View Full Version : [NEWS] RIAA: filtri P2P negli anti-virus
sabato 09 febbraio 2008
http://blogger.p2pforum.it/gallery/d/198-1/no_riaa.gif
Se le parole che stiamo per riportare non provenissero dalla bocca di Cary Sherman (http://www.downloadblog.it/post/878/intervista-al-presidente-della-riaa/), presidente di RIAA, probabilmente potrebbero essere semplicemente liquidate come quelle partorite dalla mente di una persona uscita di senno, ma visto che si tratta di colui che sta a capo della più grande ed agguerrita associazione di discografici, vale la pena vedere cosa Sherman ha avuto da dire in questi giorni
In parole povere, secondo il capo di RIAA sarebbe necessario un cambio all’interno della strategia nella lotta contro il file sharing illegale, demandando il controllo ed il filtraggio di contenuti piratati ai software anti-virus, liberando così i vari ISP da responsabilità di vario tipo e operando in maniera locale sulla macchina di ogni utente PC.
A quanto pare, Sherman sembra non aver considerato che nessuno sarebbe disposto ad installare sul proprio computer un anti-virus spia, in grado di filtrare i contenuti illeciti, così come i produttori avrebbero sicuramente qualcosa da ridire in merito alla sua strampalata idea.
L’infelice uscita del presidente dell’associazione discografica ha suscitato immediate reazioni (http://www.dslreports.com/shownews/RIAA-AntiVirus-Software-Should-Filter-Pirated-Content-91661) in giro per la rete (http://www.neowin.net/forum/index.php?showtopic=618435), qualcuna delle quali di tipo sarcastico mentre altre abbastanza indignate, riassumibili in quanto espresso da un utente dei due siti sopra linkati:
RIAA non sa cos’altro fare, ed ogni giorno sembrano sempre più stupidi e disperati a causa del loro continuo desiderio di denaro
Aggiornamento: secondo quanto avrebbe dichiarato un portavoce RIAA, presente alla conferenza in cui Sherman ha rilasciato le dichiarazioni sopra riportate, il presidente dell’associazione stava “semplicemente rimuginando in risposta ad una domanda che gli era stata posta. Non ha proposto o suggerito nulla di specifico ma parlando in astratto su qualche idea”: sarà, ma di certo il tutto resta un’infelice sortita da parte di Cary Sherman.
Fonte: Downloadblog (http://www.downloadblog.it/post/5608/riaa-filtri-p2p-negli-anti-virus) via CyberNet (http://cybernetnews.com/2008/02/08/riaa-says-anti-virus-software-should-filter-pirated-content/)
Bugs Bunny
10-02-2008, 15:39
fa piacere vedere che sono sempre più disperati :Perfido:
quelle partorite dalla mente di una persona uscita di senno...
:mano:
http://scirocco.amisnet.org/files/2007/10/247.jpg
:asd::asd::asd:
perché non l'ha ancora assunto nessuno come comico?!?!
:rotfl: :rotfl: :rotfl:
Bene una ragione in più per non installare antivirus:
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1648469
Non hanno capito che gli unici filtri li devono mettere ai loro esagerati guadagni!
Bene una ragione in più per non installare antivirus:
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1648469
Non hanno capito che gli unici filtri li devono mettere ai loro esagerati guadagni!
questo mi pare un po' esagerato!!;)
12/02/2008
RIAA: meno soldi agli artisti e filtri anti-P2P negli antivirus
http://www.megalab.it/immagini/news/riaa_me/01_-_RIAA_=_shit.jpg
L’organizzazione più odiata si gioca definitivamente il boccino e spara a zero: la miseria che arriva agli artisti dalle vendite musicali va ridotta ulteriormente. E i filtri anti-P2P devono lavorare in locale, per rendere la cifratura del traffico di rete inefficace. Urge una risposta: qual è il numero per chiamare la neuro negli States?
