fabio80
02-03-2008, 19:23
Hanno deciso di ritirarsi dal processo, revocando la costituzione di parte civile nei confronti di uno dei presunti basisti, i componenti della famiglia di un imprenditore della zona di Guastalla, nel reggiano, che il 3 settembre 2005 fu vittima di una rapina nella propria villa. In quell'occasione la moglie, sorpresa dai malviventi mentre teneva in braccio la figlioletta di pochi anni, fu stuprata, mentre i complici facevano razzia di preziosi e denaro, per un bottino di 150.000 euro.
Dei sei componenti del gruppo criminale arrestati durante le indagini, cinque sono già liberi, e proprio contro l' "indulgenza" avuta nei confronti della banda le vittime di quella notte di terrore hanno deciso di attuare questo gesto di protesta.
Anche il basista ora sotto processo, un avellinese di 41 anni, è stato scarcerato, nel luglio scorso, dopo aver scontato un periodo agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Ariano Irpino.
Dei sei arrestati per quel 'colpo' è rimasto in carcere solo un albanese di 26 anni, autore dello stupro: condannato in primo grado a 12 anni di carcere per la rapina e la violenza, e a quattro anni per due rapine compiute nel bolognese, in Appello aveva ottenuto uno sconto di pena di tre anni, che il difensore aveva concordato con il Pm ottenendo poi l'assenso dei giudici di secondo grado.
Gli altri sono liberi, grazie anche all'indulto di cui alcuni hanno beneficiato: un secondo basista italiano aveva patteggiato tre anni e quattro mesi, il capo albanese della banda aveva patteggiato quattro anni e mezzo, un suo connazionale era stato condannato a cinque anni ma era stato scarcerato già prima del processo, mentre un altro albanese era stato assolto dal Gup. "Un po' mi ero tranquillizzato nel vedere in carcere quei malviventi - aveva detto nei mesi scorsi l'imprenditore rapinato alla 'Gazzetta di Reggio' - Dopo che questi sono stati scarcerati vivo nel terrore che tornino a colpire". Anche perché i malviventi, prima di fuggire dopo il 'colpo', gli promisero che sarebbero tornati: "Mi dissero di preparare altri soldi, o sarebbero tornati a prendere mia figlia. Le puntarono un coltello alla gola, dissero che l'avrebbero uccisa se avessi denunciato la rapina. Noi però, dopo una lunga riflessione, ci siamo rivolti ugualmente alle forze dell'ordine, ma come non temere ancora oggi una vendetta?".
LA CRONACA DI QUELLA NOTTE
Rapinano la villa e stuprano la giovane moglie di un imprenditore sotto gli occhi della figlioletta. Arancia meccanica nella Bassa reggiana, presi tre albanesi. Alla base della risoluzione del caso e' stato l'eccezionale connubio tra l'incisiva attività di controllo del territorio, le minuziose, laboriose e tradizionali tecniche investigative e i riscontri di laboratorio del Ris di Parma, che sotto il coordinamento di Italo Materia, procuratore capo della Procura reggiana e del sostituto Isabella Chiesi, hanno consentito la cattura dei criminali.
Un'altra batteria appartenente al più nutrito popolo della banda delle ville e' quindi tornata a colpire nel reggiano con una ferocia però ancora maggiore rispetto al passato: i banditi in questo caso infatti durante l'assalto all'abitazione di un imprenditore reggiano hanno violentato la moglie nonostante avesse in braccio la figlia di pochi anni.
Una rapina in stile arancia meccanica quella consumata nel Reggiano con l'imprenditore svegliato con colpi alla testa inferti con la canna di una pistola da tre rapinatori, uno armato di pistola e due di coltello, che lo costringono ad alzarsi legandogli le mani dietro la schiena con del nastro adesivo.
E' l'inizio dell'incubo con i tre rapinatori che su indicazione dell'imprenditore svuotano la cassaforte prelevando gioielli e contanti. L'ingente bottino, oltre 100mila euro, non basta. I tre malviventi continuano ad infierire chiedono dove si trovi l'altra cassaforte (che non c'e') minacciando di sparare all'uomo e di portare via la piccola figlia dei coniugi tenuta in braccio dalla madre.
Due dei rapinatori scendono nella zona giorno con l'uomo, mentre il terzo malvivente, quello armato di pistola, resta in camera con la donna, sottoponendola ad un violento ed orrendo stupro sotto la minaccia della pistola puntata alla testa con la donna che tiene in braccio la figlioletta che fortunatamente continua a dormire.
