View Full Version : Quesito di economia [variare dei prezzi al variare di domanda e offerta]
Avrei un piccolo quesito da rivolgere ai maestri economisti.
Partiamo dal presupposto che il prezzo di un bene è dato principalmente dal rapporto tra domanda ed offerta del medesimo.
Ne deriva che:
bene scarso= prezzo maggiore
bene abbandante = prezzo minore.
E fin qui niente di eccezionale.
Mi chiedo: come mai all'aumentare della quantità di un bene acquistato da un singolo (inteso come persona fisica o giuridica) il prezzo scende invece che salire? In linea teorica non dovrebbe essere il contrario? All'aumentare della domanda dovrebbe aumentare anche il prezzo.
Es.
Se compro un bene il produttore-grossista-dettagliante mi farà un prezzo X. Ma se ne compro un milione di unità mi fa un prezzo X-Y dove Y è sconto percentuale sul valore di X.
Mettiamola così:
il venditore ha come obbiettivo massimizzare il proprio profitto.
Il profitto dipende dai ricavi che sono il prodotto della quantità venduta per il prezzo. In formule;
R(x) = P(x) * Q(P(x))
I ricavi, quindi, aumentano all'aumentare del prezzo e della quantità. Ma siccome la quantità diminuisce all'aumentare del prezzo, il venditore si trova ad affrontare un trade-off. Inoltre si potrebbero fare considerazioni di tipo intertemporale, ad esempio se il venditore fa uno sconto oggi aumenta la probabilità che il cliente torni in futuro.
Non è una questione di domanda/offerta quella, ma di strategia per le quote di mercato ed economie di scala
La teoria domanda/offerta vale solo sul medio-lungo periodo e per l'aggregato
Mettiamola così:
il venditore ha come obbiettivo massimizzare il proprio profitto.
Il profitto dipende dai ricavi che sono il prodotto della quantità venduta per il prezzo. In formule;
R(x) = P(x) * Q(P(x))
I ricavi, quindi, aumentano all'aumentare del prezzo e della quantità. Ma siccome la quantità diminuisce all'aumentare del prezzo, il venditore si trova ad affrontare un trade-off. Inoltre si potrebbero fare considerazioni di tipo intertemporale, ad esempio se il venditore fa uno sconto oggi aumenta la probabilità che il cliente torni in futuro.
Se per trade-off si intende rinunciare a determinati benefici per ottenerne degli altri ti seguo.
Ma a questo punto si dovrebbe poter applicare questo discorso all'intero mercato. Si potrebbe dire che l'insieme degli offerenti un dato bene affrontano un trade-off nei confronti dell'insieme dei consumatori, pertanto i prezzi scendono invece di aumentare........
Non è una questione di domanda/offerta quella, ma di strategia per le quote di mercato ed economie di scala
In che senso strategia per quote di mercato? Nel senso che se ho una politica prezzi aggressiva posso puntare ad una più ampia fetta di mercato?
Economie di scala: ok, va bene, ma parlando di ecenomie di scala si potrebbe raggiungere un paradosso del tipo seguente. Se io produco un lotto da 10mila pezzi (in cui ammortizzo i costi fissi e ne rimangono solo variabili) per un cliente X e me ne vengono 10001 per esigenze produttive, con questo ragionamento potrei vende il pezzo rimanente al cliente Y (che mi ha ordinato un solo pezzo) allo stesso prezzo a cui l'ho venduto al cliente X.
La teoria domanda/offerta vale solo sul medio-lungo periodo e per l'aggregato
Quindi non vale per il singolo ordine....... ma in sostanza possiamo considerare un ordine singolo come "domanda"? Io credo di sì.
Per aggregato cosa intendi?
Risposta intuitiva: visto che il prezzo viene determinato all'istante della compravendita e vale solo per il contratto fissato, non è in realtà vincolato a nessun valore specifico: in altri termini, il venditore può fissare il prezzo che preferisce, purchè il compratore sia disposto a pagare. Questo farebbe pensare ingenuamente che il compratore sia portato a fissare il prezzo massimo possibile, ma questo non è ovviamente vero per vari motivi: per esempio, esistono altri venditori disposti a offrire un prezzo minore (concorrenza), le risorse del compratore sono limitate e comunque sarebbe controproducente per il venditore depauperare eccessivemente il compratore, specie se vende un bene di consumo (cibo, energia, consumabili di vario tipo) che vorrà rivendere, prima o poi, eccetera. Succede che i prezzi poi convergano, per effetto della concorrenza, su di un valore "medio" all'interno delle varie transazioni, in un intervallo di tempo abbastanza stretto e in un contesto economicamente omogeneo. Questo "prezzo medio" dovrebbe essere soggetto alla legge della domanda e dell'offerta, che però non ha sempre la stessa "intensità", nè sempre lo stesso "segno": da qui nasce il concetto di elasticità del prezzo in rapporto al rapporto tra domanda ed offerta.
Qualcuno più esperto di me mi corregga gli svarioni. :fagiano:
Risposta intuitiva: visto che il prezzo viene determinato all'istante della compravendita e vale solo per il contratto fissato, non è in realtà vincolato a nessun valore specifico: in altri termini, il venditore può fissare il prezzo che preferisce, purchè il compratore sia disposto a pagare.
