Ziosilvio
22-01-2008, 10:48
Da Repubblica (http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/cibo-soldati/cibo-soldati/cibo-soldati.html):
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Sequestrata a Bari una nave carica di merci scadute
Indagato il braccio destro dell'ex governatore pugliese Fitto
"Cibo avariato ai militari in Libano"
La procura di Roma apre un'inchiesta
Nel mirino una commessa da 2,3 milioni di euro
Si indaga anche sulle forniture alle altre missioni
di LORENZA PLEUTERI e MARINO BISSO
ROMA - Derrate alimentari avariate inviate ai soldati italiani in Libano. Sulle maxi-forniture per le missioni militari in Medio Oriente e nei Balcani la procura di Roma ha aperto un'inchiesta. E sul registro degli indagati è finito il nome di Massimo Cassano, numero due di Forza Italia in Puglia nonché amministratore unico della Cianciola Montanari Work system di Bari, azienda leader nei rifornimenti di spacci e duty free allestiti nei compound dell'Esercito all'esteso. Il vicecoordinatore pugliese degli azzurri (ricopre anche l'incarico di consigliere provinciale e regionale) è indagato assieme al fratello Antonio Cassano, al factotum Tommaso Medici e a El Azzì Axmenic. L'accusa è di "inadempimento contrattuale in pubbliche forniture".
Le avvisaglie dell'indagine aperta, in gran segreto, nella capitale c'erano state un paio di settimane fa con l'ispezione al malandato deposito gestito dalla Cianciola al porto di Bari e con il sequestro temporaneo di tonnellate di merce. Si era intuito, allora, che il blitz dei carabinieri del Nas fosse tutt'altro che casuale e potesse invece aprire uno spaccato sul business milionario dei rifornimenti alla task force in missione in mezzo mondo. Adesso i retroscena si chiariscono, prendono forma contorni e prospettive dell'inchiesta-madre.
Gli accertamenti sono scattati dalle segnalazioni di alcuni ufficiali del contingente in Libano che lamentavano la consegna di generi alimentari non conformi alle richieste, verdure, frutta, scampi surgelati e via elencando. È stato il sostituito procuratore Paolo D'Ovidio a spedire i detective dell'Arma nei magazzini della Cianciola Montanari dopo aver iscritto nel registro degli indagati il politico-imprenditore di Bari con i tre collaboratori in affari. Sotto la lente della procura capitolina è finita una commessa da 2 milioni e trecentomila euro, l'importo pattuito per sei mesi di rifornimenti a duemilacinquecento soldati.
L'obiettivo vero, trovato uno spiraglio, è passare ai raggi " x" l'intero sistema delle forniture su scala internazionale. Come e perché i comandi militari all'estero preferiscono un'azienda a un'altra? Che autonomia hanno gli ufficiali con i cordoni della cassa? Perché la Cianciola Montanari è stata ingaggiata e subito dopo scaricata? Chi ha preso il suo posto? Le carte dell'inchiesta incardinata a Roma raccontano che i fornitori della Joint task force Lebanon, impegnata nella operazione Leonte, vengono scelti attraverso la procedura della "indagine di mercato". Si invitano almeno cinque ditte di settore a concorrere all'aggiudicazione dei lotti, si seleziona la società che offre lo sconto più alto. La forma è una semplice "obbligazione commerciale", controfirmata dal capo servizio amministrativo del centro di intendenza di Tbinin e vistata dal diretto superiore.
"Siamo noi i primi a chiedere di indagare a 360 gradi - spiega Antonio Maria La Scala, difensore di Massimo Cassano, - senza guardare in faccia a nessuno. La Cianciola non ha niente da nascondere. Anzi. Il danno lo ha subito: a fronte di contestazioni infondate e di richieste pretestuose ora la società è sotto di quasi 200mila euro". Ed è "più che all'altezza" dei compiti richiesti. "Nel 2005 ha avuto un attestato di merito - incalza il legale - per il servizio reso in Kosovo". Un sorta di "diploma" che il numero due di Forza Italia in Puglia esibisce come credenziale e marchio di qualità: "Per aver assolto con impegno e precisione - dice il diplomino, rilasciato all'epoca del governo Berlusconi - la fornitura dei materiali per le esigenze del contingente italiano in teatro operativo".
