c.m.g
28-03-2008, 17:34
28/03/2008 - 12:35
Il 2007 è stato un anno da record per le denunce e le sentenze sui furti dei nome di dominio. A dirlo, un rapporto del Wipo: 2156 denunce nel 2007, il 18 per cento in più rispetto al 2006 e il 48 per cento in più rispetto al 2005.
Il fenomeno del Cybersquatting dilaga più che mai. Si tratta della pratica di appropriarsi di nomi appartenenti a marchi famosi e usarli per un dominio confondendo le idee al navigatore e rubando click. E la sua recrudescenza è segnalata dall'ultimo rapporto dell'agenzia Onu che si cura della proprietà intellettuale, la Wipo (World Intellectual Property Organization): il 2007 ha visto 2156 denunce. Il 18 per cento in più rispetto all'anno precedente e il 48 per cento in più rispetto al 2005.
Alcuni particolari:
Il fenomeno coinvolge tutta la rete, sia grandi che piccoli nomi. Fra i grandi, segnala Reuters (http://www.visionpost.it/showpage.asp?URL=http%3A%2F%2Fwww%2Ereuters%2Ecom%2Farticle%2FtechnologyNews%2FidUSL275020020080327%3FfeedType%3DRSS%26feedName%3DtechnologyNews), ci sono quelli che preoccupano di più i navigatori, vale a dire le banche e le aziende di telecomunicazioni. Ma vanno letteralmente a ruba anche i marchi di medicinali, e gli appellativi delle star o di programmi dell'intrattenimento: dalla musica al cinema, dalla televisione alla rete. Fra i più bersagliati del 2007 ci sono "2010 FIFA World Cup", "Harvard Business School" e "The Simpson", il più famoso cartone animato mai apparso in televisione. Il maggior numero di furti riguarda in assoluto il settore delle biotecnologie.
Chi ha detto che virtuale significa non reale?
Intorno al mondo virtuale girano così tanti soldi che nessuno osa più distrarsi di fronte a piccoli e grandi abusi. In particolare, usare un marchio altrui porta un notevole danno economico per chi subisce il furto ma anche click, pubblicità, oppure diffusione di software malevoli. Per la precisione, attorno al cybersquatting ruota tutta una serie di altri fenomeni interdipendenti e simili come il typosquatting. Quest'ultimo sfrutta una sottigliezza: l'errore nella scrittura del sito che si sta cercando, che dirotta l'utente in una serie di domini simili ma falsi e spesso persino portatori di virus informatici. Insomma, il cybersquatting, con tutte le sue sfumature, è un fenomeno che preoccupa sempre di più. In Italia non esiste ancora una legislazione specifica a riguardo, e nei casi verificatisi finora - il più famoso dei quali riguarda la disputa (http://www.visionpost.it/showpage.asp?URL=http%3A%2F%2Fwww%2Earmani2%2Eit%2Findex%2Findex%2Ehtm) che vide coinvolto due Armani, Luca e il più celebre Giorgio - è stata applicata la legge a tutela dei marchi registrati.
Articolo
Autore: Serena Patierno
Fonte: www.visionpost.it (http://www.visionpost.it/index.asp?C=1&I=3098)
Il 2007 è stato un anno da record per le denunce e le sentenze sui furti dei nome di dominio. A dirlo, un rapporto del Wipo: 2156 denunce nel 2007, il 18 per cento in più rispetto al 2006 e il 48 per cento in più rispetto al 2005.
Il fenomeno del Cybersquatting dilaga più che mai. Si tratta della pratica di appropriarsi di nomi appartenenti a marchi famosi e usarli per un dominio confondendo le idee al navigatore e rubando click. E la sua recrudescenza è segnalata dall'ultimo rapporto dell'agenzia Onu che si cura della proprietà intellettuale, la Wipo (World Intellectual Property Organization): il 2007 ha visto 2156 denunce. Il 18 per cento in più rispetto all'anno precedente e il 48 per cento in più rispetto al 2005.
Alcuni particolari:
Il fenomeno coinvolge tutta la rete, sia grandi che piccoli nomi. Fra i grandi, segnala Reuters (http://www.visionpost.it/showpage.asp?URL=http%3A%2F%2Fwww%2Ereuters%2Ecom%2Farticle%2FtechnologyNews%2FidUSL275020020080327%3FfeedType%3DRSS%26feedName%3DtechnologyNews), ci sono quelli che preoccupano di più i navigatori, vale a dire le banche e le aziende di telecomunicazioni. Ma vanno letteralmente a ruba anche i marchi di medicinali, e gli appellativi delle star o di programmi dell'intrattenimento: dalla musica al cinema, dalla televisione alla rete. Fra i più bersagliati del 2007 ci sono "2010 FIFA World Cup", "Harvard Business School" e "The Simpson", il più famoso cartone animato mai apparso in televisione. Il maggior numero di furti riguarda in assoluto il settore delle biotecnologie.
Chi ha detto che virtuale significa non reale?
Intorno al mondo virtuale girano così tanti soldi che nessuno osa più distrarsi di fronte a piccoli e grandi abusi. In particolare, usare un marchio altrui porta un notevole danno economico per chi subisce il furto ma anche click, pubblicità, oppure diffusione di software malevoli. Per la precisione, attorno al cybersquatting ruota tutta una serie di altri fenomeni interdipendenti e simili come il typosquatting. Quest'ultimo sfrutta una sottigliezza: l'errore nella scrittura del sito che si sta cercando, che dirotta l'utente in una serie di domini simili ma falsi e spesso persino portatori di virus informatici. Insomma, il cybersquatting, con tutte le sue sfumature, è un fenomeno che preoccupa sempre di più. In Italia non esiste ancora una legislazione specifica a riguardo, e nei casi verificatisi finora - il più famoso dei quali riguarda la disputa (http://www.visionpost.it/showpage.asp?URL=http%3A%2F%2Fwww%2Earmani2%2Eit%2Findex%2Findex%2Ehtm) che vide coinvolto due Armani, Luca e il più celebre Giorgio - è stata applicata la legge a tutela dei marchi registrati.
Articolo
Autore: Serena Patierno
Fonte: www.visionpost.it (http://www.visionpost.it/index.asp?C=1&I=3098)