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View Full Version : Si va verso la grazia ad un mafioso


indelebile
24-12-2007, 19:24
Iniziata l'attività istruttoria del ministero della Giustizia
Grazia a Contrada, via all'iter
Ok di Mastella. Napolitano gli aveva girato la pratica dopo aver sentito il tribunale di sorveglianza


ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha «girato» al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, la lettera con cui l'avvocato Giuseppe Lipera gli chiedeva un'intercessione per Bruno Contrada, l'ex numero due del Siste, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Lo riferisce l'agenzia di stampa Ansa, citando fonti del Quirinale. L'avvocato aveva scritto al capo dello Stato su sollecitazione della moglie di Contrada, Adriana, preoccupata per le condizioni di salute del marito. E a stretto giro di protocollo, il ministero della Giustizia ha fatto sapere di avere avviato le procedure di rito.

LA PAROLA A MASTELLA - Napolitano, in particolare, aveva acquisito notizie dal Ministero della Giustizia sullo stato del procedimento per il differimento della esecuzione della pena pendente dinanzi al Tribunale di sorveglianza di Napoli. E in seguito ha chiesto al Presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli di valutare l'opportunità di anticipare la data dell'udienza di trattazione del procedimento. Ha poi trasmesso la «implorazione-supplica» inviatagli dall'avv. Lipera al Ministero della Giustizia cui spetta svolgere le attività istruttorie previste dall'art. 681 del Codice di procedura penale in materia di concessione delle grazie. Attività che, appunto, è già stata incardinata.

L'APPELLO - «Bruno ha il diabete all'ultimo stadio. In carcere rischia la vita» aveva evidenziato tra l'altro ìAdriana Contrada. La donna aveva sottolineato la gravità delle condizioni di salute del marito spiegando che la detenzione le starebbe aggravando, «considerando che in carcere dovrebbe seguire una dieta adeguata, che non gli è stata ancora somministrata». «Per questo non mangia - aveva aggiunto -, non di certo per una qualche istinto suicida».



Con tutti i se del caso particolare...Dopo indulto mi sembra giusto :muro:

Onisem
24-12-2007, 19:42
La cosa del diabete mi pare a dir poco pretestuosa. Tra le tante malattie, è una di quelle che può tranquillamente essere gestita al di fuori di strutture sanitarie. Se poi dovesse insorgere qualcuna delle complicanze tipiche potrebbe essere temporaneamente appoggiato a struttura; ma perchè la grazia?

-kurgan-
24-12-2007, 20:26
Ok di Mastella.

strano! :asd:

drakend
24-12-2007, 20:52
Fatta apposta per l'occasione:
http://img301.imageshack.us/img301/4039/apprezzamentoff2.jpg

eriol
24-12-2007, 21:16
sta meglio lui col diabete che i morti ammazzati all' ultimo stadio.

mastella (and napolitano) this is for you.
http://img352.imageshack.us/img352/9633/rolleyes1ei.gif

CYRANO
24-12-2007, 21:20
10€ che una volta graziato si candiderà alle politiche e chissà in quale partito :D



Cò,aò,zò,a

00Luca
24-12-2007, 22:56
E' semplicemente scandaloso.

Meno male che i mafiosi erano tutti in Forza Italia, vero? Chi è che lo libera? La sinistra.
Non ci sono + parole.

robynove82
24-12-2007, 23:39
Grande Mastella sei tutti noi!

Tefnut
24-12-2007, 23:40
vediamo che succede.. comunque se lo liberano lo fa mastella.
non la sinistra. almeno spero non siano tutti concordi

dantes76
25-12-2007, 00:32
E' semplicemente scandaloso.

Meno male che i mafiosi erano tutti in Forza Italia, vero? Chi è che lo libera? La sinistra.
Non ci sono + parole.
quoto, le tue non le ho lette mai quando si parla di dellutri&Co.

Charonte
25-12-2007, 08:54
dopo ci si lamenta perche l'italiano non fa mai nulla ,
grazie al cazzo
mi cadono le palle solo a leggere ste cose
ovvio che dopo la gente manco inizia

lowenz
25-12-2007, 09:56
E' semplicemente scandaloso.

Meno male che i mafiosi erano tutti in Forza Italia, vero? Chi è che lo libera? La sinistra.
Non ci sono + parole.
Beh si dice sempre che la sinistra odierebbe polizia&affini......stiamo parlando di uno del Sisde, eh, mica un rivoluzionario marxista :D

cocis
25-12-2007, 13:09
evviva ... poverino .. mi dispiace .. quasi quasi divento mafioso anche io .. così mi danno una villa .. tante bustarellle ..e bella vita per sempre..

00Luca
25-12-2007, 14:34
quoto, le tue non le ho lette mai quando si parla di dellutri&Co.

Nessuna aveva dubbi sul fatto che anche in questo caso avresti tirato in ballo Dell'Utri.

Salame on the eyes rulez!

^TiGeRShArK^
25-12-2007, 17:15
Nessuna aveva dubbi sul fatto che anche in questo caso avresti tirato in ballo Dell'Utri.

Salame on the eyes rulez!

tu, che invece identifichi mastella con la sinistra, mentre se un partito è pieno zeppo di criminali per te è lindo e pulito come una rosa, niente affettati, vero? :rolleyes:

00Luca
25-12-2007, 17:50
Scusa, è un governo di destra? O di sinistra?

Perchè se un ministro del GOVERNO fa qualcosa di ABERRANTE e contro la MORALITA' tanto annunciata come linea guida dell'azione governativa, esiste anche la CRISI di governo.

Non penso che Mastella col 2% possa fare quello che vuole.

E per concludere, io non ho mai difeso nessuno dei criminali che siedono in parlamento, tant'è che convidivo in toto la proposta di GRILLO.

Punto

Ser21
25-12-2007, 19:27
Credo che questo sia uno degli ultimi eventi più significativi di quanto questo paese sia colluso ed in mano ai poteri forti.
La grazie per Contrada è quanto di più scandaloso si possa fare,l'ex #3 del sisde protegge tutt'ora i suoi amici e ha contribuito in maniera determinante alla stategia della tensione del 93' con attentati e quant'altro.

Mi vergogno di questo paese,siamo senza dignità.

cocis
25-12-2007, 19:34
mastella .. un ministro della giustizia indagato x mafia c'è sempre x aiutare i suoi amici ... :mad:

fabio80
25-12-2007, 19:35
vai ceppalone, sei tutti noi

fsdfdsddijsdfsdfo
25-12-2007, 20:38
Scusa, è un governo di destra? O di sinistra?

Perchè se un ministro del GOVERNO fa qualcosa di ABERRANTE e contro la MORALITA' tanto annunciata come linea guida dell'azione governativa, esiste anche la CRISI di governo.

Non penso che Mastella col 2% possa fare quello che vuole.

E per concludere, io non ho mai difeso nessuno dei criminali che siedono in parlamento, tant'è che convidivo in toto la proposta di GRILLO.

Punto

ok. Allora di che forza italia ti schifa perchè è stata fondata da un mafioso.

O forse la mafia ti da fastidio solo a tratti?

00Luca
25-12-2007, 21:07
ok. Allora di che forza italia ti schifa perchè è stata fondata da un mafioso.

O forse la mafia ti da fastidio solo a tratti?

Non ci sono sentenze di condanna per associazione mafiosa a carico di Silvio Berlusconi, peraltro condannato comunque per altri reati che lo delineano come personalità torbida.

Infatti non ho mai votato Forza Italia, se può essere d'interesse.

OT Ritengo invece grave e riscontrabile il conflitto di interessi che coinvolge Silvio Berlusconi, conflitto che ovviamente la sinistra si era data come primo punto da risolvere una volta al governo (risate a crepapelle). /OT

drakend
25-12-2007, 21:57
Il ministro della Giustizia spiega perché ha accolto l'istanza del Capo dello Stato
"Spero si faccia prima dei soliti sei mesi, l'urgenza deriva dalle condizioni di salute"
Grazia a Contrada, Mastella accelera
"L'istruttoria avrà tempi brevi"
L'ex funzionario Sisde sta scontando 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa
Rita Borsellino, contraria, chiede di incontrare Napolitano: "Ipotesi estremamente grave"

ROMA - "Mi sembrava un atto dovuto, visto anche l'allarme destato dalle condizioni di salute" di Bruno Contrada. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella - nel corso di un'intervista al Gr Rai - ritiene "giusto" l'aver avviato l'istruttoria per un'eventuale concessione della grazia all'ex funzionario del Sisde, condannato a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. L'istruttoria sollecitata dal Capo dello Stato prevede la richiesta dei pareri (tecnici e non vincolanti) alla procura generale di Palermo e al Tribunale di sorveglianza di Napoli.

La sua durata - spiega Mastella - potrebbe essere breve: "In questo caso l'urgenza deriva dalle condizioni di salute. Normalmente per l'attivazione di questi strumenti si impiegano sei mesi. Io mi auguro che si faccia molto, molto prima". L'interessamento del Quirinale e del ministero della Giustizia alla vicenda parte dal "dramma che sta vivendo Contrada", perché, aggiunge Mastella, "io valuto l'aspetto umano, come anche il presidente della Repubblica ha valutato questo".

L'interessamento del ministero della Giustizia, inoltre, non è nuovo: "Per la verità - sottolinea il Guardasigilli - a seguito della lettera che mi era stata inviata dall'avvocato (di Contrada, ndr), eravamo già intervenuti precedentemente sul Tribunale di sorveglianza di Napoli per vedere un po' il da farsi, nei limiti di quello che non appare mai un'interferenza del ministro rispetto all'attività della magistratura". Quanto all'ipotesi di una revisione del processo, Mastella frena: "Non è qualcosa che attiene a me".

La possibilità che a Contrada venga concessa la grazia non piace a Rita Borsellino, la sorella di Paolo, il magistrato antimafia ucciso nel 1992, che intende chiedere un incontro al capo dello Stato Giorgio Napolitano nel tentativo di evitare questo passo. "Ritengo questa ipotesi estremamente grave - spiega - Contrada è stato condannato per reati commessi tradendo la sua funzione di servitore dello Stato, quello stesso Stato per cui Giovanni (Falcone, ndr), Paolo e tanti altri rappresentati delle istituzioni hanno consapevolmente dato la vita".

"Comprendo i sentimenti di pietà che si possono avere nei confronti di un uomo nelle condizioni di Contrada - aggiunge Rita Borsellino - ma la sua vicenda giudiziaria ha sempre lasciato l'alea del dubbio sul fatto che il dirigente del Sisde abbia detto fino in fondo ciò che sapeva sulle complicità di parte delle istituzioni con l'organizzazione mafiosa". "Uno Stato deve sapere distinguere e ricordare - conclude - altrimenti il rischio, dirompente per un Paese democratico fondato sulla giustizia, è che domani possa apparire legittima e dovuta anche la grazia ai boss mafiosi".

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/caso-contrada/mastella-contrada/mastella-contrada.html
:Puke:

fabio80
25-12-2007, 21:59
ma che certe cose se le tenesse per lui, almeno il buongusto di tacere

zerothehero
25-12-2007, 22:03
Come mai su Sofri si è d'accordo e su Contrada no?
Vorrei capirlo... (io sono contrario per entrambi..non esiste che un mandante di un omicidio ed un mafioso vengano graziati)
Mastella sta facendo di tutto per essere sempre più impopolare..

^TiGeRShArK^
26-12-2007, 00:58
che maledetto! :muro:

Tefnut
26-12-2007, 01:56
che schifo. soprattutto per come ne parla

sid_yanar
26-12-2007, 03:17
non voglio entrare nei particolari della faccenda (non li conosco) ma è vergognoso dare la grazia ad un mafioso a meno che non vi siano fondati anzi fondatissimi motivi.. :muro:

Alien
26-12-2007, 10:42
Bene, vedo che la lotta alla mafia si sta evolvendo:dopo il "bisogna abituarsi a conviverci" del precedente governo siamo arrivati alla grazia.
Il prossimo passo quale sarà? la beatificazione? :muro: :muro:


PS

Non ci sono sentenze di condanna per associazione mafiosa a carico di Silvio Berlusconi, peraltro condannato comunque per altri reati che lo delineano come personalità torbida.

FI è stato fondato da Dell'Utri non da SB. ;)

Lorekon
26-12-2007, 10:59
Non penso che Mastella col 2% possa fare quello che vuole.


certo che può, visti i numeri al Senato.

Lorekon
26-12-2007, 11:00
10€ che una volta graziato si candiderà alle politiche e chissà in quale partito :D



Cò,aò,zò,a

chissà chissà :asd:
altri 10 € che il partito inizierà con "FOR" e finirà con "ZA_ITALIA" :asd:

Lorekon
26-12-2007, 11:03
Come mai su Sofri si è d'accordo e su Contrada no?
Vorrei capirlo... (io sono contrario per entrambi..non esiste che un mandante di un omicidio ed un mafioso vengano graziati)
Mastella sta facendo di tutto per essere sempre più impopolare..

infatti la gente (prova achiedere a chi conosco, dx o sx) è contraria anche per Sofri.
non buttarla in politica anche stavolta...

greasedman
26-12-2007, 11:13
ATTENZIONE, il "mafioso" in questione non è un Provenzano, un Andreotti o un Riina qualsiasi, ma è Bruno Contrada!!!

Per chi non la conoscesse, la vicenda di Contrada è un "pelo" più contorta; Contrada è stato per decenni un uomo dello Stato che ha servito per combattere la mafia in prima persona, ed è poi finito in manette solo a seguito di dichiarazioni di (presunti) pentiti, che secondo molti lo fecero solo per vendetta. Ed è stato difeso, tra gli altri, sia da Parisi che da Caponnetto, sapete chi è Caponnetto?!?


