gpc
01-02-2008, 19:05
Qualche settimana fa, all'inizio del blocco del traffico del giovedì, qui in Emilia Romagna, sui giornali locali compeggiarono le lamentele dei cittadini che avevano osservato che le polveri erano salite di parecchio proprio il primo giorno di blocco, sostenendo che quindi non servivano a niente.
L'ex assessore di Ferrara alla (im)mobilità, ora all'Arpa, rispose che non si poteva dare un giudizio prendendo il dato di una singola giornata, perchè nell'atmosfera ci sono "troppe reazioni" per basarsi su quello.
E in effetti non ha torto, anzi.
L'anno scorso, fortunatamente, mi sono trascritto tutti i dati rilasciati dall'Arpa sulla qualità dell'aria da inizio gennaio a inizio aprile, ossia nel periodo di blocco del traffico, e su questi ho fatto un po' di analisi statistiche.
Questa è la lettera che ho mandato ad un quotidiano, ovviamente tralascio gli aspetti tecnici e matematici per quanto possibile, ma credo che sia interessante:
Gentile redazione,
ho letto con interesse l’articolo sulla mancata efficacia delle misure antismog che, ormai da anni, affliggono i ferraresi e i cittadini dell’Emilia Romagna in generale, così come la replica di Alessandro Bratti.
Dato che si tratta di una questione che mi sono posto da tempo e su cui avevo già ragionato in passato, mi sono chiesto se il metodo scientifico potesse dirimere una controversia laddove il buon senso latita e la politica fallisce.
Per caso ma non troppo, l’anno scorso ho registrato i dati forniti dall’ARPA dall’otto gennaio al primo aprile relativi a tutte le rilevazioni delle PM10 nelle città emiliane in cui era attiva l’ordinanza anti-smog per effettuare alcuni test statistici, ossia sfruttare l’unico strumento che la matematica (che non è un’opinione…) fornisce per valutare in maniera oggettiva una serie di dati.
Limitando al minimo gli aspetti tecnici per ovvi motivi di chiarezza, i test utilizzati sono di due tipi: il primo, chiamato Test di Student, permette di verificare se due serie di campioni appartengono ad una stessa famiglia o, detto in altre parole, se tra due serie di dati esista una differenza statisticamente significativa derivante da qualche evento esterno, che nel nostro caso sarebbe il blocco del traffico. Il secondo test è l’analisi della varianza, che ha lo stesso scopo del test precedente ma può operare su più serie di campioni: in questo caso può verificare se, tra diversi giorni della settimana, esista un qualche evento che renda statisticamente differenti i valori di inquinanti registrati dall’ARPA.
Dato che il sig. Bratti sostiene che siano “troppe le reazioni che ci sono in atmosfera” per poter trarre conclusioni da una singola rilevazione, spiego subito che la statistica serve proprio per ovviare a questo inconveniente: tutte queste “reazioni” saranno ugualmente distribuite nell’arco dei mesi di rilevazione e non influiranno sull’efficacia generale del provvedimento che i test possono rivelare.
Dopo aver inserito gli 840 valori di PM10 registrati in 10 centri emiliani divisi per i sette giorni della settimana, vediamo quindi i risultati.
Partiamo dalla domanda più immediata: il blocco del traffico del giovedì porta a valori di inquinanti diversi da quelli registrati il mercoledì? Ossia, si vede qualche differenza tra quando c’è il blocco e quando non c’è?
Il test di Student lascia pochi dubbi: no. Più precisamente, esiste una probabilità del 58% che i valori introdotti non siano statisticamente differenti l’uno dall’altro, ossia che non intervenga nessun evento tra il mercoledì e il giovedì che ne modifichi l’andamento.
Ci si può chiedere, a questo punto, se per caso lo smaltimento degli inquinanti non sia per caso ad effetto ritardato, mostrandosi il venerdì a seguito del calo del traffico del giovedì. Anche questa volta, la risposta è no: in questo caso la probabilità che i campioni non siano differenti tra loro è del 29.5%, più bassa del caso precedente ma che, nella statistica, ha comunque un significato preciso.
Utilizziamo, quindi, l’altro test e verifichiamo il comportamento generale tra mercoledì, giovedì e venerdì per avere una visione d’insieme. Il risultato è impietoso, soprattutto per chi sostiene questo tipo di misure contro il traffico: la probabilità che non esista nessun evento che modifichi i campioni di questi tre giorni è praticamente del 100%.
Ci si potrebbe fermare qui, tuttavia qualche scettico potrebbe pensare che questi test non funzionano, per cui una controprova può essere interessante. Prendiamo quindi i campioni rilevati il sabato, la domenica e il lunedì: in questo caso abbiamo il fine settimana che, normalmente, comporta una diminuzione del traffico. Il medesimo test indica, con una probabilità del 91.2%, che in questi tre giorni intercorre un evento che modifica in maniera sensibile i valori degli inquinanti. Credo che, a questo punto, anche gli scettici possano considerarsi convinti sul funzionamento di queste analisi.
Scientificamente, quindi, i blocchi del traffico non hanno alcun effetto (sull’inquinamento, perché sui cittadini li hanno eccome); i motivi purtroppo la statistica non li spiega. Posso avanzare una ipotesi: forse l’auto non è un capriccio e la gente, senza alternative valide, cambia solo gli orari in cui la usa, ammesso e non concesso che sia l’auto privata la fonte dell’inquinamento atmosferico per il 50%, come sostiene Bratti. Tuttavia, la statistica offre un suggerimento: dato che la domenica risulta estremamente efficace nell’abbattere gli inquinanti, invece del blocco del traffico che non serve a nulla, inseriamo un giorno di festa infrasettimanale. Non darà fastidio ai cittadini, avrà sicuramente più effetto dei giovedì di blocco, non comporterà multe e sarà finalmente un’iniziativa utile e gradita!