Oramai le immonde fesserie che RIAA & organizzazioni sodali sono in grado di vomitare in rete non fanno quasi più notizia: hanno denunciato decine di migliaia di utenti del file sharing e il P2P è cresciuto come e più di prima; si sono meritate il disprezzo generale con cause legali notorie come quella di Jammie Thomas e hanno in tutta risposta parlato di grande vittoria per il diritto e la legge; sono state sconfessate dalle stesse major che danno loro i fondi per esistere e far danni e continuano imperterrite a parlare di filtri, denunce e più in generale a tratteggiare ideologicamente i potenziali consumatori di contenuti musicali come criminali dichiarati e pericolosi per la società tutta.
Gli artisti? Meglio tenerli a stecchetto. Ancora di più...
In questo pietoso e ignobile stato di cose non stupisce più di tanto venire a conoscenza delle nuove, "meravigliose" proposte fuoriuscite dal think-thank dell'organizzazione. La prima è ispirata direttamente dall'avidità, il vero punto cardine dell'azione di RIAA e delle major musicali: i mega-manager del disco vorrebbero decurtare ulteriormente i ricavi degli artisti, che poi sarebbero la fonte primaria del guadagno delle suddette etichette, portando l'attuale 13% a un misero 8% del totale.
Che i musicisti vedano ben poco dei milioni di dollari che la musica commerciale frutta alle loro etichette è un fatto assodato: già artisti notori del calibro dei Radiohead hanno messo in evidenza l'esistenza del modello "artista-limone", da spremere finché ce n'è e a totale guadagno dell'etichetta e dei sempre troppo ricchi e panciuti manager che ne detengono un immeritato e incapace controllo.
E che RIAA voglia ridurre ulteriormente la fettina di torta che arriva agli autori è la dimostrazione lampante, chiara e senza alcuna possibilità di dubbio del fatto che in realtà, al di là delle tirate ideologiche sulla necessità di difendere il diritto d'autore per salvaguardare artisti, autori e più in generale i creatori originari del "prodotto" musicale, l'unico vero interesse di RIAA e dell'industria che rappresenta è quello di difendere se stessa.
L'industria vuole trascinare all'infinito un modello di business morente e che merita soltanto di essere raso al suolo nella sua forma attuale, per ricominciare daccapo con strumenti di intermediazione più vicini ai reali interessi di musicisti e appassionati, finalmente rispondenti alle sfide della moderna società dell'informazione e dell'economia di rete.
Non che RIAA sia sola in questa sua passione per il modello "artista-limone": sulla barca è salito anche Steve "PR" Jobs, con Apple che vorrebbe ulteriormente ridurre - assieme agli altri player della distribuzione digitale - la quota delle royalty da pagare ai disgraziati musicisti a un poco più che simbolico 4%. Jobs in fondo fa soldi a palate distribuendo in quantità illimitate un prodotto che gli viene svenduto direttamente dalle etichette, quindi non stupisce sapere che l'unica cosa a cui sia interessato - a parte produrre costosi igingilli di itendenza come iPod, iPhone e iMac - sia fare ancora più soldi.
RIAA vuole l'antivirus anti-P2P
Non bastasse questo a scatenare un fuoco di polemiche senza fine - e a incrementare ulteriormente il giusto disprezzo di cui RIAA si dimostra ogni giorno sempre più degna - il padrino dell'organizzazione pro-manager Cary Sherman da' l'ennesima prova della sua infinita saggezza suggerendo l'implementazione di filtri anti-P2P in locale. Sherman è pienamente consapevole del fatto che le pratiche di traffic shaping e di controllo delle comunicazioni di rete da parte degli ISP, propagandate come "inevitabili" dai grossi provider USA come AT&T, a lungo andare non funzioneranno e la cifratura dei dati diverrà parte integrante dei più diffusi client delle reti di file sharing.
Per ovviare al problema, il "genio" di Sherman s'è inventato appunto l'installazione di spyware anti-utente e pro-industria direttamente sulla macchina che condivide contenuti in rete. In tal modo, ad esempio, un film illegale distribuito su torrent verrebbe individuato molto facilmente una volta decodificato dal client P2P e salvato su disco.