Vista la carriera e anche l'età e/o le condizioni di salute, a mio avviso la grazia è assolutamente opportuna per Contrada.

fabio80
26-12-2007, 12:21
chissà chissà :asd:
altri 10 € che il partito inizierà con "FOR" e finirà con "ZA_ITALIA" :asd:

visto che stiamo deragliando, ti riporto sui binari.

quale governo sta per sdoganarlo?
da che parte politica proviene napolitano?
mastella è ministro di chi?

giusto per guastare la festa e sbattere in faccia la dura realtà che anche la sinistra non è retta da uomini puri e candidi come molti si beano di credere

fabio80
26-12-2007, 12:22
certo che può, visti i numeri al Senato.

vuoi forse dirmi che i principi morali della sinistra sono immolabili nel nome della cadrega?

drakend
26-12-2007, 12:28
Vista la carriera e anche l'età e/o le condizioni di salute, a mio avviso la grazia è assolutamente opportuna per Contrada.
Sì certo povero... viste le condizioni di salute di questa povera persona dobbiamo graziarlo al più presto, tanto da usare addirittura procedure d'urgenza. E' una priorità nazionale!
Grazie a punti di vista permessivi come questo che l'Italia è diventato il paradiso dei criminali di tutta l'Europa, nonché il centro di alcune delle organizzazioni criminali più potenti del mondo. Grazie!!!! :stordita:

onesky
26-12-2007, 12:30
ATTENZIONE, il "mafioso" in questione non è un Provenzano, un Andreotti o un Riina qualsiasi, ma è Bruno Contrada!!!

Per chi non la conoscesse, la vicenda di Contrada è un "pelo" più contorta; Contrada è stato per decenni un uomo dello Stato che ha servito per combattere la mafia in prima persona, ed è poi finito in manette solo a seguito di dichiarazioni di (presunti) pentiti, che secondo molti lo fecero solo per vendetta. Ed è stato difeso, tra gli altri, sia da Parisi che da Caponnetto, sapete chi è Caponnetto?!?


Vista la carriera e anche l'età e/o le condizioni di salute, a mio avviso la grazia è assolutamente opportuna per Contrada.
Per quanto Caponnetto sia stata una persona per bene, e anche se fosse vero che lo abbia pubblicamente difeso, personalmente mi fido di piu' della decisione della corte di cassazione che lo ha condannato a 10 anni per associazione mafiosa, e che magari avrà esaminato il caso un filino piu' accuratamente di Caponnetto o Parisi...
Tra l'altro proprio la sorella di Caponnetto si è schierata contro la grazia.


Mastella non si ferma neppure a Natale. Ha chiesto la grazia per Bruno Contrada, l’ex dirigente del SISDE condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il presidente Napolitano ha trasmesso la richiesta ricevuta dall’avvocato di Contrada.
Mastella ha detto che: “La grazia a Contrada è un atto dovuto”. Non ha specificato a chi. A eventuali politici coinvolti nelle stragi mafiose? Alla criminalità organizzata? Gli italiani non hanno chiesto nulla al ministro di Grazia e Indulto (di Giustizia non se ne parla mai). Neppure la sorella di Paolo Borsellino, che vuole incontrare al più presto Napolitano, intrattenutosi di recente per un’ora e mezzo con lo psiconano.

Rita Borsellino ha dichiarato: “Ritengo l’ipotesi della grazia estremamente grave. Contrada è stato condannato per reati commessi tradendo la sua funzione di servitore dello Stato, quello stesso Stato per cui Giovanni, Paolo e tanti altri rappresentati delle istituzioni hanno consapevolmente dato la vita. Comprendo i sentimenti di pietà che si possono avere nei confronti di un uomo nelle condizioni di Contrada, ma la sua vicenda giudiziaria ha sempre lasciato l'alea del dubbio sul fatto che il dirigente del Sisde abbia detto fino in fondo ciò che sapeva sulle complicità di parte delle istituzioni con l'organizzazione mafiosa. Coloro che si accingono a decidere devono sapere che questo dubbio si riaccenderà anche sul loro operato. Uno Stato deve sapere distinguere e ricordare altrimenti il rischio, dirompente per un Paese democratico fondato sulla giustizia, è che domani possa apparire legittima e dovuta anche la grazia ai boss mafiosi. La mia richiesta al Capo dello Stato è da sorella di Paolo ma anche da parlamentare e da cittadina italiana.”

L’Associazione delle vittime di via dei Georgofili e la Fondazione Caponnetto si sono pronunciate contro la grazia.
Contrada agiva nelle istituzioni, ma per conto di chi? Se non vuole rispondere a questa domanda deve rimanere in carcere. O forse è perché non risponde che lo si vuole graziare?
Dal libro di Francesco La Licata: “Storia di Giovanni Falcone” dopo il fallito attentato a Falcone nella sua casa all’Addaura:
“Capisci cosa è successo? Si è verificata la saldatura. C’è stata la coincidenza di interessi…” Ma tra chi? “Te lo dirò un’altra volta”. Non me lo disse mai più, tuttavia era chiara la sua allusione tra mafia e altri poteri, fossero apparati dello Stato o poteri autonomi che nel tempo si sono serviti e di quegli apparati e della stessa mafia.”
Propongo uno scambio al ceppalonico: Vallanzasca al posto di Contrada. Vallanzasca almeno non era pagato da noi per delinquere nei servizi segreti e si è sempre esposto in prima persona.

Ps: Le nostre cosiddette istituzioni guardano sempre al passato. C’è bisogno di primavera, di discutere del nostro futuro e ci ritroviamo a dover discutere di Contrada, Mastella e Napolitano: 220 anni in tre.
http://www.beppegrillo.it/

bjt2
26-12-2007, 16:06
Dargli la grazia, proprio a Natale poi, significherebbe sputare sulla tomba di tutti i morti ammazzati per colpa della mafia che lui ha favorito... Loro non possono più godere dell'affetto dei propri cari... E anche lui non dovrebbe.

drakend
26-12-2007, 16:28
Dargli la grazia, proprio a Natale poi, significherebbe sputare sulla tomba di tutti i morti ammazzati per colpa della mafia che lui ha favorito... Loro non possono più godere dell'affetto dei propri cari... E anche lui non dovrebbe.
Ma ha il diabete poverino. :friend:

Korn
26-12-2007, 16:34
tanto per non farsi mancare nulla "Fi per la grazia. Anche il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto si schiera con Bruno Contrada: "Ci auguriamo che non vengano usati due pesi due misure", chiede, facendo riferimento all'analoga vicenda di Ovidio Bompressi. Bompressi, ricorda Cicchitto, "fu scarcerato per grazia perchè stava morendo in carcere". "In entrambi i casi - aggiunge - ci troviamo di fronte a vicende giudiziarie assai travagliate e contrastate, ma anche a sentenze passate in giudicato. Allora un intervento umanitario in favore di Contrada è auspicabile di per sè, così come quello preso a suo tempo in favore di Bompressi, perché fortunatamente in Italia non esiste la pena di morte".

Onisem
26-12-2007, 17:51
ATTENZIONE, il "mafioso" in questione non è un Provenzano, un Andreotti o un Riina qualsiasi, ma è Bruno Contrada!!!

Per chi non la conoscesse, la vicenda di Contrada è un "pelo" più contorta; Contrada è stato per decenni un uomo dello Stato che ha servito per combattere la mafia in prima persona, ed è poi finito in manette solo a seguito di dichiarazioni di (presunti) pentiti, che secondo molti lo fecero solo per vendetta. Ed è stato difeso, tra gli altri, sia da Parisi che da Caponnetto, sapete chi è Caponnetto?!?


Vista la carriera e anche l'età e/o le condizioni di salute, a mio avviso la grazia è assolutamente opportuna per Contrada.
E' un condannato per reati di mafia. Ed IN ITALIA graziare un condannato per reati di mafia dovrebbe essere impensabile. Secondo me è molto semplice. Che poi Mastella (una garanzia) sia così frettoloso ed entusiasta mi fa dubitare ancora di più.

fluke81
26-12-2007, 17:53
Grande Mastella,al livello di come fa il ministro della giustizia lui non c'è stato mai nessuno:cool:


Ma non potevano dargli qualche ministero inutile?:doh:

Onisem
26-12-2007, 18:05
E' lì apposta per fare il lavoro sporco. Degli italiani chi se ne frega.

00Luca
26-12-2007, 18:07
certo che può, visti i numeri al Senato.

vuoi forse dirmi che i principi morali della sinistra sono immolabili nel nome della cadrega?

:asd: :asd: :asd:

Onisem
26-12-2007, 18:17
Bello vedere come si trasformi l'ennesimo thread nella solita italiota contrapposizione destra Vs sinistra. O viceversa, che qualcuno non si offenda... Guardate che ci rimettiamo tutti.

fluke81
26-12-2007, 18:18
E' lì apposta per fare il lavoro sporco. Degli italiani chi se ne frega.

Di pietro alla giustizia era pericoloso:rolleyes:

greasedman
26-12-2007, 18:33
Per quanto Caponnetto sia stata una persona per bene, e anche se fosse vero che lo abbia pubblicamente difeso, personalmente mi fido di piu' della decisione della corte di cassazione che lo ha condannato a 10 anni per associazione mafiosa, e che magari avrà esaminato il caso un filino piu' accuratamente di Caponnetto o Parisi...Parisi e Caponnetto non sono solo delle brave persone, ma sono due che di mafia ne sanno più di molti altri, sicuramente più affidabili dei "pentiti"... e comunque Contrada per anni è stato un servitore dello stato contro la mafia e si è già fatto 15 anni di carcere (per lo stesso reato per il quale il fondatore del principale partito nazionale è stato condannato a 9 anni).

Anche io come te mi fido sempre della cassazione, ma la grazia non è un rovesciamento della sentenza, ma un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana per una serie di casi nei quali rientra a pieno merito quello di Contrada, che se non altro per il suo passato e le persone che lo spalleggiano merita di non essere divorato così.

drakend
26-12-2007, 18:51
Anche io come te mi fido sempre della cassazione, ma la grazia non è un rovesciamento della sentenza, ma un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana per una serie di casi nei quali rientra a pieno merito quello di Contrada, che se non altro per il suo passato e le persone che lo spalleggiano merita di non essere divorato così.
E' stato condannato per mafia e non si è mai pentito ne ha mai confessato nulla: lui è proprio l'ultimo dei soggetti adatto a ricevere una grazia. Fammi capire una cosa: stai facendo un po' di sano :mc: per difendere il governo Prodi?

dantes76
26-12-2007, 18:54
questo governo verra' ricordato per tante cose....:rolleyes:

dall'indulto , alla proposta pe rl'abolizione dell'ergastolo, fino alla depenalizzazione dei reati per frode alimentare, passando per la grazia a un mafioso...

greasedman
26-12-2007, 19:15
E' stato condannato per mafia e non si è mai pentito ne ha mai confessato nulla: lui è proprio l'ultimo dei soggetti adatto a ricevere una grazia.Che non si sia pentito e non abbia confessato nulla perchè proprio non c'entrasse nulla non t'è mai balenato alla mente?
La grazia è prevista dalla Costituzione per gravi casi di salute, e comunque al limite rimarrebbe un vecchio in fin di vita agli arresti domiciliari, non è che se ne va alle maldive con i puttanoni... :rolleyes:


Fammi capire una cosa: stai facendo un po' di sano :mc: per difendere il governo Prodi?Che azzo c'entra? La grazia la firma il presidente della repubblica e su richiesta del ministro della giustizia. L'ha firmata varie volte anche ciampi su richiesta di castelli e comunque non sarò certo io a difendere mastella, per carità... :rolleyes:
Difendo uno che per molti anni ha servito lo stato contro la mafia, così come lo hanno difeso prima di me i MASSIMI esponenti dell'antimafia.

fabio80
26-12-2007, 19:17
Bello vedere come si trasformi l'ennesimo thread nella solita italiota contrapposizione destra Vs sinistra. O viceversa, che qualcuno non si offenda... Guardate che ci rimettiamo tutti.

ce l'hai con me o con chi ha tirato in ballo per l'ennesima volta FI anche quando non c'entra na setola?

indelebile
26-12-2007, 19:24
se ho capito bene contrada fin ora si è fatto 4 anni di carcere..è comunque un caso controverso...da idea che sappia molte cose ma non lo dica ..per questo potrebbe essere aiutato dallo stato... con la grazia

drakend
26-12-2007, 20:18
Che non si sia pentito e non abbia confessato nulla perchè proprio non c'entrasse nulla non t'è mai balenato alla mente?
La grazia è prevista dalla Costituzione per gravi casi di salute, e comunque al limite rimarrebbe un vecchio in fin di vita agli arresti domiciliari, non è che se ne va alle maldive con i puttanoni... :rolleyes:

C'è una sentenza passata in giudicato e questo mi basta e mi avanza. Riguardo all'umanità del provvedimento: sono sicuro che ci sono centinaia di altri casi analoghi ma molto meno noti, solo che Contrada è famoso e quindi un provvedimento di clemenza verso di lui ha anche un ritorno politico in termini di voti dell'ala buonista del centro-sinistra.


Difendo uno che per molti anni ha servito lo stato contro la mafia, così come lo hanno difeso prima di me i MASSIMI esponenti dell'antimafia.
Peccato che tre giurie popolari non lo hanno ritenuto tale.
Senza offesa ma do più credito a questi tre processi che a te o a qualunque generico massimo esponente antimafia.

joshua82
26-12-2007, 20:26
probabilmente la malattia della terrorista Baraldini era peggiore di quella di 'sto povero vecchio decrepito che sta per morire...
o forse faceva più comodo? :O

chi tra coloro che ora si stracciano le vesti invocando Giustizia, accoglieva trionfalmente la terrorista sfuggita alla giustizia ingiusta (:rolleyes:) americana?

drakend
26-12-2007, 20:31
chi tra coloro che ora si stracciano le vesti invocando Giustizia, accoglieva trionfalmente la terrorista sfuggita alla giustizia ingiusta (:rolleyes:) americana?
Io sono contrario a tutte le grazie e agli indulti e li eliminerei tranquillamente. E questo per tutti i criminali, a prescindere dal loro credo politico.

joshua82
26-12-2007, 20:35
Io sono contrario a tutte le grazie e agli indulti e li eliminerei tranquillamente. E questo per tutti i criminali, a prescindere dal loro credo politico.
la penso come te...per tutti però (senza vedere che tessera di partito ha in tasca ;) )

drakend
26-12-2007, 20:40
la penso come te...per tutti però (senza vedere che tessera di partito ha in tasca ;) )
E abolizione degli sconti di pena, delle semi libertà, dei permessi premio, dei saldi, del 3x2... :rolleyes:

Lorekon
26-12-2007, 20:49
visto che stiamo deragliando, ti riporto sui binari.

quale governo sta per sdoganarlo?
da che parte politica proviene napolitano?
mastella è ministro di chi?

giusto per guastare la festa e sbattere in faccia la dura realtà che anche la sinistra non è retta da uomini puri e candidi come molti si beano di credere

non mi beo proprio di niente, anzi mi dolgo che Prodi consenta una cosa del genere, e spero che Napolitano non faccia minchiate.

poi definire Prodi e Mastella "di sinistra"... 'nzomma...

diciamo che Diliberto e Bertinotti non la firmerebbero, quella grazia.

