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View Full Version : La mia fidanzata è depressa


fertc
17-04-2008, 21:45
Ciao, volevo chiedervi alcuni pareri e consigli sulla situazione della mia ragazza.
Ha 21 anni, quasi un anno fa è morta sua mamma dopo una lunga malattia che ha spossato psicologicamente e fisicamente l'intera famiglia.

Lei è molto sensibile, i genitori diciamo molto meno. La madre ha sempre alimentato un grande senso di colpa in lei per qualsiasi cosa, dandole inoltre la percezione di deluderla sempre (anche senza grandi motivi).

Prima di ammalarsi di tumore era già depressa, il suo carattere e comportamento hanno segnato l'infanzia della mia ragazza (es. traumatico: colpo di bastone in testa a 4-5 anni datole perché "disturbava il lavoro").

Il padre lavora tutto il giorno, lei fa un corso di laurea molto impegnativo (fisioterapia: parte alle 8 di mattina, torna alle 6 se va bene) e in più si deve occupare la sera della casa e della sorella di 8 anni, a cui fa praticamente da madre (suo padre non si preoccupa delle maestre, dei compiti, di far da mangiare...niente); la sorella 18enne l'aiuta come può.

Lei era comunque molto legata a sua madre, non credeva davvero che la malattia degenerasse fino alla morte in pochi giorni, è stato un periodo davvero difficile. Poche settimane prima l'ex l'aveva anche mollata, poiché "la sentiva distante" (grazie al cazzo, la madre era in quella situazione, invece di aiutarla...). Uno shock incredibile, seguito da altri ragazzi che le si sono avvicinati per approfittarsi della sua situazione di debolezza.

Ora la mia ragazza soffre di attacchi di panico, si sveglia spesso la notte con tachicardia e mancanza di respiro, si sente annegare dice. Effettivamente non è libera da preoccupazioni come una qualunque ventenne, si "sente all'angolo", costretta a crescere la sorella come sua figlia e sottoposta a tutte le pressioni universitarie. Vorrebbe fare di più a casa, si sente inadeguata rispetto al ruolo che svolgeva la madre.

E' sempre stanca, l'estate scorsa all'ingresso in facoltà le hanno sottoposto un test ed era risultata leggermente depressa. Questa primavera i problemi sono tornata in maniera virulenta, piange spesso (anche con me, al telefono).
Riesce a mascherare in compagnia delle amiche, ma raccontandomi delle sue avventure divertenti in uni capita un pensiero, cambia improvvisamente espressione, si rattrista e piange, le manca la madre, si sente inadeguata.
Oggi si è divertita molto parlando di zozzerie con le colleghe, arrivata a casa la sorellina stava piangendo per la mancanza della madre; una mazzata.

Io purtroppo studio lontano, ci sono solo nei weekend (e non sempre). Vorrei aiutarla, l'ascolto, ma non so davvero cosa fare.
E' arrivata a confessarmi che a volte vorrebbe addormentarsi e non svegliarsi più o scappare lontano da ogni preoccupazione, non pensare a nulla, riposarsi e basta.
E' arrivata a dire che vorrebbe morire giovane e in maniera indolore, perché accetterebbe volentieri l'aldilà cristiano in cui crede.
Le ho detto che non è giusto che dica così, anche in ottica cristiana.
Ci sono molte persone che le vogliono bene, ma mi ha risposto che "è facile parlare nella tua situazione" ed è vero, non posso capire in fondo il suo disagio.
Vede la sua vita come una strada accidentata che peggiora sempre più, non vedendo soluzione né via d'uscita, mi ha detto "una vita di sofferenza", non riesce a non pensare in ogni momento alla sua situazione.
Io le ho detto che si può uscire, che non bisogna vederla come una sofferenza, che bisogna trovare una via. Si è indispettita, facile parlare dice.
Però poi mi ringrazia, perché l'ascolto per ore.
Odia gli psicologi (non ho ancora capito bene il motivo, forse per il passato con la madre...) e i medici (il suo generico le ha detto "sei un po' stressata, ti prescrivo valeriana".........).

Parliamo spesso del nostro futuro, sognamo una famiglia felice, ma penso che per lei sia davvero un sogno per evadere dalla realtà, non un obiettivo (in cui io credo); vede con negatività tutto, si fida davvero con difficoltà delle persone (ha ricevuto troppe "scottature" ed è vero).

Cosa posso fare per lei oltre a starle vicino e ad ascoltarla?

Grazie per le risposte e scusate per il lungo post

simone1980
17-04-2008, 21:49
se ha attacchi di panico ed è così prostrata mentalmente sarebbe molto bene che iniziasse una terapia di AD. molti pensano che sia una vergogna rivolgersi a uno psicologo/psichiatra, ma secondo me non ha senso soffrire così quando ci sono i mezzi per avere un pò di sollievo.

gipippo
17-04-2008, 21:51
tirala sù tu.... :oink:

simone1980
17-04-2008, 21:59
tirala sù tu.... :oink:

purtroppo non funziona così.

robynove82
17-04-2008, 22:00
se ha attacchi di panico ed è così prostrata mentalmente sarebbe molto bene che iniziasse una terapia di AD. molti pensano che sia una vergogna rivolgersi a uno psicologo/psichiatra, ma secondo me non ha senso soffrire così quando ci sono i mezzi per avere un pò di sollievo.

*

fertc
17-04-2008, 22:08
purtroppo non funziona così.

già... AD sarebbe? psicanalisi?

comunque non è che si vergogni, proprio ha un odio verso quelle figure professionali che non mi so spiegare. Dite che dovrei insistere su questo punto?
Ho paura che si arrabbi, ma a questo punto lo farei per il suo bene...

morg79
17-04-2008, 22:10
se ha attacchi di panico ed è così prostrata mentalmente sarebbe molto bene che iniziasse una terapia di AD. molti pensano che sia una vergogna rivolgersi a uno psicologo/psichiatra, ma secondo me non ha senso soffrire così quando ci sono i mezzi per avere un pò di sollievo.

*

Jammed_Death
17-04-2008, 22:17
mmmm sarà stupido ma prova a fargli vedere tutto questo come un'esperienza di vita...insomma se riesce a superare tutto questo non la ferma più nulla, diventerà una persona molto forte crescendo...

DvL^Nemo
17-04-2008, 22:36
Cosa posso fare per lei oltre a starle vicino e ad ascoltarla?

Grazie per le risposte e scusate per il lungo post

In questi casi c'e' bisogno sicuramente di uno psicologo..

simone1980
17-04-2008, 22:39
già... AD sarebbe? psicanalisi?

comunque non è che si vergogni, proprio ha un odio verso quelle figure professionali che non mi so spiegare. Dite che dovrei insistere su questo punto?
Ho paura che si arrabbi, ma a questo punto lo farei per il suo bene...

AD= antidepressivi.
Prima deve sentirsi meglio, poi può affrontare un discorso di analisi.

weather65
17-04-2008, 22:42
Ho paura che si arrabbi, ma a questo punto lo farei per il suo bene...

Sicuramente si arrabbiera'.....

Ma sticazzi.....che si arrabbi pure, ma DEVE andarci, tieni duro e convincila a poco a poco....e' solo per il suo bene....e' giovane e non deve soffrire cosi' per colpe assolutamente non sue.:O

fertc
17-04-2008, 22:50
AD= antidepressivi.
Prima deve sentirsi meglio, poi può affrontare un discorso di analisi.

guarda, sua madre si imbottiva di antidepressivi e ha davvero cambiato personalità in peggio durante l'ultimo periodo della sua vita.
non so se accetterà una cosa del genere.
sta già provando vie alternative agli ansiolitici, tipo cazzate da erboristeria, ma non è che funzionino.

simone1980
17-04-2008, 22:53
guarda, sua madre si imbottiva di antidepressivi e ha davvero cambiato personalità in peggio durante l'ultimo periodo della sua vita.
non so se accetterà una cosa del genere.
sta già provando vie alternative agli ansiolitici, tipo cazzate da erboristeria, ma non è che funzionino.

gli ansiolitici sono controproducenti: danno assuefazione, la stordiscono, ma non le risolvono il problema o quanto meno i sintomi.

gigio2005
17-04-2008, 23:00
secondo me non e' depressione...ma semplice sconforto

la depressione "vera" credo sia molto diversa e piu' grave

cmq: per qualsiasi dubbio =====> MEDICO DI BASE



(e spegni internet)

ozeta
17-04-2008, 23:03
non riesci a portarla in vacanza per un po di giorni? staccare tutto di sicuro non può che farle bene..:fagiano:

paulus69
17-04-2008, 23:03
già... AD sarebbe? psicanalisi?

comunque non è che si vergogni, proprio ha un odio verso quelle figure professionali che non mi so spiegare. Dite che dovrei insistere su questo punto?
Ho paura che si arrabbi, ma a questo punto lo farei per il suo bene...

logico e plausibile..le figure professionali come i medici le odia in riflesso di ciò che non son riusciti a fare nel caso della malattia della madre...
cmq fertc...
rimandate qualsiasi progeto di vita/futuro insieme fino a quando non avrà razionalizzato ben benino la perdita della madre...ovvero fino a quando non avrà intrapreso e concluso una terapia specialistica.
iniziare una convivenza o matrimonio con uno dei 2 partner che si regge sulle stampelle(mentali) è un'idiozia forsennata che altro non potrà fare che infelicitare la vita ad uno(tu..) e peggiorare lo stato psichico all'altro(lei..)
io il consiglio te lo dò perchè ci son dentro....poi fai come cazzo vuoi.
p.s.
:nonsifa: non ti credere di essere così presuntuosamente superiore,o che il tuo sentimento sia così arrogantemente grande e profondo da poterla guarire soltanto con la tua presenza...perchè non è così che funziona:al 99% delle volte...si peggiora la situazione di fondo,te lo garantisco io.
pp.ss
se mi reputi duro e crudele....ricordati che lo sono perchè lo faccio ,marginalmente,per il tuo bene...ma principalmente per il bene di lei.

fertc
17-04-2008, 23:07
@gigio 2005: Hai letto che cosa ho scritto?

Le è stata diagnosticata una depressione lieve nei test d'ingresso a fisioterapia a settembre. E' stata un mese fa dal medico generico e le ha detto "sei un po' stressata, ti prescrivo valeriana".

Spegni internet, tzé. :rolleyes:

@ozeta: abbiamo già provato, ma non basta una vacanza per dimenticare... ci si rilassa ok...

@paulus69: in realtà lei sogna di scappare da quella casa e soffre il fatto di non poterlo fare già adesso. Soffre perché non può essere mai "egoista", non può prendersi un attimo di tempo quando vuole come ogni ventenne può fare, è come se stesse vivendo da 45enne, si sente già vecchia e morta dentro. Aveva anche paura che io fossi delusa da lei, perché le avevo più volte detto come amavo il suo approccio alla vita, che pubblicamente è molto positivo, solare, ed ora scopro nella totalità il suo lato depresso.
Non c'è nessun progetto serio, perché non lo potremmo fare, ma sogno. Il punto che volevo rimarcare è che lei lo vede come sogno e basta, senza troppe speranze, come se non potesse avere un futuro più felice.
Comunque grazie per la schiettezza, ma non credo di pensare di poterla salvare solo io, ho solo chiesto dei consigli sul da farsi perché non ho idea di come muovermi :)

gigio2005
17-04-2008, 23:27
@gigio 2005: Hai letto che cosa ho scritto?

