti
legislativi cui Riina aspirava. Cancemi istituiva un
collegamento di tipo logico tra i rapporti personali
che il Riina manteneva, le stragi e i mutamenti
legislativi per bloccare e screditare i pentiti. Per
Cancemi la motivazione principale della strage di via
D'Amelio era di ottenere una modifica immediata della
legislazione sui pentiti. Così Riina spiegava
l'urgenza di portare a termine l'uccisione del dr.
Borsellino. La strage era l'adempimento di un impegno,
di un obbligo che aveva contratto con chi gli aveva
promesso la modifica della legge.[B]

Prosegue la sentenza: L'accelerazione soggettivistica
che Riina ha dato agli avvenimenti nel corso del 1992,
il concentrarsi dell'interesse spasmodico alla
soppressione di Paolo Borsellino proprio quel 19
luglio del 1992, non si giustifica con il movente
della vendetta per il passato del magistrato. La
scelta dei tempi per assassinare il giudice mette in
luce la complessità della strategia, elaborata dopo la
sentenza del maxiprocesso e la conseguente svolta
epocale che essa rappresentava nei rapporti tra Stato,
politica e mafia. Mette in luce altresì l'esigenza per
Cosa nostra di compiere un'autentica rivoluzione in
tali rapporti, attraverso interventi radicali, per
rispondere alla condanna e alle sue implicazioni.
Nello stesso tempo i contraccolpi della prima strage e
il ruolo che Paolo Borsellino stava assumendo nelle
settimane successive alla strage di Capaci imponeva
l'esigenza della sua immediata soppressione e
l'assunzione consapevole dei costi che ci avrebbe
comportato per proseguire nella nuova strategia. Tutto
ci si riflette sul piano esecutivo con il succedersi
frenetico di riunioni e incontri, con la mobilitazione
dell'intero corpo dell'organizzazione e la necessità
per Riina non solo di ordinare la strage, ma anche di
spiegarne la necessità e i tempi. Da qui la riunione
nella villa di Calascibetta alla quale Riina partecipa
non tanto per sollecitare l'esecuzione e verificare lo
stato dell'organizzazione, ma per spiegare l'assoluta
necessità della perfetta riuscita per le sorti
dell'intera organizzazione.

il giudice doveva morire. Borsellino doveva morire. E
subito. A ogni costo: Non deve sorprendere in
quest'ottica che, come ha spiegato Cancemi, nei mesi
successivi anche dopo la stretta repressiva Riina
ostentasse ottimismo e chiedesse ai suoi pazienza e
che Provenzano dopo l'arresto del Riina avesse
ribadito che la linea di Riina dovesse essere
proseguita, quasi che fosse stato messo in conto un
periodo di indurimento dello Stato che doveva tuttavia
preludere nel tempo a un progressivo ammorbidimento
fino alla conclusione del desiderato accordo di più
ampio respiro, sulla base delle richieste più volte
avanzate (...). [B]Riina aveva messo in conto tutto,
anche il 41 bis, non aveva mai dimostrato sorpresa per
la reazione dello Stato dopo il 19 luglio, la sua era
una prospettiva di lungo periodo: "Alla lunga
vinceremo noi".

Prosegue la sentenza: L'omicidio del dr. Borsellino
(era, ndr) da portare a termine in fretta, con
"premura", perché era in corso la trattativa sui
benefici che Cosa nostra avrebbe ottenuto da quella
azione. Riina aveva soggiunto che bisognava mettere in
ginocchio le istituzioni e che dovevano dimostrare di
essere i più forti. (...). Ganci, quando la riunione
si era sciolta, nel commentare con Cancemi le parole
di Riina con la frase "questo ci vuole rovinare tutti"
soggiunse che il Riina "aveva una certezza" e che
stava trattando "una cosa enorme". Nel corso di
analoghe successive riunioni nel corso delle quali
Riina aveva assicurato tutti che le cose stavano
procedendo secondo i piani, fu affrontato l'argomento
del carcere duro che nel frattempo era stato
ripristinato per i mafiosi. Riina rispondeva che
quella situazione momentanea sarebbe stata superata
dagli impegni che lui aveva avuto dalle persone con le
quali aveva trattato e che tutto sarebbe stato
superato in futuro; che tutto veniva fatto per il bene
di Cosa nostra. Invitava a stare tranquilli e ad avere
pazienza.

