dasdsasderterowaa
17-02-2008, 00:52
La storia incredibile di un pescatore di Taranto. :(
Fonte: http://www.tarantosera.com/DettaglioNews.asp?idN=1683
TARANTO – Prima la galera da innocente. E poi la delusione di tante promesse di aiuto rimaste sulla carta. Ora chiede dodici milioni di euro per ripagare oltre quindici interminabili anni, gli ultimi quattro in semilibertà, trascorsi dietro le sbarre. E’ il conto presentato alla giustizia italiana dal pescatore tarantino Domenico Morrone. La vittima del più grande errore giudiziario della storia repubblicana. Quarantaquattro anni con alle spalle una storia intrisa di sofferenza ora invoca che la giustizia nella sua vita abbia un senso. «Potessi schiacciare un bottone e tornare indietro rinuncerei a qualsiasi somma» - dice al telefono. Ma nelle sue parole c’è anche la delusione di questi ultimi due anni, in cui ha perso la madre, ed ha dovuto fare i conti con tanti aiuti promessi e non mantenuti. «Mia mamma ha sempre creduto nella mia innocenza e si è spenta serenamente perchè era stata dimostrata. Da quando sono tornato libero - spiega Morrone - mi è stato promesso aiuto che non ho mai avuto. Ed oggi sono un uomo economicamente rovinato». Anche per questo ieri in tarda mattinata ha presentato la domanda per il risarcimento che chiede allo Stato per l’errore giudiziario. Il ricorso è stato depositato dal suo legale, l’avvocato Claudio Defilippi, nella cancelleria della Corte di Appello di Lecce. Il dramma di Morrone era iniziato nel 1991 quando venne arrestato come autore di uno spietato duplice omicidio. Due ragazzi crivellati di colpi dinanzi alla loro scuola dei Tamburi. Le indagini presero subito la pista sbagliata. I sospetti si concentrarono su Morrone. Secondo gli inquirenti dell’epoca era stato lui a giustiziare a colpi di 7,65 quei due ragazzi. La verità era un’altra e Morrone ha urlato per tre gradi di giudizio la sua innocenza. Le sue urla, però, nulla hanno potuto contro quel castello di accuse. Ad uccidere era stato lui. La ricostruzione che lo incastrava ha retto per tre gradi di giudizio. E la verità è rimasta nascosta e sepolta sotto gli atti di Corte Di Assise, Appello e Cassazione. Sino all’aprile di due anni fa. Già perché Morrone non ha mai rinunciato all’idea di dimostrare la sua estraneità a quel brutale delitto. Solo dopo aver trascorso oltre quindici anni in carcere da innocente è riuscito in questa impresa. La verità è saltata fuori grazie anche alle rivelazioni fatte da due collaboratori di giustizia che hanno contribuito a dimostrare l’innocenza del pescatore dei Tamburi. Lui ha creduto al miracolo solo quando le porte della cella si sono aperte ed è tornato ai Tamburi nella sua vecchia casa dove lo attendeva l’anziana madre. Le sofferenze che gli hanno rovinato la vita, però, gli fanno ancora compagnia. Dovrà tornare in aula, e sempre per chiedere che giustizia sia fatta. M.D.
Una storia agghiacciante. Quindici anni, un'eternità... :(
Fonte: http://www.tarantosera.com/DettaglioNews.asp?idN=1683
TARANTO – Prima la galera da innocente. E poi la delusione di tante promesse di aiuto rimaste sulla carta. Ora chiede dodici milioni di euro per ripagare oltre quindici interminabili anni, gli ultimi quattro in semilibertà, trascorsi dietro le sbarre. E’ il conto presentato alla giustizia italiana dal pescatore tarantino Domenico Morrone. La vittima del più grande errore giudiziario della storia repubblicana. Quarantaquattro anni con alle spalle una storia intrisa di sofferenza ora invoca che la giustizia nella sua vita abbia un senso. «Potessi schiacciare un bottone e tornare indietro rinuncerei a qualsiasi somma» - dice al telefono. Ma nelle sue parole c’è anche la delusione di questi ultimi due anni, in cui ha perso la madre, ed ha dovuto fare i conti con tanti aiuti promessi e non mantenuti. «Mia mamma ha sempre creduto nella mia innocenza e si è spenta serenamente perchè era stata dimostrata. Da quando sono tornato libero - spiega Morrone - mi è stato promesso aiuto che non ho mai avuto. Ed oggi sono un uomo economicamente rovinato». Anche per questo ieri in tarda mattinata ha presentato la domanda per il risarcimento che chiede allo Stato per l’errore giudiziario. Il ricorso è stato depositato dal suo legale, l’avvocato Claudio Defilippi, nella cancelleria della Corte di Appello di Lecce. Il dramma di Morrone era iniziato nel 1991 quando venne arrestato come autore di uno spietato duplice omicidio. Due ragazzi crivellati di colpi dinanzi alla loro scuola dei Tamburi. Le indagini presero subito la pista sbagliata. I sospetti si concentrarono su Morrone. Secondo gli inquirenti dell’epoca era stato lui a giustiziare a colpi di 7,65 quei due ragazzi. La verità era un’altra e Morrone ha urlato per tre gradi di giudizio la sua innocenza. Le sue urla, però, nulla hanno potuto contro quel castello di accuse. Ad uccidere era stato lui. La ricostruzione che lo incastrava ha retto per tre gradi di giudizio. E la verità è rimasta nascosta e sepolta sotto gli atti di Corte Di Assise, Appello e Cassazione. Sino all’aprile di due anni fa. Già perché Morrone non ha mai rinunciato all’idea di dimostrare la sua estraneità a quel brutale delitto. Solo dopo aver trascorso oltre quindici anni in carcere da innocente è riuscito in questa impresa. La verità è saltata fuori grazie anche alle rivelazioni fatte da due collaboratori di giustizia che hanno contribuito a dimostrare l’innocenza del pescatore dei Tamburi. Lui ha creduto al miracolo solo quando le porte della cella si sono aperte ed è tornato ai Tamburi nella sua vecchia casa dove lo attendeva l’anziana madre. Le sofferenze che gli hanno rovinato la vita, però, gli fanno ancora compagnia. Dovrà tornare in aula, e sempre per chiedere che giustizia sia fatta. M.D.
Una storia agghiacciante. Quindici anni, un'eternità... :(