Lorekon
26-12-2007, 20:51
vuoi forse dirmi che i principi morali della sinistra sono immolabili nel nome della cadrega?

no, anzi.

Voglio dire che purtroppo (purtroppo) anche un singolo senatore può fare il bello e il cattivo tempo, e tutti hanno modo di ricattare l'esecutivo.

fluke81
26-12-2007, 20:51
diciamo che Diliberto e Bertinotti non la firmerebbero, quella grazia.

per lui no,per altri magari si

http://it.wikipedia.org/wiki/Ovidio_Bompressi
Ovidio Bompressi (Massa, 16 gennaio 1947) è un Terrorista Italiana.

Ovidio Bompressi (Massa (MS), 16 gennaio 1947), nel 1972 militante di Lotta continua, assieme ad un altro militante, Leonardo Marino, uccise in un agguato il 17 maggio 1972 a Milano il commissario di polizia Luigi Calabresi


DILIBERTO (PRC) - «Esprimo la piena soddisfazione, mia personale e di tutto il partito, per la grazia che il Presidente della Repubblica ha concesso ad Ovidio Bompressi. Si tratta di un atto di giustizia atteso da tempo, il segno di una nuova stagione».

BERTINOTTI (PRC) - «E' una buona natizia che parla a favore di una possibile rinascita di una nuova civiltà giuridica del Paese. Naturalmente non tocca a me dirlo, né preconizzare dei percorsi continuo tuttavia a pensare che la grazia a Sofri sia matura

drakend
26-12-2007, 20:52
non mi beo proprio di niente, anzi mi dolgo che Prodi consenta una cosa del genere, e spero che Napolitano non faccia minchiate.

poi definire Prodi e Mastella "di sinistra"... 'nzomma...

diciamo che Diliberto e Bertinotti non la firmerebbero, quella grazia.
Scusa ma ci deve essere un limite ai distinguo. Se un ministro del governo sostenuto da Rifondazione prende un provvedimento vuol dire che anche Rifondazione lo sostiene. Se non è così allora Rifondazione deve ritirare l'appoggio al governo o quanto meno al singolo ministro, altrimenti ne condivide i provvedimenti.

onesky
26-12-2007, 21:06
Parisi e Caponnetto non sono solo delle brave persone, ma sono due che di mafia ne sanno più di molti altri, sicuramente più affidabili dei "pentiti"... e comunque Contrada per anni è stato un servitore dello stato contro la mafia e si è già fatto 15 anni di carcere (per lo stesso reato per il quale il fondatore del principale partito nazionale è stato condannato a 9 anni).

Anche io come te mi fido sempre della cassazione, ma la grazia non è un rovesciamento della sentenza, ma un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana per una serie di casi nei quali rientra a pieno merito quello di Contrada, che se non altro per il suo passato e le persone che lo spalleggiano merita di non essere divorato così.

è stato uno, come detto dai Giudici dalla Cassazione, che ha servito lo stato per 15 anni TRADENDOLO e associandosi con i mafiosi.
Bel servigio che ha reso al paese.

La grazia è un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana che dovrebbe essere concesso solo in una fase in cui lo stato è forte soprattutto contro la criminalità (ma tanto l'abbiamo in parlamento..) e per casi nei quali non rientra sicuramente quello di Contrada.

farima
27-12-2007, 07:13
FI per la grazia.

Anche il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto si schiera con Bruno Contrada: "Ci auguriamo che non vengano usati due pesi due misure", chiede, facendo riferimento all'analoga vicenda di Ovidio Bompressi. Bompressi, ricorda Cicchitto, "fu scarcerato per grazia perchè stava morendo in carcere". "In entrambi i casi - aggiunge - ci troviamo di fronte a vicende giudiziarie assai travagliate e contrastate, ma anche a sentenze passate in giudicato. Allora un intervento umanitario in favore di Contrada è auspicabile di per sè, così come quello preso a suo tempo in favore di Bompressi, perché fortunatamente in Italia non esiste la pena di morte".

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/caso-contrada/contrari-grazia/contrari-grazia.html

drakend
27-12-2007, 07:35
Non l'avrei mai detto...

CYRANO
27-12-2007, 07:40
FI per la grazia.

Anche il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto si schiera con Bruno Contrada: "Ci auguriamo che non vengano usati due pesi due misure", chiede, facendo riferimento all'analoga vicenda di Ovidio Bompressi. Bompressi, ricorda Cicchitto, "fu scarcerato per grazia perchè stava morendo in carcere". "In entrambi i casi - aggiunge - ci troviamo di fronte a vicende giudiziarie assai travagliate e contrastate, ma anche a sentenze passate in giudicato. Allora un intervento umanitario in favore di Contrada è auspicabile di per sè, così come quello preso a suo tempo in favore di Bompressi, perché fortunatamente in Italia non esiste la pena di morte".

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/caso-contrada/contrari-grazia/contrari-grazia.html

gli staran gia' scaldando una poltroncina in parlamento per la prox legislatura...


cmlalmzla

Ser21
27-12-2007, 08:16
Parisi e Caponnetto non sono solo delle brave persone, ma sono due che di mafia ne sanno più di molti altri, sicuramente più affidabili dei "pentiti"... e comunque Contrada per anni è stato un servitore dello stato contro la mafia e si è già fatto 15 anni di carcere (per lo stesso reato per il quale il fondatore del principale partito nazionale è stato condannato a 9 anni).

Anche io come te mi fido sempre della cassazione, ma la grazia non è un rovesciamento della sentenza, ma un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana per una serie di casi nei quali rientra a pieno merito quello di Contrada, che se non altro per il suo passato e le persone che lo spalleggiano merita di non essere divorato così.
Su contrada si può dire di tutto e di più.Resta il fatto che mafiosi pentiti corroborati da prove,intercettazioni,testimoni civili ed altro hanno definito lui carnevale e lima i tre componenti collusi dello stato.
Non si può mettere in dubbio le parole di pentiti che hanno fatto si che il maxiprocesso potesse esistere,sono collaboratori di provata veridicità.
Se questo non bastasse,ci sono 3 gradi di giudizio con sentenze relative,da leggere,che spiegano la funzione di contrada a 360°.

GianoM
27-12-2007, 10:10
Il Presidente della Repubblica ha ricevuto una domanda di grazia da Giuseppe Lipera, avvocato di Bruno Contrada, ex dirigente del Sisde condannato in via definitiva per dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La domanda è motivata dalle condizioni di salute di Contrada.

Una richiesta sbagliata nel merito, come lo stesso Capo dello Stato ha tenuto a sottolineare spiegando che: “Qualsiasi provvedimento in materia di differimento della pena, basato sulla gravità delle condizioni di salute dei condannati che stiano scontandola in carcere, è com'è noto di esclusiva competenza della Magistratura di sorveglianza”. Bruno Contrada ha scontato sino ad ora solo sette mesi di carcere a Santa Maria Capua Vetere, accertato che la grazia e le condizioni di salute sono due cose ben diverse, se la magistratura competente lo riterrà potranno essere prese le misure necessarie per un eventuale ricovero di Contrada. La grazia per un funzionario dello Stato condannato per attività mafiose non può essere “un atto dovuto” come sostenuto dal ministro della Giustizia, non esistono i presupposti, né il pentimento che non è avvenuto, né una collaborazione con la magistratura, che non c’è stata.
Le sentenze vanno rispettate e l’età di Contrada non è una giustificazione necessaria per farlo passare da vittima.
Se i familiari vogliono possono chiedere il riesame del processo, la grazia non può essere una scorciatoia per sfuggire a una condanna per associazione mafiosa.

Antonio di Pietro

Ser21
27-12-2007, 10:29
Il Presidente della Repubblica ha ricevuto una domanda di grazia da Giuseppe Lipera, avvocato di Bruno Contrada, ex dirigente del Sisde condannato in via definitiva per dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La domanda è motivata dalle condizioni di salute di Contrada.

Una richiesta sbagliata nel merito, come lo stesso Capo dello Stato ha tenuto a sottolineare spiegando che: “Qualsiasi provvedimento in materia di differimento della pena, basato sulla gravità delle condizioni di salute dei condannati che stiano scontandola in carcere, è com'è noto di esclusiva competenza della Magistratura di sorveglianza”. Bruno Contrada ha scontato sino ad ora solo sette mesi di carcere a Santa Maria Capua Vetere, accertato che la grazia e le condizioni di salute sono due cose ben diverse, se la magistratura competente lo riterrà potranno essere prese le misure necessarie per un eventuale ricovero di Contrada. La grazia per un funzionario dello Stato condannato per attività mafiose non può essere “un atto dovuto” come sostenuto dal ministro della Giustizia, non esistono i presupposti, né il pentimento che non è avvenuto, né una collaborazione con la magistratura, che non c’è stata.
Le sentenze vanno rispettate e l’età di Contrada non è una giustificazione necessaria per farlo passare da vittima.
Se i familiari vogliono possono chiedere il riesame del processo, la grazia non può essere una scorciatoia per sfuggire a una condanna per associazione mafiosa.

Antonio di Pietro

1 su 915....che merda di paese...

Onisem
27-12-2007, 10:33
1 su 915....che merda di paese...

Quoto.

fabio80
27-12-2007, 12:40
inizio a credere di dover ricalibrare la mia scala di valori. a fare l'onesto si ha da perdere su tutta la linea, il contrario facendo il disonesto. una vita sola, perchè sprecarla con lacrime e sangue? :confused:

naitsirhC
27-12-2007, 13:49
1 su 915....che merda di paese...

*

GianoM
27-12-2007, 22:57
inizio a credere di dover ricalibrare la mia scala di valori. a fare l'onesto si ha da perdere su tutta la linea, il contrario facendo il disonesto. una vita sola, perchè sprecarla con lacrime e sangue? :confused:
Chi ti ferma? :fagiano:

fabio80
27-12-2007, 22:59
Chi ti ferma? :fagiano:

l'educazione che mi hanno impartito i miei, purtroppo.

GianoM
27-12-2007, 23:01
l'educazione che mi hanno impartito i miei, purtroppo.
Scandalosi i tuoi genitori. :nono:

:rolleyes:

dantes76
27-12-2007, 23:06
1 su 915....che merda di paese...

scandalo scandalo!!! spetto con anZZZia un articolo, di belpietro si Dipietro!! dopo l'ultimo... a proposito, qualcuno parlava di moralita' nella sinistra.. prima mi definisca belpietro..

dantes76
27-12-2007, 23:07
l'educazione che mi hanno impartito i miei, purtroppo.

sicuramente non avranno mai letto ne il giornale, ne panorama, altrimenti crescevi come previti

recoil
27-12-2007, 23:17
ma per i gravi casi di salute più che la grazia non dovrebbe esserci una conversione della pena, per esempio ai domiciliari?
dovrebbe essere automatico, per evitare di farti morire in carcere ti rimandano a casa e finisci la tua vita lì

se poi per qualche motivo ricominci a stare meglio, torni in carcere dov'eri.

GianoM
27-12-2007, 23:20
Infatti i difensori del mafioso mi sembra stiano puntando a quello.

sander4
28-12-2007, 00:18
assurdo......spero che non sia data nessuna grazia, ma sia solo applicata la legge riguardo alle normative sulla carcerazione e lo stato di salute se necessario

Ser21
28-12-2007, 11:58
"Patologie non gravi e compatibili con la detenzione".

L'ultima parola al tribunale di Napoli

Scontro sulla grazia. Primo no alla scarcerazione, a gennaio il verdetto definitivo

"Contrada non sta morendo" Per il giudice può restare in cella"

dal nostro iniviato CONCHITA SANNINO


SANTA MARIA CAPUA VETERE - Soffre di ischemia e di patologie broncopolmonari, oltre che di diabete, eczema, depressione. E tuttavia "le patologie da cui è affetto il detenuto Bruno Contrada non sono gravi", scrive il giudice. E soprattutto: "Esse non appaiono, allo stato, non trattabili in carcere".

C'è già il no ufficiale di un magistrato di Sorveglianza sul caso che divide schieramenti politici ed opinione pubblica, mentre la richiesta di grazia avanzata a favore dell'ex numero 3 del Sisde Bruno Contrada, attualmente rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa, fine pena segnata per ottobre 2014) alimenta il dibattito sull'istruttoria aperta dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, e infiamma l'attesa intorno alla futura decisione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui spetta in via esclusiva il potere di concedere il provvedimento di clemenza individuale.

Ieri altra sequenza di contrastanti pareri. Insorgono contro l'ipotesi della grazia il presidente della commissione antimafia Francesco Forgione ("Sarebbe il primo atto di clemenza per un reato di mafia nel nostro Paese, e non rappresenterebbe un buon segnale"); la vicepresidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Chelli ("Contrada venga curato e sconti la pena, ma se gli pesa: allora parli e chissà che non sappia qualcosa che ci riguarda"). Mentre il leader di An Gianfranco Fini riflette: "Il Presidente Napolitano sa cosa fare. Non si può fare come al bar". A favore della grazia il deputato azzurro Chiara Moroni. E al ministro Di Pietro che bacchettava il Guardasigilli, il ministro Mastella replica: "Non ho mai detto che la grazia a Contrada fosse un atto dovuto".

La prima fumata nera per l'ex alto funzionario Sisde risale al 12 dicembre scorso: riguarda la richiesta di differimento di pena avanzata dai legali, bocciata in fase provvisoria. Il magistrato Daniela Della Pietra dell'Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, infatti, dopo aver riportato la relazione sanitaria elaborata da un tenente colonnello del carcere - in cui si riconosce che "ancorché le patologie presentate dal detenuto Contrada non configurino una condizione di imminente pericolo di vita, si ritiene che lo stato detentivo costituisca una prevedibile causa di grave peggioramento" - valuta che quei malanni "non possono dirsi gravi e non trattabili in carcere".