Ma quali erano i motivi di tanta fretta? La
precipitazione e la concitazione con la quale si
addivenne alla esecuzione del piano contro Borsellino
è da ascrivere, invece, a tre eventi esterni che si
connettono tra loro e assumono senso alla luce delle
inquietanti dichiarazioni dei collaboratori di
giustizia (...). La tradizionale attenzione di Cosa
nostra nel calibrare le proprie azioni in rapporto ai
possibili riflessi sulle decisioni di natura
politico-giudiziaria, avrebbe dovuto comportare
un'astensione da condotte idonee a far precipitare
quelle decisioni in un senso sfavorevole
all'organizzazione. Un'azione eclatante di Cosa
nostra, in pendenza di situazioni incerte che da
quell'azione avrebbero potuto essere pregiudicate (in
effetti la strage di via D'Amelio determin la
conversione del decreto legge sul carcere duro con
aggravamenti) si giustifica soltanto se, a fronte di
quel costo, si fossero prospettati benefici di ben più
ampia portata e sia pure a lungo termine (...). A
fronte dei malumori dei detenuti nel periodo
successivo alle stragi, Bernardo Brusca, compare di
Riina, soleva ricordare che certamente il suo compare
aveva dovuto con la strage accontentare "qualcuno a
cui non poteva dire di no" e quindi ribadiva il
concetto fondamentale che ci che poteva apparire un
"male" si sarebbe rivelato nel lungo periodo un bene
per Cosa nostra.

Infatti fra i vecchi boss detenuti, tutti vecchi
compagni d'arme di Riina (...) era, quindi, diffusa
l'opinione che nella strage di via D'Amelio vi fosse
stato un "suggeritore" esterno, al quale il Riina non
si era potuto sottrarre. Tale "suggeritore" andava
ricercato tra gli interessati all'indagine su mafia e
appalti nella quale il dr. Borsellino aveva
dichiarato, imprudentemente, di volersi impegnare a
fondo, nello stesso momento in cui Tangentopoli
cominciava a profilarsi all'orizzonte. In questo senso
tanto il Brusca che il Cal ritenevano che la
decisione di uccidere il dr. Borsellino, nel momento
meno opportuno, dovesse risalire proprio a Bernardo
Provenzano, dei due capi corleonesi certamente il più
sensibile all'argomento appalti pubblici.


I tre eventi esterni che spiegano la fretta di Cosa
nostra nell'eliminare a ogni costo Borsellino, per i
giudici di Caltanissetta sono:

1. L'intervista rilasciata nel 1991 da Borsellino al
giornalista francese Fabrizio Calvi, in cui racconta
la carriera criminale del Mangano, esponente della
famiglia mafiosa di Porta Nuova, estorsore e grande
trafficante di stupefacenti, ed espone quanto è a sua
conoscenza e quanto ritiene di rivelare sui rapporti
tra Mangano, Dell'Utri e Berlusconi. Nel corso
dell'intervista il dr. Borsellino, pur mantenendosi
cauto e prudente per non rivelare notizie coperte da
segreto o riservate, consultando alcuni appunti in suo
possesso, forniva indicazioni sulla conoscenza di
Mangano con il Dell'Utri e sulla possibilità che il
Mangano avesse operato, come testa di ponte della
mafia a Milano in quel medesimo ambiente (...).

Ma, se così è, non è detto che i contenuti di
quell'intervista non siano circolati tra i diversi
interessati, che qualcuno non ne abbia informato
Salvatore Riina e che questi ne abbia tratto
autonomamente le dovute conseguenze, visto che, come
abbiamo detto in precedenza, questa Corte ritiene,
come Brusca e non come Cancemi, che il Riina possa
aver tenuto presente nel decidere la strage gli
interessi di persone che intendeva "garantire per ora
e per il futuro", senza per questo eseguire un loro
ordine o prendere formali accordi o intese o dover
mantenere promesse. Alla fine di maggio del 1992, dopo
la strage di Capaci, Cosa nostra era in condizione di
sapere che Paolo Borsellino aveva rilasciato una
clamorosa intervista televisiva a dei giornalisti
stranieri, nella quale faceva clamorose rivelazioni su
possibili rapporti di Vittorio Mangano con Dell'Utri e
Berlusconi, rapporti che avrebbero potuto nuocere
fortemente sul piano dell'immagine, sul piano
giudiziario e sul piano politico a quelle forze
imprenditoriali e politiche alle quali fanno esplicito
riferimento le dichiarazioni di Angelo Siino, sulle
quali i capi di Cosa nostra decisamente puntavano per
ottenere quelle riforme amministrative e legislative
che conducessero in ultima istanza ad un
alleggerimento della pressione dello Stato sulla mafia
e alla revisione della condanna nel maxi processo.

