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View Full Version : Pieto Ichino: le mie proposte sul mondo del lavoro


dantes76
02-04-2008, 23:52
I DETTAGLI TECNICI DELLE MIE PROPOSTE*

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Sommario:

1. Premessa
2. Per ridare orgoglio e prestigio alle amministrazioni pubbliche: trasparenza, valutazione e incentivi giusti
3. Per la riforma del diritto del lavoro: tutti a tempo indeterminato, con un contratto più flessibile e meno costoso, ma con maggiore sicurezza nel caso di perdita del posto
4. Per la riforma del sistema della rappresentanza sindacale e della contrattazione: il sindacato come intelligenza collettiva dei lavoratori


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1. Premessa

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Le proposte che seguono sono ispirate all’idea di una trasformazione profonda, ma possibile, niente affatto utopistica, del sistema di protezione del lavoro nel nostro Paese. Penso a un’Italia nella quale, come nel nord-Europa, i lavoratori non abbiano paura del mercato del lavoro, ma al contrario trovino in esso la libertà effettiva di scelta; che significa maggiore forza contrattuale. E’ questa la migliore protezione della libertà, dignità e sicurezza di ciascuno; ma è solo in parte alternativa alle protezioni tradizionali: con esse può coniugarsi in molti modi.

Penso, dunque, a un mercato arricchito da un grande afflusso di investimenti da tutto il mondo, tutto innervato da un sistema di servizi pubblici e privati di informazione, orientamento professionale, formazione permanente, capaci di garantire ai cittadini, lungo la loro intera vita lavorativa, una pari opportunità di scelta e di accesso alle occasioni di lavoro che meglio soddisfano le loro esigenze e aspirazioni. Penso a un sindacato-intelligenza collettiva dei lavoratori, capace di selezionare il meglio dell’imprenditoria mondiale, valutando il piano industriale innovativo e guidando i lavoratori nella scommessa comune con l’imprenditore, garantendo la ripartizione corretta dei frutti della scommessa, quando sarà stata vinta. Penso a un’amministrazione pubblica nella quale la trasparenza totale e la cultura della valutazione e della misurazione consentono di fare spazio al merito e restituiscono ai suoi dipendenti l’orgoglio e il prestigio della funzione pubblica.

A queste idee corrispondono in tutto e per tutto gli obiettivi indicati nel manifesto Per dare valore al lavoro firmato dai candidati del PD rappresentanti del mondo del lavoro il 13 marzo 2008 (disponibile nella home page). Le indicazioni che seguono, sui modi specifici in cui queste idee possono essere attuate, sono invece il frutto del lavoro di ricerca ed elaborazione che ho svolto nell’ultimo ventennio. Oggi le propongo come contributo all’elaborazione della politica del lavoro del Partito Democratico.


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2. Per ridare orgoglio e prestigio alle amministrazioni pubbliche: trasparenza, valutazione e incentivi giusti

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Propongo che – sulla scorta delle migliori esperienze dei Paesi nord-europei ‑ in tutte le amministrazioni, soprattutto dove non possono o non devono essere attivati meccanismi di mercato, venga creata una rete di valutatori indipendenti dal potere politico e dalla dirigenza, con una agenzia nazionale che ne promuova il buon funzionamento e ne garantisca la libertà da condizionamenti indebiti.
Loro compito deve essere:
- applicare tutte le tecniche oggi disponibili per misurare e valutare efficienza e produttività di ciascuna struttura;
- garantire la trasparenza totale: tutti i dati inerenti al funzionamento delle amministrazioni e agli obiettivi assegnati a ciascun dirigente devono essere immediatamente accessibili in rete;
- stimolare e agevolare la valutazione degli osservatori qualificati (stampa specializzata, associazioni degli utenti, ricercatori universitari) e realizzare un incontro periodico pubblico, la public review per il confronto tra valutazione interna e valutazione esterna;
‑ dovunque possibile attivare sistemi di rilevazione della valutazione da parte dei cittadini/utenti della qualità del servizio;
- vigilare contro l’ingerenza indebita dei politici nella gestione, offrendo una sponda solida ai dirigenti più corretti e professionalmente dotati che vi si oppongono;
- far sentire il più possibile e con ogni mezzo ai politici e ai dirigenti delle strutture pubbliche il fiato dell’opinione pubblica sul collo.
Il radicamento e il rafforzamento nelle amministrazioni pubbliche della cultura della misurazione e della valutazione deve consentire il confronto fra strutture omogenee e l’evidenziazione delle differenze di efficienza e produttività fra di esse. Questo consentirà l’applicazione del metodo del benchmarking comparativo, che consiste in questo: obbligare le amministrazioni che occupano le posizioni peggiori nella graduatoria a riallinearsi alla media. Il riallineamento è ragionevolmente esigibile, poiché il confronto è fra strutture dello stesso tipo e che svolgono funzioni identiche; è dunque possibile imporlo come obiettivo – realistico e misurabile ‑ che i dirigenti di queste amministrazioni sono tenuti a realizzare entro un termine appropriato. A quelli che mancano l’obiettivo in misura grave deve essere revocato l’incarico dirigenziale, a norma dell’articolo 21 del Testo Unico. E nelle strutture che mostrano di non sapersi riallineare deve essere bloccata l’erogazione di aumenti retributivi.Viceversa, le strutture che fanno registrare i risultati migliori devono essere adeguatamente premiate nella distribuzione delle risorse disponibili.600x75_bici-ok.jpg
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3. Per la riforma del diritto del lavoro: tutti a tempo indeterminato, con un contratto più flessibile, ma con maggiore sicurezza nel caso di perdita del posto