Sull'istanza si pronuncerà in via definitiva il Tribunale di sorveglianza di Napoli nell'udienza già fissata dal presidente Angelica Di Giovanni per il 24 gennaio: data peraltro definita "troppo lontana" dal legale Giuseppe Lipera che, insieme con il collega Enrico Tuccillo, ha avanzato una richiesta di anticipazione. Sull'ipotesi della grazia invece, la presidente Di Giovanni si limita a precisare: "A questo Tribunale non è giunta alcuna richiesta dal Guardasigilli. Quindi, per noi non c'è ancora alcuna istruttoria in corso".

Dal carcere, intanto, si fa vivo Contrada con una lettera aperta. "Tutti coloro che vogliono pronunciarsi sulla mia vicenda - scrive Contrada - non parlino per sentito dire. Si informino, leggano atti, sentenze, memorie difensive". Un messaggio che il suo legale Lipera prova a spiegare meglio: "Nel processo è stato impiegato materiale probatorio fornito dagli stessi pentiti che avevano parlato contro il giudice Carnevale e contro l'ex premier Andreotti: loro sono stati assolti, Contrada no".

(28 dicembre 2007)

Jackari
28-12-2007, 13:11
Parisi e Caponnetto non sono solo delle brave persone, ma sono due che di mafia ne sanno più di molti altri, sicuramente più affidabili dei "pentiti"... e comunque Contrada per anni è stato un servitore dello stato contro la mafia e si è già fatto 15 anni di carcere (per lo stesso reato per il quale il fondatore del principale partito nazionale è stato condannato a 9 anni).

Anche io come te mi fido sempre della cassazione, ma la grazia non è un rovesciamento della sentenza, ma un atto esplicitamente previsto dalla costituzione italiana per una serie di casi nei quali rientra a pieno merito quello di Contrada, che se non altro per il suo passato e le persone che lo spalleggiano merita di non essere divorato così.

secondo me ci sono alcune imprecisioni nelle tue affermazioni. In primis il potere di grazia è previsto a livello costituzionale e, non vi sono esplicitati i casi in cui può essere utilizzato. V'è di più, sembrerebbe un potere di spettanza esclusiva del Presidente della Repubblica, ma con il potere di controfirma del Ministro della Giustizia. Quest'ultima sembrerebbe solo un atto di controllo sulla legittimità (in senso formale) del provvedimento e il ministro non sembrerebbe avere alcun potere di decidere nel merito. Alcuni Guardasigilli si sono opposti a ciò considerando il potere di controfirma quale potere comportante assunzione di responsabilità del Ministro sottoscrivente ed in quanto tale legittimante anche un controllo nel merito del provvedimento.
Il fatto che una persona sia ammalata in carcere non giustifica l'esercizio del potere di grazia, ma consente semmai l'applicazione delle norme proprie dell'rodinamento penitenziario e della fase di esecuzione dellapena che consentono la liberazione del condannato se in questo si trova in un pessimo stato di salute. Decisione che è di competenza del Tribunale di Sorveglianza e non certo del Capo dello Stato.
Storicamente il potere della grazia sembrerebbe da ricondursi alle monarchie assolutistiche nelle quali il sovrano aveva il diritto di vita o di morte sui cittadini e come tale poteva, volendo, risparmiarli.
A mio parere è un istituto del tutto anacronistico, per non dire medievale e che, non si pone come valvola di sfogo del sistema penale, ma piuttosto si pone in contraddizione con il medesimo oltre che con il principio di separazione dei poteri (e con svariate altre norme costituzionali). è il magistrato a dover giudicare sui fatti aventi rilievo penale sulla base di quanto previsto dalla legge. Il potere di grazia, invece, per come configurato è del tutto svincolato da qualsiasi legale. VIene riconosciuto di fatto in capo a PdR la possibilità di decidere della libertà personale delle persone.

Ser21
28-12-2007, 13:20
secondo me ci sono alcune imprecisioni nelle tue affermazioni. In primis il potere di grazia è previsto a livello costituzionale e, non vi sono esplicitati i casi in cui può essere utilizzato. V'è di più, sembrerebbe un potere di spettanza esclusiva del Presidente della Repubblica, ma con il potere di controfirma del Ministro della Giustizia. Quest'ultima sembrerebbe solo un atto di controllo sulla legittimità (in senso formale) del provvedimento e il ministro non sembrerebbe avere alcun potere di decidere nel merito. Alcuni Guardasigilli si sono opposti a ciò considerando il potere di controfirma quale potere comportante assunzione di responsabilità del Ministro sottoscrivente ed in quanto tale legittimante anche un controllo nel merito del provvedimento.
Il fatto che una persona sia ammalata in carcere non giustifica l'esercizio del potere di grazia, ma consente semmai l'applicazione delle norme proprie dell'rodinamento penitenziario e della fase di esecuzione dellapena che consentono la liberazione del condannato se in questo si trova in un pessimo stato di salute. Decisione che è di competenza del Tribunale di Sorveglianza e non certo del Capo dello Stato.
Storicamente il potere della grazia sembrerebbe da ricondursi alle monarchie assolutistiche nelle quali il sovrano aveva il diritto di vita o di morte sui cittadini e come tale poteva, volendo, risparmiarli.
A mio parere è un istituto del tutto anacronistico, per non dire medievale e che, non si pone come valvola di sfogo del sistema penale, ma piuttosto si pone in contraddizione con il medesimo oltre che con il principio di separazione dei poteri (e con svariate altre norme costituzionali). è il magistrato a dover giudicare sui fatti aventi rilievo penale sulla base di quanto previsto dalla legge. Il potere di grazia, invece, per come configurato è del tutto svincolato da qualsiasi legale. VIene riconosciuto di fatto in capo a PdR la possibilità di decidere della libertà personale delle persone.


Sembrerà strano,ma questa volta non posso che non fare a meno di quotarti.

Jackari
28-12-2007, 13:24
Sembrerà strano,ma questa volta non posso che non fare a meno di quotarti.

:cincin:

Korn
28-12-2007, 14:16
si ma il pdr presiede il csm

onesky
28-12-2007, 14:32
"Patologie non gravi e compatibili con la detenzione".

SANTA MARIA CAPUA VETERE - Soffre di ischemia e di patologie broncopolmonari, oltre che di diabete, eczema, depressione. E tuttavia "le patologie da cui è affetto il detenuto Bruno Contrada non sono gravi", scrive il giudice. E soprattutto: "Esse non appaiono, allo stato, non trattabili in carcere".

Sull'istanza si pronuncerà in via definitiva il Tribunale di sorveglianza di Napoli nell'udienza già fissata dal presidente Angelica Di Giovanni per il 24 gennaio: data peraltro definita "troppo lontana" dal legale Giuseppe Lipera che, insieme con il collega Enrico Tuccillo, ha avanzato una richiesta di anticipazione. Sull'ipotesi della grazia invece, la presidente Di Giovanni si limita a precisare: "A questo Tribunale non è giunta alcuna richiesta dal Guardasigilli. Quindi, per noi non c'è ancora alcuna istruttoria in corso".
(28 dicembre 2007)


soffre pure di eczema, poverino. Grazia subito!!

Onisem
28-12-2007, 15:03
Scommettiamo che se esce si ringalluzzisce all'istante e campa fino a 100 anni facendo sci nautico? Altro che moribondo...

Igor
28-12-2007, 15:24
Clemente Mastella:

Mi sembrava un atto dovuto, visto anche l’allarme destato dalle condizioni di salute. (dall'intervista al Gr Rai del 25 dicembre 2007)
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200712articoli/28732girata.asp

Non ho mai definito la concessione della grazia a Bruno Contrada un atto dovuto.(Adnkronos, 27 dicembre 2007)
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1710376312)

Ser21
28-12-2007, 15:34
Clemente Mastella:

Mi sembrava un atto dovuto, visto anche l’allarme destato dalle condizioni di salute. (dall'intervista al Gr Rai del 25 dicembre 2007)
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200712articoli/28732girata.asp

Non ho mai definito la concessione della grazia a Bruno Contrada un atto dovuto.(Adnkronos, 27 dicembre 2007)
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1710376312)

Segnala a Carta Canta di travaglio,secondo me la pubblica :D:D

Onisem
28-12-2007, 15:41
Clemente Mastella:

Mi sembrava un atto dovuto, visto anche l’allarme destato dalle condizioni di salute. (dall'intervista al Gr Rai del 25 dicembre 2007)
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200712articoli/28732girata.asp

Non ho mai definito la concessione della grazia a Bruno Contrada un atto dovuto.(Adnkronos, 27 dicembre 2007)
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1710376312)

Senza faccia. Anzi ce l'ha, ma non si può dire come.

Igor
29-12-2007, 00:10
Segnala a Carta Canta di travaglio,secondo me la pubblica :D:D
Non ce n'è bisogno, lui è sicuramente più attento di me alle dichiarazioni del ceppalonico :asd:

Igor
29-12-2007, 00:36
secondo me ci sono alcune imprecisioni nelle tue affermazioni. In primis il potere di grazia è previsto a livello costituzionale e, non vi sono esplicitati i casi in cui può essere utilizzato. V'è di più, sembrerebbe un potere di spettanza esclusiva del Presidente della Repubblica, ma con il potere di controfirma del Ministro della Giustizia. Quest'ultima sembrerebbe solo un atto di controllo sulla legittimità (in senso formale) del provvedimento e il ministro non sembrerebbe avere alcun potere di decidere nel merito. Alcuni Guardasigilli si sono opposti a ciò considerando il potere di controfirma quale potere comportante assunzione di responsabilità del Ministro sottoscrivente ed in quanto tale legittimante anche un controllo nel merito del provvedimento.
...


Sulla questione si è già pronunciata la Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006 (http://www.cortecostituzionale.it/ita/attivitacorte/rassegnastampaquestionidecise/schedaDec.asp?annopubblicazione=2006&Comando=LET&NoDec=200&AnnoDec=2006) nel giudizio per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, in seguito al ricorso dell'allora Presidente Ciampi dopo il rifiuto dell'ex Guardasigilli Castelli di dare corso alla concessione della grazia ad Ovidio Bompressi.

Il potere di grazia è di esclusiva spettanza presidenziale e il Ministro della Giustizia ha soltanto delle competenze istruttorie e non un potere di codecisione sostanziale. Nell'ambito del procedimento che conduce all'atto di clemenza le competenze del Guardasigilli sono dunque strumentali alla determinazione del Capo dello Stato e non possono tradursi in "un inammissibile potere inibitorio, una sorta di potere di veto". La grazia, infatti, non è un "atto complesso" alla cui formazione concorrerebbero, in modo paritario, le due volontà del Presidente della Repubblica e del Ministro della Giustizia, ma è un "atto formalmente e sostanzialmente presidenziale" e pertanto la controfirma ministeriale ha una funzione di mera attestazione della provenienza dell'atto da parte del Presidente della Repubblica, oltre che di controllo della sua regolarità formale.

In base alla stessa giurisprudenza costituzionale è poi esclusa qualsiasi competenza del Guardasigilli circa l'esecuzione delle sentenze penali, per il principio della separazione di poteri.

L’esame della giurisprudenza della Corte (sentenze n. 274 del 1990, n. 114 del 1979, n. 192 del 1976, n. 204 e n. 110 del 1974) induce a ritenere ormai consolidato l’orientamento che, con implicito riferimento al principio di separazione dei poteri, esclude ogni coinvolgimento di esponenti del Governo nella fase dell’esecuzione delle sentenze penali di condanna, in ragione della sua giurisdizionalizzazione ed in ossequio al principio secondo il quale solo l’autorità giudiziaria può interloquire in materia di esecuzione penale.
http://www.cortecostituzionale.it/ita/attivitacorte/rassegnastampaquestionidecise/schedaDec.asp?annopubblicazione=2006&Comando=LET&NoDec=200&AnnoDec=2006

La concessione della grazia avviene al termine di un procedimento in cui la volontà del Presidente della Repubblica prevale sempre anche in seguito ad una eventuale archiviazione del Guardasigilli.

7.2.— Detto ciò, rimane da chiarire – ai fini della risoluzione del presente conflitto – quali siano i compiti spettanti al Guardasigilli nell'ambito dell'attività finalizzata all'adozione del provvedimento di clemenza.
In via preliminare, occorre puntualizzare che il decreto di grazia è la risultante di un vero e proprio procedimento – così è qualificato nella stessa rubrica dell'abrogato art. 595 del codice di procedura penale del 1930 – che si snoda attraverso una pluralità di atti e di fasi. […]

7.2.1.— L'analisi di tale complessa procedura deve muovere dalla lettura dell'art. 681 cod. proc. pen., il quale prevede, innanzitutto, che l'"iniziativa" – salva l'ipotesi della «proposta» proveniente dal presidente del consiglio di disciplina (comma 3) – possa essere assunta dal condannato ovvero da un suo prossimo congiunto, dal convivente, dal tutore, dal curatore, da un avvocato, che sottoscrivono la «domanda» di grazia, «diretta al Presidente della Repubblica» e «presentata» al Ministro della giustizia (comma 1).
La medesima disposizione – con un'innovazione significativa rispetto alle previgenti discipline contenute nei codici di rito penale del 1865 (artt. da 826 a 829), del 1913 (art. 592), ed infine del 1930 (art. 595) – ha, peraltro, riconosciuto espressamente la possibilità che la grazia sia «concessa anche in assenza di domanda o proposta» (art. 681, comma 4, cod. proc. pen.). In ogni caso l'iniziativa potrà essere assunta direttamente dal Presidente della Repubblica al quale da tempo si è riconosciuto tale potere.
[…]

7.2.2.— Instaurato, dunque, il procedimento, la prima fase è quella dell'"istruttoria", che ai sensi dell'art. 681, comma 2, cod. proc. pen. prevede uno svolgimento differenziato a seconda che il condannato risulti, o meno, detenuto o internato.

Nel primo caso è il magistrato di sorveglianza che, acquisiti tutti gli elementi di giudizio utili e le osservazioni del Procuratore generale presso la competente Corte di appello, provvede alla loro trasmissione al Ministro della giustizia, unitamente ad un motivato parere.
Nella seconda ipotesi è, invece, direttamente il Procuratore generale a trasmettere al Guardasigilli le opportune informazioni con le proprie osservazioni.

