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View Full Version : Giovannino Guareschi compie 100 anni


Dj Ruck
01-05-2008, 09:59
Giovannino Guareschi

« Ho dovuto fare di tutto per sopravvivere, tuttavia, tutto è accaduto perché mi sono dedicato ad un preciso programma che si può sintetizzare con uno slogan: "Non muoio neanche se mi ammazzano". »

(Dalla prefazione di Diario Clandestino 1943-1945)

http://biografieonline.it/img/bio/g/Giovannino_Guareschi.jpg

Giovannino Guareschi (Roccabianca, 1 maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) è stato uno scrittore e giornalista italiano. È lo scrittore italiano più venduto nel mondo: oltre 20 milioni di copie.

Fu giornalista, disegnatore e umorista oltre che scrittore, la sua creazione più famosa è Don Camillo, il robusto parroco che parla col Cristo dell'altare maggiore. Il suo antagonista è il sindaco comunista di Brescello, piccolo paese della Bassa emiliana in provincia di Reggio Emilia, l'agguerrito Peppone, diviso tra il lavoro nella sua officina e gli impegni della politica.

Ambito e corteggiato dalle diverse fazioni politiche - sia di destra che di sinistra - che hanno attraversato almeno trent'anni di storia italiana, Guareschi è stato prima di tutto il cantore della propria personale libertà di espressione.

Biografia
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (questo è il suo nome completo: Guareschi scherzava sempre sul fatto che un omone come lui fosse stato battezzato come "Giovannino") nacque a Fontanelle (frazione di Roccabianca) il 1° maggio 1908, in una famiglia di classe media (il padre, Primo Augusto Guareschi, era commerciante, mentre la madre, Lina Maghenzani, era la maestra elementare del paese). Nel 1925 l'attività del padre fallì ed egli non poté continuare gli studi.

Dopo aver provato alcuni lavori precari, iniziò a scrivere per un quotidiano locale. Nel 1929 divenne redattore del quotidiano Corriere Emiliano e dal 1936 al 1943 fu redattore capo di una rivista destinata ad una certa notorietà, il Bertoldo.

Il Bertoldo
Il 14 luglio 1936, San Bonaventura, troviamo nelle edicole d'Italia il primo numero del quindicinale Bertoldo, rivista satirica edita da Rizzoli e diretta da Cesare Zavattini, in cui Guareschi inizialmente collabora in qualità di illustratore. Si tratta di una nuova rivista, pungente pur se nel regime e diretta a strati sociali medio-alti, in contrasto con il popolarissimo periodico Marc'Aurelio. Vi collaborarono importanti giornalisti ed illustratori del tempo, ma forti contrasti e dinamiche interne portano in breve tempo alla direzione di Giovanni Mosca, con Giovannino Guareschi capo redattore.

In capo a tre anni la rivista diventa settimanale con tirature di 500-600 mila copie, e primo tra tutti i giornali umoristici. Fedele al suo carattere di Bastian contrario, Guareschi, contrapponendosi alla dilagante moda del momento che vuole, anche sul Bertoldo, ubiquitarie illustrazioni di eleganti figure femminili, inizia a disegnare la serie delle vedovone, grasse (forse neorealistiche) e per nulla sensuali donne d'Italia. La guerra porta infine alla chiusura nel settembre 1943 della testata, dopo un bombardamento alleato che coinvolge la sede della Rizzoli.

Durante la Seconda guerra mondiale Guareschi - penna pungente e pronta ad attaccare senza paura o riverenza i bersagli che più gli sembravano meritevoli di critica - nei fumi di una colossale sbornia, insultò Benito Mussolini e venne arrestato. Nel 1943 venne arruolato nell'esercito, il che apparentemente lo aiutò ad evitare problemi con le autorità fasciste. Finì come ufficiale di artiglieria.

Quando l'Italia firmò l'armistizio con le truppe Alleate egli si trovava in caserma ad Alessandria. Rifiutò come molti altri di disconoscere l'autorità del Re e fu quindi arrestato e inviato nei campi di prigionia di Częstochowa e Benjaminovo in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani: gli IMI (Internati Militari Italiani). Qui compose la Favola di Natale, racconto musicato di un sogno di libertà nel suo Natale da prigioniero. In seguito descrisse questo periodo in Diario Clandestino.