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Propongo di promuovere una grande intesa tra lavoratori e imprenditori, nella quale questi ultimi rinunciano al lavoro precario in cambio di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile con l’applicazione di una tecnica di protezione della stabilità diversa da quella attuale per i licenziamenti dettati da motivo economico-organizzativo.
La cosa può funzionare così:
- d’ora in poi tutti i nuovi rapporti di lavoro, esclusi soltanto quelli stagionali o puramente occasionali, si costituiscono con un contratto a tempo indeterminato, che si apre con un periodo di prova di sei mesi;
- la contribuzione previdenziale viene rideterminata in misura uguale per tutti i nuovi rapporti, sulla base della media ponderata della contribuzione attuale di subordinati e parasubordinati; una fiscalizzazione del contributo nel primo anno per i giovani, le donne e gli anziani determina la riduzione del costo al livello di un rapporto di lavoro a progetto attuale; la semplificazione degli adempimenti riduce drasticamente i costi di transazione;
- dopo il periodo di prova, si applica la protezione prevista dall’articolo 18 dello Statuto per il licenziamento disciplinare e contro il licenziamento discriminatorio, per rappresaglia, o comunque per motivo illecito;
- in caso di licenziamento per motivi economici od organizzativi, invece, il lavoratore riceve dall’impresa un congruo indennizzo che cresce con l’anzianità di servizio;
- viene inoltre attivata un’assicurazione contro la disoccupazione, di livello scandinavo: durata pari al rapporto intercorso con limite massimo di quattro anni, con copertura iniziale del 90% dell’ultima retribuzione, decrescente di anno in anno fino al 60%), condizionata alla disponibilità effettiva del lavoratore per le attività mirate alla riqualificazione professionale e alla rioccupazione;
- l’assicurazione e i servizi collegati, affidati ad enti bilaterali, sono finanziati interamente a carico delle imprese, con un contributo determinato secondo il criterio bonus/malus (il cui costo iniziale è stimato intorno allo 0,5% del monte salari): l’imprenditore che ricorre con maggiore frequenza al licenziamento per motivi economici od organizzativi vede lievitare il contributo; quello che non vi ricorre lo vede scendere;
- il compito del giudice è limitato a controllare, su eventuale denuncia del lavoratore, che il licenziamento non sia in realtà dettato da motivi illeciti (per esempio: licenziamento squilibrato a danno di persone disabili, donne, lavoratori sindacalizzati, ecc.); il “filtro” dei licenziamenti per motivo economico è costituito invece essenzialmente dal suo costo per l’impresa; costo che la legge o il contratto collettivo stabiliscono in misura tanto più alta quanto maggiore è il livello di stabilità che si vuol garantire.
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4. Per la riforma del sistema della rappresentanza sindacale e della contrattazione collettiva

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Occorre innanzitutto una riforma della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, che consenta di individuare il sindacato o coalizione sindacale che raccoglie la maggioranza dei consensi, al livello aziendale e ai livelli superiori fino a quello nazionale. A questo sindacato o coalizione viene attribuito il potere di stipulare contratti collettivi con efficacia generale nell’ambito di sua competenza.
Il contratto collettivo nazionalestipulato dal sindacato o coalizione maggioritaria resta la disciplina applicabile in tutta la categoria (come disciplina di default), salvo che a un livello inferiore ‑ regionale o aziendale ‑ un sindacato o coalizione maggioritaria abbia stipulato un altro contratto di contenuto diverso. Deve essere attivato un “filtro” per limitare la derogabilità del contratto di livello superioreda parte di quello di livello inferiore. Propongo che il sindacato stipulante in deroga debba essere radicato in almeno quattro regioni; ma si possono utilizzare e anche combinare tra loro tecniche di limitazione diverse, con diverso grado di restrittività.
Questo disegno di riforma dell’assetto del sistema delle relazioni sindacali può essere interamente realizzato anche solo mediante un accordo interconfederale. La legge potrebbe intervenire soltanto in un secondo tempo, per rafforzare gli effetti dell’accordo e per superare la situazione attuale di inattuazione dell’articolo 39 della Costituzione e di disordine legislativo su questa materia.
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Alcuni articoli e saggi nei quali queste proposte sono argomentate più approfonditamente possono essere letti o scaricati dalla sezione “Argomenti”. I libri sono indicati, con i riferimenti bibliografici necessari, nella parte finale della sezione “Chi sono”; tra quelli destinati al pubblico più largo segnalo: “Il lavoro e il mercato”, 1996; “A che cosa serve il sindacato?”, 2005-2007; “I nullafacenti”, 2006-2008.

http://www.pietroichino.it/?page_id=15

via
http://blog.menostato.it/2008/04/le-proposte-di.html

fuocoz
03-04-2008, 00:01
A me sta simpatico,tral' altro insegna da me ed è il docente principale della mia specialistica.

Però non ce lo vedo in politica,lui è un ottimo professore (alcuni lo paragonano a Biagi) ed è quindi un tecnico,non un politico.

dantes76
03-04-2008, 00:04
A me sta simpatico,tral' altro insegna da me ed è il docente principale della mia specialistica.

Però non ce lo vedo in politica,lui è un ottimo professore (alcuni lo paragonano a Biagi) ed è quindi un tecnico,non un politico.

be digli , di scrivere un po' di piu' nel suo sito/blog:D

gourmet
03-04-2008, 08:16
Sono ottime proposte, le condivido. Sbaglio o Ichino è candidato in Lombardia per il PD?

fuocoz
03-04-2008, 11:47
si