c.m.g
21-12-2007, 09:15
venerdì 21 dicembre 2007
Roma - Quando il sospetto è in fuga, non c'è tempo per andare dal giudice. Si va dai tecnici e ci si fa tracciare il cellulare per beccarlo: per le scartoffie ci sarà tempo (forse) dopo. E se i ragazzi non vogliono collaborare, si chiamano direttamente gli operatori per ottenere i dati. È questione di sicurezza nazionale, è questione di vita o di morte.
Sarebbero queste le abitudini degli agenti federali dell'FBI, almeno a giudicare dai documenti che emergono dalle ulteriori 600 pagine ottenute in tribunale da Electronic Frontier Foundation (http://www.eff.org/issues/foia/061708CKK), che continua ad appellarsi alla legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione per ottenere le prove dell'abuso delle intercettazioni operato dal Bureau.
"Abbiamo spesso a che fare con la squadra fuggitivi e, come in molti altri uffici, quei ragazzi hanno la fama di gente che non va per il sottile". Sono le parole (http://www.wired.com/politics/onlinerights/news/2007/12/fbi_cell?currentPage=all) di un tecnico della sede di Minneapolis dell'FBI, in una email interna carica di livore: "Non li critico, solo hanno un modo di lavorare tutto loro: ottenere un ordine di un giudice è l'ultima risorsa in assoluto, se proprio ci sono costretti".
Gli agenti sul campo si rivolgono ai tecnici per scavalcare la burocrazia: i mezzi per intercettare ci sono, e allora perché non usarli direttamente? Basta cedere una volta e poi tutto diventa un'abitudine: chi si rifiuta di collaborare, per non violare la legge, viene accusato di essere un pessimo tecnico e scavalcato.
Ma il portavoce del Bureau, Paul Bresson, getta acqua sul fuoco. L'FBI, dice, rispetta la legge, ma i suoi agenti sono addestrati a infilarsi nelle pieghe delle norme e stiracchiarle al massimo per condurre al meglio le proprie indagini. In nessun caso sarebbero stati violati regolamenti e procedure standard.
Non è d'accordo Marcia Hofmann, avvocato di EFF che si occupa del caso. "Per anni il governo ha sostenuto con deboli puntelli legali le sue intercettazioni indiscriminate - attacca - ma questi documenti ora dimostrano che gli agenti in alcuni casi non rispettavano neppure i loro scialbi regolamenti".
Una storia che si intreccia con quella (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2044493) di AT&T e NSA, anche loro accusate (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2091007) di intromettersi nella privacy dei cittadini a stelle e strisce. E che condiziona non poco il cammino verso l'approvazione del Protect America Act - rimpiazzato (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2086497) dal più garantista Restore Act voluto dai democratici - così come la riforma (http://arstechnica.com/news.ars/post/20071218-fisa-reform-bill-tabledin-part-due-to-eyes-of-the-internet.html) del Foreign Intelligence Surveillance Act, che regola le intercettazioni da e verso l'estero. In ballo c'è l'impunità delle telco, in una lotta senza esclusione di lobby colpi.
Luca Annunziata
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2148536)
Roma - Quando il sospetto è in fuga, non c'è tempo per andare dal giudice. Si va dai tecnici e ci si fa tracciare il cellulare per beccarlo: per le scartoffie ci sarà tempo (forse) dopo. E se i ragazzi non vogliono collaborare, si chiamano direttamente gli operatori per ottenere i dati. È questione di sicurezza nazionale, è questione di vita o di morte.
Sarebbero queste le abitudini degli agenti federali dell'FBI, almeno a giudicare dai documenti che emergono dalle ulteriori 600 pagine ottenute in tribunale da Electronic Frontier Foundation (http://www.eff.org/issues/foia/061708CKK), che continua ad appellarsi alla legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione per ottenere le prove dell'abuso delle intercettazioni operato dal Bureau.
"Abbiamo spesso a che fare con la squadra fuggitivi e, come in molti altri uffici, quei ragazzi hanno la fama di gente che non va per il sottile". Sono le parole (http://www.wired.com/politics/onlinerights/news/2007/12/fbi_cell?currentPage=all) di un tecnico della sede di Minneapolis dell'FBI, in una email interna carica di livore: "Non li critico, solo hanno un modo di lavorare tutto loro: ottenere un ordine di un giudice è l'ultima risorsa in assoluto, se proprio ci sono costretti".
Gli agenti sul campo si rivolgono ai tecnici per scavalcare la burocrazia: i mezzi per intercettare ci sono, e allora perché non usarli direttamente? Basta cedere una volta e poi tutto diventa un'abitudine: chi si rifiuta di collaborare, per non violare la legge, viene accusato di essere un pessimo tecnico e scavalcato.
Ma il portavoce del Bureau, Paul Bresson, getta acqua sul fuoco. L'FBI, dice, rispetta la legge, ma i suoi agenti sono addestrati a infilarsi nelle pieghe delle norme e stiracchiarle al massimo per condurre al meglio le proprie indagini. In nessun caso sarebbero stati violati regolamenti e procedure standard.
Non è d'accordo Marcia Hofmann, avvocato di EFF che si occupa del caso. "Per anni il governo ha sostenuto con deboli puntelli legali le sue intercettazioni indiscriminate - attacca - ma questi documenti ora dimostrano che gli agenti in alcuni casi non rispettavano neppure i loro scialbi regolamenti".
Una storia che si intreccia con quella (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2044493) di AT&T e NSA, anche loro accusate (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2091007) di intromettersi nella privacy dei cittadini a stelle e strisce. E che condiziona non poco il cammino verso l'approvazione del Protect America Act - rimpiazzato (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2086497) dal più garantista Restore Act voluto dai democratici - così come la riforma (http://arstechnica.com/news.ars/post/20071218-fisa-reform-bill-tabledin-part-due-to-eyes-of-the-internet.html) del Foreign Intelligence Surveillance Act, che regola le intercettazioni da e verso l'estero. In ballo c'è l'impunità delle telco, in una lotta senza esclusione di lobby colpi.
Luca Annunziata
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2148536)