easyand
23-11-2007, 17:24
MORTE DEL PARACADUTISTA D'AURIA: LE TRACCE INDICHEREBBERO FUOCO NEMICO
Venerdì, 23 Novembre 2007
ROMA- Molti dei reperti metallici estratti dal corpo del Mllo D'AURIA e del suo interprete -dicono i carabinieri a cui è stato affidato il compito di verificare se si fosse trattato di fuoco amico o nemico- sono riconducibili a frammenti della carrozzeria del fuoristrada a bordo del quale erano stati caricati i tre prigionieri.
L'analisi del fondo di una dell'ogive recuperate e dei proiettili in parte, rivela che è «interamente incamiciato».
Gli specialisti scrivono: «si esclude pertanto che lo stesso (proiettile ndr) posa essere riferito per palle di tipo Fmj, ivi comprese dunque le ordinarie SS109 per cartucce calibro 5,56 mm Nato».
Il munizionamento in dotazione alle forze Isaf, le full metal jacket, non hanno l'incamiciatura fino al «fondo» dell'ogiva come quella recuperata dalle ferite dei nostri 007.
Le analisi sui frammenti escludono quindi che le armi da cui sono partiti i colpi mortali siano quelle in dotazione delle forze alleate.
Pur essendo, almeno in un caso un calibro 5,56, non è del tipo in dotazione alle truppe italiane e alleate.
I guerriglieri talebani infatti non usano esclusivamente kalashnikov Ak 47 di calibro 7,62 ma anche il modello M80, Zastava, che usa calibro 5,56x45mm incamiciato fino al «fondo».
Sicuramente da quanto energe dai reperti a disposizione hanno comunque sparato armi diverse viste le «strie primarie» presenti sui proiettili recuperati. Certo è ch e un'analisi più approfondita dovrebbe poter comparare i proiettili recuperati dalle ferite con quelli sparati dalle armi utilizzate durante il blitz da entrambe le forze in campo: commandos del Sas e talebani. Eveventualità praticamente impossibile da praticare.
Gli incursori inglesi nel loro rapporto al comando Isaf avevano sottolineato il fatto che i talebani avessero sparato alcune raffiche contro l'auto dove erano prigionieri i nostri 007 e l'interprete.
Venerdì, 23 Novembre 2007
ROMA- Molti dei reperti metallici estratti dal corpo del Mllo D'AURIA e del suo interprete -dicono i carabinieri a cui è stato affidato il compito di verificare se si fosse trattato di fuoco amico o nemico- sono riconducibili a frammenti della carrozzeria del fuoristrada a bordo del quale erano stati caricati i tre prigionieri.
L'analisi del fondo di una dell'ogive recuperate e dei proiettili in parte, rivela che è «interamente incamiciato».
Gli specialisti scrivono: «si esclude pertanto che lo stesso (proiettile ndr) posa essere riferito per palle di tipo Fmj, ivi comprese dunque le ordinarie SS109 per cartucce calibro 5,56 mm Nato».
Il munizionamento in dotazione alle forze Isaf, le full metal jacket, non hanno l'incamiciatura fino al «fondo» dell'ogiva come quella recuperata dalle ferite dei nostri 007.
Le analisi sui frammenti escludono quindi che le armi da cui sono partiti i colpi mortali siano quelle in dotazione delle forze alleate.
Pur essendo, almeno in un caso un calibro 5,56, non è del tipo in dotazione alle truppe italiane e alleate.
I guerriglieri talebani infatti non usano esclusivamente kalashnikov Ak 47 di calibro 7,62 ma anche il modello M80, Zastava, che usa calibro 5,56x45mm incamiciato fino al «fondo».
Sicuramente da quanto energe dai reperti a disposizione hanno comunque sparato armi diverse viste le «strie primarie» presenti sui proiettili recuperati. Certo è ch e un'analisi più approfondita dovrebbe poter comparare i proiettili recuperati dalle ferite con quelli sparati dalle armi utilizzate durante il blitz da entrambe le forze in campo: commandos del Sas e talebani. Eveventualità praticamente impossibile da praticare.
Gli incursori inglesi nel loro rapporto al comando Isaf avevano sottolineato il fatto che i talebani avessero sparato alcune raffiche contro l'auto dove erano prigionieri i nostri 007 e l'interprete.