Con quell'intervista Borsellino mostrava di conoscere
determinate vicende; mostrava soprattutto di non avere
alcuna ritrosia a parlare dei rapporti tra mafia e
grande imprenditoria del nord, a considerare normale
che le indagini dovessero volgere in quella direzione;
non manifestava alcuna sudditanza psicologica ma anzi
una chiara propensione ad agire con gli strumenti
dell'investigazione penale senza rispetto per alcun
santuario e senza timore del livello al quale
potessero attingere le sue indagini, confermando la
tesi degli intervistatori che la mafia era non solo
crimine organizzato ma anche connessione e
collegamenti con ambienti insospettabili dell'economia
e della finanza. Riina aveva tutte le ragioni di
essere preoccupato per quell'intervento che poteva
rovesciare i suoi progetti di lungo periodo, ai quali
stava lavorando dal momento in cui aveva chiesto a
Mangano di mettersi da parte perché intendeva gestire
personalmente i rapporti con il gruppo milanese. È
questo il primo argomento che spiega la fretta,
l'urgenza e l'apparente intempestività della strage.
Agire prima che in base agli enunciati e ai propositi
impliciti di quell'intervista potesse prodursi un
qualche irreversibile intervento di tipo giudiziario.


2. La trattativa in corso tra Cosa nostra e uomini
dello Stato: Per Brusca, Borsellino muore il 19
luglio 1992 per la trattativa che era stata avviata
fra i boss corleonesi e pezzi delle istituzioni. Il
magistrato era venuto a conoscenza della trattativa e
si era rifiutato di assecondarla e di starsene zitto.
Nel giro di pochi giorni dall'avvio della trattativa
Borsellino viene massacrato.

3. L'annuncio pubblico, fatto circolare dopo la morte
di Falcone, che Borsellino sarebbe diventato
procuratore nazionale antimafia.

L'ombra dei servizi segreti. C'è, dunque, una
trattativa in corso tra pezzi dello Stato e Cosa
nostra, sullo sfondo delle stragi del 1992-93. Ma c'è
anche l'ombra dei servizi segreti. Secondo un
consulente tecnico molto valorizzato nella sentenza,
il mago delle analisi dei traffici telefonici
Gioacchino Genchi, personaggi misteriosi (ma non
mafiosi) hanno tenuto sotto controllo i telefoni di
Borsellino e forse hanno controllato dall'alto - dal
monte Pellegrino - la zona della strage.

Sul monte Pellegrino sorge il Castello Utveggio,
bizzarra costruzione in cui ha sede il Cerisde, un
misterioso centro studi che, secondo Genchi, copriva
un centro del Sisde, il servizio segreto civile in
quegli anni controllato a Palermo da Bruno Contrada.
L'analisi dei tabulati delle telefonate di un
indagato, Gaetano Scotto, ha evidenziato una chiamata,
avvenuta qualche mese prima della strage, tra Scotto e
l'utenza del Castello Utveggio. Sul luogo della
strage, poi, scompare misteriosamente l'agenda di
Borsellino, da cui il magistrato non si separava mai.
Un'utenza telefonica clonata, in possesso di boss
mafiosi, chiama uno dei villini che si trovano lungo
il tragitto che l'auto di Borsellino ha percorso la
domenica della strage, ma anche alcune utenze del
Sisde. Pochi secondi dopo l'esplosione, dalla sede del
Sisde (sempre vuota la domenica, tranne quella
domenica) parte una telefonata che raggiunge il
cellulare di Contrada. Ma mentre erano in corso queste
delicatissime indagini, aveva spiegato Genchi in aula,
la pista dei possibili aiuti esterni viene bruciata
dall'intempestivo fermo di Pietro Scotto e lo stesso
Genchi è costretto a farsi da parte.

