gigio2005
05-02-2008, 20:29
http://www.ilmattino.it/mattino/20080205/foto/HE10_820.jpg
http://www.ilmattino.it/mattino/20080205/foto/HE10_815.jpg
«Mi raccomando, dategliele tutte in faccia». L'esortazione di una madre al figlio che parte in missione. Missione di morte, sentenza di camorra da eseguire. E dai risultati ottenuti, come si vedrà, l’esortazione è servita. Il «tutte in faccia» si riferisce alle «botte», nello slang criminale i colpi di arma da fuoco: insomma «sparategli alla faccia». Che ha anche un significato, di totale disprezzo per la vittima: cancellargli la faccia affinché di lui non resti ricordo; e devastarlo al punto da renderlo irriconoscibile agli stessi familiari e procurare ulteriore dolore. Ci sono mamme che esortano i loro figli a «comportarsi bene», a raggiungere «risultati encomiabili», nello studio come nel lavoro; e ce ne sono altre che rivolgono sempre esortazioni ai figli, ma dal diverso tenore: «Sparagli in faccia». Basta questa frase, da sola, a tracciare il profilo di Giovanna Terracciano, 39 anni a ottobre, vedova di Ciro De Falco, il ras di Acerra. La raccomandazione è per il figlio, Impero De Falco, fatta sull’uscio di casa mentre il 21enne giovane sta partendo con il commando per andare ad ammazzare Luigi Borzacchiello, loro nemico. Era il 9 dicembre 2006. Ciro De Falco era morto da appena due mesi, il 10 ottobre. La vedova è un vertice del clan, è nell’organico. L’hanno accertato le investigazioni, i riscontri, soprattutto i contenuti delle intercettazioni. Donna di camorra, come tante ne hanno annotate i verbali d’inchiesta, le trascrizioni di intercettazioni. E non è da sola: buon sangue non mente. La figlia Elvira non è da meno. Anzi, semmai in cinismo supera la madre: il padre morto da qualche ora, il corpo sul «tavolaccio» dell’obitorio e lei già pronta a dettare l’editto per il nuovo assetto militare del clan. «Non è cambiato nulla; i soldi di mio padre ce li mangiamo sempre noi; Acerra è sempre di mio padre: lo devono capire questa gente di m....». Cariche di odio e rancore queste parole, non animate da un sentimento di vendetta - che è alla base di tutte le faide di camorra - quanto dal primario obiettivo di puntualizzare che gli interessi economici, il danaro delle estorsioni come della droga resta della famiglia De Falco. Puntualizzazione da far giungere all’esterno ma anche all'interno della cosca: non c’è spazio per eventuali mire di accaparramento, tutto resta come prima, la morte del padre non muta alcun equilibrio. La vendetta arriverà, come accertato dall’inchiesta, nelle forme più brutali e feroci immaginabili. Finanche una strage. Ideata per ammazzare Antonio Mariniello, il killer di Ciro De Falco. Ne parlano Pasquale Di Fiore, il marito di Elvira De Falco, e la vedova del ras. I due discutono sulle modalità da utilizzare per stanare il nemico che, capita l’antifona, s’era barricato in casa, una palazzina circondata anche da un poderoso muro di cinta. Di Fiore parla di almeno 250 grammi di tritolo da utilizzare. «Moriranno 15, 16 persone - dice il genero - tra cui anche la sorella di Ginetta». E la suocera, come unico commento, riprendendo un frase lasciata in sospetto circa la collocazione dell’ordigno, risponde: «Vicino al cancello e vediamo di non fare figure di m....». m.cer.
http://www.ilmattino.it/mattino/page_view.php?pbk=1&Date=20080205&Edition=NAZIONALE&Section=NAZIONALE&Number=41&vis=G
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«Mi raccomando, dategliele tutte in faccia». L'esortazione di una madre al figlio che parte in missione. Missione di morte, sentenza di camorra da eseguire. E dai risultati ottenuti, come si vedrà, l’esortazione è servita. Il «tutte in faccia» si riferisce alle «botte», nello slang criminale i colpi di arma da fuoco: insomma «sparategli alla faccia». Che ha anche un significato, di totale disprezzo per la vittima: cancellargli la faccia affinché di lui non resti ricordo; e devastarlo al punto da renderlo irriconoscibile agli stessi familiari e procurare ulteriore dolore. Ci sono mamme che esortano i loro figli a «comportarsi bene», a raggiungere «risultati encomiabili», nello studio come nel lavoro; e ce ne sono altre che rivolgono sempre esortazioni ai figli, ma dal diverso tenore: «Sparagli in faccia». Basta questa frase, da sola, a tracciare il profilo di Giovanna Terracciano, 39 anni a ottobre, vedova di Ciro De Falco, il ras di Acerra. La raccomandazione è per il figlio, Impero De Falco, fatta sull’uscio di casa mentre il 21enne giovane sta partendo con il commando per andare ad ammazzare Luigi Borzacchiello, loro nemico. Era il 9 dicembre 2006. Ciro De Falco era morto da appena due mesi, il 10 ottobre. La vedova è un vertice del clan, è nell’organico. L’hanno accertato le investigazioni, i riscontri, soprattutto i contenuti delle intercettazioni. Donna di camorra, come tante ne hanno annotate i verbali d’inchiesta, le trascrizioni di intercettazioni. E non è da sola: buon sangue non mente. La figlia Elvira non è da meno. Anzi, semmai in cinismo supera la madre: il padre morto da qualche ora, il corpo sul «tavolaccio» dell’obitorio e lei già pronta a dettare l’editto per il nuovo assetto militare del clan. «Non è cambiato nulla; i soldi di mio padre ce li mangiamo sempre noi; Acerra è sempre di mio padre: lo devono capire questa gente di m....». Cariche di odio e rancore queste parole, non animate da un sentimento di vendetta - che è alla base di tutte le faide di camorra - quanto dal primario obiettivo di puntualizzare che gli interessi economici, il danaro delle estorsioni come della droga resta della famiglia De Falco. Puntualizzazione da far giungere all’esterno ma anche all'interno della cosca: non c’è spazio per eventuali mire di accaparramento, tutto resta come prima, la morte del padre non muta alcun equilibrio. La vendetta arriverà, come accertato dall’inchiesta, nelle forme più brutali e feroci immaginabili. Finanche una strage. Ideata per ammazzare Antonio Mariniello, il killer di Ciro De Falco. Ne parlano Pasquale Di Fiore, il marito di Elvira De Falco, e la vedova del ras. I due discutono sulle modalità da utilizzare per stanare il nemico che, capita l’antifona, s’era barricato in casa, una palazzina circondata anche da un poderoso muro di cinta. Di Fiore parla di almeno 250 grammi di tritolo da utilizzare. «Moriranno 15, 16 persone - dice il genero - tra cui anche la sorella di Ginetta». E la suocera, come unico commento, riprendendo un frase lasciata in sospetto circa la collocazione dell’ordigno, risponde: «Vicino al cancello e vediamo di non fare figure di m....». m.cer.
http://www.ilmattino.it/mattino/page_view.php?pbk=1&Date=20080205&Edition=NAZIONALE&Section=NAZIONALE&Number=41&vis=G