Le è stata diagnosticata una depressione lieve nei test d'ingresso a fisioterapia a settembre.


:mbe:

fertc
17-04-2008, 23:33
Scusa, mi sono spiegato male.
Siccome sin dal primo anno svolgono attività di tirocinio con pazienti, vengono sottoposti a test di analisi psico-fisica.
I medici preposti a tal scopo le diagnosticarono una lieve depressione a settembre.
Potrei chiederle di rivolgersi ad un altro medico di base intanto.

Pitonti
17-04-2008, 23:48
Non è facile in questi casi,non puoi nemmeno immaginare cosa si prova in certi momenti, si desidera veramente morire per non soffrire più.
Visto che si confida con te, devi farle capire, piano piano che difficilmente supererà l'ostacolo da sola, non insistere altrimenti sortiresti l'effetto contrario.
Devi inculcarle l'idea che grazie a te, ai parenti, agli amici e ai dottori può uscirne. Falle capire che non tutti i dottori falliscono, falle capire che tieni a lei e le sarai vicino nel cammino che dovrete iniziare insieme.
E' un percorso lungo e da compiere a piccoli passi ma insieme si raggiunge il traguardo.
Nemmeno per te sarà facile, non forzarla mai e parti dal presupposto fondamentale che lei SA che tu non puoi capire quello che prova, non te la prenderà quando si arrabbierà con te, sarai la sua valvola di sfogo.
Sarà difficile per tutti, ti ammiro per il tuo coraggio.

clasprea
17-04-2008, 23:52
prova al consultorio, probabilmente ce n'è uno vicino casa e almeno da me è tutto gratuito fino a 22 anni e non serve appuntamento

molti pensano che serva solo per dare pillole o fare visite ginecologiche, invece quasi sempre a questo si affiancano altri servizi. Sicuramente potrà trovare qualcuno con cui parlare che si comporti meglio del medico curante ma che non è nemmeno come andare dallo psichiatra. Insomma è un po' più soft, magari si sentirà un pochino meglio.
Da me ad esempio c'è una psicologa bravissima. io non ne ho avuto bisogno perchè fortunatamente non mi serve ma con tutte le pazienti fa sempre prima una chiacchierata per capire se è tutto ok, prima di fartia ndare dalla ginecologa.

:.Blizzard.:
18-04-2008, 00:19
Ciao, volevo chiedervi alcuni pareri e consigli sulla situazione della mia ragazza.
Ha 21 anni, quasi un anno fa è morta sua mamma dopo una lunga malattia che ha spossato psicologicamente e fisicamente l'intera famiglia.

Lei è molto sensibile, i genitori diciamo molto meno. La madre ha sempre alimentato un grande senso di colpa in lei per qualsiasi cosa, dandole inoltre la percezione di deluderla sempre (anche senza grandi motivi).

Prima di ammalarsi di tumore era già depressa, il suo carattere e comportamento hanno segnato l'infanzia della mia ragazza (es. traumatico: colpo di bastone in testa a 4-5 anni datole perché "disturbava il lavoro").

Il padre lavora tutto il giorno, lei fa un corso di laurea molto impegnativo (fisioterapia: parte alle 8 di mattina, torna alle 6 se va bene) e in più si deve occupare la sera della casa e della sorella di 8 anni, a cui fa praticamente da madre (suo padre non si preoccupa delle maestre, dei compiti, di far da mangiare...niente); la sorella 18enne l'aiuta come può.

Lei era comunque molto legata a sua madre, non credeva davvero che la malattia degenerasse fino alla morte in pochi giorni, è stato un periodo davvero difficile. Poche settimane prima l'ex l'aveva anche mollata, poiché "la sentiva distante" (grazie al cazzo, la madre era in quella situazione, invece di aiutarla...). Uno shock incredibile, seguito da altri ragazzi che le si sono avvicinati per approfittarsi della sua situazione di debolezza.

Ora la mia ragazza soffre di attacchi di panico, si sveglia spesso la notte con tachicardia e mancanza di respiro, si sente annegare dice. Effettivamente non è libera da preoccupazioni come una qualunque ventenne, si "sente all'angolo", costretta a crescere la sorella come sua figlia e sottoposta a tutte le pressioni universitarie. Vorrebbe fare di più a casa, si sente inadeguata rispetto al ruolo che svolgeva la madre.

E' sempre stanca, l'estate scorsa all'ingresso in facoltà le hanno sottoposto un test ed era risultata leggermente depressa. Questa primavera i problemi sono tornata in maniera virulenta, piange spesso (anche con me, al telefono).
Riesce a mascherare in compagnia delle amiche, ma raccontandomi delle sue avventure divertenti in uni capita un pensiero, cambia improvvisamente espressione, si rattrista e piange, le manca la madre, si sente inadeguata.
Oggi si è divertita molto parlando di zozzerie con le colleghe, arrivata a casa la sorellina stava piangendo per la mancanza della madre; una mazzata.

Io purtroppo studio lontano, ci sono solo nei weekend (e non sempre). Vorrei aiutarla, l'ascolto, ma non so davvero cosa fare.
E' arrivata a confessarmi che a volte vorrebbe addormentarsi e non svegliarsi più o scappare lontano da ogni preoccupazione, non pensare a nulla, riposarsi e basta.
E' arrivata a dire che vorrebbe morire giovane e in maniera indolore, perché accetterebbe volentieri l'aldilà cristiano in cui crede.
Le ho detto che non è giusto che dica così, anche in ottica cristiana.
Ci sono molte persone che le vogliono bene, ma mi ha risposto che "è facile parlare nella tua situazione" ed è vero, non posso capire in fondo il suo disagio.
Vede la sua vita come una strada accidentata che peggiora sempre più, non vedendo soluzione né via d'uscita, mi ha detto "una vita di sofferenza", non riesce a non pensare in ogni momento alla sua situazione.
Io le ho detto che si può uscire, che non bisogna vederla come una sofferenza, che bisogna trovare una via. Si è indispettita, facile parlare dice.
Però poi mi ringrazia, perché l'ascolto per ore.
Odia gli psicologi (non ho ancora capito bene il motivo, forse per il passato con la madre...) e i medici (il suo generico le ha detto "sei un po' stressata, ti prescrivo valeriana".........).

Parliamo spesso del nostro futuro, sognamo una famiglia felice, ma penso che per lei sia davvero un sogno per evadere dalla realtà, non un obiettivo (in cui io credo); vede con negatività tutto, si fida davvero con difficoltà delle persone (ha ricevuto troppe "scottature" ed è vero).

Cosa posso fare per lei oltre a starle vicino e ad ascoltarla?

Grazie per le risposte e scusate per il lungo post

In minima parte vivo la tua stessa situazione. Per fortuna per una cosa molto piu' leggera. L'unica cosa che veramente mi sento di dirti è che ti sono vicino, cerca di starle accanto e non mollare. Aiutala a trascinare in salvo la sua vita, convincila a farsi aiutare. E te cerca di farti forza e di non perderti d'animo.

Jesus1987
18-04-2008, 00:34
la miglior cura è se stessi (cit. psicologo)

se poi serve uno psicologo per spronarla che problema c'è? convincila in qualsiasi modo

io dico solo una cosa: evitare eventuali medicinali che molti psichiatri danno, non è un modo per risolvere il problema, ma solo per nasconderlo

SL45i
18-04-2008, 00:49
io so cosa sono gli attacchi di panico.. si soffre da cani.. + volte credevo di esser vicino alla morte ma poi per fortuna tutto si ristabiliva per tornar purtroppo + tardi.. unico rimedio nel mio caso son stati i medicinali.. per fortuna ora uno dei 2 non lo assumo +.. sono 2 anni che va avanti.. da quando ho preso i medicinali non ho più avuto problemi.. spero che saprai aiutarla.. ha bisogno di una persona vicino che l'aiuti (io ne ho avuto bisogno) che la voglia bene e la comprenda in questo momento difficilissimo.

Vash88
18-04-2008, 02:53
la miglior cura è se stessi (cit. psicologo)

se poi serve uno psicologo per spronarla che problema c'è? convincila in qualsiasi modo

Per me il ragionamento è sbagliato, se lei non ci vuole andare non puoi farci niente, è come convincere un fumatore a smettere, un obeso a dimagrire, tutte le persone di questo tipo che conosco sono migliorate grazie alla loro forza di volontà supportata da altre persone, ma l'impulso è stato loro. Più li pungoli su un problema più si chiudono a riccio.

Io direi che andare in un consultorio magari per sentire cosa ti dicono non è una cattiva idea per cominciare.

il menne
18-04-2008, 08:24
Caro fertc, credo di capire un poco la situazione .... che in parte accadde a noi, anni fa, quando venne a mancare mia mamma.

Premetto che migliori e più competenti consigli li potranno dare magari dei professionisti del ramo.

Le pochissime cose che dal basso della mia inadeguatezza posso dire sono:

Cerca di stare vicino a lei il più possibile, ascoltala, falla sfogare, falle capire che tu ci sei, aiutala per quanto possibile, cerca di farle forza.
Stai attento ai dettagli ai particolari, cerca di capire quando sia il momento per farla sfogare e quello per farla divagare.

Vi auguro tutto il bene possibile.

Murakami
18-04-2008, 08:33
Mah, qui c'è veramente da essere depressi: solitamente sono un fanatico delle pillole antidepressive, ma in questo caso non so a quanto possano servire, dato che di motivi più che reali per stare a terra qui ce ne sono a bizzeffe, e non si può creare uno "schermo" per allontanare ciò che non è solo nella nostra mente.
A volte la vita è dura e difficile: ci vuole qualcuno che ci aiuti ad accettarla, se non riusciamo a farcene una ragione da soli.
Quale possa essere, poi, la figura più indicata per fare ciò nel caso specifico, non saprei dirlo.

ceccoos
18-04-2008, 08:40
Mi dispiace della situazione.

Cerca di farla svagare e di stargli più vicino.

fertc
18-04-2008, 09:20
Intanto vi ringrazio per le risposte e l'incoraggiamento :)

Mah, qui c'è veramente da essere depressi: solitamente sono un fanatico delle pillole antidepressive, ma in questo caso non so a quanto possano servire, dato che di motivi più che reali per stare a terra qui ce ne sono a bizzeffe, e non si può creare uno "schermo" per allontanare ciò che non è solo nella nostra mente.
A volte la vita è dura e difficile: ci vuole qualcuno che ci aiuti ad accettarla, se non riusciamo a farcene una ragione da soli.
Quale possa essere, poi, la figura più indicata per fare ciò nel caso specifico, non saprei dirlo.