In conclusione, la sentenza afferma che non vi è
ragione di ricorrere a mandanti occulti o a un terzo
livello per ammettere che nei grandi delitti di mafia
esistono complicità e connivenze che il sistema non
riesce a individuare e a portare alla luce. I
giudici, richiamando il contributo portato nel
processo da Genchi, sottolineano i condizionamenti e
i veri e propri divieti opposti a quanti all'interno
degli apparati pubblici agivano con l'esclusivo
intento di ricerca della verità, e nel caso di specie
all'indagine su tracce e dati che riconducevano a un
sostegno logistico ed informativo al commando mafioso
di non identificati soggetti appartenenti ad apparati
pubblici.

I giudici così concludono: Questo processo concerne
esclusivamente gli esecutori materiali, coloro che
hanno attivamente lavorato per schiacciare il bottone
del telecomando. Ma questo stesso processo è
impregnato di riferimenti, allusioni, elementi
concreti che rimandano altrove, ad altri centri di
interessi, a coloro che in linguaggio non giuridico si
chiamano i "mandanti occulti", categoria rilevante non
solo sotto il profilo giuridico, ma anche sotto quello
politico e morale. E quindi qui finisce il processo
agli esecutori della strage di via D'Amelio, ma non
certamente la storia di questa strage annunciata che
deve essere ancora in parte scritta.

gretas
23-05-2008, 21:58
Alcune dichiarazioni dei pentiti sulla nascita di Forza Italia






T R I B U N A L E D I C A L T A N I S S E T T A
UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

DECRETO DI ARCHIVIAZIONE
(artt.409 e 411 c.p.p.)

Il Giudice, dott. Giovanbattista Tona, nel
procedimento nei confronti di:

. BERLUSCONI Silvio, nato a Milano il 29 settembre
1936;
. DELL'UTRI Marcello, nato a Palermo l'1 settembre
1941;

in relazione al reato di cui agli artt.110-422 c.p., 7
d.l. 13 maggio 1991, n.152 (conv. in l. n.203/91)
(c.d. aggravante della finalità mafiosa), 1 d.l. 15
dicembre 1979 n.625 (conv. in l.n.15/80) (c.d.
aggravante della finalità di terrorismo).













http://www.*beep*.org/mafia/documenti_sen.htm

http://www.archivio900.it/it/downloa....aspx?id--=-135







Le dichiarazioni di Salvatore Cancemi


P.M.: E queste richieste in quelloccasione disse a chi
dovevano essere rivolte?
Cancemi: Lui più volte ha detto che aveva queste
persone nelle mani, quindi Berlusconi e DellUtri,
quindi queste cose lui le doveva girare a queste
persone. Per me era una cosa
P.M.: Sì, ma nel corso di questa, in questa riunione
riprese il discorso di, chiarendo
Cancemi: () sì, lui in questa, in questa riunione dice
che ci doveva fare avere queste cose a queste persone,
Berlusconi e DellUtri, i nomi che ha fatto erano
questi qua. Anche dopo diciamo lui parlava sempre di
queste persone, anche dopo questincontro mi ricordo
che, altre, un paio di volte ha parlato sempre di
queste persone.





Le dichiarazioni di Giovanni Brusca



I rapporti tra Brusca e Mangano erano particolarmente
qualificati; si erano conosciuti in carcere tra il
1986 e il 1987 e poi Brusca e un suo parente avevano
fatto in modo di fargli assegnare la reggenza della
famiglia di Porta Nuova, dopo che Cancemi si era
consegnato ai Carabinieri.
Brusca gli chiese allora se poteva attivarsi per
ripristinare questi contatti e Mangano si rese
disponibile. Fece diversi viaggi a Milano per portare
a termine il compito affidatogli da Brusca e che
consisteva nellavanzare a Berlusconi le richieste che
stavano a cuore allassociazione cosa nostra, come ad
esempio labrogazione del regime detentivo speciale per
i mafiosi e lammissione di costoro ai benefici della
legge Gozzini.
Mangano si servì di un altro intermediario, che diceva
a Brusca chiamarsi Roberto e che faceva limprenditore
allinterno della Fininvestaveva lappalto delle pulizie
allinterno della Fininvest; nessun altra informazione
su questa persona ha saputo fornire il collaborante,
tuttavia ha escluso che Mangano gli abbia detto di
avere contattato DellUtri.