La prassi delle relazioni tra il Ministro e gli organi giurisdizionali ha poi portato a meglio precisare quali siano le «informazioni» e gli «elementi di giudizio» da utilizzare ai fini della determinazione circa la concessione, o meno, della clemenza nei singoli casi.

Tra tali elementi vanno ricompresi – oltre ovviamente quelli desumibili dalla sentenza di condanna, dai precedenti dell'interessato e dai procedimenti in corso a suo carico – anche le dichiarazioni delle parti lese o dei prossimi congiunti della vittima, circa il risarcimento del danno e la concessione del perdono, nonché, in relazione alla valutazione della personalità del soggetto, le informazioni inerenti alle condizioni familiari e a quelle economiche, alla condotta dell'interessato, richiedendosi, infine, per i detenuti anche l'estratto della cartella personale ed il c.d. rapporto di condotta.

7.2.3.— La valutazione di suddetti elementi, ed in particolare dei pareri espressi dagli organi giurisdizionali, è effettuata in sede ministeriale. A conclusione della istruttoria il Ministro decide se formulare motivatamente la "proposta" di grazia al Presidente della Repubblica ovvero se adottare un provvedimento di archiviazione. E delle avvenute archiviazioni è da qualche tempo data notizia periodicamente al Capo dello Stato.

7.2.4.— Se il Guardasigilli formula la "proposta" motivata di grazia e predispone lo schema del provvedimento mostra ovviamente con ciò di ritenere sussistenti i presupposti, sia di legittimità che di merito, per la concessione dell'atto di clemenza.

Spetterà, poi, al Presidente della Repubblica valutare autonomamente la ricorrenza, sulla base dell'insieme degli elementi trasmessi dal Guardasigilli, di quelle ragioni essenzialmente umanitarie che giustificano l'esercizio del potere in esame. In caso di valutazione positiva del Capo dello Stato seguirà la controfirma del decreto di grazia da parte del Ministro, che provvederà a curare anche gli adempimenti esecutivi.
[…]

7.2.5.— Qualora, invece, il Ministro valuti negativamente i risultati della istruttoria effettuata e ritenga non sussistenti i necessari requisiti di legittimità e/o di merito per la concessione della grazia, l'esito della procedura può conoscere talune varianti, dipendenti dalle peculiarità delle circostanze concrete.

Innanzitutto, come si è detto, può essere disposta l'archiviazione. Ma se il Capo dello Stato abbia, a seguito della comunicazione e/o conoscenza della decisione di archiviazione, sollecitato, previa eventuale acquisizione di una apposita informativa orale o scritta (c.d. "relazione obiettiva"), il compimento dell'attività istruttoria, il Ministro non ha il potere di impedire la prosecuzione del procedimento.

Qualora, invece, l'iniziativa sia direttamente presidenziale, il Capo dello Stato può chiedere al Ministro l'apertura della procedura di concessione della grazia; anche in questo caso il Guardasigilli ha l'obbligo di iniziare e concludere la richiesta attività istruttoria, formulando la relativa proposta.

Nelle suddette ipotesi, un eventuale rifiuto da parte del Ministro precluderebbe, sostanzialmente, l'esercizio del potere di grazia, con conseguente menomazione di una attribuzione che la Costituzione conferisce – quanto alla determinazione finale – al Capo dello Stato.

In definitiva, qualora il Presidente della Repubblica abbia sollecitato il compimento dell'attività istruttoria ovvero abbia assunto direttamente l'iniziativa di concedere la grazia, il Guardasigilli, non potendo rifiutarsi di dare corso all'istruttoria e di concluderla, determinando così un arresto procedimentale, può soltanto rendere note al Capo dello Stato le ragioni di legittimità o di merito che, a suo parere, si oppongono alla concessione del provvedimento.

Ammettere che il Ministro possa o rifiutarsi di compiere la necessaria istruttoria o tenere comunque un comportamento inerte, equivarrebbe ad affermare che egli disponga di un inammissibile potere inibitorio, una sorta di potere di veto, in ordine alla conclusione del procedimento volto all'adozione del decreto di concessione della grazia voluto dal Capo dello Stato.

Il Presidente della Repubblica, dal canto suo, nella delineata ipotesi in cui il Ministro Guardasigilli gli abbia fatto pervenire le sue motivate valutazioni contrarie all'adozione dell'atto di clemenza, ove non le condivida, adotta direttamente il decreto concessorio, esternando nell'atto le ragioni per le quali ritiene di dovere concedere ugualmente la grazia, malgrado il dissenso espresso dal Ministro.

Ciò significa che, a fronte della determinazione presidenziale favorevole alla adozione dell'atto di clemenza, la controfirma del decreto concessorio, da parte del Ministro della giustizia, costituisce l'atto con il quale il Ministro si limita ad attestare la completezza e la regolarità dell'istruttoria e del procedimento seguito.

Da ciò consegue anche che l'assunzione della responsabilità politica e giuridica del Ministro controfirmante, a norma dell'art. 89 della Costituzione, trova il suo naturale limite nel livello di partecipazione del medesimo al procedimento di concessione dell'atto di clemenza.

marlin
29-12-2007, 11:42
che commozione

la moglie si sta girando i tg.... a compiangere il marito

giannola
29-12-2007, 12:13
E' un condannato per reati di mafia. Ed IN ITALIA graziare un condannato per reati di mafia dovrebbe essere impensabile. Secondo me è molto semplice. Che poi Mastella (una garanzia) sia così frettoloso ed entusiasta mi fa dubitare ancora di più.

la questione in realtà è molto controversa.

Anche perchè la prima volta è stato assolto in appello e la cassazione ha poi fatto rifare il processo.

Cmq sono sempre stato contro l'indulto però credo che prima di giudicare bisogna anche un minimo leggere come sono andate le vicende invece di accusare subito contro le persone, almeno io penso da quello che ho letto che le cose non siano proprio così nero su bianco.

Cmq posto "la difesa" a beneficio del dubbio



Il 24 dicembre 1992 Bruno Contrada, stimatissimo funzionario del Ministero dell’Interno prima e del SISDE poi, sulla scorta delle accuse infamanti di quattro “pentiti”, viene arrestato a seguito di un ordinanza di custodia cautelare emessa il giorno prima dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, e viene condotto a Roma nel Carcere Militare di Forte Boccea.

I quattro “pentiti”, più correttamente definiti collaboratori di giustizia, sono: Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese e Rosario Spatola.

Gaspare Mutolo – pregiudicato di mafia, già imputato per omicidio, estorsioni, associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di stupefacenti ed altro, accusa Contrada di :

frequentare un appartamentino sito in via Jung 12, al 16° piano, che gli sarebbe stato messo a disposizione dal costruttore mafioso Angelo Graziano.

Questo appartamentino, a seguito di indagini condotte dalla stessa Dia, è risultato essere di proprietà dell’ingegnere Gualberto Artemisio Carducci, costruttore dello stabile, e ceduto in locazione al Magistrato Domenico Signorino.

In sede di interrogatorio in udienza Mutolo ha rettificato il tiro, dicendo che Graziano si era interessato affinché Contrada avesse la disponibilità del citato appartamentino tra la fine del 1975 ed l’inizio del 1977.

Evidentemente Mutolo non sapeva che il dott. Contrada nel luglio del 1975 aveva arrestato e denunziato Graziano Angelo ed un altro costruttore mafioso per estorsioni e tentativi di estorsioni compiuti a mezzo di esplosivo.

Ed il Mutolo non sapeva nemmeno che il successivo 23 agosto 1975, su rapporto del dott. Contrada, il Graziano ed il Cocuzza, che già erano in carcere, venivano ulteriormente denunciati per altre estorsioni con materiale esplosivo.

Nel mese di novembre del 1975 la Squadra Mobile diretta da Contrada compì un’operazione di notevolissima importanza, sgominando un’organizzazione criminale mafiosa pericolosissima, indicata successivamente come “Mafia della Costa, di cui facevano parte tutti e sei i fratelli Graziano.

Nel dicembre dello stesso anno, nella prospettiva che Angelo Graziano potesse essere scarcerato per decorrenza dei termini, Contrada propose alla Questura la misura di prevenzione del soggiorno obbligato per cinque anni.

Comunque il Graziano venne condannato e rimase in carcere fino al maggio del 1977.

Pochi giorni dopo essere stato scarcerato si seppe attraverso segnalazioni anonime che era rimasto vittima della “lupara bianca”.

Mutolo poi racconta :

che il capo della famiglia mafiosa di Partanna-Mondello, Rosario Riccobono, deceduto, gli aveva rivelato che il dott.Contrada era a disposizione dei capi più importanti di Cosa Nostra (tra i quali Inzerillo, Scaglione, Riina,Greco Michele), che incontrava personalmente ed ai quali aveva reso numerosi ”favori”, non specificati;

Mutolo sostiene, cioè, che quando i boss mafiosi si ammazzavano tra loro nella più impressionante guerra per bande che abbia mai insanguinato Palermo, il poliziotto più in vista della Città, Bruno Contrada, avrebbe incontrato ora l’uno, ora l’altro capo-mafia in luoghi pubblici o privati.

La non attendibilità di questa affermazione risulta evidente.

Nessun poliziotto in quegli anni in cui imperversava a Palermo una delle più tremende, se non la più tremenda e sanguinosa guerra di mafia avrebbe potuto essere amico e rendere “favori” contemporaneamente a diversi capi-mafia, perché un tale comportamento avrebbe significato sicuramente farsi ammazzare, in quanto le famiglie di mafia in lotta tra loro si cercavano l’un l’altra per attirarsi in tranelli ed agguati e per uccidersi.

Sarebbe stato impossibile non rimanerne coinvolti.

Altra accusa di Mutolo è :

che il capo-mafia Rosario Riccobono gli avrebbe riferito che la mafia aveva speso quindicimilioni per acquistare una macchina “Alfa Romeo” che il dott. Contrada doveva destinare ad una persona amica durante le festività natalizie del 1981.

Sono state svolte ricerche a tappeto su decine e decine di donne palermitane acquirenti o intestatarie di un’Alfa Romeo tra il 1980 ed il 1982. Nessuna donna portava a Contrada!

La verità è che Gaspare Mutolo è stato uno dei criminali mafiosi più perseguitati da Contrada, perché nel 1975, nel corso di un’operazione di polizia tesa a sventare un tentativo di estorsione ai danni dell’industriale Angelo Randazzo, il Mutolo aveva ucciso a sangue freddo il giovane agente di polizia Gaetano Cappiello, al quale Contrada voleva bene come ad un figlio.

E’ utile ricordare che Gaspare Mutolo ha accusato di collusione con la mafia il giudice Domenico Signorino, che esercitava le funzioni di P.M. sia nel processo del 1976 contro Mutolo sia nel maxi-processo, ed ha accusato inoltre i giudici Aiello, D’Antone, Barreca e Mollica, giudici che lo condannarono in Corte di Assise ed in Corte di Assise di Appello, nonché l’ex presidente della Corte di Appello di Palermo Carmelo Conti, che è stato prosciolto dal G.I.P. di Caltanisetta.

Tutto questo fa riflettere : almeno in un caso, quello di Carmelo Conti, Mutolo HA MENTITO!!



Tommaso Buscetta – Il 25 novembre 1992 il Buscetta conferma quanto detto in passato (aggiungendo tuttavia che egli non aveva una conoscenza diretta dei fatti raccontati) e cioè che Rosario Riccobono gli aveva suggerito di tornare a Palermo, assicurandogli che non sarebbe stato cercato dalla Polizia. Egli poi aveva chiesto ad un altro mafioso, Stefano Bontate, perché Riccobono facesse simili affermazioni ed aveva saputo che il Riccobono era amico di Contrada della Polizia di Palermo.

Su tali circostanze era stata aperta un’inchiesta, che si era conclusa con l’archiviazione e con un biglietto di auguri e di compiacimento inviato a Contrada a firma di Caponnetto. Il biglietto è agli atti del processo.

Nel novembre del 1992, però, Buscetta nel confermare le accuse del 1984 aveva detto che il rapporto tra Contrada e Riccobono era mal visto dagli altri mafiosi palermitani, contraddicendo in tal modo quanto avevano sostenuto Mutolo e Marchese .

Giuseppe Marchese il 4 novembre del 1992 dichiara: - che nel 1981, ritornando da una riunione di importanti capi mafia, suo zio Filippo l’aveva incaricato di avvisare Totò Riina che il dott. Contrada l’aveva informato che la Polizia si apprestava a perquisire la casa di borgo Molara, dove era nascosto il Riina. Il Marchese aveva avvisato quest’ultimo, che aveva lasciato tale abitazione per rifugiarsi a S. Giuseppe Iato.

Ma in un interrogatorio precedente, precisamente del 2 ottobre 1992, lo stesso Marchese aveva dichiarato che il Riina per motivi di sicurezza legati ai conflitti tra clan mafiosi, si era trasferito dalla villa di borgo Molara a S.Giuseppe Iato.

Per sfuggire ai mafiosi, dunque, e non alla Polizia.

In proposito occorre rilevare anche che la Polizia di Palermo venne a sapere che la casa di borgo Molara era stata rifugio di Riina soltanto nel 1984, allorchè il pentito Salvatore Anselmo rivelò che suo fratello, legato a Riina, era rifugiato nella villa di borgo Molara.
Rosario Spatola , personaggio che notoriamente era dedito all’uso di cocaina, il 16 dicembre 1992 - quindi soltanto sette giorni prima dell’arresto del dott.Contrada - lo accusa:

* di essere un massone e di mantenere rapporti con i boss mafiosi attraverso la sua loggia.Nulla è emerso in proposito dalle accurate indagini effettuate dal Capitano della Direzione investigativa Antimafia Luigi Bruno.
* di aver agevolato nella primavera del 1984 la fuga di Totò Riina, uno dei capi più spietati della mafia, e di altri capi mafia, che partecipavano ad una festa di matrimonio in un albergo di Cefalù, l’Hotel Costa Verde, avvisando il Riina stesso di un’operazione predisposta dalla polizia.