E' questo il problema secondo me... non sta cadendo nella depressione senza motivo apparente, ma le cause ci sono, eccome, non so quanto i farmaci possano servire, se non mascherare i sintomi della sua difficoltà interiore ed esteriore.

Quando si "svaga" è un persona splendida ma nel letto, addormentandosi o dormendo le paure riaffiorano, volenti o nolenti.

Comunque proverò ad informarmi del consultorio della zona o comunque di un medico di base che sia più sensibile e attento ai problematiche della psiche.

Fil9998
18-04-2008, 09:45
l'amore fa miracoli
e la condivisione fisica dell'amore di più...


la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile.



sopra ogni cosa la tua vicinanza fisica per ore a l giorno saerbbe la cura migliore, pian piano si costruirebbe una nuovo equilibrio e delle nuiove prospettive di vita.



una madre straziata dalla malattia è 'na mazzata paurosa per chiunque ... se poi uno è molto legato e molto senzibile... bhè... è NORMALE che stia male anche per qualche anno.


anni di sentimenti e vita vissuta non vengono "sistemati" da qualchje milligrammo di chimica... chi propone simili pseudo soluzioni squalifica l'essere umano e i suoi sentimenti a mero insieme di processi chimici...

Kars
18-04-2008, 10:03
Io ti consiglio caldamente uno psicologo, possibilmente uno bravo, meglio non risparmiare su queste cose.

Altrimenti è soltanto con il tempo e con la giusta solidarietà delle persone vicine che potrebbe guarire.

Comunque sappi che le ferite procurate da questi stress psicologici molte delle volte persistono per tutta la vita.

Kars
18-04-2008, 10:07
l'amore fa miracoli
e la condivisione fisica dell'amore di più...


la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile.



sopra ogni cosa la tua vicinanza fisica per ore a l giorno saerbbe la cura migliore, pian piano si costruirebbe una nuovo equilibrio e delle nuiove prospettive di vita.



una madre straziata dalla malattia è 'na mazzata paurosa per chiunque ... se poi uno è molto legato e molto senzibile... bhè... è NORMALE che stia male anche per qualche anno.


anni di sentimenti e vita vissuta non vengono "sistemati" da qualchje milligrammo di chimica... chi propone simili pseudo soluzioni squalifica l'essere umano e i suoi sentimenti a mero insieme di processi chimici...

Le pasticche date dallo psicologo di per se non servono ad una mazza, ma l'aiuto dello psicologo accompagnato ad un effetto placebo ha effetti devastanti (sia in positivo che in negativo)

Kars
18-04-2008, 10:10
Intanto vi ringrazio per le risposte e l'incoraggiamento :)



E' questo il problema secondo me... non sta cadendo nella depressione senza motivo apparente, ma le cause ci sono, eccome, non so quanto i farmaci possano servire, se non mascherare i sintomi della sua difficoltà interiore ed esteriore.

Quando si "svaga" è un persona splendida ma nel letto, addormentandosi o dormendo le paure riaffiorano, volenti o nolenti.

Comunque proverò ad informarmi del consultorio della zona o comunque di un medico di base che sia più sensibile e attento ai problematiche della psiche.

Io eviterei il consultorio da post laurea e medici base, piuttosto mi informerei presso uno psicologo bravo.perchè con la psiche non si scherza!

il menne
18-04-2008, 10:13
Comunque sappi che le ferite procurate da questi stress psicologici molte delle volte persistono per tutta la vita.

Le ferite forse si, ma quando si parla di "Depressione" in senso tecnico, e quindi medico, e non in senso atecnico per identificare problemi umorali diversi e/o transitori, si parla di una vera e propria malattia che va curata, attraverso l'aiuto di medici e col sostegno di parenti e amici, e dalla depressione si guarisce.

Dopo questi traumi, una volta superati, si cambia, questo sì, ognuno ha il suo percorso, ma spesso ci si fortifica e si cambia in meglio. ;)

Kars
18-04-2008, 10:19
Le ferite forse si, ma quando si parla di "Depressione" in senso tecnico, e quindi medico, e non in senso atecnico per identificare problemi umorali diversi e/o transitori, si parla di una vera e propria malattia che va curata, attraverso l'aiuto di medici e col sostegno di parenti e amici, e dalla depressione si guarisce.

Dopo questi traumi, una volta superati, si cambia, questo sì, ognuno ha il suo percorso, ma spesso ci si fortifica e si cambia in meglio. ;)

La depressione può e deve essere guarita, sopratutto se diventa cronica.
Sarebbe difficile stabilire se il cambiamento avviene in meglio o peggio, ma un trauma può essere solo nascosto o essere accettato per quello che è, ma nessun caso, a parer mio, viene annullato del tutto.

il menne
18-04-2008, 10:27
Sarebbe difficile stabilire se il cambiamento avviene in meglio o peggio, ma un trauma può essere solo nascosto o essere accettato per quello che è, ma nessun caso, a parer mio, viene annullato del tutto.

Appunto ognuno ha il suo percorso.

I grossi traumi imho non si annullano mai, vanno elaborati e accettati, dopo il "periodo di lutto" ( in senso tecnico ) e dalle riflessioni e vicende che ne consegue, si cambia. ;)

Elbryan
18-04-2008, 10:28
La sua vecchia era un fottuto genio http://gaming.ngi.it/forum/images/ngismiles/rotfl.gif

Btw: ferro se è sempre stanca e sesso.. molto più ferro che non sesso.. però anche il sesso aiuta.. ma forse più il ferro. http://gaming.ngi.it/forum/images/ngismiles/asd2.gif

TheDarkProphet
18-04-2008, 12:17
Fert, parlo per esperienza diretta, dato che le mie ultime due morose erano entrambe vittime di disagi psicologici di varia natura (entrambe in cura da psicologi da una decina d'anni)

Il fatto che lei si sia resa conto di avere dei problemi è un'ottima cosa, poi ti spiegherò perchè

Quello che devi fare ora è convincerla ad avere una chiaccherata informale con uno psicologo, questo per capire se il suo disagio arriva davvero alla sindrome depressiva. In base a questo poi si deciderà cosa fare

Se vuoi parlarne ancora contattami in provato

d!

drBat
18-04-2008, 12:36
Vorrei chiedere a chi dice cose del tipo
"la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile."
"evitare eventuali medicinali che molti psichiatri danno, non è un modo per risolvere il problema, ma solo per nasconderlo"
"Le pasticche date dallo psicologo di per se non servono ad una mazza"

Quanti anni avete studiato per dire queste cose?
Quante persone malate di depressione avete curato con queste stronzate?
Perchè uno dovrebbe accettare consigli sui farmaci da uno che non sa neanche che gli psicologi non possono prescrivere farmaci, ma solo gli psichiatri?
Avete idea di cosa siano la serotonina e la dopamina senza andare su wikipedia?

A uno che ha il diabete consigliereste di farsi fornza e curarsi da solo con la forza di volonta? Immagino di no, e allora perchè farlo con chi soffre di depressione?
La depressione è una malattia con basi organiche, per farla breve c'è un alterazione del normale equilibrio dei neurotrasmettitori, una terapia farmacologica adeguata permette di ristabilire questo equilibrio.

All'autore del 3d consiglio di rivolgersi a uno psichiatra serio, che valuterà la situazione e vedrà se è il caso di cominciare una terapia, e quale. Può darsi che consigli una terapia psicologica, o una farmacologica, o anche tutte e due... Se è serio la prima cosa che ti dirà è che per vedere qualche risultato con i farmaci ci voglioni come minimo due mesi, proprio a causa delle modificazioni neurorecettoriali che richiedono tempi lunghi (e questo è uno dei principali motivi per cui la gente parla a vanvera sugli antidepressivi, magari li prende una settimana e poi si lamenta che non fanno effetto).

FratelloDi~ZeRO sTrEsS~
18-04-2008, 12:37
Dille che a me piacerebbe avere un fratello depresso piuttosto che un fratello morto, Che c'è sempre chi sta peggio e non bisogna mai abbattersi ma lottare lottare e lottare sempre per non farsi prendere dalla vita, ma Prendere la vita in mano... non c'è niente di meglio ke imporre le regole della propria vita e non farle imporre dal corso degli eventi... dille che il mondo nn si ferma a chiedersi perchè ma va avanti, tutto va avanti... e che "se un segreto è fare tutto come se vedesse il sole sorgere"... è tutto un inizio, niente è una fine.

Jesus1987
18-04-2008, 12:42
All'autore del 3d consiglio di rivolgersi a uno psichiatra serio, che valuterà la situazione e vedrà se è il caso di cominciare una terapia, e quale. Può darsi che consigli una terapia psicologica, o una farmacologica, o anche tutte e due... Se è serio la prima cosa che ti dirà è che per vedere qualche risultato con i farmaci ci voglioni come minimo due mesi, proprio a causa delle modificazioni neurorecettoriali che richiedono tempi lunghi (e questo è uno dei principali motivi per cui la gente parla a vanvera sugli antidepressivi, magari li prende una settimana e poi si lamenta che non fanno effetto).

io premetto che so di quello che parlo, bè gli psichiatri sono soliti dare antidepressivi, e non è una bella soluzione

consiglio uno psicologo e solo nel caso fosse indispensabile usare medicinali, che aggirano il problema, non lo risolvono. il funzionamento in se non lo discuto, poi dipende sempre dalla persona quanto sono utili

dico questo perché certi psichiatri vai lì e dici "ho problemi bla bla" e loro subito "ecco prendi questo". e che cavolo, ricordo che è DROGA fino a prova contraria, quindi se si può evitare tanto meglio

robynove82
18-04-2008, 12:42
Fert, parlo per esperienza diretta, dato che le mie ultime due morose erano entrambe vittime di disagi psicologici di varia natura (entrambe in cura da psicologi da una decina d'anni)

Il fatto che lei si sia resa conto di avere dei problemi è un'ottima cosa, poi ti spiegherò perchè

Quello che devi fare ora è convincerla ad avere una chiaccherata informale con uno psicologo, questo per capire se il suo disagio arriva davvero alla sindrome depressiva. In base a questo poi si deciderà cosa fare

Se vuoi parlarne ancora contattami in provato

d!

Quoto


Volevo aggiungere che una terapia a base di farmaci non è sempre necessaria, dipende dalle reazioni del paziente... in ogni caso spetta allo specialista determinarne la reale necessità.

drBat
18-04-2008, 12:44
Dille che a me piacerebbe avere un fratello depresso piuttosto che un fratello morto, Che c'è sempre chi sta peggio e non bisogna mai abbattersi ma lottare lottare e lottare sempre per non farsi prendere dalla vita, ma Prendere la vita in mano... non c'è niente di meglio ke imporre le regole della propria vita e non farle imporre dal corso degli eventi... dille che il mondo nn si ferma a chiedersi perchè ma va avanti, tutto va avanti... e che "se un segreto è fare tutto come se vedesse il sole sorgere"... è tutto un inizio, niente è una fine.