I due complici nel frattempo rubano, vengono sottratti anche i cellulari delle vittime. Poi il commando, supportato da almeno altri due elementi posizionati all'esterno decide di allontanarsi minacciando l'imprenditore a preparare molti soldi perché sarebbero tornati a rapire la figlioletta.
http://www.emilianet.it/Sezione.jsp?idSezione=17111&idSezioneRif=7
sentito al tg 5 minuti fa. meravigliamoci poi della giustizia faidatè.
Dei sei componenti del gruppo criminale arrestati durante le indagini, cinque sono già liberi, e proprio contro l' "indulgenza" avuta nei confronti della banda le vittime di quella notte di terrore hanno deciso di attuare questo gesto di protesta.
Anche il basista ora sotto processo, un avellinese di 41 anni, è stato scarcerato, nel luglio scorso, dopo aver scontato un periodo agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Ariano Irpino.
Dei sei arrestati per quel 'colpo' è rimasto in carcere solo un albanese di 26 anni, autore dello stupro: condannato in primo grado a 12 anni di carcere per la rapina e la violenza, e a quattro anni per due rapine compiute nel bolognese, in Appello aveva ottenuto uno sconto di pena di tre anni, che il difensore aveva concordato con il Pm ottenendo poi l'assenso dei giudici di secondo grado.
Gli altri sono liberi, grazie anche all'indulto di cui alcuni hanno beneficiato: un secondo basista italiano aveva patteggiato tre anni e quattro mesi, il capo albanese della banda aveva patteggiato quattro anni e mezzo, un suo connazionale era stato condannato a cinque anni ma era stato scarcerato già prima del processo, mentre un altro albanese era stato assolto dal Gup. "Un po' mi ero tranquillizzato nel vedere in carcere quei malviventi - aveva detto nei mesi scorsi l'imprenditore rapinato alla 'Gazzetta di Reggio' - Dopo che questi sono stati scarcerati vivo nel terrore che tornino a colpire". Anche perché i malviventi, prima di fuggire dopo il 'colpo', gli promisero che sarebbero tornati: "Mi dissero di preparare altri soldi, o sarebbero tornati a prendere mia figlia. Le puntarono un coltello alla gola, dissero che l'avrebbero uccisa se avessi denunciato la rapina. Noi però, dopo una lunga riflessione, ci siamo rivolti ugualmente alle forze dell'ordine, ma come non temere ancora oggi una vendetta?".
LA CRONACA DI QUELLA NOTTE
Rapinano la villa e stuprano la giovane moglie di un imprenditore sotto gli occhi della figlioletta. Arancia meccanica nella Bassa reggiana, presi tre albanesi. Alla base della risoluzione del caso e' stato l'eccezionale connubio tra l'incisiva attività di controllo del territorio, le minuziose, laboriose e tradizionali tecniche investigative e i riscontri di laboratorio del Ris di Parma, che sotto il coordinamento di Italo Materia, procuratore capo della Procura reggiana e del sostituto Isabella Chiesi, hanno consentito la cattura dei criminali.
Un'altra batteria appartenente al più nutrito popolo della banda delle ville e' quindi tornata a colpire nel reggiano con una ferocia però ancora maggiore rispetto al passato: i banditi in questo caso infatti durante l'assalto all'abitazione di un imprenditore reggiano hanno violentato la moglie nonostante avesse in braccio la figlia di pochi anni.
Una rapina in stile arancia meccanica quella consumata nel Reggiano con l'imprenditore svegliato con colpi alla testa inferti con la canna di una pistola da tre rapinatori, uno armato di pistola e due di coltello, che lo costringono ad alzarsi legandogli le mani dietro la schiena con del nastro adesivo.
E' l'inizio dell'incubo con i tre rapinatori che su indicazione dell'imprenditore svuotano la cassaforte prelevando gioielli e contanti. L'ingente bottino, oltre 100mila euro, non basta. I tre malviventi continuano ad infierire chiedono dove si trovi l'altra cassaforte (che non c'e') minacciando di sparare all'uomo e di portare via la piccola figlia dei coniugi tenuta in braccio dalla madre.
Due dei rapinatori scendono nella zona giorno con l'uomo, mentre il terzo malvivente, quello armato di pistola, resta in camera con la donna, sottoponendola ad un violento ed orrendo stupro sotto la minaccia della pistola puntata alla testa con la donna che tiene in braccio la figlioletta che fortunatamente continua a dormire.
I due complici nel frattempo rubano, vengono sottratti anche i cellulari delle vittime. Poi il commando, supportato da almeno altri due elementi posizionati all'esterno decide di allontanarsi minacciando l'imprenditore a preparare molti soldi perché sarebbero tornati a rapire la figlioletta.
http://www.emilianet.it/Sezione.jsp?idSezione=17111&idSezioneRif=7
sentito al tg 5 minuti fa. meravigliamoci poi della giustizia faidatè.