DvL^Nemo
20-12-2007, 11:23
Cresciuto di 6 punti in tre anni il ricorso al credito al consumo
Ancora marcata la sfiducia verso i fondi pensioni. Negli investimenti si cerca la sicurezza
di ROSARIA AMATO
<B>Nel 2007 riesce a risparmiare<br>meno della metà delle famiglie</B>
Il 78,3% degli italiani dichiara di essere soddisfatto della propria banca
ROMA - Una famiglia su due non riesce a risparmiare, e "non per scelta". Dal "XXV Rapporto sul risparmio e sui risparmiatori in Italia" di BNL/Centro Einaudi emerge una ulteriore diminuzione delle famiglie che riescono a mettere qualcosa da parte: la percentuale passa dal 49 per cento del 2006 al 51 per cento. Ma la capacità di risparmio degli italiani si è ridotta di parecchi punti se si guarda negli anni precedenti: nel 2003 il 44,6 per cento delle famiglie intervistate aveva dichiarato di non aver messo da parte nulla, nel 2000 la percentuale era del 40. Eppure, nel Rapporto pubblicato stamane il 72 per cento del campione attribuisce un alto valore al risparmio, ritenendolo "indispensabile" o "molto utile". Sale anche la percentuale delle famiglie che dichiarano di avere un reddito "insufficiente": passa al 18 per cento dal 7 per cento del 2002.
Cresce il ricorso al credito al consumo. A fronte di un reddito minore e non potendo più contare sui risparmi, le famiglie si indebitano, e infatti il ricorso al credito al consumo è cresciuto in soli tre anni di sei punti percentuali, passando dal 10,8 per cento del 2004 all'attuale 17 per cento. Tuttavia il mancato risparmio e l'indebitamento, emerge dal Rapporto, sono anche dovuti "a un progressivo aumento dei bisogni ritenuti indispensabili". E comunque la propensione al risparmio degli italiani rimane sempre tra le più elevate: è infatti al 12 per cento, come in Francia, contro il 10 per cento in Germania, il 6 per cento in Giappone; negli Stati Uniti il dato è al di sotto dello zero.
Si risparmia per far fronte agli imprevisti. Il 49 per cento degli italiani che nel 2007 è riuscito a risparmiare e pertanto anche a investire il risparmio, lo ha fatto in misura prevalente "per gli eventi imprevisti" (41 per cento), a conferma del clima d'insicurezza e d'incertezza sul futuro che si respira tra le famiglie. L'acquisto o la ristrutturazione della casa costituiscono il secondo ordine di motivi (26 per cento); il 15 per cento delle famiglie risparmia per l'integrazione della pensione (un dato in deciso aumento, l'anno scorso era all'11 per cento); il 5,6 per cento per l'assistenza medica nella vecchiaia; il 7 per cento per lasciare un'eredità e il 4,1 per cento per far fronte alle spese per l'istruzione.
Prevale la pensione integrativa 'fai-da-te'. Nonostante sia aumentata di quattro punti in un anno la percentuale delle famiglie che risparmiano per l'integrazione della pensione, c'è ancora molta diffidenza per i fondi pensione. Il 26 per cento degli intervistati ha una polizza sulla vita che garantirà un vitalizio, solo il 14 per cento aderisce a un fondo pensione di categoria, e il 7,3 per cento a un fondo pensione aperto. Il 42,3 per cento opta per un quanto mai variegato 'fai-da-te' pensionistico.
Gli italiani non si fidano dei fondi pensione. La diffidenza verso i fondi pensione ritorna nelle motivazioni della scelta di mantenere il Tfr in azienda. Infatti il 47 per cento degli intervistati spiega infatti di aver continuato a tenere la liquidazione presso il datore di lavoro "perché non mi fido dei fondi pensione", il 28 per cento ha affermato che si è trattata di "una richiesta da parte dell'azienda che non potevo rifiutare", e il 25 per cento ha risposto "perché voglio contribuire alla crescita dell'azienda presso cui lavoro".