Con tutto il rispetto per te e la situazione che stai vivento, questo è un discorso che con un depresso non regge...
Se a un cardiopatico dici che c'è tanta gente che sta peggio mica lo fai sentire meglio... il suo cuore resterà sempre malandato...
Con un depresso a maggior ragione questo discorso è deleterio perchè fa aumentare il senso di colpa, già molto alto in chi soffre di depressione.

Bisogna mettersi in testa che la depressione (quando accertata) è una vera e propria malattia, non è una sceneggiata o un capriccio...

drBat
18-04-2008, 12:49
io premetto che so di quello che parlo, bè gli psichiatri sono soliti dare antidepressivi, e non è una bella soluzione

consiglio uno psicologo e solo nel caso fosse indispensabile usare medicinali, che aggirano il problema, non lo risolvono. il funzionamento in se non lo discuto, poi dipende sempre dalla persona quanto sono utili

dico questo perché certi psichiatri vai lì e dici "ho problemi bla bla" e loro subito "ecco prendi questo". e che cavolo, ricordo che è DROGA fino a prova contraria, quindi se si può evitare tanto meglio

A me invece sembra proprio che tu non abbia la minima idea di cosa stai parlando, e ne è prova il fatto che definisci droga i farmaci antidepressivi... in base a quale criterio, se posso chiederti?
Risparmiati la storia della dipendenza, non è vero. Alterazioni dello stato di coscienza non de danno, e quindi mi pare che vengano già meno i due criteri principali per definire una sostanza droga...

Perchè poi dici che i farmaci aggirano il problema? Ti assicuro che nei casi in cui il problema è esterno i farmaci non fanno proprio niente... quando però il problema è un disequilibrio a livello dei recettori dei neurotrasmettitori i farmaci fanno eccome, e al momento sono l'unica soluzione...

fertc
18-04-2008, 12:57
Non so, io sono dell'idea di insistere sullo psicologo per adesso.
Già credo che lo possa accettare con difficoltà, figuriamoci se le propongo uno psichiatra.
Magari sarebbe una figura professionale più adatta, anche per capire se è effettivamente depressa o se è solo su quella via; ma davvero non me la sento.

Anche se devo dire che a occhio e croce mi sento di poter affermare che la radice del suo problema non è certo nello scompenso nei neurorecettori (anche se può essere insorto) ma negli eventi della vita.

WorcesterSauce
18-04-2008, 13:00
Totalmene d'accordo sia con drBat, che col fratello di Zerostress.
Qualcuno ha detto che ci sono tutti i motivi REALI per essere depressi. Io non sono d'accordo: la morte della madre è una bella botta ok, ma è un trauma che capita a molti, e ci si rialza sempre... c'è chi vive in condizioni molto più disagiate della tua ragazza, e tenta in tutti i modi di rialzarsi. L'odiata frase "c'è chi sta peggio" ha senso, eccome.
Non sto assolutamente criticando la tua ragazza eh, ma solo dicendo che se lei ha questi problemi, forse c'è anche la componente interna, e penso che l'aiuto di un professionista sarebbe prezioso.

Jesus1987
18-04-2008, 13:00
A me invece sembra proprio che tu non abbia la minima idea di cosa stai parlando, e ne è prova il fatto che definisci droga i farmaci antidepressivi... in base a quale criterio, se posso chiederti?
Risparmiati la storia della dipendenza, non è vero. Alterazioni dello stato di coscienza non de danno, e quindi mi pare che vengano già meno i due criteri principali per definire una sostanza droga...

Perchè poi dici che i farmaci aggirano il problema? Ti assicuro che nei casi in cui il problema è esterno i farmaci non fanno proprio niente... quando però il problema è un disequilibrio a livello dei recettori dei neurotrasmettitori i farmaci fanno eccome, e al momento sono l'unica soluzione...

lo so per esperienza personale (mia, non di amici), tu hai letto da qualche parte?

danno un'alterazione dello stato mentale, scusa se è poco...poi se per te è una cosa normalissima e nella norma ok, prendiamoceli tutti quanti

li danno solitamente gli psichiatri mentre per gli psicologi è meglio cercare altre soluzioni se possibile, almeno in linea di massima.

ovvio che delle volte possono essere necessari, ma troppi psichiatri li danno con troppa facilità, e se si possono evitare è sempre meglio, e consideriamo anche il fatto che non ci si possono mischiare altri medicinali che possono risultare molto utili come gli antidolorifici

Kars
18-04-2008, 13:01
Vorrei chiedere a chi dice cose del tipo
"la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile."
"evitare eventuali medicinali che molti psichiatri danno, non è un modo per risolvere il problema, ma solo per nasconderlo"
"Le pasticche date dallo psicologo di per se non servono ad una mazza"

Quanti anni avete studiato per dire queste cose?
Quante persone malate di depressione avete curato con queste stronzate?
Perchè uno dovrebbe accettare consigli sui farmaci da uno che non sa neanche che gli psicologi non possono prescrivere farmaci, ma solo gli psichiatri?
Avete idea di cosa siano la serotonina e la dopamina senza andare su wikipedia?

A uno che ha il diabete consigliereste di farsi fornza e curarsi da solo con la forza di volonta? Immagino di no, e allora perchè farlo con chi soffre di depressione?
La depressione è una malattia con basi organiche, per farla breve c'è un alterazione del normale equilibrio dei neurotrasmettitori, una terapia farmacologica adeguata permette di ristabilire questo equilibrio.

All'autore del 3d consiglio di rivolgersi a uno psichiatra serio, che valuterà la situazione e vedrà se è il caso di cominciare una terapia, e quale. Può darsi che consigli una terapia psicologica, o una farmacologica, o anche tutte e due... Se è serio la prima cosa che ti dirà è che per vedere qualche risultato con i farmaci ci voglioni come minimo due mesi, proprio a causa delle modificazioni neurorecettoriali che richiedono tempi lunghi (e questo è uno dei principali motivi per cui la gente parla a vanvera sugli antidepressivi, magari li prende una settimana e poi si lamenta che non fanno effetto).

Sorvoliamo il fatto che in primis è stato detto di rivolgersi ad uno psicologo, poi magari lo stesso psicologo valuterà la necessità di un esame psichiatrico.

vogliamo sorvolare anche sul fatto che gli antidepressivi siano un enorme business, che le case farmaceutiche siano immorali nel patologizzare i comportamenti, che gli accademici vadano a braccetto con le industrie, che troppi medici siano parte del gioco prescrivendo psicofarmaci con leggerezza senza considerare l’essere umano che hanno di fronte e le sue vere problematiche. [cit.]
Poi sbaglio o recentemente c'è stata una scoperta sull' inefficacia di tali farmaci? vediamo se trovo qualcosa...

Kars
18-04-2008, 13:07
Farmaci: studio GB, antidepressivi quasi come placebo
News

LONDRA - I più popolari antidepressivi, come Prozac o Seroxat, prescritti a milioni di persone in tutto il mondo, non hanno un vero effetto contro la depressione, ma funzionano poco più che un placebo: è questa la conclusione potenzialmente esplosiva cui è giunto uno studio condotto dall'Università di Hull (Inghilterra).


"La differenza tra il miglioramento dei pazienti che prendono placebo e quelli che assumono antidepressivi non è significativa. Ciò significa che le persone che soffrono di depressione possono migliorare senza trattamenti chimici", spiega Irving Kirsch, del dipartimento di Psicologia dell'Università di Hull. Kirsch fa parte di un gruppo di specialisti che ha osservato i risultati di 47 studi - noti e riservati, cui hanno avuto accesso grazie alla legge sulla libertà di informazione - fatti da studiosi americani e britannici sugli effetti degli inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina (Isrs), ovvero i farmaci più diffusi al mondo contro la depressione: fluoxetina (Prozac), venlafaxina (Efexor) e paroxetina (Seroxat).


E i risultati, dicono gli studiosi sulla rivista PloS Medicine, parlano chiaro: i farmaci non sono più efficaci dei placebo nei casi leggeri e per la maggior parte dei casi gravi di depressione. Nei casi più gravi, in cui un effetto c'é, la differenza nei progressi ha più a che vedere con una minore reazione dei pazienti ai placebo, che non a una reazione positiva agli antidepressivi. "Visti i risultati - aggiunge Kirsch - sembra che non ci siano forti giustificazioni a prescrivere trattamenti antidepressivi nei casi più gravi, a meno che i trattamenti alternativi non abbiamo portato risultati". I ricercatori avvertono però i pazienti: questo non significa che si debba smettere di assumere questi farmaci senza consultare un medico.


Le reazioni non si sono fatte attendere: Marjorie Wallace, dell'organizzazione per la cura delle malattie Sane, ha detto che se queste conclusioni fossero confermate sarebbero "molto inquietanti". Per Andrew McCulloch, della Mental Health Foundation, "siamo diventati troppo dipendenti dagli antidepressivi, quando c'é una vasta gamma di alternative. Terapie in cui si parla, esercizio fisico e altri trattamenti sono efficaci contro la depressione. E' un problema che necessità una varietà di approcci che si adattino al singolo paziente".


Fonte: http://www.c-cube.it/?q=node/1999
Fonte: http://www.cdt.ch

"Gli antidepressivi? Sono inutili Meglio una chiacchiera del Prozac"
News
Uno studio inglese fa traballare il mito dello psicofarmaco

prescritto in Europa dal 1996. "Quasi nulla la sua efficacia"


Gli italiani: "No alle prescrizioni facili, ma è innegabile che funzioni"


di SARA FICOCELLI


ROMA - E' il farmaco che a metà degli anni Novanta ha sconvolto l'Europa e rivoluzionato il campo della terapia antidepressiva, una pasticca cui sono stati dedicati libri, canzoni, film, persino il nome di un gruppo punk. E' il Prozac, ovvero Fluoxetina cloridrato, comunemente detto Fluoxetina, e secondo un recente studio inglese la sua efficacia curativa sarebbe quasi completamente nulla. Stando a una ricerca dell'equipe del professor Irving Kirsch dell'Università di Hull, pubblicata sulla rivista on line "Public Library of Science (PLoS) Medicine", la pasticca usata in tutto il mondo per curare depressione, disturbi ossessivi-compulsivi, bulimia nervosa e attacchi di panico avrebbe nella maggior parte dei casi un mero effetto placebo.


Lo studio, ha precisato Kirsch, è stato presentato alla FDA (l'ente americano per il controllo sui farmaci) e sarà sottoposto anche alle autorità regolatorie europee. Gli antidepressivi come Prozac and Seroxat, stando alla ricerca, indurrebbero miglioramenti minimi rispetto al placebo, valutabili in due punti sulla scala Hamilton della depressione, che si compone in tutto di 51 punti. Questo è stato sufficiente perché le molecole in questione ottenessero l'autorizzazione alla commercializzazione, ma, sottolinea la rivista, in Gran Bretagna non sarebbe dovuto bastare. L'Istituto nazionale per l'eccellenza clinica (Nice) stabilisce che sono necessari tre punti sulla scala Hamilton per stabilire una differenza clinica significativa.


