PDA

View Full Version : Torre Annunziata 3 gennaio 2008


gigio2005
04-01-2008, 17:29
http://www.ilmattino.it/mattino/20080104/foto/HE10_713.jpg

DALL’INVIATO ENZO CIACCIO.
Avevano chiesto che venisse a fare un’ultima carezza al povero Peppino, che lo ammirava tanto e sempre accorreva entusiasta ai suoi concerti. E lui ha raccolto l’invito. Con misura. In punta di piedi. Nino D’Angelo arriva nella chiesa di sant’Alfonso de’ Liguori poco prima del feretro. È febbricitante, stasera lo aspetta uno spettacolo. Eppure, ha voluto esserci. E sussurra, commosso: «Ho letto l’appello, non potevo esitare. Sono senza parole. Come si fa... come si fa ad accettare una morte così assurda? Conosco bene il mio pubblico: chi mi segue è come una grande famiglia, unita dalla condivisione di valori molto forti. E io sono uno di loro. Mi sento addolorato, i miei amici vorrei venire a visitarli quando sono vivi». E subito abbraccia Carmela, la giovane vedova di Giuseppe Veropalumbo, papà di una bimba di 14 mesi, ucciso a trent’anni dal proiettile sparato da un criminale mentre ignaro festeggiava la fine d’anno con i familiari nella sua abitazione al nono piano di corso Vittorio Emanuele a Torre Annunziata. Dolore. Emozione. Il cantante si accosta alla bara, che intanto troneggia al centro della grande chiesa affollata. La accarezza tenero, quasi di nascosto. E va a sedersi accanto alla vedova, che si stringe a lui come se fosse un familiare. Emozione. Dolore. La polizia ha individuato il tetto da cui è partito il proiettile canaglia. È di una casa in via Magnolia, di fronte all’edificio dove abitano i Veropalumbo. Dolore. Emozione. Giovedì sera a Torre Annunziata ci sarà una fiaccolata in memoria del carrozziere ucciso. Qui in chiesa, intanto, la tensione è altissima. In tremila sono qui e fuori per salutare Giuseppe. Sul feretro, un pallone da football. E una sciarpa, di colore azzurro Napoli. In prima fila, la famiglia della vittima: il papà Antonio, carrozziere, e la mamma, e i due fratelli, e le due sorelle. Dall’altro lato, Carmela, la vedova, con sua mamma e i fratelli. Ludovica, 14 mesi, la figlioletta tanto desiderata, è rimasta a casa. Due passi più in là c’è un giovane avvocato che da cinque mesi fa il sindaco di Torre Annunziata. Denuncia Giosuè Starita: «Non faccio che spedire note allarmate al ministro dell’interno. Qui ci vuole l’esercito, per liberare 1200 uomini delle forze dell’ordine. Che si aspetta? A Torre la democrazia è sotto schiaffo, cioè non esiste. In alcune zone comandano droga e frotte di ragazzi pagati dai clan 2500 euro al mese. C’è un progetto per abbattere il rione delle Carceri e per installarvi botteghe artigiane. Ma bisogna far presto. E alzare il tiro. Ci vogliono organici e investigatori di alto livello». In chiesa c’è la giunta comunale. E l’assessore regionale Rosetta D’Amelio. Regione e Comune si impegnano su un piano di sostegno per la vedova di Giuseppe. Che avrà un lavoro «in quanto moglie di una vittima di camorra». Su un lato dell’altare, il procuratore capo Diego Marmo: «Sono qui da cattolico - dice - faremo l’impossibile per individuare chi ha sparato. E fermare il degrado. Tutti insieme, perchè tutti abbiamo colpe». E «le colpe di tutti» vengono riprese nell’omelia da monsignor Raffaele Russo, vicario episcopale della diocesi di Nola, che celebra con il parroco don Franco Gallo. Dice monsignor Russo: «Giuseppe è vittima di un territorio indescrivibile. Perfino noi preti a volte vorremmo chiudere le chiese e fuggire. Ma c’è la fede, che ci dice che l’altro ci appartiene, che è il tu di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza. Ciascuno di noi compia il suo dovere. Giuseppe è morto per le nostre colpe: le mie, le vostre, quelle di chi ha sparato. Caro sindaco, caro procuratore: siate più attenti a questo territorio. E anche noi. Così forse daremo un senso a questa morte senza senso». Alla fine, Peppe va al microfono. È un cognato della vittima, marito di sua sorella Wanda: «Tu che lo hai ammazzato - dice - e che forse sei qui in chiesa, ora ascoltami: a te auguro una lunghissima vita. Hai ucciso un ragazzo semplice, che era felice con poco. Che il vivere da oggi sia la tua pena infinita».

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080104&ediz=NAZIONALE&npag=37&file=TAGE.xml&type=STANDARD