(22 gennaio 2008)
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:Puke:
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Sequestrata a Bari una nave carica di merci scadute
Indagato il braccio destro dell'ex governatore pugliese Fitto
"Cibo avariato ai militari in Libano"
La procura di Roma apre un'inchiesta
Nel mirino una commessa da 2,3 milioni di euro
Si indaga anche sulle forniture alle altre missioni
di LORENZA PLEUTERI e MARINO BISSO
ROMA - Derrate alimentari avariate inviate ai soldati italiani in Libano. Sulle maxi-forniture per le missioni militari in Medio Oriente e nei Balcani la procura di Roma ha aperto un'inchiesta. E sul registro degli indagati è finito il nome di Massimo Cassano, numero due di Forza Italia in Puglia nonché amministratore unico della Cianciola Montanari Work system di Bari, azienda leader nei rifornimenti di spacci e duty free allestiti nei compound dell'Esercito all'esteso. Il vicecoordinatore pugliese degli azzurri (ricopre anche l'incarico di consigliere provinciale e regionale) è indagato assieme al fratello Antonio Cassano, al factotum Tommaso Medici e a El Azzì Axmenic. L'accusa è di "inadempimento contrattuale in pubbliche forniture".
Le avvisaglie dell'indagine aperta, in gran segreto, nella capitale c'erano state un paio di settimane fa con l'ispezione al malandato deposito gestito dalla Cianciola al porto di Bari e con il sequestro temporaneo di tonnellate di merce. Si era intuito, allora, che il blitz dei carabinieri del Nas fosse tutt'altro che casuale e potesse invece aprire uno spaccato sul business milionario dei rifornimenti alla task force in missione in mezzo mondo. Adesso i retroscena si chiariscono, prendono forma contorni e prospettive dell'inchiesta-madre.
Gli accertamenti sono scattati dalle segnalazioni di alcuni ufficiali del contingente in Libano che lamentavano la consegna di generi alimentari non conformi alle richieste, verdure, frutta, scampi surgelati e via elencando. È stato il sostituito procuratore Paolo D'Ovidio a spedire i detective dell'Arma nei magazzini della Cianciola Montanari dopo aver iscritto nel registro degli indagati il politico-imprenditore di Bari con i tre collaboratori in affari. Sotto la lente della procura capitolina è finita una commessa da 2 milioni e trecentomila euro, l'importo pattuito per sei mesi di rifornimenti a duemilacinquecento soldati.
L'obiettivo vero, trovato uno spiraglio, è passare ai raggi " x" l'intero sistema delle forniture su scala internazionale. Come e perché i comandi militari all'estero preferiscono un'azienda a un'altra? Che autonomia hanno gli ufficiali con i cordoni della cassa? Perché la Cianciola Montanari è stata ingaggiata e subito dopo scaricata? Chi ha preso il suo posto? Le carte dell'inchiesta incardinata a Roma raccontano che i fornitori della Joint task force Lebanon, impegnata nella operazione Leonte, vengono scelti attraverso la procedura della "indagine di mercato". Si invitano almeno cinque ditte di settore a concorrere all'aggiudicazione dei lotti, si seleziona la società che offre lo sconto più alto. La forma è una semplice "obbligazione commerciale", controfirmata dal capo servizio amministrativo del centro di intendenza di Tbinin e vistata dal diretto superiore.
"Siamo noi i primi a chiedere di indagare a 360 gradi - spiega Antonio Maria La Scala, difensore di Massimo Cassano, - senza guardare in faccia a nessuno. La Cianciola non ha niente da nascondere. Anzi. Il danno lo ha subito: a fronte di contestazioni infondate e di richieste pretestuose ora la società è sotto di quasi 200mila euro". Ed è "più che all'altezza" dei compiti richiesti. "Nel 2005 ha avuto un attestato di merito - incalza il legale - per il servizio reso in Kosovo". Un sorta di "diploma" che il numero due di Forza Italia in Puglia esibisce come credenziale e marchio di qualità: "Per aver assolto con impegno e precisione - dice il diplomino, rilasciato all'epoca del governo Berlusconi - la fornitura dei materiali per le esigenze del contingente italiano in teatro operativo".
(22 gennaio 2008)
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