"Stando ai risultati - ha osservato il professor Kirsch - non sembrano esserci grandi motivi per prescrivere gli antidepressivi se non alle persone affette da depressione grave, qualora le terapie alternative non abbiano prodotto effetti. Questo studio solleva gravi interrogativi sul modo in cui vengono concesse le autorizzazioni per i farmaci e sulla divulgazione dei dati della sperimentazione".


Secondo il dottor Salvatore Di Salvo, psichiatra e presidente dell'Associazione per la ricerca contro la depressione, l'effetto farmacologico del Prozac è però innegabile: "Io lavoro con pazienti affetti da patologie gravi ogni giorno e credo che i farmaci antidepressivi debbano essere somministrati limitatamente ai casi che rispondono ai criteri diagnostici del DSM quarto, ovvero il manuale diagnostico di riferimento degli psichiatri americani. Al di là di questi casi un antidepressivo come il Prozac è fuori luogo, bisogna tentare strade alternative. Ma non possiamo negare la loro efficacia".


Secondo Di Salvo, gli antidepressivi non possono essere usati come farmaci di terapia preventiva. "Sarebbe un po' come dire che appena uno ha un po' di febbre prende subito l'antibiotico. E' importante prima diagnosticare la malattia". E, a proposito del famoso effetto placebo: "Anche questo fa parte della loro proprietà curativa, perché si parla di psiche, di cervello. Di un organo composto da circa cento miliardi di cellule e dal funzionamento estremamente complesso".


Lo studio inglese mette sotto accusa le multinazionali farmaceutiche, accusate, scrive il giornale, di aver manipolato i dati clinici. La popolarità degli antidepressivi, introdotti negli Usa alla fine degli anni ottanta e in Europa nel 1996, è schizzata alle stelle, scrive il quotidiano Independent, dopo le campagne in cui le industrie farmaceutiche assicuravano che si trattava di prodotti sicuri e con minori effetti collaterali rispetto ai vecchi antidepressivi triciclici. Il libro del 1994 "Listening to Prozac" (Ascoltare il Prozac), in cui si affermava che chi soffriva di "scarsa gioia di vivere" poteva curarsi con un farmaco che "ravviva l'umore", è diventato un best seller. La stessa comunità scientifica italiana continua a guardare con fiducia all'utilizzo di queste sostanze, che aumentano il tasso di serotonina nell'organismo e ridanno vita all'umore. Anche nei casi meno gravi, di cosiddetta "predisposizione alla depressione".


"Al di là delle strumentalizzazioni spiega il dottor Francesco Cro, psichiatra e dirigente medico del Servizio diagnosi e cura di Viterbo, - l'efficacia degli antidepressivi è comunque innegabile. L'utilizzo di questi farmaci ha fatto diminuire drasticamente il numero di suicidi negli ultimi 15 anni, e ci sono dati statistici che lo confermano". Questi antidepressivi sono noti come inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs); il più diffuso, prodotto dalla Eli Lilly, era il farmaco più venduto del mondo, prima di essere soppiantato dal Viagra. Lo studio, condotto su sei dei più noti antidepressivi, tra cui Prozac, Seroxat, prodotto dalla GlaxoSmithKline, ed Efexor, della Wyeth, mostra che sono efficaci solo su una parte minima dei depressi più gravi.


Dunque quale cura per chi è lievemente depresso? Per chi ancora, cioè, non ha varcato la terribile soglia di non ritorno che ti costringe a letto atterrito anche solo dall'idea di respirare? Il dottor Giuseppe Dell'Acqua, già allievo di Franco Basaglia e direttore del Dipartimento di Salute mentale di Trieste, spiega che la cosa migliore è "ascoltare il paziente, stargli vicino. La cura farmacologica è l'extrema ratio di un lavoro complesso e delicato, che lo psichiatra deve saper fare prima come essere umano che come medico. L'efficacia degli psicofarmaci è nulla, senza un accurato lavoro di assistenza al paziente. Credo che sia questo il senso profondo della ricerca effettuata in Gran Bretagna e credo che, più della serotonina e dell'illusione del Placebo, siano le affinità emotive tra medico e paziente a poter guarire davvero una persona".


(26 febbraio 2008)

Fonte: http://www.c-cube.it/?q=node/1998
Fonte: www.repubblica.it

Jesus1987
18-04-2008, 13:10
Poi sbaglio o recentemente c'è stata una scoperta sull' inefficacia di tali farmaci? vediamo se trovo qualcosa...

vado bene? testimonianza vivente, meglio di così

eutimil da 4 mesi, nessun effetto

questi sono problemi che crea la mia mente, che dirigo io fino a prova contraria, quindi io posso risolvere se voglio.

poi magari non ce la faccio e serve aiuto, e allora lì ok subentrano i farmaci, che a me non fanno assolutamente effetto mentre ad altri pare di si (o sarà effetto placebo?)

Ziosilvio
18-04-2008, 13:28
volevo chiedervi alcuni pareri e consigli sulla situazione della mia ragazza.
Ha 21 anni, quasi un anno fa è morta sua mamma dopo una lunga malattia che ha spossato psicologicamente e fisicamente l'intera famiglia.

CUT

Ora la mia ragazza soffre di attacchi di panico, si sveglia spesso la notte con tachicardia e mancanza di respiro, si sente annegare dice.

CUT

E' arrivata a confessarmi che a volte vorrebbe addormentarsi e non svegliarsi più o scappare lontano da ogni preoccupazione, non pensare a nulla, riposarsi e basta.
E' arrivata a dire che vorrebbe morire giovane e in maniera indolore, perché accetterebbe volentieri l'aldilà cristiano in cui crede.
Le ho detto che non è giusto che dica così, anche in ottica cristiana.
Ci sono molte persone che le vogliono bene, ma mi ha risposto che "è facile parlare nella tua situazione" ed è vero, non posso capire in fondo il suo disagio.
Vede la sua vita come una strada accidentata che peggiora sempre più, non vedendo soluzione né via d'uscita, mi ha detto "una vita di sofferenza", non riesce a non pensare in ogni momento alla sua situazione.
Cosa posso fare per lei oltre a starle vicino e ad ascoltarla?
Fatti dare SUBITO il nominativo di un buon psichiatra psicanalista, che possa intervenire sia con i farmaci che con la psicoterapia.
Lascia perdere tutte le superstizioni medioevali del tipo "eh, ma i farmaci non risolvono le cause del problema", "eh, ma mio cuggino prendeva gli antidepressivi e poi si è suicidato", e così via. (Gli articoli postati da Kars si riferiscono in realtà al fatto che la gente prende gli antidepressivi tipo Prozac anche quando non ne ha davvero bisogno e per ragioni che non sono la depressione, col risultato di sentirsi meglio per effetto placebo.)

Qualche link che mi sembra buono, ma sui quali comunque chiedo il consiglio degli esperti del forum (medici, per cortesia, e non stregoni):
http://www.depressione-ansia.it/
http://www.fondazioneidea.it/
http://www.ipsico.org/
se ha attacchi di panico ed è così prostrata mentalmente sarebbe molto bene che iniziasse una terapia di AD. molti pensano che sia una vergogna rivolgersi a uno psicologo/psichiatra, ma secondo me non ha senso soffrire così quando ci sono i mezzi per avere un pò di sollievo.
Quoto: il cervello è un organo, e gli organi si ammalano, e quando gli organi si ammalano vanno curati, con i farmaci e la riabilitazione.
prova al consultorio, probabilmente ce n'è uno vicino casa e almeno da me è tutto gratuito fino a 22 anni e non serve appuntamento

molti pensano che serva solo per dare pillole o fare visite ginecologiche, invece quasi sempre a questo si affiancano altri servizi. Sicuramente potrà trovare qualcuno con cui parlare che si comporti meglio del medico curante ma che non è nemmeno come andare dallo psichiatra. Insomma è un po' più soft, magari si sentirà un pochino meglio.
Da me ad esempio c'è una psicologa bravissima. io non ne ho avuto bisogno perchè fortunatamente non mi serve ma con tutte le pazienti fa sempre prima una chiacchierata per capire se è tutto ok, prima di fartia ndare dalla ginecologa.
Assolutamente sì, dalla depressione "vera" non si è materialmente in grado di uscire da soli.
Tutti i consigli del tipo "eh, ma i veri problemi sono altri", "eh, ma fatti forza" eccetera, sono inutili, perché fanno appello alla volontà per uscire dalla depressione, quando la depressione è proprio una patologia della volontà: sarebbe come fare appello al cuore per uscire da un infarto.
Vorrei chiedere a chi dice cose del tipo
"la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile."
"evitare eventuali medicinali che molti psichiatri danno, non è un modo per risolvere il problema, ma solo per nasconderlo"
"Le pasticche date dallo psicologo di per se non servono ad una mazza"

Quanti anni avete studiato per dire queste cose?
Quante persone malate di depressione avete curato con queste stronzate?
Perchè uno dovrebbe accettare consigli sui farmaci da uno che non sa neanche che gli psicologi non possono prescrivere farmaci, ma solo gli psichiatri?
Avete idea di cosa siano la serotonina e la dopamina senza andare su wikipedia?

A uno che ha il diabete consigliereste di farsi fornza e curarsi da solo con la forza di volonta? Immagino di no, e allora perchè farlo con chi soffre di depressione?
La depressione è una malattia con basi organiche, per farla breve c'è un alterazione del normale equilibrio dei neurotrasmettitori, una terapia farmacologica adeguata permette di ristabilire questo equilibrio.

All'autore del 3d consiglio di rivolgersi a uno psichiatra serio, che valuterà la situazione e vedrà se è il caso di cominciare una terapia, e quale. Può darsi che consigli una terapia psicologica, o una farmacologica, o anche tutte e due... Se è serio la prima cosa che ti dirà è che per vedere qualche risultato con i farmaci ci voglioni come minimo due mesi, proprio a causa delle modificazioni neurorecettoriali che richiedono tempi lunghi (e questo è uno dei principali motivi per cui la gente parla a vanvera sugli antidepressivi, magari li prende una settimana e poi si lamenta che non fanno effetto).
Quoto.

exyana
18-04-2008, 13:47
Totalmene d'accordo sia con drBat, che col fratello di Zerostress.
Qualcuno ha detto che ci sono tutti i motivi REALI per essere depressi. Io non sono d'accordo: la morte della madre è una bella botta ok, ma è un trauma che capita a molti, e ci si rialza sempre... c'è chi vive in condizioni molto più disagiate della tua ragazza, e tenta in tutti i modi di rialzarsi. L'odiata frase "c'è chi sta peggio" ha senso, eccome.
Non sto assolutamente criticando la tua ragazza eh, ma solo dicendo che se lei ha questi problemi, forse c'è anche la componente interna, e penso che l'aiuto di un professionista sarebbe prezioso.
secondo me non c'è solo la morte della madre, ma anche il fatto che si sente molte responsabilità come quella di occuparsi della sorella, quindi secondo me ha dei i motivi concreti per sentirsi depressa, e bisognerebbe anche cercare di aiutarla magari, se si può, mediando con il padre perché prenda un po' più in mano la situazione.