L'ex assessore di Ferrara alla (im)mobilità, ora all'Arpa, rispose che non si poteva dare un giudizio prendendo il dato di una singola giornata, perchè nell'atmosfera ci sono "troppe reazioni" per basarsi su quello.
E in effetti non ha torto, anzi.
L'anno scorso, fortunatamente, mi sono trascritto tutti i dati rilasciati dall'Arpa sulla qualità dell'aria da inizio gennaio a inizio aprile, ossia nel periodo di blocco del traffico, e su questi ho fatto un po' di analisi statistiche.
Questa è la lettera che ho mandato ad un quotidiano, ovviamente tralascio gli aspetti tecnici e matematici per quanto possibile, ma credo che sia interessante:
Gentile redazione,
ho letto con interesse l’articolo sulla mancata efficacia delle misure antismog che, ormai da anni, affliggono i ferraresi e i cittadini dell’Emilia Romagna in generale, così come la replica di Alessandro Bratti.
Dato che si tratta di una questione che mi sono posto da tempo e su cui avevo già ragionato in passato, mi sono chiesto se il metodo scientifico potesse dirimere una controversia laddove il buon senso latita e la politica fallisce.
Per caso ma non troppo, l’anno scorso ho registrato i dati forniti dall’ARPA dall’otto gennaio al primo aprile relativi a tutte le rilevazioni delle PM10 nelle città emiliane in cui era attiva l’ordinanza anti-smog per effettuare alcuni test statistici, ossia sfruttare l’unico strumento che la matematica (che non è un’opinione…) fornisce per valutare in maniera oggettiva una serie di dati.
Limitando al minimo gli aspetti tecnici per ovvi motivi di chiarezza, i test utilizzati sono di due tipi: il primo, chiamato Test di Student, permette di verificare se due serie di campioni appartengono ad una stessa famiglia o, detto in altre parole, se tra due serie di dati esista una differenza statisticamente significativa derivante da qualche evento esterno, che nel nostro caso sarebbe il blocco del traffico. Il secondo test è l’analisi della varianza, che ha lo stesso scopo del test precedente ma può operare su più serie di campioni: in questo caso può verificare se, tra diversi giorni della settimana, esista un qualche evento che renda statisticamente differenti i valori di inquinanti registrati dall’ARPA.
Dato che il sig. Bratti sostiene che siano “troppe le reazioni che ci sono in atmosfera” per poter trarre conclusioni da una singola rilevazione, spiego subito che la statistica serve proprio per ovviare a questo inconveniente: tutte queste “reazioni” saranno ugualmente distribuite nell’arco dei mesi di rilevazione e non influiranno sull’efficacia generale del provvedimento che i test possono rivelare.
Dopo aver inserito gli 840 valori di PM10 registrati in 10 centri emiliani divisi per i sette giorni della settimana, vediamo quindi i risultati.
Partiamo dalla domanda più immediata: il blocco del traffico del giovedì porta a valori di inquinanti diversi da quelli registrati il mercoledì? Ossia, si vede qualche differenza tra quando c’è il blocco e quando non c’è?
Il test di Student lascia pochi dubbi: no. Più precisamente, esiste una probabilità del 58% che i valori introdotti non siano statisticamente differenti l’uno dall’altro, ossia che non intervenga nessun evento tra il mercoledì e il giovedì che ne modifichi l’andamento.
Ci si può chiedere, a questo punto, se per caso lo smaltimento degli inquinanti non sia per caso ad effetto ritardato, mostrandosi il venerdì a seguito del calo del traffico del giovedì. Anche questa volta, la risposta è no: in questo caso la probabilità che i campioni non siano differenti tra loro è del 29.5%, più bassa del caso precedente ma che, nella statistica, ha comunque un significato preciso.
Utilizziamo, quindi, l’altro test e verifichiamo il comportamento generale tra mercoledì, giovedì e venerdì per avere una visione d’insieme. Il risultato è impietoso, soprattutto per chi sostiene questo tipo di misure contro il traffico: la probabilità che non esista nessun evento che modifichi i campioni di questi tre giorni è praticamente del 100%.
Ci si potrebbe fermare qui, tuttavia qualche scettico potrebbe pensare che questi test non funzionano, per cui una controprova può essere interessante. Prendiamo quindi i campioni rilevati il sabato, la domenica e il lunedì: in questo caso abbiamo il fine settimana che, normalmente, comporta una diminuzione del traffico. Il medesimo test indica, con una probabilità del 91.2%, che in questi tre giorni intercorre un evento che modifica in maniera sensibile i valori degli inquinanti. Credo che, a questo punto, anche gli scettici possano considerarsi convinti sul funzionamento di queste analisi.
Scientificamente, quindi, i blocchi del traffico non hanno alcun effetto (sull’inquinamento, perché sui cittadini li hanno eccome); i motivi purtroppo la statistica non li spiega. Posso avanzare una ipotesi: forse l’auto non è un capriccio e la gente, senza alternative valide, cambia solo gli orari in cui la usa, ammesso e non concesso che sia l’auto privata la fonte dell’inquinamento atmosferico per il 50%, come sostiene Bratti. Tuttavia, la statistica offre un suggerimento: dato che la domenica risulta estremamente efficace nell’abbattere gli inquinanti, invece del blocco del traffico che non serve a nulla, inseriamo un giorno di festa infrasettimanale. Non darà fastidio ai cittadini, avrà sicuramente più effetto dei giovedì di blocco, non comporterà multe e sarà finalmente un’iniziativa utile e gradita!