Candido
Dopo la guerra Guareschi fece ritorno in Italia e fondò una rivista indipendente con simpatie monarchiche, il Candido, settimanale del sabato. Nella rivista insieme ad altre famose penne della satira italiana, curava numerose rubriche tra cui quella a firma "Il Forbiciastro" che spigolava nella cronaca spicciola italiana.
Dopo il referendum del 2 giugno 1946, iniziò ad appoggiare la Democrazia Cristiana, o per la sua profonda fede cattolica o per il suo fervente anticomunismo. Guareschi criticò e rese oggetto di satira i comunisti nella sua rivista: famosissime le sue vignette intitolate "Obbedienza cieca, pronta e assoluta", dove sbeffeggiava i militanti comunisti che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a far uscire il cervello da versare all'ammasso del Partito che avrebbe "pensato" per loro), i quali prendevano alla lettera le direttive che arrivavano dall'alto, nonostante i chiari errori di stampa. Per la celebre prima vignetta del compagno con tre narici, Togliatti lo insultò con l'appellativo di "tre volte idiota moltiplicato tre" durante un comizio. Per tutta risposta Guareschi scrisse su Candido: "Ambito riconoscimento".

Nelle elezioni del 1948 Guareschi s'impegnò moltissimo affinché fosse sconfitto il Fronte Democratico Popolare (alleanza PCI-PSI). Molti slogan, come "Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no", e il manifesto con lo scheletro di un soldato dietro i reticolati russi, che dice "mamma, votagli contro anche per me", uscirono dalla sua mente fervida. Contribuì notevolmente alla costruzione di un certo immaginario collettivo che avrebbe perdurato per decenni.
Anche dopo la vittoria della DC e dei suoi alleati, Guareschi non abbassò certo la sua penna: anzi criticò anche la Democrazia Cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si era ispirata. Riguardo la formazione in Parlamento di un'alleanza tra DC e PSI nei primi anni sessanta, Guareschi, coerente ed assolutista come sempre, non comprese mai nei fatti politici l'ottica del compromesso, quello stesso che però di fatto segnarono a livello di vita sociale Don Camillo e Peppone.

Vicende giudiziarie
Guareschi non si poteva certo definire una persona conciliante. Nel 1950 fu condannato con la condizionale ad otto mesi di carcere nel processo per diffamazione all'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che era stato bonariamente preso in giro in quanto permetteva che sulle etichette dei vini di sua produzione venisse messa in evidenza la sua carica pubblica di "presidente". Guareschi non era l'autore materiale della vignetta (l'autore fu Carletto Manzoni), ma fu condannato in quanto direttore responsabile di Candido.

Nel 1954 Guareschi venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di Alcide De Gasperi risalenti al 1944, in una delle quali De Gasperi (che sarebbe divenuto Presidente del Consiglio nel dopoguerra) avrebbe chiesto agli Alleati anglo-americani di bombardare la periferia di Roma allo scopo di demoralizzare i collaboratori dei tedeschi. Il giudice non accolse la mozione della difesa di Guareschi, che chiedeva che queste lettere fossero sottoposte a perizia calligrafica per accertare che fosse veramente De Gasperi l'autore, come era emerso da una prima perizia. Guareschi fu condannato a dodici mesi di carcere in primo grado.

Essendosi rifiutato di ricorrere in appello contro quella che lui riteneva un'ingiustizia, venne recluso nel carcere di Parma, dove rimase per 409 giorni, più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta. Sempre per coerenza, rifiutò in ogni momento di chiedere la grazia.

Nel 1956 la sua condizione fisica si era deteriorata ed iniziò a trascorrere lunghi periodi a Cademario in Svizzera per motivi di salute. Nel 1957 si ritirò da direttore del Candido rimanendo tuttavia un collaboratore della rivista fino al 1961. Continuò a collaborare a vari periodici con disegni e racconti. Nel 1968 gli fu riproposta la direzione del Candido da parte di Giorgio Pisanò, ma morì prima di poter ricominciare a causa di un attacco di cuore.