Attese irrealistiche. Dalla ricerca emergono aspettative totalmente irrealistiche sul rendimento del Tfr e dei fondi pensione. Infatti il 19 per cento dei lavoratori si attende dal Tfr un rendimento pari all'inflazione più il 5 per cento, il 23 per cento un rendimento pari all'inflazione più il 2 per cento, il 14 per cento l'inflazione più l'1,5 per cento (il rendimento effettivo corrisponde all'1,5 per cento più il 75 per cento dell'inflazione). Pertanto, le aspettative di oltre quattro lavoratori su 10 sono destinate a non trovare rispondenza nella realtà. Ma lo sono altrettanto quelle dei fondi pensione: il 31 per cento si aspetta un rendimento pari all'inflazione più il 5 per cento, il 41 per cento l'inflazione più il 2 per cento, aspettative che potrebbero essere plausibili se si scegliessero linee di investimento molto aggressive (avendo fortuna rispetto all'andamento dei mercati, naturalmente). E invece così non è, perché solo il 5 per cento ha selezionato una gestione azionaria.
Negli investimenti prevale la prudenza. Del resto la prudenza rimane una caratteristica in qualunque tipo di investimento effettuato dagli italiani nel 2007: la sicurezza rimane il primo obiettivo per il 52 per cento degli intervistati. Gli italiani non rischiano anche perché non si sentono sicuri sulla propria cultura in materia finanziaria: infatti il 40 per cento degli intervistati dichiara di non dedicare tempo all'informazione di tipo economico (tuttavia tale percentuale è decisamente scesa rispetto al 49 per cento del 2006, segno di una sempre maggiore consapevolezza in materia).
Prevale ancora "la banca di famiglia". Non avendo strumenti per scelte consapevoli, i risparmiatori pertanto continuano a delegare alle banche le scelte di asset allocation: la banca rimane infatti per il 53 per cento la prima fonte di informazione. L'83,5 per cento delle famiglie con un conto in banca "si relaziona con un solo istituto", la cosiddetta banca di famiglia, che raccoglie un elevato grado di soddisfazione (78,3 per cento), superiore a quello degli anni passati.
(20 dicembre 2007)
E voi riuscite a risparmiare ?
Ancora marcata la sfiducia verso i fondi pensioni. Negli investimenti si cerca la sicurezza
di ROSARIA AMATO
<B>Nel 2007 riesce a risparmiare<br>meno della metà delle famiglie</B>
Il 78,3% degli italiani dichiara di essere soddisfatto della propria banca
ROMA - Una famiglia su due non riesce a risparmiare, e "non per scelta". Dal "XXV Rapporto sul risparmio e sui risparmiatori in Italia" di BNL/Centro Einaudi emerge una ulteriore diminuzione delle famiglie che riescono a mettere qualcosa da parte: la percentuale passa dal 49 per cento del 2006 al 51 per cento. Ma la capacità di risparmio degli italiani si è ridotta di parecchi punti se si guarda negli anni precedenti: nel 2003 il 44,6 per cento delle famiglie intervistate aveva dichiarato di non aver messo da parte nulla, nel 2000 la percentuale era del 40. Eppure, nel Rapporto pubblicato stamane il 72 per cento del campione attribuisce un alto valore al risparmio, ritenendolo "indispensabile" o "molto utile". Sale anche la percentuale delle famiglie che dichiarano di avere un reddito "insufficiente": passa al 18 per cento dal 7 per cento del 2002.
Cresce il ricorso al credito al consumo. A fronte di un reddito minore e non potendo più contare sui risparmi, le famiglie si indebitano, e infatti il ricorso al credito al consumo è cresciuto in soli tre anni di sei punti percentuali, passando dal 10,8 per cento del 2004 all'attuale 17 per cento. Tuttavia il mancato risparmio e l'indebitamento, emerge dal Rapporto, sono anche dovuti "a un progressivo aumento dei bisogni ritenuti indispensabili". E comunque la propensione al risparmio degli italiani rimane sempre tra le più elevate: è infatti al 12 per cento, come in Francia, contro il 10 per cento in Germania, il 6 per cento in Giappone; negli Stati Uniti il dato è al di sotto dello zero.