Le dichiarazioni di Salvatore Cucuzza




Secondo Cucuzza, Vittorio Mangano riuscì a tenere
stretti a sé Brusca e Bagarella proprio in virtù di
questi rapporti con DellUtri e non assunse mai alcuna
iniziativa senza tenerli informati. Ha raccontato di
avere appreso da Mangano che egli aveva lavorato
presso la tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi e che
lì aveva addirittura organizzato un sequestro di
persona ai danni del padre dellimprenditore; questo
sequestro poi non riuscì, in quanto allultimo momento
si cambi obiettivo ma senza successo.


Questi finanziamenti di Berlusconi prima a Bontate,
poi a Teresi, infine a Pullarà, Cucuzza li ha
contestualizzati a cavallo tra la fine degli anni 80 e
i primi anni 90.
Quando il 30/1/1994, Cucuzza venne scarcerato, torn a
parlare con Mangano dei suoi rapporti con DellUtri;
Mangano gli disse di essere ancora in stretto contatto
con lui e che grazie a lui poteva influenzare qualche
cosa, di interesse naturalmente di cosa nostra (verb.
P.M. Firenze 7/5/1997).
Brusca e Bagarella, per fargli comprendere la
necessità di mantenere il ruolo di Mangano, spiegarono
a Cucuzza che, attraverso DellUtri, Mangano aveva
fatto conoscere in anticipo delle possibilità di
ottenere una disciplina favorevole a cosa nostra in
relazione al noto decreto Biondi, poi ritirato in
seguito a delle polemiche politiche. Mangano inoltre
faceva sapere loro quali erano le indicazioni che
provenivano da DellUtri e quali le iniziative che egli
avrebbe avviato in loro favore.
Per Mangano veniva tenuto in affitto un ufficio a
Como, allinterno del quale egli diceva anche di
incontrare DellUtri che lo raggiungeva in elicottero.





Le dichiarazioni di Tullio Cannella



Bagarella ha riferito Cannella era già perfettamente a
conoscenza che era in cantiere la discesa in campo di
Silvio Berlusconi a capo di un nuovo movimento
politico che ci avrebbe assicurato, in virtù di
impegni preesistenti, di risolvere le questioni che
più stavano a cuore a cosa nostra e cioè: pentiti,
carcere duro e reato di associazione mafiosa.
Chiarisco che queste erano, per così dire, le priorità
che laccordo con Berlusconi ci avrebbe consentito a
breve termine di affrontare e risolvere. ...

Cannella ha insistito sugli impegni preesistenti di
Berlusconi con uomini di cosa nostra, sottolineando
che laccordo era stato coltivato dai fratelli Graviano
per conto di tutta quanta lorganizzazione negli anni
1991-1992. Di questo venne a conoscenza grazie alle
confidenze di Bagarella.





Le dichiarazioni di Maurizio Avola




Lo scopo era quello di frenare le iniziative
giudiziarie e legislative che avevano fortemente
intaccato il potere di cosa nostra e che erano state
scandite dallesito del maxiprocesso, dalla disciplina
a favore delle collaborazioni con la giustizia e poi
dal regime penitenziario instaurato dal noto art.41bis
O.P.
Avola ha affermato di aver appreso da DAgata che per
sostenere il nuovo partito era necessario portare
avanti un attacco violento allo Stato e questo attacco
era stato delegato a cosa nostra già allinizio del
1992, prima delle stragi di Capaci e di Via DAmelio.
Nulla seppe su quale fosse tale partito nuovo; nel
1994, mentre era detenuto, apprese dalla moglie che
gli esponenti di cosa nostra avevano ordinato agli
affiliati di votare Forza Italia

niko974
23-05-2008, 22:55
http://blog.spaziogis.it/wp-content/uploads/2006/05/falcone.jpg


"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altirmenti non è più coraggio ma incoscienza."



"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."





http://www.palermoplanet.it/html/mafia/digilander.libero.it/inmemoria/foto/capa5.jpg http://www.repubblica.it/gallerie/online/politica/falcone/5_g.jpg http://digilander.libero.it/inmemoria/foto/capa1.jpg http://www.corriere.it/speciali/stragecapaci/images/corsera-big.gif


"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola."



Mi chiedo se il sacrificio di questa persona,vedendo in che situazione ci troviamo oggi giorno,sia stata vana.
Si poteva fare di più,si deve fare di più,anche nel ricordo di che ha posto la lotta alla mafia davanti a tutto,persino alla sua vita.

Ciao Giovanni.
ma tanto l'eroe era l'ex stalliere mafioso del ns primo ministro