Kars
18-04-2008, 13:52
Fatti dare SUBITO il nominativo di un buon psichiatra psicanalista, che possa intervenire sia con i farmaci che con la psicoterapia.
Lascia perdere tutte le superstizioni medioevali del tipo "eh, ma i farmaci non risolvono le cause del problema", "eh, ma mio cuggino prendeva gli antidepressivi e poi si è suicidato", e così via. (Gli articoli postati da Kars si riferiscono in realtà al fatto che la gente prende gli antidepressivi tipo Prozac anche quando non ne ha davvero bisogno e per ragioni che non sono la depressione, col risultato di sentirsi meglio per effetto placebo.)

Qualche link che mi sembra buono, ma sui quali comunque chiedo il consiglio degli esperti del forum (medici, per cortesia, e non stregoni):
http://www.depressione-ansia.it/
http://www.fondazioneidea.it/
http://www.ipsico.org/



Non mi sembra proprio che i link che ho postato si riferiscono a quello che dici tu.
Poi mi sembra che non ci sia altro da aggiungere oltre che a contattare uno psicologo bravo, inutile quindi l'intervento di qualche medico esperto del forum, semmai ci sia.

Murakami
18-04-2008, 13:57
Il cervello è un organo, e gli organi si ammalano, e quando gli organi si ammalano vanno curati, con i farmaci e la riabilitazione.

Assolutamente sì, dalla depressione "vera" non si è materialmente in grado di uscire da soli.
Tutti i consigli del tipo "eh, ma i veri problemi sono altri", "eh, ma fatti forza" eccetera, sono inutili, perché fanno appello alla volontà per uscire dalla depressione, quando la depressione è proprio una patologia della volontà: sarebbe come fare appello al cuore per uscire da un infarto.
Non posso che quotare, ma qui il cervello si sta ammalando perchè deve reggere uno stress oggettivo non indifferente: questa ragazza va aiutata anche materialmente, a mio avviso.
Anche la frase "c'è sempre qualcuno che sta peggio, eppure ce la fa lo stesso" è del tutto inutile: la soglia di sopportazione è una caratteristica prettamente individuale.

fertc
18-04-2008, 13:57
Già il padre... non è bello da dire, ma non è un persona ragionevole, sa perfettamente di non fare nulla a casa (perché gli è stato detto più volte, anche con rabbia, da lei) ma continua a fregarsene.
E' un modo elegante per dire che possiede una mentalità ristretta, del tipo "il padre di famiglia porta il pane a casa e basta" e non c'è verso di cambiarla.

Io faccio quello che posso, vivo distante da lei. Il problema è che il ruolo di "nuova madre" le è piombato addosso e non può scrollarselo. E parlo soprattutto della sorella minore, che l'ha identificata come tale, riconoscendo invece alla più immatura sorella diciottenne un ruolo di compagna di giochi.

La cosa inoltre che ha dato molte delusioni anche a lei sono quelli che credeva amici e tutte le persone del paese, che alla morte della madre avevano promesso il loro aiuto materiale (che sarebbe anche prezioso). Si sono fatte vedere secondo voi? Il vuoto.

Ziosilvio
18-04-2008, 15:04
qui il cervello si sta ammalando perchè deve reggere uno stress oggettivo non indifferente: questa ragazza va aiutata anche materialmente, a mio avviso.
Senza dubbio, e in effetti dire "fatti forza" è in troppi casi solo un modo per lavarsene le mani :(
Anche la frase "c'è sempre qualcuno che sta peggio, eppure ce la fa lo stesso" è del tutto inutile: la soglia di sopportazione è una caratteristica prettamente individuale.
Vero, eppure tanti sembrano dimenticarlo...

il menne
18-04-2008, 15:04
Non posso che quotare, ma qui il cervello si sta ammalando perchè deve reggere uno stress oggettivo non indifferente: questa ragazza va aiutata anche materialmente, a mio avviso.
Anche la frase "c'è sempre qualcuno che sta peggio, eppure ce la fa lo stesso" è del tutto inutile: la soglia di sopportazione è una caratteristica prettamente individuale.

Hai ragione.... nella stessa situazione ognuno reagisce diversamente.... :(

Ziosilvio
18-04-2008, 15:08
Non mi sembra proprio che i link che ho postato si riferiscono a quello che dici tu.
Ti sembra male:
Da Repubblica (http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/depressione-sondaggio/anti-depressivi-dibattito/anti-depressivi-dibattito.html):

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Uno studio inglese fa traballare il mito dello psicofarmaco
prescritto in Europa dal 1996. "Quasi nulla la sua efficacia"
"Gli antidepressivi? Sono inutili
Meglio una chiacchiera del Prozac"
Gli italiani: "No alle prescrizioni facili, ma è innegabile che funzioni"

di SARA FICOCELLI


ROMA - E' il farmaco che a metà degli anni Novanta ha sconvolto l'Europa e rivoluzionato il campo della terapia antidepressiva, una pasticca cui sono stati dedicati libri, canzoni, film, persino il nome di un gruppo punk. E' il Prozac, ovvero Fluoxetina cloridrato, comunemente detto Fluoxetina, e secondo un recente studio inglese la sua efficacia curativa sarebbe quasi completamente nulla. Stando a una ricerca dell'equipe del professor Irving Kirsch dell'Università di Hull, pubblicata sulla rivista on line "Public Library of Science (PLoS) Medicine", la pasticca usata in tutto il mondo per curare depressione, disturbi ossessivi-compulsivi, bulimia nervosa e attacchi di panico avrebbe nella maggior parte dei casi un mero effetto placebo.

Lo studio, ha precisato Kirsch, è stato presentato alla FDA (l'ente americano per il controllo sui farmaci) e sarà sottoposto anche alle autorità regolatorie europee. Gli antidepressivi come Prozac and Seroxat, stando alla ricerca, indurrebbero miglioramenti minimi rispetto al placebo, valutabili in due punti sulla scala Hamilton della depressione, che si compone in tutto di 51 punti. Questo è stato sufficiente perché le molecole in questione ottenessero l'autorizzazione alla commercializzazione, ma, sottolinea la rivista, in Gran Bretagna non sarebbe dovuto bastare. L'Istituto nazionale per l'eccellenza clinica (Nice) stabilisce che sono necessari tre punti sulla scala Hamilton per stabilire una differenza clinica significativa.

"Stando ai risultati - ha osservato il professor Kirsch - non sembrano esserci grandi motivi per prescrivere gli antidepressivi se non alle persone affette da depressione grave, qualora le terapie alternative non abbiano prodotto effetti. Questo studio solleva gravi interrogativi sul modo in cui vengono concesse le autorizzazioni per i farmaci e sulla divulgazione dei dati della sperimentazione".

Secondo il dottor Salvatore Di Salvo, psichiatra e presidente dell'Associazione per la ricerca contro la depressione, l'effetto farmacologico del Prozac è però innegabile: "Io lavoro con pazienti affetti da patologie gravi ogni giorno e credo che i farmaci antidepressivi debbano essere somministrati limitatamente ai casi che rispondono ai criteri diagnostici del DSM quarto, ovvero il manuale diagnostico di riferimento degli psichiatri americani. Al di là di questi casi un antidepressivo come il Prozac è fuori luogo, bisogna tentare strade alternative. Ma non possiamo negare la loro efficacia".

Secondo Di Salvo, gli antidepressivi non possono essere usati come farmaci di terapia preventiva. "Sarebbe un po' come dire che appena uno ha un po' di febbre prende subito l'antibiotico. E' importante prima diagnosticare la malattia". E, a proposito del famoso effetto placebo: "Anche questo fa parte della loro proprietà curativa, perché si parla di psiche, di cervello. Di un organo composto da circa cento miliardi di cellule e dal funzionamento estremamente complesso".

Lo studio inglese mette sotto accusa le multinazionali farmaceutiche, accusate, scrive il giornale, di aver manipolato i dati clinici. La popolarità degli antidepressivi, introdotti negli Usa alla fine degli anni ottanta e in Europa nel 1996, è schizzata alle stelle, scrive il quotidiano Independent, dopo le campagne in cui le industrie farmaceutiche assicuravano che si trattava di prodotti sicuri e con minori effetti collaterali rispetto ai vecchi antidepressivi triciclici. Il libro del 1994 "Listening to Prozac" (Ascoltare il Prozac), in cui si affermava che chi soffriva di "scarsa gioia di vivere" poteva curarsi con un farmaco che "ravviva l'umore", è diventato un best seller. La stessa comunità scientifica italiana continua a guardare con fiducia all'utilizzo di queste sostanze, che aumentano il tasso di serotonina nell'organismo e ridanno vita all'umore. Anche nei casi meno gravi, di cosiddetta "predisposizione alla depressione".

"Al di là delle strumentalizzazioni spiega il dottor Francesco Cro, psichiatra e dirigente medico del Servizio diagnosi e cura di Viterbo, - l'efficacia degli antidepressivi è comunque innegabile. L'utilizzo di questi farmaci ha fatto diminuire drasticamente il numero di suicidi negli ultimi 15 anni, e ci sono dati statistici che lo confermano". Questi antidepressivi sono noti come inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs); il più diffuso, prodotto dalla Eli Lilly, era il farmaco più venduto del mondo, prima di essere soppiantato dal Viagra. Lo studio, condotto su sei dei più noti antidepressivi, tra cui Prozac, Seroxat, prodotto dalla GlaxoSmithKline, ed Efexor, della Wyeth, mostra che sono efficaci solo su una parte minima dei depressi più gravi.

Dunque quale cura per chi è lievemente depresso? Per chi ancora, cioè, non ha varcato la terribile soglia di non ritorno che ti costringe a letto atterrito anche solo dall'idea di respirare? Il dottor Giuseppe Dell'Acqua, già allievo di Franco Basaglia e direttore del Dipartimento di Salute mentale di Trieste, spiega che la cosa migliore è "ascoltare il paziente, stargli vicino. La cura farmacologica è l'extrema ratio di un lavoro complesso e delicato, che lo psichiatra deve saper fare prima come essere umano che come medico. L'efficacia degli psicofarmaci è nulla, senza un accurato lavoro di assistenza al paziente. Credo che sia questo il senso profondo della ricerca effettuata in Gran Bretagna e credo che, più della serotonina e dell'illusione del Placebo, siano le affinità emotive tra medico e paziente a poter guarire davvero una persona".

(26 febbraio 2008)

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Faccio notare la grave imprecisione del titolo dell'articolo su Repubblica.
La ricerca non dice che "il Prozac è inutile", ma che è non necessario in gran parte dei casi in cui viene prescritto, e nei quali agirebbe né più né meno come un placebo.