Si risparmia per far fronte agli imprevisti. Il 49 per cento degli italiani che nel 2007 è riuscito a risparmiare e pertanto anche a investire il risparmio, lo ha fatto in misura prevalente "per gli eventi imprevisti" (41 per cento), a conferma del clima d'insicurezza e d'incertezza sul futuro che si respira tra le famiglie. L'acquisto o la ristrutturazione della casa costituiscono il secondo ordine di motivi (26 per cento); il 15 per cento delle famiglie risparmia per l'integrazione della pensione (un dato in deciso aumento, l'anno scorso era all'11 per cento); il 5,6 per cento per l'assistenza medica nella vecchiaia; il 7 per cento per lasciare un'eredità e il 4,1 per cento per far fronte alle spese per l'istruzione.
Prevale la pensione integrativa 'fai-da-te'. Nonostante sia aumentata di quattro punti in un anno la percentuale delle famiglie che risparmiano per l'integrazione della pensione, c'è ancora molta diffidenza per i fondi pensione. Il 26 per cento degli intervistati ha una polizza sulla vita che garantirà un vitalizio, solo il 14 per cento aderisce a un fondo pensione di categoria, e il 7,3 per cento a un fondo pensione aperto. Il 42,3 per cento opta per un quanto mai variegato 'fai-da-te' pensionistico.
Gli italiani non si fidano dei fondi pensione. La diffidenza verso i fondi pensione ritorna nelle motivazioni della scelta di mantenere il Tfr in azienda. Infatti il 47 per cento degli intervistati spiega infatti di aver continuato a tenere la liquidazione presso il datore di lavoro "perché non mi fido dei fondi pensione", il 28 per cento ha affermato che si è trattata di "una richiesta da parte dell'azienda che non potevo rifiutare", e il 25 per cento ha risposto "perché voglio contribuire alla crescita dell'azienda presso cui lavoro".
Attese irrealistiche. Dalla ricerca emergono aspettative totalmente irrealistiche sul rendimento del Tfr e dei fondi pensione. Infatti il 19 per cento dei lavoratori si attende dal Tfr un rendimento pari all'inflazione più il 5 per cento, il 23 per cento un rendimento pari all'inflazione più il 2 per cento, il 14 per cento l'inflazione più l'1,5 per cento (il rendimento effettivo corrisponde all'1,5 per cento più il 75 per cento dell'inflazione). Pertanto, le aspettative di oltre quattro lavoratori su 10 sono destinate a non trovare rispondenza nella realtà. Ma lo sono altrettanto quelle dei fondi pensione: il 31 per cento si aspetta un rendimento pari all'inflazione più il 5 per cento, il 41 per cento l'inflazione più il 2 per cento, aspettative che potrebbero essere plausibili se si scegliessero linee di investimento molto aggressive (avendo fortuna rispetto all'andamento dei mercati, naturalmente). E invece così non è, perché solo il 5 per cento ha selezionato una gestione azionaria.
Negli investimenti prevale la prudenza. Del resto la prudenza rimane una caratteristica in qualunque tipo di investimento effettuato dagli italiani nel 2007: la sicurezza rimane il primo obiettivo per il 52 per cento degli intervistati. Gli italiani non rischiano anche perché non si sentono sicuri sulla propria cultura in materia finanziaria: infatti il 40 per cento degli intervistati dichiara di non dedicare tempo all'informazione di tipo economico (tuttavia tale percentuale è decisamente scesa rispetto al 49 per cento del 2006, segno di una sempre maggiore consapevolezza in materia).
Prevale ancora "la banca di famiglia". Non avendo strumenti per scelte consapevoli, i risparmiatori pertanto continuano a delegare alle banche le scelte di asset allocation: la banca rimane infatti per il 53 per cento la prima fonte di informazione. L'83,5 per cento delle famiglie con un conto in banca "si relaziona con un solo istituto", la cosiddetta banca di famiglia, che raccoglie un elevato grado di soddisfazione (78,3 per cento), superiore a quello degli anni passati.
(20 dicembre 2007)
E voi riuscite a risparmiare ?