c.m.g
14-11-2007, 01:46
mercoledì 14 novembre 2007
Roma - "Google non è e non dovrebbe essere l'arbitro che regola ciò che appare e ciò che non appare online": questo il concetto che Google ha ribadito durante la conferenza Hate and the Internet, organizzata da Anti-Defamation League (ADL (http://www.adl.org/default.htm)), un'associazione che combatte su ogni fronte l'antisemitismo.
Durante la conferenza, il rappresentante di ADL, Brian Marcus, aveva mostrato al pubblico numerosi esempi dei cosiddetti siti dell'odio (http://punto-informatico.it/cerca.asp?s=%22siti+dell%27odio%22&o=0&t=4&c=Cerca), ricettacoli di esplicite invettive e di sedicenti teorie scientifiche volte ad instillare nei netizen sentimenti razzisti. Siti "molto molto pericolosi - spiegava (http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1192380801048&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull) Marcus - che intendiamo individuare e fermare".
Una dichiarazione alla quale Meir Brand, a capo di Google Israele, ha risposto con fermezza, temendo forse di essere chiamato all'azione (http://www.sethf.com/anticensorware/google/jew-watch.php) in quanto rappresentante di uno dei principali gatekeeper della rete (http://www.sethf.com/anticensorware/google/jew-watch.php). "In Google siamo a favore del diritto delle persone alla libera espressione - ha spiegato Brand, ebreo a sua volta - Spetta ai governi eletti dai cittadini e ai tribunali decidere" e regolamentare ciò che può e ciò che non può apparire online. Una linea di pensiero alla quale Google non sempre si è attenuta (http://mashable.com/2007/11/12/google-we-wont-censor-anti-semitism/); una pratica che Google si riserva però di disapprovare (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2064312), qualora gli ordini impartiti dalle autorità statali sconfinassero in richieste di censure generalizzate.
Google è quindi un semplice esecutore di ciò che stabiliscono i governi e le leggi dei singoli stati: è in base a questo meccanismo che in Austria e in Germania BigG rimuove i contenuti neonazisti, in quanto (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=9736) proibiti (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=464647) per legge (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=20207).
Inoltre, affinché una posizione razzista non prevalga sulle altre nell'ambito di una ricerca "neutrale", Google ha approntato un sistema di avvertimenti per il netizen. In questo modo BigG non censura (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1866417) alcunché: semplicemente, offrendo una "spiegazione dei risultati della ricerca", orienta il cittadino della rete nel muoversi fra le pagine restituite dal motorone. Un accorgimento (http://www.google.com/explanation.html) che Google mette in atto (http://www.adl.org/internet/google_letter.asp) anche con la chiave di ricerca jew, ebreo, spesso brandita in senso dispregiativo.
La risposta di Google sembra aver convinto il rappresentante di ADL: Marcus ha convenuto che il modo migliore per affrontare il problema sia attenersi alle leggi, agire alla luce del sole (http://en.wikiquote.org/wiki/Louis_Brandeis) e lasciare che sia un pubblico consapevole e responsabile a giudicare quanto propagandato dai siti dell'odio.
Altri partecipanti alla conferenza si sono invece dimostrati meno disponibili a tollerare la libertà di espressione nelle sue manifestazioni più estreme e anacronistiche: "La legge è semplicemente uno degli strumenti che riempiono la scatola degli attrezzi per combattere contro le espressioni di odio - ha spiegato Christopher Wolf, a capo di International Network Against Cyberhate (http://www.inach.net/) - abbiamo bisogno anche della collaborazione volontaria dell'industria di Internet". Una posizione discutibile e discussa, sostenuta (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1563) in passato anche dal Simon Wiesenthal Center (http://www.wiesenthal.org/) e alimentata dal dilagare (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=485379) della rete dell'odio, che si stima (http://www.wiesenthal.com/site/apps/s/content.asp?c=fwLYKnN8LzH&b=253162&ct=3876867) consti di settemila tra siti, profili (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2058645) sui portali di social networking, blog, video e newsgroup.