Naturalmente Sherman - evidentemente uno di quei mega-manager troppo pagati per non si sa bene quale motivo preciso - sa bene che gli utenti non sono così "utonti" da installarsi uno spyware sulla macchina, ragion per cui sarebbe necessario - e qui indubbiamente si palesa tutto il suo genio - rendere la pillola indolore e inodore, infilando il software-spia all'interno di prodotti "obbligatori" come un software antivirus o il firmware dei modem forniti dagli ISP.
"Perché qualcuno dovrebbe infilare una cosa del genere sulla sua macchina? - dice il geniale manager sopra-pagato - E' improbabile che qualcuno lo faccia di sua volontà, ma lo farebbero se il software fornisse dei benefici come ad esempio contro i virus e via di questo passo… potrebbe essere integrato nel modem o fornito dal provider". Incredulità per quanto appena letto? Bene, perché Public Knowledge ha messo a disposizione un video che dimostra quanto il chairman di RIAA sia serio riguardo un simile genere di misure anti-P2P.
Ma questa volta pare che Sherman abbia davvero esagerato: un portavoce dell'organizzazione si è affrettato nei giorni successivi il suo discorso a liquidare le trovate degli spyware anti-P2P come "riflessioni in risposta a una domanda che gli era stata posta. Non stava proponendo o suggerendo niente di specifico ma parlando in astratto su alcune idee generali".
Qualcosa di specifico, in realtà, l'infelice trovata la dimostra: come giustamente osserva ars technica, essa mette in evidenza il modo "istintivo" di approcciare certi problemi da parte di RIAA e delle organizzazioni similari come IFPI. La pronta e indignata reazione da parte di un'ampia platea è parimenti la dimostrazione del fatto che il tentativo di lottizzazione dell'industria non riesce ancora, nonostante tutto, a rendere totalmente schiavi i sistemi di diritto delle democrazie evolute. USA in primis, sperando che il tutto regga e non degeneri nelle direzioni totalitarie costantemente indicate dai cactus al potere del nuovo vapore digitale.
Fonte: MegaLab (http://www.megalab.it/news.php?id=2001)
12/02/2008
[...]
Gli artisti? Meglio tenerli a stecchetto. Ancora di più...
In questo pietoso e ignobile stato di cose non stupisce più di tanto venire a conoscenza delle nuove, "meravigliose" proposte fuoriuscite dal think-thank dell'organizzazione. La prima è ispirata direttamente dall'avidità, il vero punto cardine dell'azione di RIAA e delle major musicali: i mega-manager del disco vorrebbero decurtare ulteriormente i ricavi degli artisti, che poi sarebbero la fonte primaria del guadagno delle suddette etichette, portando l'attuale 13% a un misero 8% del totale.
Che i musicisti vedano ben poco dei milioni di dollari che la musica commerciale frutta alle loro etichette è un fatto assodato: già artisti notori del calibro dei Radiohead hanno messo in evidenza l'esistenza del modello "artista-limone", da spremere finché ce n'è e a totale guadagno dell'etichetta e dei sempre troppo ricchi e panciuti manager che ne detengono un immeritato e incapace controllo.
E che RIAA voglia ridurre ulteriormente la fettina di torta che arriva agli autori è la dimostrazione lampante, chiara e senza alcuna possibilità di dubbio del fatto che in realtà, al di là delle tirate ideologiche sulla necessità di difendere il diritto d'autore per salvaguardare artisti, autori e più in generale i creatori originari del "prodotto" musicale, l'unico vero interesse di RIAA e dell'industria che rappresenta è quello di difendere se stessa.
[...]
:muro:
:cry:
e io dovrei comprare un cd giusto per dare solo soldi all'ettichetta??
ma questi vogliono con tutto il cuore che tutti si mettano a scaricare musica e basta! :muro:
PS: io sto' provando a non scaricare e non comprare musica usando last.fm e basta, comunque ;)
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