Faccio notare la grave imprecisione del titolo dell'articolo su Repubblica.
La ricerca non dice che "il Prozac è inutile", ma che è non necessario in gran parte dei casi in cui viene prescritto, e nei quali agirebbe né più né meno come un placebo.
Infatti il testo dell'articolo non fa che rimarcare due fatti già noti da tempo:
- gli psicofarmaci devono essere scelti con cura in base al disturbo. Questo compito in sé è arduo perché spesso è difficile eseguire una diagnosi accurata (talvolta si procede al contrario: in base alla risposta del paziente a un farmaco, si escludono determinate diagnosi).
- i risultati migliori si ottengono sempre accoppiando la terapia farmacologica con la psicoterapia, rispetto ai soli psicofarmaci, e ci sono numerosi studi su vari disturbi che lo attestano.

Un terzo punto è stato trascurato, ma che è molto importante: esistono dei fattori, che influenzano la risposta agli psicofarmaci, che variano molto da persona a persona.

La novità della pubblicazione di cui parla l'articolo è che gli effetti degli antidepressivi sarebbero minori di quanto pensato finora, e quindi conviene usarli solo nei casi più gravi. La pubblicazione completa è disponibile qui:
http://medicine.plosjournals.org/perlserv/?request=get-document&doi=10.1371/journal.pmed.0050045

Un punto interessante è che questi risultati sono emersi una volta considerati anche gli studi non pubblicati.

il menne
18-04-2008, 15:09
Senza dubbio, e in effetti dire "fatti forza" è in troppi casi solo un modo per lavarsene le mani :(.

Infatti, è ovvio che SE uno riuscisse a risolvere i problemi da solo, ne uscirebbe meglio, MA purtroppo ci sono casi, vicende, e caratteri dove ciò non è possibile, e allora è necessario tutto l'aiuto possibile ! :(

Dire che " a tizio è successo peggio e ora sta bene..." o "caio l'ha superata senza aiuto e ora è più forte" a volte può portare la persona interessata a sentirsi ancora più inadeguata a se stessa e depressa più di quanto non sia ... QUESTO E'UN QUALCOSA CHE NON DEVE ACCADERE!!!!

Quando ci vogliono aiuto e professionisti, va fatto !!!! :(

clasprea
18-04-2008, 15:12
Inoltre credo che si debba far di tutto per farla stare meglio, visto che in mezzo ci sono anche le altre due sorelle, specialmente la piccolina, se vede la "nuova mamma" più serena sicuramente ne sarà sollevata anche lei.

Mi sembra una cosa davvero importante

Aviatore_Gilles
18-04-2008, 15:16
Ciao, volevo chiedervi alcuni pareri e consigli sulla situazione della mia ragazza.
Ha 21 anni, quasi un anno fa è morta sua mamma dopo una lunga malattia che ha spossato psicologicamente e fisicamente l'intera famiglia.

Lei è molto sensibile, i genitori diciamo molto meno. La madre ha sempre alimentato un grande senso di colpa in lei per qualsiasi cosa, dandole inoltre la percezione di deluderla sempre (anche senza grandi motivi).

Prima di ammalarsi di tumore era già depressa, il suo carattere e comportamento hanno segnato l'infanzia della mia ragazza (es. traumatico: colpo di bastone in testa a 4-5 anni datole perché "disturbava il lavoro").

Il padre lavora tutto il giorno, lei fa un corso di laurea molto impegnativo (fisioterapia: parte alle 8 di mattina, torna alle 6 se va bene) e in più si deve occupare la sera della casa e della sorella di 8 anni, a cui fa praticamente da madre (suo padre non si preoccupa delle maestre, dei compiti, di far da mangiare...niente); la sorella 18enne l'aiuta come può.

Lei era comunque molto legata a sua madre, non credeva davvero che la malattia degenerasse fino alla morte in pochi giorni, è stato un periodo davvero difficile. Poche settimane prima l'ex l'aveva anche mollata, poiché "la sentiva distante" (grazie al cazzo, la madre era in quella situazione, invece di aiutarla...). Uno shock incredibile, seguito da altri ragazzi che le si sono avvicinati per approfittarsi della sua situazione di debolezza.

Ora la mia ragazza soffre di attacchi di panico, si sveglia spesso la notte con tachicardia e mancanza di respiro, si sente annegare dice. Effettivamente non è libera da preoccupazioni come una qualunque ventenne, si "sente all'angolo", costretta a crescere la sorella come sua figlia e sottoposta a tutte le pressioni universitarie. Vorrebbe fare di più a casa, si sente inadeguata rispetto al ruolo che svolgeva la madre.

E' sempre stanca, l'estate scorsa all'ingresso in facoltà le hanno sottoposto un test ed era risultata leggermente depressa. Questa primavera i problemi sono tornata in maniera virulenta, piange spesso (anche con me, al telefono).
Riesce a mascherare in compagnia delle amiche, ma raccontandomi delle sue avventure divertenti in uni capita un pensiero, cambia improvvisamente espressione, si rattrista e piange, le manca la madre, si sente inadeguata.
Oggi si è divertita molto parlando di zozzerie con le colleghe, arrivata a casa la sorellina stava piangendo per la mancanza della madre; una mazzata.

Io purtroppo studio lontano, ci sono solo nei weekend (e non sempre). Vorrei aiutarla, l'ascolto, ma non so davvero cosa fare.
E' arrivata a confessarmi che a volte vorrebbe addormentarsi e non svegliarsi più o scappare lontano da ogni preoccupazione, non pensare a nulla, riposarsi e basta.
E' arrivata a dire che vorrebbe morire giovane e in maniera indolore, perché accetterebbe volentieri l'aldilà cristiano in cui crede.
Le ho detto che non è giusto che dica così, anche in ottica cristiana.
Ci sono molte persone che le vogliono bene, ma mi ha risposto che "è facile parlare nella tua situazione" ed è vero, non posso capire in fondo il suo disagio.
Vede la sua vita come una strada accidentata che peggiora sempre più, non vedendo soluzione né via d'uscita, mi ha detto "una vita di sofferenza", non riesce a non pensare in ogni momento alla sua situazione.
Io le ho detto che si può uscire, che non bisogna vederla come una sofferenza, che bisogna trovare una via. Si è indispettita, facile parlare dice.
Però poi mi ringrazia, perché l'ascolto per ore.
Odia gli psicologi (non ho ancora capito bene il motivo, forse per il passato con la madre...) e i medici (il suo generico le ha detto "sei un po' stressata, ti prescrivo valeriana".........).

Parliamo spesso del nostro futuro, sognamo una famiglia felice, ma penso che per lei sia davvero un sogno per evadere dalla realtà, non un obiettivo (in cui io credo); vede con negatività tutto, si fida davvero con difficoltà delle persone (ha ricevuto troppe "scottature" ed è vero).

Cosa posso fare per lei oltre a starle vicino e ad ascoltarla?

Grazie per le risposte e scusate per il lungo post


Sicuramente il consulto di uno specialista è la cosa migliore da fare.
La depressione non è un fatto da sottovalutare, è una malattia davvero bastarda...stalle vicino, aiutala più che puoi, però dovete rivolgervi ad uno psicologo che sicuramente gli può fornire un aiuto.
Non sottovalutare la cosa, la psiche di una persona è una delle cose più fragili che ci possano essere, ho avuto in famiglia diversi problemi di questo tipo, fortunatamente ne sono usciti tutti, ma solo grazie all'aiuto di uno psicologo...Un mio parente, che caratterialmente era una roccia indistruttibile, ha dovuto inchinarsi davanti alla depressione, senza un aiuto esterno non ce l'avrebbe fatta. :(

Kars
18-04-2008, 15:20
Ti sembra male:

?? al di là del titolo impreciso, dove è scritto che "si riferiscono in realtà al fatto che la gente prende gli antidepressivi tipo Prozac anche quando non ne ha davvero bisogno e per ragioni che non sono la depressione, col risultato di sentirsi meglio per effetto placebo" ??

grayfox_89
18-04-2008, 15:21
i farmaci in questi casi aiutato tanto.
Alterano alcuni impulsi elettrochimici e ti fanno sentire meglio. Un consulto psichiatrico è la cosa migliore (lo psicologo non serve a niente..).
Ti sta parlando una persona che in famiglia ha avuto diversi casi.. mio fratello è stato 4 anni in depressione, e senza psicofarmaci (che continua a prendere..la depressione è una vera e propia malattia della chimica del cervello) non sarebbe andato avanti. Mio fratello più piccolo è stato dallo psiocologo da quando aveva 10 anni.. ora ne ha 16..e non si è risolto mai niente (eh vabbè là e carattere più che depressione). Io stesso sto passando un bruttissimo periodo.. ma sono troppo orgoglioso per chiedere aiuto :(. Stalle vicino il più possibile, convincila ad anadare da uno specialista. Di dove sei? posso consigliartene qualcuno davvero molto bravo.. in ogni caso sono qui per qualsiasi cosa, anche solo per discutere un pò! un abbraccio a te e alla tua lei ;)

il menne
18-04-2008, 15:26
Inoltre credo che si debba far di tutto per farla stare meglio, visto che in mezzo ci sono anche le altre due sorelle, specialmente la piccolina, se vede la "nuova mamma" più serena sicuramente ne sarà sollevata anche lei.

Mi sembra una cosa davvero importante

Il discorso è davvero molto più complesso, secondo me...

Questo ruolo di "nuova mamma" DEVE davvero essere suo? In questo modo? Lei lo vuole? O sente solo il dovere di assumerselo ma non lo vorrebbe? E'giusto il comportamento dei familiari ? (padre in primis, e la sorella? )

Qui secondo me ci vorrebbe una terapia di gruppo.... sia ben chiaro che queste sono solo mie personalissime opinioni, non conosco i fatti nel profondo e non posso giudicare con adeguatezza, nè potrei non essendo un professionista del ramo.

E se questo parere da fastidio all'autore del thread ( che conosce i fatti ) me lo renda noto che edito immediatamente.

Hire
18-04-2008, 15:27
Anche la frase "c'è sempre qualcuno che sta peggio, eppure ce la fa lo stesso" è del tutto inutile

Quoto. E' la frase più insensata che io conosca.
Preferisco pensare al mio dolore ( o delle persone care ) e non quello estraneo, non mi fa sentire meglio e non mi "conforta".

Ziosilvio
18-04-2008, 15:32
dove è scritto che "si riferiscono in realtà al fatto che la gente prende gli antidepressivi tipo Prozac anche quando non ne ha davvero bisogno e per ragioni che non sono la depressione, col risultato di sentirsi meglio per effetto placebo" ??
La ricerca non dice che "il Prozac è inutile", ma che è non necessario in gran parte dei casi in cui viene prescritto, e nei quali agirebbe né più né meno come un placebo.
Infatti il testo dell'articolo non fa che rimarcare due fatti già noti da tempo:
- gli psicofarmaci devono essere scelti con cura in base al disturbo. Questo compito in sé è arduo perché spesso è difficile eseguire una diagnosi accurata (talvolta si procede al contrario: in base alla risposta del paziente a un farmaco, si escludono determinate diagnosi).
- i risultati migliori si ottengono sempre accoppiando la terapia farmacologica con la psicoterapia, rispetto ai soli psicofarmaci, e ci sono numerosi studi su vari disturbi che lo attestano.