Guareschi ed il potere
l rapporto di Guareschi con il potere ha sempre dato adito a controversie. Quello che è certo è che il suo carattere irruente e sanguigno ed in un certo senso anarcoide (in senso lato ovviamente, essendo monarchico) gli abbia procurato sovente dei guai con le istituzioni.
Il mestiere di autore satirico, per sua stessa natura, in tutti i tempi è sempre stato destinato comunque alla gogna. I giudizi sull'argomento potere, oscillano tra chi lo giudica un opportunista ligio nei fatti al potere costituito e chi lo vede come un eroe destinato a pagare di persona le sue scelte radicali.
I primi additano la scelta di continuare a scrivere anche in pieno ventennio e la sua ferma fede prima monarchica e poi democristiana nel secondo dopoguerra.
I secondi il fatto di essere finito in un campo di concentramento tedesco nel 1943 per non avere voluto aderire alla Repubblica Sociale Italiana, ed il fatto di non avere mai chiesto la grazia a seguito della condanna sui fatti riguardanti le lettere contraffatte di Alcide de Gasperi.

Altro fatto certo nell'assenza di compromessi o di privilegi fu l'assoluta mancanza di riconoscenza da parte di chi la sua penna aveva spesse volte enormemente favorito. Nel periodo delle vicende giudiziarie, a titolo di esempio, Azione giovanile, rivista della Gioventù italiana di Azione Cattolica, titolò un'intera pagina con: "Guareschi ovvero lo scarafaggio". A corredo dell'articolo la foto di una mano con uno scarafaggio con la didascalia: Quando certi individui ti danno la mano ti succede di provare un senso di ribrezzo.
Nonostante il fondamentale contributo dato da Guareschi alla vittoria democristiana del 1948, dopo la carcerazione morì poco ricordato dopo un decennio di piccole collaborazioni in rubriche di alcuni periodici, ed i suoi funerali, svoltisi sotto la bandiera con lo stemma sabaudo, vennero disertati da tutte le autorità. Unico volto di rilievo, Enzo Biagi.

Curiosità
Non tutti sanno che Guareschi, Fernandel e Gino Cervi dall'inizio della Saga di don Camillo, divennero ottimi amici, e i due attori di don Camillo e Peppone hanno battezzato una nipote dello scrittore, Giovanna.

Bibliografia

La saga di Don Camillo e Peppone
* Don Camillo (1948)
* Don Camillo e il suo gregge (1953)
* Il compagno Don Camillo (1963)
* Don Camillo e i giovani d'oggi (pubblicato postumo, 1969)
* Gente Così (pubblicato postumo, 1980)
* Lo Spumarino pallido (pubblicato postumo, 1981)
* Noi del Boscaccio (pubblicato postumo, 1983)
* L'anno di Don Camillo (pubblicato postumo, 1986)
* Il decimo clandestino (pubblicato postumo, 1987)
* Ciao Don Camillo (pubblicato postumo, 1996)
* Don Camillo e don Chichì (pubblicato postumo, 1996)

Altre opere
* La scoperta di Milano (1941)
* Il destino si chiama Clotilde (1943)
* Il marito in collegio (1944)
* Favola di natale (1945)
* Diario Clandestino 1943-1945 (1946)
* Italia Provvisoria (1947)
* Lo zibaldino (1948)
* Corrierino delle famiglie (1954)
* La Calda Estate del Pestifero (1967)
* Vita in famiglia (1968)
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Oggi il grande Guareschi compie 100 anni...secondo me lo scrittore italiano più iportante del 900...peccato che a scuola non lo si studi.

Quanti di noi sono cresciuti con i film di don Camillo e Peppone, e quanti ne hanno letto i libri, i racconti.
Io posso dire che li ho letti tutti i suoi libri, almeno quelli su don Camillo.
E credo che in futuro aquistero anche gli altri.

Beh, tanti auguri e grazie per averci donato delle storie così belle che raccontano la vera storia italiana di tutto quel periodo!

Dreammaker21
01-05-2008, 10:55
Verso la saga (cinematografica) di don Camillo e Peppone ho sempre avuto una particolare affetto, Gino Cervi ha dato prova di essere un grand'attore e ha copstruito un personaggio divertente e paradossale che metteva alla berlina con garbo il "comunista sanguineo di campagna".

Fu con costernazione che mi accorsi di quale strumentalizzazione fu fatta dalla sinistra e poi dalla destra su questo autore, ognuno rivendicando torti e ragioni incomprensibili.

SI dimentica che alla fine i due personaggi di Peppone e Don Camillo descritti entrambi con i loro errori e pregi furono grandi amici e solidali nel momento di aiutarsi.

Dj Ruck
01-05-2008, 11:05
SI dimentica che alla fine i due personaggi di Peppone e Don Camillo descritti entrambi con i loro errori e pregi furono grandi amici e solidali nel momento di aiutarsi.

Già...;) ;)