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2113790)
Roma - "Google non è e non dovrebbe essere l'arbitro che regola ciò che appare e ciò che non appare online": questo il concetto che Google ha ribadito durante la conferenza Hate and the Internet, organizzata da Anti-Defamation League (ADL (http://www.adl.org/default.htm)), un'associazione che combatte su ogni fronte l'antisemitismo.
Durante la conferenza, il rappresentante di ADL, Brian Marcus, aveva mostrato al pubblico numerosi esempi dei cosiddetti siti dell'odio (http://punto-informatico.it/cerca.asp?s=%22siti+dell%27odio%22&o=0&t=4&c=Cerca), ricettacoli di esplicite invettive e di sedicenti teorie scientifiche volte ad instillare nei netizen sentimenti razzisti. Siti "molto molto pericolosi - spiegava (http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1192380801048&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull) Marcus - che intendiamo individuare e fermare".
Una dichiarazione alla quale Meir Brand, a capo di Google Israele, ha risposto con fermezza, temendo forse di essere chiamato all'azione (http://www.sethf.com/anticensorware/google/jew-watch.php) in quanto rappresentante di uno dei principali gatekeeper della rete (http://www.sethf.com/anticensorware/google/jew-watch.php). "In Google siamo a favore del diritto delle persone alla libera espressione - ha spiegato Brand, ebreo a sua volta - Spetta ai governi eletti dai cittadini e ai tribunali decidere" e regolamentare ciò che può e ciò che non può apparire online. Una linea di pensiero alla quale Google non sempre si è attenuta (http://mashable.com/2007/11/12/google-we-wont-censor-anti-semitism/); una pratica che Google si riserva però di disapprovare (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2064312), qualora gli ordini impartiti dalle autorità statali sconfinassero in richieste di censure generalizzate.
Google è quindi un semplice esecutore di ciò che stabiliscono i governi e le leggi dei singoli stati: è in base a questo meccanismo che in Austria e in Germania BigG rimuove i contenuti neonazisti, in quanto (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=9736) proibiti (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=464647) per legge (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=20207).
Inoltre, affinché una posizione razzista non prevalga sulle altre nell'ambito di una ricerca "neutrale", Google ha approntato un sistema di avvertimenti per il netizen. In questo modo BigG non censura (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1866417) alcunché: semplicemente, offrendo una "spiegazione dei risultati della ricerca", orienta il cittadino della rete nel muoversi fra le pagine restituite dal motorone. Un accorgimento (http://www.google.com/explanation.html) che Google mette in atto (http://www.adl.org/internet/google_letter.asp) anche con la chiave di ricerca jew, ebreo, spesso brandita in senso dispregiativo.
La risposta di Google sembra aver convinto il rappresentante di ADL: Marcus ha convenuto che il modo migliore per affrontare il problema sia attenersi alle leggi, agire alla luce del sole (http://en.wikiquote.org/wiki/Louis_Brandeis) e lasciare che sia un pubblico consapevole e responsabile a giudicare quanto propagandato dai siti dell'odio.
Altri partecipanti alla conferenza si sono invece dimostrati meno disponibili a tollerare la libertà di espressione nelle sue manifestazioni più estreme e anacronistiche: "La legge è semplicemente uno degli strumenti che riempiono la scatola degli attrezzi per combattere contro le espressioni di odio - ha spiegato Christopher Wolf, a capo di International Network Against Cyberhate (http://www.inach.net/) - abbiamo bisogno anche della collaborazione volontaria dell'industria di Internet". Una posizione discutibile e discussa, sostenuta (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1563) in passato anche dal Simon Wiesenthal Center (http://www.wiesenthal.org/) e alimentata dal dilagare (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=485379) della rete dell'odio, che si stima (http://www.wiesenthal.com/site/apps/s/content.asp?c=fwLYKnN8LzH&b=253162&ct=3876867) consti di settemila tra siti, profili (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2058645) sui portali di social networking, blog, video e newsgroup.
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2113790)