Nella primavera del 1984 Contrada da più di due anni aveva lasciato gli uffici della Polizia ed era Capo di Gabinetto dell’Alto Commissario De Francesco.
Come avrebbe potuto conoscere i tempi ed i luoghi di un’azione di polizia, se da due anni non ne faceva più parte?!

Il 23 marzo del 1993 Rosario Spatola, interrogato negli uffici della Criminalpol a Roma, riferisce di un episodio svoltosi nel ristorante “Il Delfino” a Sferracavallo, una località vicino Palermo. Riferisce cioè di aver visto il dott. Contrada mangiare in compagnia del capomafia Riccobono in una saletta riservata del ristorante. Però, poiché egli non conosceva il dott.Contrada, dice di essere andato a mangiare al menzionato ristorante insieme ai fratelli Di Caro, massoni, suoi amici, che glielo avrebbero indicato come “fratello”.

Non solo i fratelli Di Caro al processo hanno smentito quanto affermato dallo Spatola, ma la saletta riservata del ristorante è risultata non essere mai esistita.

Interrogato di nuovo, questa volta negli Uffici della Procura della Repubblica a Palermo dai Magistrati della Procura di Palermo, lo Spatola non parla più di saletta riservata, ma di luogo appartato, indicando come tale una parte della sala non solo sopraelevata rispetto alla rimanente parte della sala medesima, ma ubicata in prossimità dei W.C.

Il dott. Contrada, conosciutissimo nella zona, ed il capomafia Riccobono sarebbero stati seduti, quindi, su un specie di palcoscenico e per giunta tra le due porte di accesso ai servizi igienici, con buona pace per la riservatezza!

Perché non è stato sentito nel corso delle indagini il proprietario del ristorante, che avrebbe così potuto subito smentire Spatola, come ha fatto poi al processo?
Prima, durante e dopo l’arresto del dott. Contrada occorreva valutare le propalazioni dei ”pentiti” alla luce di accurati riscontri che andavano effettuati con sollecitudine e con molta ponderazione, e ciò vale non solo per il dott. Bruno Contrada, ma per ogni cittadino! In particolare poi per Il dott. Contrada, perchè ciò andava fatto non nell’ interesse del dott. Contrada stesso, ma nell’interesse dello Stato, essendo le accuse rivolte contro un uomo delle Istituzioni che fino ad allora e per trent’anni il dr.Contrada aveva degnamente rappresentato.

Era in gioco, infatti, la credibilità delle Istituzioni stesse, specialmente se si tiene conto della strenua difesa operata nei confronti di Bruno Contrada da parte dell’allora Capo della Polizia, Prefetto Vincenzo Parisi, sia al momento dell’arresto sia al processo, dove era stato chiamato a testimoniare in qualità di teste dell’accusa.

A questo punto è di obbligo fare un’importante riflessione:

Mutolo, Buscetta e Marchese accusano il dott. Contrada di fatti commessi prima del 28 settembre del 1982, giorno in cui entra in vigore la legge n. 646 del 13/9/82, che inserisce nel c.p. l’art. 416 bis, che prevede il reato di associazione di tipo mafioso. Se non fosse intervenuta la dichiarazione di Spatola, dalla quale risultava che il dott. Contrada aveva agito di concerto con i boss mafiosi anche dopo tale data, al Contrada non avrebbe potuto essere contestato il grave reato previsto dal menzionato articolo 416 bis poichè, come è noto, nessuno può essere punito per un fatto se non è previsto espressamente dalla legge come reato. Occorreva dimostrare, quindi, per poter contestare a Contrada quel reato, che egli aveva agito di concerto con i boss anche dopo il 28 settembre 1982.

Sulla base di queste dichiarazioni il 24 dicembre del 1992 il dott.Contrada, funzionario che godeva di tutta la stima dei suoi superiori, viene accusato di concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, arrestato e su ordine della Procura di Palermo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere .

Alle propalazioni dei primi quattro “pentiti”, dopo l’arresto del dott. Contrada e fino alla data di inizio del processo, si aggiungono quelle di altri collaboranti.

A parlare sono altri “pentiti” e precisamente: Francesco Marino Mannoia,Salvatore Cancemi e Pietro Scavuzzo.

Franceso Marino Mannoia conferma le accuse di Mutolo. Egli sostiene genericamente:

- che il dott. Contrada era amico di Riccobono;

- che aveva rapporti con Bontate;

- che Angelo Graziano gli aveva messo a disposizione un appartamentino.

In proposito occorre evidenziare che il Mannoia, pentitosi nel 1989, inizia a parlare del dott. Contrada soltanto il 24 gennaio del 1994.

Successivamente, però, è emerso che questo “pentito” era già stato sentito sul dott. Contrada nel corso di interrogatori condotti separatamente il 2 e 3 aprile 1993 a New York dalle Procure di Caltanissetta e di Palermo, che indagavano su omicidi eccellenti avvenuti in Sicilia, e che a tutti i Magistrati in quelle due circostanze il Mannoia aveva dichiarato di non sapere nulla su Contrada.

Solo al terzo interrogatorio, condotto nove mesi dopo dai procuratori di Palermo, il “pentito” ha improvvisamente “ricordato”.

Ebbene dei due primi verbali non è stata fatta parola al processo.

Hanno dimenticato evidentemente i Pubblici Ministeri che il Codice prescrive che le procure raccolgano anche le prove che possano scagionare gli imputati.

Salvatore Cancemi dichiara:

- che il dott.Contrada era “nelle mani” di Stefano Bontate;

- che nel 1959 aveva favorito la pratica per il porto d’armi di Stefano Bontate;

- che si era prodigato per fargli riavere la patente.

Non era materialmente possibile che il dott. Contrada favorisse la pratica per il rilascio del porto d’armi (pistola per difesa personale e fucile per uso caccia) a Stefano Bontate, perché questi aveva ottenuto il porto d’armi nel 1960, cioè prima che il dott.Contrada prendesse servizio a Palermo, dove arrivò soltanto alla fine del 1962.

Nel marzo del 1963, invece, il dott. Contrada aveva scritto alla Questura proponendo la revoca immediata del porto d’armi al Bontate, o comunque il non rinnovo, dal momento che il documento scadeva tre mesi dopo. Da quel momento Bontate entrò nel mirino della Polizia e non potè mai più ottenere un porto d’armi. Il fascicolo della questura relativa a questa pratica è andata al macero, ma la Procura avrebbe potuto avere notizie precise effettuando accurati accertamenti anche presso altri enti (archivio del Registro, archivio della Federazione della caccia ecc.)

Per quanto attiene la restituzione della patente, che era stata ritirata al Bontate allorchè venne sottoposto alla sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno, gli artefici di tale restituzione furono, come poi è risultato anche dalle testimonianze degli interessati, il dott. Francesco Faranda, dirigente all’epoca dei fatti, del Commissariato di Polizia che raccolse le informazioni sul fatto che realmente il Bontate per lavoro avesse bisogno della patente, il Questore Giovanni Epifanio ed il Prefetto Girolamo di Giovanni .

Le indagini, come sempre nel caso Contrada o sono inesistenti o estremamente lacunose.

Inoltre il Cancemi sostiene che il Contrada è un giocatore, ma Contrada ribatte di non aver mai amato le carte e di aver imparato a giocare a scopone nel Carcere Militare di Forte Boccea.

Pietro Scavuzzo , “pentito” della mafia trapanese, un anno dopo l’arresto del dott. Contrada ha rivelato ai Magistrati uno strano episodio circa la stima di un anfora antica; egli racconta che:

- nel gennaio del 1991 avrebbe portato un’anfora antica di notevoli dimensioni insieme a due mafiosi, Calogero Musso e Pietro Mazzara, in un appartamento di via Roma a Palermo.

Quest’anfora sarebbe stata stimata, alla presenza del dott. Contrada, da un esperto svizzero (contattato a sua volta tramite un non meglio identificato Ludwig) per essere poi donata dalla mafia al Vicequestore di Trapani Michele Messineo.

Scavuzzo avrebbe riconosciuto lo stabile e l’appartamento dove avvenne la stima, in via Roma n.459. Egli parla di un appartamento con videocitofono e di una donna sui cinquant’anni che avrebbe aperto la porta, inoltre descrive l’interno della casa. Scavuzzo in un primo momento parla di un appartamento sito “al secondo o al terzo piano”, mentre successivamente dice trattarsi di quello all’ottavo piano, cioè la sede degli uffici del Sisde.

Con indagini rapide ed accurate si sarebbe potuto accertare facilmente che al Sisde non c’era alcuna dipendente di età superiore ai trent’anni, che la descrizione dell’arredamento fatta dal pentito non coincideva per niente con quella dell’Ufficio del Sisde, che in quell’ufficio era impossibile per chiunque entrare senza il permesso del capo-centro e che infine all’interno di quegli uffici esisteva una vigilanza armata24 ore su 24, con un piantone che aveva un mitra carico appoggiato sulla scrivania. Agevolmente si sarebbe potuto rilevare anche che la descrizione della porta fatta da Scavuzzo non corrispondeva: lo Scavuzzo aveva parlato di una porta semplice, mentre la porta degli Uffici del Sisde era una porta particolare del tipo di quella delle banche, con una camera di decantazione, che non permetteva che si aprisse la porta interna se prima non si chiudeva alle spalle del visitatore la porta esterna.

In conclusione il dott. Contrada si sarebbe incontrato negli uffici del Sisde con tre delinquenti mafiosi di Trapani (per giunta ricercati), che trasportavano un’anfora di notevoli dimensioni, per consentire ad un esperto svizzero di stimarne il valore in sua presenza.

In proposito il Capitano della DIA, Luigi Bruno, ha detto di non aver trovato alcun appartamento, rispondente alla descrizione fatta dal pentito trapanese Scavuzzo, nel quale avrebbe conosciuto Contrada, presentatogli dai boss della sua stessa provincia. Il capitano ha riferito infatti che sono stati visitati, senza esito, più di cento appartamenti della zona. Nessuno rispondeva alle caratteristiche riferite dal pentito.

Altri pentiti hanno poi testimoniato contro Contrada nel corso del processo, ma sono stati tutti puntualmente smentiti da quelli che avevano citato nelle accuse rivolte a Contrada.
Da tutto quanto sopra descritto emerge chiaramente che le indagini sono state svolte con una trascuratezza e una superficialità tali da far sorgere il fondato dubbio che esse siano state condotte intenzionalmente in tal modo.

http://www.brunocontrada.info/

onesky
29-12-2007, 13:50
Ha firmato per tornare in carcere.

E' evidente la strategia di farlo apparire il piu' pietoso possibile, in carcere piuttosto che in un letto di ospedale sotto le cure dei medici. Napolitano avrebbe potuto ripensarci, visto che ormai era sotto cure mediche e fuori prigione..

Invece cosi' Mastella potrà ripetere che è un atto dovuto, l'ha detto anche il santo padre..

fabio80
29-12-2007, 14:21
Ha firmato per tornare in carcere.

E' evidente la strategia di farlo apparire il piu' pietoso possibile, in carcere piuttosto che in un letto di ospedale sotto le cure dei medici. Napolitano avrebbe potuto ripensarci, visto che ormai era sotto cure mediche e fuori prigione..

Invece cosi' Mastella potrà ripetere che è un atto dovuto, l'ha detto anche il santo padre..

certo, mancava pure lui in questo bel quadretto... ora ci sono tutti gli elementi

drakend
29-12-2007, 14:35
Invece cosi' Mastella potrà ripetere che è un atto dovuto, l'ha detto anche il santo padre..
Che c'entra il Papa? Si è impicciato? :muro:

Jackari
29-12-2007, 14:42
Sulla questione si è già pronunciata la Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006 (http://www.cortecostituzionale.it/ita/attivitacorte/rassegnastampaquestionidecise/schedaDec.asp?annopubblicazione=2006&Comando=LET&NoDec=200&AnnoDec=2006) nel giudizio per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, in seguito al ricorso dell'allora Presidente Ciampi dopo il rifiuto dell'ex Guardasigilli Castelli di dare corso alla concessione della grazia ad Ovidio Bompressi.

Il potere di grazia è di esclusiva spettanza presidenziale e il Ministro della Giustizia ha soltanto delle competenze istruttorie e non un potere di codecisione sostanziale. Nell'ambito del procedimento che conduce all'atto di clemenza le competenze del Guardasigilli sono dunque strumentali alla determinazione del Capo dello Stato e non possono tradursi in "un inammissibile potere inibitorio, una sorta di potere di veto". La grazia, infatti, non è un "atto complesso" alla cui formazione concorrerebbero, in modo paritario, le due volontà del Presidente della Repubblica e del Ministro della Giustizia, ma è un "atto formalmente e sostanzialmente presidenziale" e pertanto la controfirma ministeriale ha una funzione di mera attestazione della provenienza dell'atto da parte del Presidente della Repubblica, oltre che di controllo della sua regolarità formale.

In base alla stessa giurisprudenza costituzionale è poi esclusa qualsiasi competenza del Guardasigilli circa l'esecuzione delle sentenze penali, per il principio della separazione di poteri.



La concessione della grazia avviene al termine di un procedimento in cui la volontà del Presidente della Repubblica prevale sempre anche in seguito ad una eventuale archiviazione del Guardasigilli.

ho impostato la discussione in termini ipotetici perchè il realtà il dibattito è ancora aperto. Oltre a leggere la sentenza invito a leggere qualche commento dottrinale in materia.
ed inoltre aggiungerei questo: http://archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2007/12/co_9_071220003.xml

Onisem
29-12-2007, 16:28
la questione in realtà è molto controversa.

Anche perchè la prima volta è stato assolto in appello e la cassazione ha poi fatto rifare il processo.

Cmq sono sempre stato contro l'indulto però credo che prima di giudicare bisogna anche un minimo leggere come sono andate le vicende invece di accusare subito contro le persone, almeno io penso da quello che ho letto che le cose non siano proprio così nero su bianco.

Cmq posto "la difesa" a beneficio del dubbio



http://www.brunocontrada.info/

Comunque la giri la grazia non ci sta. Credi che sia stato condannato ingiustamente? Si riveda il processo.

giannola
29-12-2007, 16:33
Comunque la giri la grazia non ci sta. Credi che sia stato condannato ingiustamente? Si riveda il processo.