Fin qui ci siamo ;)
Questo farebbe pensare ingenuamente che il compratore sia portato a fissare il prezzo massimo possibile, ma questo non è ovviamente vero per vari motivi: per esempio, esistono altri venditori disposti a offrire un prezzo minore (concorrenza), le risorse del compratore sono limitate e comunque sarebbe controproducente per il venditore depauperare eccessivemente il compratore, specie se vende un bene di consumo (cibo, energia, consumabili di vario tipo) che vorrà rivendere, prima o poi, eccetera.
Certo, questo è lo standard per la domanda e per l'offerta :)
Succede che i prezzi poi convergano, per effetto della concorrenza, su di un valore "medio" all'interno delle varie transazioni, in un intervallo di tempo abbastanza stretto e in un contesto economicamente omogeneo. Questo "prezzo medio" dovrebbe essere soggetto alla legge della domanda e dell'offerta, che però non ha sempre la stessa "intensità", nè sempre lo stesso "segno": da qui nasce il concetto di elasticità del prezzo in rapporto al rapporto tra domanda ed offerta.
Sono d'accordo, il problema è che non riesco a capacitarmi perchè di fronte ad una domanda molto alta di beni (es. richiesta per 1 milione di pezzi), il prezzo unitario sia più basso che per una domanda molto bassa ( richiesta per 1 pezzo). Teoricamente se uno compra poco dovrebbe avere prezzi più vantaggiosi.........
Qualcuno vuole dire la sua?
Qualcuno vuole dire la sua?
Ah, scusami, prima non avevo capito esattamente il senso della tua domanda, che in sostanza vorrebbe essere: se supponiamo che valga una legge della domanda e dell'offerta ideale (elasticità perfetta del prezzo in relazione al rapporto domanda-offerta), perchè un grosso ordinativo da parte di un acquirente, che di solito viene scontanto per opportunità commerciale da parte del venditore, non provoca al contrario un rialzo del prezzo, in virtù del fatto che appunto è un grosso ordine, e quindi aumenta, e di molto, la voce "domanda" nella formula che lega appunto prezzo a domanda e offerta?
La mia ipotesi è che ciò che determina la mancata insorgenza di questo fenomeno sia uno scostamento temporale tra la fase di determinazione del prezzo e quella di applicazione di sconto commerciale per grandi quantità. Cioè, penso che il prezzo sia determinato "a priori" su quantità presunte di domanda e offerta dall'ufficio commerciale del venditore, mentre lo sconto-quantità viene (eventualmente) praticato all'atto stesso della vendità, come "promozione" temporanea.
Inoltre, mi viene da pensare che il caso da te citato sia alquanto raro, perchè presuppone la possibilità di ordinativi estremamente contenuti per quanto riguarda la quantità (l'acquirente che acquista un solo collo) e contemporaneamente di ordinativi molto consistenti (come 1000, o 10000 colli dello stesso prodotto, altrimenti non si giustifica neanche il fatto di ravvisare una violazione della legge della domanda e dell'offerta, perchè per piccoli ordini, il cambiamento di prezzo viene cancellato probabilmente da un "effetto soglia" sulle quantità in gioco).
Cioè, probabilmente i grossi ordinativi che hanno il potere di "muovere", e di molto, il prezzo si verificano nell'ambito Business-To-Business, dove ordini e acquisti sono solitamente sì cospicui, ma anche noti con un certo anticipo, e quindi già "assorbiti" all'atto di determinazione del prezzo.
Mentre gli acquisti piccoli di solito avvengono nel mercato Business-To-Consumer, dove effettivamente molti piccoli acquisti contemporanei possono muovere il prezzo complessivo del prodotto.
I due mercati sono difatto due canali separati: credo che pochissime aziende operino di fatto in entrambi gli ambiti, quindi il caso da te citato è molto raro probabilmente, e non si presenta perchè penso che i due canali di vendita (ad altro soggetto produttivo o a privato consumatore) vengano trattati, in quei casi, proprio come mercati separati, anche se magari temporalmente e spazialmente sovrapposti.
In sostanza quindi, penso che probabilmente le condizioni che stanno alla base del tuo esempio (modifica in tempo reale dei prezzi a seguito di ordinativi "voluminosi" e coesistenza della possibilità di ordinativi "pesanti" con altri estremamente "leggeri") sussita difficilmente nella realtà: bisognerebbe trovare un caso pratico e verificare come vanno le cose lì.
Tutto molto IMHO.
tognazzi
25-12-2007, 23:50
Qualcuno vuole dire la sua?
il paradosso è, come tutti i paradossi, apparente.
Prezzo
|/____________ Quantità
il punto di intersezione è il punto di equilibrio. la retta con pendenza negativa rappresenta la domanda, l'altra l'offerta (all'aumentare del prezzo diminuisce la quantità domandata e aumenta la quantità offerta).
è sufficiente che l'offerta sia descritta da una parabola invece che da una retta per rendere il modello compatibile con gli sconti-quantità.
edit
bon, ci rinuncio troppo sbattimento costruire il grafico cartesiano con i backslash :D
immagina semplicemente due rette che si intersecano, una con pendenza negativa e una con pendenza positiva
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