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View Full Version : l' anagrafe di Al Quaeda


easyand
29-12-2007, 19:06
La grotta di Aladino per i cacciatori di terroristi.

Nell’ottobre scorso le forze speciali americane durante un blitz in Iraq a Sinjar, un villaggio al confine con la Siria, trovarono un covo di Al Qaeda.
Tre case di fango che si sono rilevate molto più di un semplice rifugio di terroristi. Era il centro di smistamento dei combattenti appena arrivati in Iraq. All’interno tra armi, avanzi di cibo, vestiario, l’archivio dello Stato islamico dell’Iraq. Settecento file con la storia di altrettanti mujaheddin con tanto di foto e scheda personale. L’elenco completo degli arrivi in Iraq da ogni parte del mondo, tra agosto 2006 e agosto 2007. Una vera e propria anagrafe del terrore. Ed ecco il contenuto di quei documenti.

La maggior parte degli arruolati viene dall’Arabia Saudita, sono 244 quelli che sono nati tra la Mecca e Riad. Al secondo posto tra le presenze ci sono i cittadini libici molti dei quali arrivano da Darnah e Bengasi due città particolarmente infiltrate dal fondamentalismo nonostante la repressione di Gheddafi. Del resto in Afghanistan, il comandante militare di Al Qaeda è Abu Yahia al Libi, un libico appunto originario di Darnah che proprio nel marzo 2007 aveva inviato un messaggio video sul web nel quale incitava «i fratelli a combattere per la jihad contro i satana occidentali». Poi ci sono algerini, marocchini, tunisini, giordani, siriani e yemeniti. Tutti sono arrivati a Sinjar passando dalla Siria. L’età media è tra i 22 e i 25 anni ma c’è anche un uomo di 54 anni. Il suo nome è Muhammad Abd Al Fattah Muhammad Rashad, ha anche uno pseudonimo di battaglia: Abu Tarek Al Meccie, perchè nato a La Mecca. È arrivato con oltre 12mila dollari e si offre come kamikaze. Non mancano i ragazzini. Abdallah Abid Al Sulaymani ed è nato il 14 giugno 1991 in Arabia saudita a Al Ta’if, ed è arrivato in Iraq a settembre del 2006 appena compiuti 15 anni.

Le schede portano tutte il logo dello Stato islamico dell’Iraq, una mano che innalza la bandiera nera del Califfato, e contengono informazioni sull’individuo. Dai dati anagrafici, a chi li ha reclutati, alle esperienze «militari». Ci sono persino i recapiti telefonici. I nuovi arrivati depositano i loro averi che vengono regolarmente certificati: si va da chi ha solo un orologio a chi deposita denaro in varie valute. Sono medici, impiegati, moltissimi studenti. La maggior parte è arrivata in Iraq per fare "istshhadi", il martire; altri semplicemente per combattere. Almeno due gli operatori della comunicazione del Califfato, altri gli avvocati o i medici.
Leggendo le schede si entra nell’universo dell’estremismo islamico. Arrivano infatti dai Paesi arabi e da quelli del Magreb ma ci sono giovani che vivono in Europa. Una conferma questa delle tante inchieste delle polizie europee comprese quelle fatte dalla Polizia di prevenzione in Italia. Così ecco Markam bin Salem al Majri, che viveva in Svezia, sposato con un lavoro da impiegato, arrivato con 2700 dollari per compiere «azioni suicide». E chissà quanti di questi che ammiccano dalle foto scattate davanti al muro del covo o con il deserto per sfondo, sono ancora vivi e non hanno già sacrificato la loro vita per la jihad irachena uccidendo soldati, donne e bambini. Le schede riferiscono dei «mediatori» in Siria. Il nome ricorrente è un generico «Abu Mohammad». Poi risulta un certo Saraj e Bashar che hanno agevolato il passaggio del confine al gruppo dei libici arrivato nel maggio di quest’anno in Iraq. Per alcuni il viaggio dalla Penisola arabica passa attraverso Abu Dhabi, quindi in aereo in Libano e da lì in Siria prima di arrivare nella terra della Guerra santa, la Mesopotamia. Molti prendono il minibus che attarverso il deserto da Dayr al Zawr fino al confine. È la strada inntrapresa da Abu Umar, un palestinese che ha lasciato le milizie nei Territori per entrare nelle truppe di Al Qaeda


Tra gli aspiranti terroristi c’è anche l’ egiziano arrivato dall’Irlanda, con esperienze nell’ambito della gestione amministrativa di società che è stato reclutato da un certo Abu Abdullah e vuole fare il kamikaze. C’è Nidal al Qahiri, medico, tunisino che conosce quattro lingue; il tunisino che viene dalla Francia e porta in dote un fucile mitragliatore MP3. Il tunisino emigrato in Germania, Radwan al-Nafati, che parla russo e ha confidato via mail a un amico in Francia il prorpio intento. E Badr Shuri, elettricista marocchino di 25 anni che viveva in Spagna, reclutato da Idris che lo ha convinto ad andare in Iraq per diventare «martire».

Maurizio Piccirilli

Il Tempo

evelon
30-12-2007, 12:22
Alla faccia di chi diceva che rano solo poveri analfabeti....:doh:

Jamal Crawford
30-12-2007, 12:38
chi ha mai detto che sono analfabeti??

i terroristi sono molto intelligenti invece , e preparati. Gli mancano molte volte solo i mezzi e i numeri, ma militarmente e strategicamente sono piu' efficaci di interi eserciti