1.Presupposto della grazia è il passaggio in giudicato della sentenza di condanna

e questo ce l'abbiamo. :)

2. La grazia può essere concessa su domanda del condannato, di un suo prossimo congiunto o dal convivente o del tutore o curatore ovvero da un avvocato, su proposta del Presidente del consiglio di disciplina o anche, in assenza di domanda o proposta, d’ufficio, cioè d’iniziativa dello stesso ministro della giustizia. Essa prescinde dal consenso dell’interessato.

e abbiamo anche questo. ;)

gretas
02-01-2008, 17:24
No alla "grazia" per Bruno Contrada

http://www.genovaweb.org/nograzia_contrada.htm

gretas
02-01-2008, 17:27
Contrada, il dottor morte



Sulle “ragioni umanitarie di eccezionale urgenza” che hanno indotto il cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella a istruire immediatamente la pratica per la grazia a Bruno Contrada, condannato definitivamente sette mesi fa a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, bastano le considerazioni di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo: “Il giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere si è pronunciato il 12 dicembre contro il differimento della pena del Contrada poichè le patologie dello stesso potrebbero essere curate in carcere o in apposite strutture esterne. Se peraltro tutti gli affetti di patologie come il diabete dovessero avanzare domanda di grazia e ottenerla in tempi così rapidi, il sovraffolamento delle carceri sarebbe rapidamente risolto”. Se poi Contrada non avesse avviato lo sciopero della fame, ma avesse continuato a nutrirsi, le sue condizioni di salute sarebbero senz’altro migliori. Il detenuto malato dev’essere curato, nell’infermeria del carcere o in ospedale, secondo le leggi vigenti, non essendo la grazia una terapia anti-diabete.

Quanto alle ragioni giuridiche di un’eventuale clemenza, sono ancor più deboli di quelle umanitarie. Mai è stato graziato un personaggio di quel calibro condannato per mafia. E mai è stato graziato un condannato a distanza così ravvicinata dalla sua condanna (Contrada ha scontato 7 mesi dei 10 anni previsti). Si è molto discusso, a proposito di Adriano Sofri, se il candidato alla grazia debba almeno chiederla o possa riceverla d’ufficio, se debba accettare la sentenza o la possa rifiutare: ma, se anche prevalesse la seconda tesi, sarebbe ben strano graziare un signore, stipendiato per una vita dallo Stato, che ha dipinto i suoi giudici come strumenti in mano alla mafia per condannare un nemico della mafia, giudici al servizio di “un manipolo di manigoldi, di criminali, di pendagli da forca che hanno inventato le cose più assurde mettendosi d’accordo”. E tuttora chiede la revisione del processo. Graziarlo addirittura prima dell’eventuale revisione significherebbe usare impropriamente la clemenza per ribaltare il verdetto della Cassazione: un’invasione di campo del potere politico in quello giudiziario.

Ultimo punto: sollecitata per un parere dal giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, la Procura di Palermo ha risposto che Contrada non risulta aver mai interrotto i suoi rapporti con Cosa Nostra, ragion per cui si ritiene che potrebbe –una volta libero– riallacciarli.

Restano da esaminare le possibili ragioni ”politiche” di tanta fretta. Ragioni che risalgono alle sua lunga e controversa carriera di poliziotto e agente segreto alle dipendenze dello Stato, ma al servizio dell’Antistato.

Già capo della squadra mobile e della Criminalpol di Palermo, già numero tre del Sisde (alla guida del dipartimento Criminalità organizzata) fino al Natale del 1992, quando fu arrestato, Contrada è indicato come trait d’union fra Stato e mafia non solo da una ventina di mafiosi pentiti, ma pure da una gran quantità di autorevolissimi testimoni. A cominciare dai colleghi di Giovanni Falcone, che raccontano al diffidenza che il giudice nutriva nei confronti di “’u Dutturi”: i giudici Del Ponte, Caponnetto, Almerighi, Vito D’Ambrosio, Ayala. E poi Laura Cassarà, vedova di Ninni (uno dei colleghi di Contrada alla Questura di Palermo assassinati dalla mafia mentre lui colludeva con la mafia). Tutti a ripetere davanti ai giudici di Palermo che Contrada passava informazioni a Cosa Nostra, incontrando anche personalmente alcuni boss, come Rosario Riccobono e Calogero Musso. Nelle sentenze succedutesi in 15 anni, si legge che Contrada concesse la patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco; che agevolò la latitanza di Riina e la fuga di Salvatore Inzerillo e John Gambino; che intratteneva rapporti privilegiati con Michele e Salvatore Greco; che spifferava segreti d’indagine ai mafiosi in cambio di favori e regali (come i 10 milioni di lire accantonati dal bilancio di Cosa Nostra, nel Natale del 1981, per acquistare un’auto a un’amante del superpoliziotto); che ha portato al processo falsi testimoni a sua difesa.

Decisivo il caso di Oliviero Tognoli, l’imprenditore bresciano arrestato in Svizzera nel 1988 come riciclatore della mafia. Secondo Carla Del Ponte, che lo interrogò a Lugano insieme a Falcone, Tognoli ammise che a farlo fuggire dall’Italia era stato Contrada, anche se, terrorizzato da quel nome, rifiutò di metterlo a verbale. Poi, in un successivo interrogatorio, ritrattò. Quattro mesi dopo, Cosa Nostra tentò di assassinare Falcone e la Del Ponte con la bomba all’Addaura. Nemmeno Borslelino si fidava di Contrada. E nemmeno Boris Giuliano: finì anche lui morto ammazzato. Il che spiega, forse, lo sconcerto dei familiari delle vittime della mafia all’idea che lo Stato, dopo aver speso 15 anni per condannare Contrada, impieghi 7 mesi per liberarlo.

Ma c’è un ultimo capitolo, che sfugge alle sentenze: uno dei tanti tasselli che compongono il mosaico del “non detto”, o dell’ ”indicibile” sulla strage di via d’Amelio, dove morì Borsellino con gli uomini della sua scorta (ancora oggetto di indagini della Procura di Caltanissetta, che pure ha archiviato la posizione di Contrada). Quel pomeriggio del 19 luglio ‘92 Contrada è in gita in barca al largo di Palermo con gli amici Gianni Valentino (un commerciante in contatto col boss Raffaele Ganci) e Lorenzo Narracci (funzionario del Sisde). Racconterà Contrada che, dopo pranzo, Valentino riceve una telefonata della figlia “che lo avvertiva del fatto che a Palermo era scoppiata una bomba e comunque c’era stato un attentato. Subito dopo il Narracci, credo con il suo cellulare, ma non escludo che possa anche aver usato il mio, ha chiamato il centro Sisde di Palermo per informazioni più precise”. Appreso che la bomba è esplosa in via d’Amelio, dove abita la madre di Borsellino, Contrada si fa accompagnare a riva, passa da casa e, in serata, giunge in via d’Amelio. Ma gli orari - ricostruiti dal consulente tecnico dei magistrati, Gioacchino Genchi - non tornano. L’ora esatta della strage è stata fissata dall’Osservatorio geosismico alle 16, 58 minuti e 20 secondi. Alle 17 in punto, cioè 100 secondi dopo l’esplosione, Contrada chiama dal suo cellulare il centro Sisde di via Roma. Ma, fra lo scoppio e la chiamata, c’è almeno un’altra telefonata: quella che ha avvertito Valentino dell’esplosione. Dunque, in 100 secondi, accadono le seguenti cose: la bomba sventra via d’Amelio; un misterioso informatore (Contrada dice la figlia dell’amico) afferra la cornetta di un telefono fisso (dunque non identificabile dai tabulati), forma il numero di Valentino e l’avverte dell’accaduto; Valentino informa Contrada e gli altri sulla barca; Contrada afferra a sua volta il cellulare, compone il numero del Sisde e ottiene la risposta dagli efficientissimi agenti presenti negli uffici solitamente chiusi di domenica, ma tutti presenti proprio quella domenica. Tutto in un minuto e 40 secondi. Misteri su misteri. Come poteva la figlia di Valentino sapere, a pochi secondi dal botto, che – parola di Contrada – “c’era stato un attentato”? Le prime volanti della polizia giunsero sul posto 10-15 minuti dopo lo scoppio. E come potevano, al centro operativo Sisde, sapere che era esplosa una bomba in via D’Amelio già un istante dopo lo scoppio? Le prime notizie confuse sull’attentato sono delle 17.30. Escludendo che la figlia di Valentino e gli uomini del Sisde siano dei veggenti, e ricordando i rapporti del commerciante con i Ganci, viene il dubbio che l’informazione in tempo reale l'abbia data chi per motivi – diciamo così – professionali, ne sapeva molto di più. Qualcuno che magari si trovava appostato in via D’Amelio, o nelle vicinanze, in un ottimo punto di osservazione (magari il Monte Pellegrino, dove sorge il castello Utveggio, sede di misteriosi uffici del Sisde in contatto con un mafioso coinvolto nella strage e poi frettolosamente chiusi). E attendeva il buon esito dell’attentato per poi comunicarlo in tempo reale a chi di dovere.

Forse, prima di parlare di grazia a Contrada, si dovrebbe almeno pretendere che dica la verità su quel giorno. Altrimenti qualcuno potrebbe sospettare – con i parenti delle vittime – che lo si voglia liberare prima che dica la verità.


http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1732273.html

gretas
02-01-2008, 18:16
Dal Sisde alla Mafia la carriera de «’u Dutturi»

Sulle «ragioni umanitarie di eccezionale urgenza» che hanno indotto il ministro Mastella a istruire immediatamente la pratica per la grazia a Bruno Contrada, condannato definitivamente sette mesi fa a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, bastano le considerazioni di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo: «Il giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere si è pronunciato il 12 dicembre contro il differimento della pena del Contrada poiché le patologie dello stesso potrebbero essere curate in carcere o in apposite strutture esterne. Se peraltro tutti gli affetti di patologie come il diabete dovessero avanzare domanda di grazia e ottenerla in tempi così rapidi, il sovraffollamento delle carceri sarebbe rapidamente risolto».

Se poi Contrada non avesse avviato lo sciopero della fame, ma avesse continuato a nutrirsi, le sue condizioni di salute sarebbero senz’altro migliori. Il detenuto malato dev’essere curato, nell’infermeria del carcere o in ospedale, secondo le leggi vigenti, non essendo la grazia una terapia anti-diabete. Quanto alle ragioni giuridiche di un’eventuale clemenza, sono ancor più deboli di quelle umanitarie. Mai è stato graziato un personaggio di quel calibro condannato per mafia. E mai è stato graziato un condannato a distanza così ravvicinata dalla sua condanna (Contrada ha scontato 7 mesi dei 10 anni previsti). Si è molto discusso, a proposito di Adriano Sofri, se il candidato alla grazia debba almeno chiederla o possa riceverla d’ufficio, se debba accettare la sentenza o la possa rifiutare: ma, se anche prevalesse la seconda tesi, sarebbe ben strano graziare un signore, stipendiato per una vita dallo Stato, che ha dipinto i suoi giudici come strumenti in mano alla mafia per condannare un nemico della mafia, giudici al servizio di «un manipolo di manigoldi, di criminali, di pendagli da forca che hanno inventato le cose più assurde mettendosi d’accordo». E tuttora chiede la revisione del processo. Graziarlo addirittura prima dell’eventuale revisione, significherebbe usare impropriamente la clemenza per ribaltare il verdetto della Cassazione: un’invasione di campo del potere politico in quello giudiziario. Ultimo punto: sollecitata per un parere dal giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, la Procura di Palermo ha risposto che Contrada non risulta aver mai interrotto i suoi rapporti con Cosa Nostra, ragion per cui si ritiene che potrebbe - una volta libero - riallacciarli.
Restano da esaminare le possibili ragioni «politiche» di tanta fretta. Ragioni che risalgono alle sua lunga e controversa carriera di poliziotto e agente segreto alle dipendenze dello Stato, ma al servizio dell’Antistato. Già capo della Mobile e della Criminalpol di Palermo, già numero tre del Sisde (alla guida del dipartimento Criminalità organizzata) fino al Natale del 1992, quando fu arrestato, Contrada è indicato come trait d’union fra Stato e mafia non solo da una ventina di mafiosi pentiti, ma pure da una gran quantità di autorevolissimi testimoni. A cominciare dai colleghi di Giovanni Falcone, che raccontano al diffidenza che il giudice nutriva nei confronti di «’u Dutturi»: i giudici Del Ponte, Caponnetto, Almerighi, Vito D’Ambrosio, Ayala. E poi Laura Cassarà, vedova di Ninni (uno dei colleghi di Contrada alla Questura di Palermo assassinati dalla mafia mentre lui colludeva con la mafia). Tutti a ripetere davanti ai giudici di Palermo che Contrada passava informazioni a Cosa Nostra, incontrando anche personalmente alcuni boss, come Rosario Riccobono e Calogero Musso. Nelle sentenze succedutesi in 15 anni, si legge che Contrada concesse la patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco; che agevolò la latitanza di Riina e la fuga di Salvatore Inzerillo e John Gambino; che intratteneva rapporti privilegiati con Michele e Salvatore Greco; che spifferava segreti d’indagine ai mafiosi in cambio di favori e regali (come i 10 milioni di lire accantonati dal bilancio di Cosa Nostra, nel Natale del 1981, per acquistare un’auto a un’amante del superpoliziotto); che ha portato al processo falsi testimoni a sua difesa. Decisivo il caso di Oliviero Tognoli, l’imprenditore bresciano arrestato in Svizzera nel 1988 come riciclatore della mafia. Secondo Carla Del Ponte, che lo interrogò a Lugano insieme a Falcone,Tognoli ammise che a farlo fuggire dall’Italia era stato Contrada, anche se, terrorizzato da quel nome, rifiutò di metterlo a verbale. Poi, in un successivo interrogatorio, ritrattò. Quattro mesi dopo, Cosa Nostra tentò di assassinare Falcone e la Del Ponte con la bomba all’Addaura. Nemmeno Borslelino si fidava di Contrada. E nemmeno Boris Giuliano: finì anche lui morto ammazzato. Il che spiega, forse, lo sconcerto dei familiari delle vittime della mafia all’idea che lo Stato, dopo aver speso 15 anni per condannare Contrada, impieghi 7 mesi per liberarlo. Ma c’è un ultimo capitolo, che sfugge alle sentenze:uno dei tanti tasselli che compongono il mosaico del «non detto», o dell’«indicibile» sulla strage di via d’Amelio, dove morì Borsellino con gli uomini della sua scorta (ancora oggetto di indagini della Procura di Caltanissetta, che pure ha archiviato la posizione di Contrada).