Un terzo punto è stato trascurato, ma che è molto importante: esistono dei fattori, che influenzano la risposta agli psicofarmaci, che variano molto da persona a persona.

La novità della pubblicazione di cui parla l'articolo è che gli effetti degli antidepressivi sarebbero minori di quanto pensato finora, e quindi conviene usarli solo nei casi più gravi. La pubblicazione completa è disponibile qui:
http://medicine.plosjournals.org/perlserv/?request=get-document&doi=10.1371/journal.pmed.0050045

Un punto interessante è che questi risultati sono emersi una volta considerati anche gli studi non pubblicati.
e lo studio di cui si sta parlando è lo stesso per gli articoli postati da te e per quello su Repubblica.

fertc
18-04-2008, 15:47
Ringrazio qualunque commento utile allo scopo del thread, non preoccupatevi che non mi offendo.
Solo ricordo che lo scopo non è quello di capire se i farmaci servono o meno, visto che non è che possiate fare la diagnosi a distanza...

Questo ruolo di "nuova mamma" DEVE davvero essere suo? In questo modo? Lei lo vuole? O sente solo il dovere di assumerselo ma non lo vorrebbe? E'giusto il comportamento dei familiari ? (padre in primis, e la sorella? )

Qui secondo me ci vorrebbe una terapia di gruppo.... sia ben chiaro che queste sono solo mie personalissime opinioni, non conosco i fatti nel profondo e non posso giudicare con adeguatezza, nè potrei non essendo un professionista del ramo.

E se questo parere da fastidio all'autore del thread ( che conosce i fatti ) me lo renda noto che edito immediatamente.

Il ruolo di "nuova mamma" non è stato deciso a tavolino ovviamente, ma la dinamica familiare ha imposto questo. Si sente in dovere di assumerselo, ma non vorrebbe ovviamente, ha 21 anni.
Il comportamento dei familiari non è giusto e diciamo che una riflessione profonda su questo farebbe bene a tutta la famiglia, non è solo la mia fidanzata traumatizzata.

Io sono però l'ultimo arrivato, non posso certo proporre terapie di gruppo a persone che conosco a malapena, farò già difficoltà a convincerla a rivolegersi ad uno specialista.
C'è da dire che lei, seppur avversa alla categoria, è molto più aperta caratterialmente a medici e psicologi.
Ripeto, la sua è una famiglia sempre stata ottusa... magari la sorella diciottenne tra le difficoltà si può convincere, ma che dire del cocciuto padre?

drBat
18-04-2008, 18:04
lo so per esperienza personale (mia, non di amici), tu hai letto da qualche parte?
mmm, vediamo, dove posso aver letto sulla depressione... magari su testi specialistici che ho dovuto studiare nel corso di medicina, che comprendono libri di fisiologia, neurologia e psichiatria che sono la summa di oltre 50 anni di studi sull'argomento. Ah ma è vero che scemo, quella è tutta roba scritta per far contente le case farmaceutiche, la realtà la sa jesus1987 che ha un'esperienza di ben 4 mesi di eutimil... :rolleyes:

danno un'alterazione dello stato mentale, scusa se è poco...poi se per te è una cosa normalissima e nella norma ok, prendiamoceli tutti quanti
Ti prego, spiegami in che modo la paroxetina da un'alterazione dello stato mentale che sono proprio curioso...

li danno solitamente gli psichiatri mentre per gli psicologi è meglio cercare altre soluzioni se possibile, almeno in linea di massima.
E dagli con sta storia... gli psicologi non danno farmaci non perchè siano contrari, semplicemente perchè NON SONO MEDICI. I farmaci possono essere prescritti solo da chi abbia conseguito la laurea in medicina, preferibilmente con specializzazione in psichiatria. La laurea in psicologia non abilita alla prescrizione di farmaci, infatti qualora uno psicologo pensa sia necessario l'uso di farmaci manda il paziente da uno psichiatra: chiunque non faccia così è un delinquente da evitare assolutamente e denunciare all'ordine.

ovvio che delle volte possono essere necessari, ma troppi psichiatri li danno con troppa facilità, e se si possono evitare è sempre meglio, e consideriamo anche il fatto che non ci si possono mischiare altri medicinali che possono risultare molto utili come gli antidolorifici
Se si possono evitare è sempre meglio... argomenta, dai, non stare sul vago... quanto alle interazioni l'unica controindicazione è la somministrazione in pazienti trattati con antidepressivi inibitori delle monoamminoossidasi. Sugli antidolorifici altra balla, è raccomandata cautela nell'uso con fans, ok, ma esistono decine di altri farmaci antidolorifici... Qualunque medico serio al momento della prescrizione darà adeguate indicazioni su cosa si può o non si può prendere durante il trattamento...

Dici di aver avuto un'esperienza negativa coi farmaci? Ok, ci può stare, probabilmente non soffrivi di depressione o la paroxetina non era il farmaco giusto per te... ma per favore non sputare su decenni di ricerche e studi sulla base du UN caso (mai sentito parlare di campione rappresentativo?) peraltro infarcendo il tutto di errori e imprecisioni...

drBat
18-04-2008, 18:11
Anche se devo dire che a occhio e croce mi sento di poter affermare che la radice del suo problema non è certo nello scompenso nei neurorecettori (anche se può essere insorto) ma negli eventi della vita.

Come fai a dirlo? Quello non puoi stabilirlo tu, come non possiamo stabilirlo noi... l'unico che può stabilirlo è uno psichiatra qualificato dopo accurata visita.
Sicuramente gli eventi avversi c'entrano, ma non è detto che siano solo il problema. Molte volte una persona è costituzionalmente tendente alla depressione, ma in assenza di eventi scatenanti rimane compensata... gli eventi scatenanti possono essere di varia natura, come ad esempio eventi emotivi traumatici (lutto o perdita), o ancora la gravidanza o una terapia sistemica con corticosteroidi... e allora in seguito a questi si innesca la disregolazione neurorecettoriale che impedisce di riprendersi.

SL45i
18-04-2008, 19:22
Vorrei chiedere a chi dice cose del tipo
"la chimica può essere una soluzione temporanea, ma in breve sommergendo il problema lo rende non più solvibile."
"evitare eventuali medicinali che molti psichiatri danno, non è un modo per risolvere il problema, ma solo per nasconderlo"
"Le pasticche date dallo psicologo di per se non servono ad una mazza"

Quanti anni avete studiato per dire queste cose?
Quante persone malate di depressione avete curato con queste stronzate?
Perchè uno dovrebbe accettare consigli sui farmaci da uno che non sa neanche che gli psicologi non possono prescrivere farmaci, ma solo gli psichiatri?
Avete idea di cosa siano la serotonina e la dopamina senza andare su wikipedia?

A uno che ha il diabete consigliereste di farsi fornza e curarsi da solo con la forza di volonta? Immagino di no, e allora perchè farlo con chi soffre di depressione?
La depressione è una malattia con basi organiche, per farla breve c'è un alterazione del normale equilibrio dei neurotrasmettitori, una terapia farmacologica adeguata permette di ristabilire questo equilibrio.

All'autore del 3d consiglio di rivolgersi a uno psichiatra serio, che valuterà la situazione e vedrà se è il caso di cominciare una terapia, e quale. Può darsi che consigli una terapia psicologica, o una farmacologica, o anche tutte e due... Se è serio la prima cosa che ti dirà è che per vedere qualche risultato con i farmaci ci voglioni come minimo due mesi, proprio a causa delle modificazioni neurorecettoriali che richiedono tempi lunghi (e questo è uno dei principali motivi per cui la gente parla a vanvera sugli antidepressivi, magari li prende una settimana e poi si lamenta che non fanno effetto).

quoto e riquoto..

fertc
18-04-2008, 19:30
Come fai a dirlo? Quello non puoi stabilirlo tu, come non possiamo stabilirlo noi... l'unico che può stabilirlo è uno psichiatra qualificato dopo accurata visita.
Sicuramente gli eventi avversi c'entrano, ma non è detto che siano solo il problema. Molte volte una persona è costituzionalmente tendente alla depressione, ma in assenza di eventi scatenanti rimane compensata... gli eventi scatenanti possono essere di varia natura, come ad esempio eventi emotivi traumatici (lutto o perdita), o ancora la gravidanza o una terapia sistemica con corticosteroidi... e allora in seguito a questi si innesca la disregolazione neurorecettoriale che impedisce di riprendersi.


Si effettivamente hai ragione, direi che è anche geneticamente predisposta (suo madre lo era...).
Ma ripeto, preferisco andare per gradi... il rischio che corro a proporle uno psichiatra subito è che si chiuda a ogni ulteriore proposta... voglio dire, non è che posso ordinare un TSO...

windsofchange
24-04-2008, 05:15
mmm, vediamo, dove posso aver letto sulla depressione... magari su testi specialistici che ho dovuto studiare nel corso di medicina, che comprendono libri di fisiologia, neurologia e psichiatria che sono la summa di oltre 50 anni di studi sull'argomento. Ah ma è vero che scemo, quella è tutta roba scritta per far contente le case farmaceutiche, la realtà la sa jesus1987 che ha un'esperienza di ben 4 mesi di eutimil... :rolleyes:


Ti prego, spiegami in che modo la paroxetina da un'alterazione dello stato mentale che sono proprio curioso...


E dagli con sta storia... gli psicologi non danno farmaci non perchè siano contrari, semplicemente perchè NON SONO MEDICI. I farmaci possono essere prescritti solo da chi abbia conseguito la laurea in medicina, preferibilmente con specializzazione in psichiatria. La laurea in psicologia non abilita alla prescrizione di farmaci, infatti qualora uno psicologo pensa sia necessario l'uso di farmaci manda il paziente da uno psichiatra: chiunque non faccia così è un delinquente da evitare assolutamente e denunciare all'ordine.


Se si possono evitare è sempre meglio... argomenta, dai, non stare sul vago... quanto alle interazioni l'unica controindicazione è la somministrazione in pazienti trattati con antidepressivi inibitori delle monoamminoossidasi. Sugli antidolorifici altra balla, è raccomandata cautela nell'uso con fans, ok, ma esistono decine di altri farmaci antidolorifici... Qualunque medico serio al momento della prescrizione darà adeguate indicazioni su cosa si può o non si può prendere durante il trattamento...

Dici di aver avuto un'esperienza negativa coi farmaci? Ok, ci può stare, probabilmente non soffrivi di depressione o la paroxetina non era il farmaco giusto per te... ma per favore non sputare su decenni di ricerche e studi sulla base du UN caso (mai sentito parlare di campione rappresentativo?) peraltro infarcendo il tutto di errori e imprecisioni...

Quoto in tutto e per tutto... Stavo per scrivere le medesime cose.;)

Leggendo poi sopra:
' e che cavolo, ricordo che è DROGA fino a prova contraria, quindi se si può evitare tanto meglio' non posso che dissentire categoricamente.
Sarebbe bene non giudicare materia che si ignora... :)