Marco Travaglio

Igor
03-01-2008, 15:46
ho impostato la discussione in termini ipotetici perchè il realtà il dibattito è ancora aperto.

Mi dispiace ma in realtà rimane ben poco su cui dibattere. C'è una recente sentenza della Corte Costituzionale ed un orientamento ormai consolidato della stessa, che esclude qualsiasi competenza del Guardasigilli circa l'esecuzione delle sentenze penali. Quanto alla dottrina, da tempo si sostiene autorevolmente la tesi della natura di "atto formalmente e sostanzialmente presidenziale" della grazia. (Mortati, Baldassarre, Gallo, Virga, Spagna Musso, Labriola,...).


http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/dibattiti/attualita/bonfiglio.html

È vero che la Costituzione italiana prevede che tutti gli atti del Presidente della Repubblica siano controfirmati, ma ciò non ha impedito di distinguere tra atti “propri” del Capo dello Stato e atti “governativi”. Grazie a questa distinzione è chiaro che, rispetto ai due tipi di atti, la controfirma assume significati diversi, cosicché la sua funzione varia in relazione al potere di influenza esercitato, in ciascun tipo di atto, dal Capo dello Stato e dal ministro controfirmante. Non a caso è prevalsa in dottrina la tesi della “polifunzionalità” dell’istituto della controfirma. Per gli “atti presidenziali” in senso stretto il ministro controfirmante risponde soltanto per il profilo della loro legittimità, non per la loro opportunità. La grazia rientra in quest’ultima tipologia di atti, non certamente tra quelli di indirizzo politico. La controfirma ministeriale dell’atto di grazia non significa quindi partecipazione del Governo al merito dell’atto, né può intendersi come un “impedimento a fare”.



http://www.forumcostituzionale.it/site/index3.php?option=com_content&task=view&id=1048

Travolti dalla ricostruzione dell'istituto tracciata in sentenza, cadono uno dopo l'altro come Castelli di carte i tanti argomenti - disinvoltamente cangianti - che l'ex Guardasigilli ha con ostinazione opposto alla volontà del Presidente Ciampi durante l'intera vicenda ora giunta al suo epilogo (costituzionale).
[…]
Quanto alla pretesa lettura della grazia quale potere duale, secondo il Ministro confermata implicitamente dal Parlamento «per ben due volte, in sede di esame sia di legge ordinaria, che di legge costituzionale» [cfr. nota ministeriale del 24 novembre 2004, ivi], la Corte è perentoria: la clemenza individuale va inclusa nella categoria degli atti «espressione di poteri propri del Presidente della Repubblica» quali l'invio di messaggi alle Camere, la nomina di senatori a vita o di giudici costituzionali. Non un atto condiviso, dunque, bensì formalmente e sostanzialmente presidenziale.
[…]
Di grande rilievo sistematico è anche il riconoscimento esplicito che la Corte costituzionale compie della costruzione - fino ad oggi interamente dottrinale - della tipologia degli atti presidenziali, classificati a seconda del «diverso valore» della relativa controfirma ministeriale: come ripete manualisticamente la sentenza, alla controfirma «va attribuito carattere sostanziale quando l'atto sottoposto alla firma del Capo dello Stato sia di tipo governativo e, dunque, espressione delle potestà che sono proprie dell'Esecutivo, mentre ad essa deve essere riconosciuto valore soltanto formale quando l'atto sia espressione di poteri propri del Presidente della Repubblica».
E' il caso del provvedimento di grazia, espressamente «equiparato» agli altri atti formalmente e sostanzialmente presidenziali. La controfirma apposta al decreto concessorio, dunque, attesta semplicemente la regolarità della procedura seguita. Ed è solo di questa regolarità che il Guardasigilli - Ministro «competente» e non «proponente» come suggeriva il ricorso, nella scia di una diffusa interpretazione dottrinale - assume la responsabilità giuridica e politica, ex art. 89, comma 1, Cost..
Tutto ciò - a mio modo di vedere - non fa della grazia un potere presidenziale libero e irresponsabile, quasi che il Capo dello Stato italiano avesse traslocato dal Quirinale all'Eliseo. La connotazione straordinaria dei presupposti dell'atto di clemenza e l'eccezionalità del ricorso alla sua concessione sono altrettanti limiti all'esercizio della prerogativa presidenziale. Cui si unisce l'inedito obbligo di motivazione del relativo decreto di grazia, nelle ipotesi di una sua adozione in dissenso dalle motivate valutazioni contrarie fatte pervenire al Capo dello Stato dal Ministro di giustizia: ove non le condivida - precisa infatti la sentenza - il Presidente della Repubblica adotta direttamente la grazia, «esternando nell'atto le ragioni» per le quali ritiene di doverla concedere ugualmente, malgrado il dissenso espresso dal Guardasigilli.



http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/cronache/giurisprudenza_costituzionale/potere_grazia/index.html

Il secondo contrappeso individuato dalla Corte è rappresentato proprio dalla ricostruzione della titolarità del potere. E' in questa occasione che il Giudice delle leggi riprende e fa propria la classificazione dottrinale che distingue gli atti formalmente e sostanzialmente presidenziali da quelli formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi, analizzando il diverso significato che, di volta in volta, assume la controfirma ministeriale.
Il fine meramente umanitario del provvedimento di clemenza esclude in radice che nella determinazione relativa alla sua concessione possano entrare valutazioni di ordine politico; al contempo impone che l'attribuzione del potere sia riconosciuta a favore di un organo neutro, estraneo al circuito dell'indirizzo politico.
L'esatta collocazione del potere di grazia al di fuori del sistema legale di giustizia penale rappresenta, quindi, il presupposto dirimente per la soluzione della controversia sulla sua titolarità, in quanto rende obbligata la scelta sul soggetto competente (il Presidente, appunto). Difatti solo il Capo dello Stato e non anche il Ministro, che è espressione della maggioranza di governo, può assicurare un esercizio imparziale del potere. Anche questo punto è esplicitato nella motivazione della decisione, che sottolinea come il Presidente della Repubblica "è chiamato ad apprezzare la sussistenza in concreto dei presupposti umanitari che giustificano l'adozione del provvedimento di clemenza" in ragione della sua estraneità da "quello che viene definito 'il circuito' dell'indirizzo politico-governativo".
Si tratta, quindi, di un potere formalmente e sostanzialmente presidenziale che non snatura la forma di governo parlamentare, ma che anzi trova da questa la linfa per il suo riconoscimento. Difatti, benché il Capo dello Stato eserciti un potere non condizionato dalle determinazioni ministeriali, la decisione finale sulla concessione del provvedimento di clemenza, proprio perché sorretta da presupposti eccezionali e meramente umanitari, resta estranea al giardino della politica. L'ampio margine di discrezionalità che caratterizza il potere presidenziale trova un significativo limite nel vincolo di scopo che lo caratterizza.



Naturalmente c’è chi continua a pensarla diversamente:

http://www.forumcostituzionale.it/site/index3.php?option=com_content&task=view&id=1075
La Corte ha ripreso un orientamento espresso, già in precedenza, da un'autorevole dottrina (Mortati, Guarino, Galeotti, ecc.) , e condiviso anche dal tempestivo commento di Pugiotto summenzionato. Chi scrive, ben consapevole di collocarsi su una posizione quanto mai minoritaria (posto che non condivide nemmeno la tesi di un concorso paritario di competenze del Governo e del Presidente della Repubblica), desidera, ancora una volta, manifestare il proprio dissenso da questa opinione, cercando di sollecitare una riflessione più approfondita sulla configurazione del fondamento della clemenza individuale assunta dalla Corte e da tanti autorevoli giuristi.
[…]
Il Presidente della Repubblica non dovrebbe avere affatto un potere decisionale proprio, poiché la concessione della grazia, lungi dall'esserne estranea, deve essere ricompressa in "quello che viene definito il "circuito" dell'indirizzo politico- governativo" (per riprendere, ma in prospettiva opposta, le parole della sentenza n. 200 in oggetto). Il Capo dello Stato non dovrebbe avere nemmeno un potere di codecisione in termini paritari con quello governativo. Facciamo questa osservazione, muovendo dalla convinzione che non si possono prefigurare né una condivisione di competenza di Capo dello Stato e Governo in alcuna materia, né, di conseguenza, la sussistenza i atti presidenziali duali (non ci soffermiamo a dimostrare tale assunto, limitandoci a rinviare alle riflessioni ed all'argomentazione di autorevole dottrina, in primis di Galeotti). Peraltro, è forse superfluo rilevarlo, il Presidente della Repubblica avrebbe un potere ed un ruolo anche nel campo della clemenza individuale, in quanto avrebbe quella funzione di controllo, "garantista", la quale gli consentirebbe di precludere la concessione di grazia, che non avesse una legittimità costituzionale, che fosse cioè un atto di ingiustificato favoritismo. Il Capo dello Stato dovrebbe avere, nella prospettiva qui seguita, l'importante compito di contenere l'operato del Governo nella materia de qua, affinché la politicità intrinseca alla sua azione non debordi dai confini dell'eccezionalità e della legittimità costituzionale.
Concludiamo le presenti note con una precisazione.
Abbiamo anticipato che l'opinione qui espressa è isolata nella cultura giuridica. Ora aggiungiamo che, data questa marginalità, non potevamo certo pretendere che il giudice costituzionale la facesse propria, dato che per esso sarebbe stato difficile assumere una posizione contrastante con quella, o quelle, della dottrina largamente dominante. Le considerazioni quivi esposte, pur nel dissenso netto da quanto deciso con la sentenza n. 200 in oggetto, si accompagnano perciò alla comprensione della posizione assunta dalla Corte e mirano fondamentalmente a tener in vita una riflessione critica verso un diritto vivente in tema di grazia, che non sembra rispondere alle istanze, pur nel complesso ancor valide, dell'illuminismo giuridico nella materia de qua.



http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/materiali/anticipazioni/z_varie/rescigno.html

[…]
Tratterò invece del tema della controfirma in generale, contro quanto sostenuto sia dalla dottrina dominante sia in questa sentenza. Prima però di passare a questo tema più generale, conviene concludere in tema di grazia.
6. Come si vede, quasi tutte le regole e i dubbi sopra illustrati in materia di grazia nascono e si basano su due presupposti che ora debbono essere indagati con cura: se e come la grazia può essere definita e delimitata in base al testo costituzionale; se la legge ordinaria può integrare la Costituzione in materia di grazia, e fino a che punto.
Per quanto riguarda il primo punto la Corte sembra non avere dubbi: la grazia è un provvedimento eccezionale di clemenza per ragioni umanitarie[5]. La affermazione è sbagliata per due ragioni: a) la prima ragione sta nella banale constatazione che nella storia millenaria della grazia non si rinviene mai questa limitazione: è certamente possibile che a determinare la concessione della grazia siano o siano state ragioni umanitarie (ad es. lo stato di salute del condannato ed il rischio di morte connesso alla carcerazione), ma le ragioni per concedere la grazia sono state innumerevoli, e cioè sono in una parola politiche; b) la seconda ragione di ordine generale sta nella constatazione che tutti gli atti delle autorità direttamente o indirettamente rappresentative (come sono indirettamente rappresentative del popolo sia il Governo che il Presidente della Repubblica) possono acquistare valenza politica, e cioè diventare oggetto di conflitti politici entro il corpo dei cittadini e delle loro rappresentanze organizzate, ed è proprio per questa ragione, nello spirito della divisione dei poteri, che molti atti sono attribuiti al Presidente della Repubblica purché vi sia la controfirma del ministro (e cioè in buona sostanza del Governo), affinché, data la sempre possibile valenza politica di tali atti, l'uno possa controbilanciare l'altro.
[…]
8. E' giunto il tempo di uscire dal labirinto creato dalla dottrina dominante e recepito dalla Corte, e contestare l'intera costruzione.
Va anzitutto ribadito che, come le cronache non fanno che confermare, qualunque atto può diventare politico. Non dico affatto che è politico; dico che qualunque atto, date le circostanze, può diventare politico, e cioè oggetto di controversia politica. E' contro il buon senso, e smentito continuamente dalle cronache, sostenere che gli atti sostanzialmente presidenziali non sono politici: è possibile che non diano luogo a controversie politiche, è augurabile che così avvenga, ma nessuno può garantire che non possano diventare oggetto di lotta politica, anche furibonda. Proprio per questo il costituzionalismo delle forme di governo parlamentare ha inventato e mantenuto la controfirma ministeriale degli atti del Presidente della Repubblica, e nel contempo la firma del Presidente della Repubblica sugli atti più importanti del Governo: affinché, se e quando essi diventano terreno di contesa politica, come può sempre accadere, vi sia un controllo reciproco, e né il Governo possa agire senza il consenso del Capo dello Stato né il Capo dello Stato possa agire senza il consenso del Governo (dietro il quale, non va dimenticato, sta la maggioranza parlamentare).
[…]



Oltre a leggere la sentenza invito a leggere qualche commento dottrinale in materia.
Nella sentenza la Corte si è espressa inequivocabilmente per la titolarità in via esclusiva del potere di grazia spettante al Capo dello Stato, seguendo quella dottrina dominante che distingue tra atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi ed atti formalmente e sostanzialmente presidenziali. Il ricorso di Ciampi ha così trovato accoglimento mentre sono state respinte le argomentazioni sostenute da Castelli.

Tra i costituzionalisti naturalmente potranno continuare ad esserci voci differenti sulla questione, anche autorevoli (Rescigno, Martines per il quale la grazia è una atto sostanzialmente complesso, Barile,…), ma non è la dottrina a svolgere il ruolo che il nostro ordinamento assegna alla Corte Costituzionale nell'interpretazione delle norme costituzionali e nella risoluzione dei conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato.

ed inoltre aggiungerei questo: http://archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2007/12/co_9_071220003.xml

Questo articolo cosa dimostrerebbe? Cosa c'entra con la sentenza da me citata e con il potere di grazia?