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View Full Version : Questione morale, Di Pietro farà una legge con Fini


Igor
27-09-2007, 17:29
IL CASO / Progetto per ridurre i costi della polìtica. L'ex pm: su questo tema la maggioranza non può decidere da sola
Questione morale, Di Pietro farà una legge con Fini
Il leader di Italia dei valori e di An alleati: così rispondiamo a Grillo


ROMA — La sola notizia di una convergenza, fosse anche su una materia diversa dai costi della politica, basterebbe a creare un caso. E infatti, appena circolata, ha già creato scompiglio. Gianni Alemanno, che fa parte della partita, ne è consapevole, si affretta ad escludere altri fini: «Quella con Di Pietro non è un'alleanza come temono in molti, è solo il tentativo di fare buona politica, di dare risposte concrete al risentimento dell'opinione pubblica».

Sarà anche così ma i sospetti dei rispettivi alleati, soprattutto nella maggioranza, restano. Mercoledì prossimo, alle 11 del mattino, Gianfranco Fini e Gianni Alemanno siederanno ad un tavolo insieme al ministro Antonio Di Pietro, nello stesso giorno in cui in Parlamento si potrebbe discutere dello scontro fra l'ex pm e il suo collega di governo Visco. Siederanno insieme per annunciare un progetto di legge che ritengono urgente, con almeno 100 firme in calce, raccolte fra deputati e senatori di An e dell'Italia dei Valori, ma anche negli altri partiti: «Non è un tema che può essere affrontato dalla sola maggioranza, per forza dì cose bisogna agire in modo bipartisan», chiosa Di Pietro.

L'iniziativa avrà la sua risonanza mediatica perché risponde alle piazze di Beppe Grillo, perché contiene misure concrete per tagliare la spesa pubblica, moralizzare un minimo il funzionamento delle istituzioni: dal ritorno alla legge Bassanini (12 ministeri in tutto, non uno di più) all'abolizione delle comunità montane, entità che negli anni ha conosciuto applicazioni, sovvenzionate dallo Stato, persino a pochi metri di altitudine sul mare.
«Tutto quello che si può fare con legge ordinaria, per una seria autoriforma della politica», aggiunge Alemanno, che in questi mesi ha tessuto un dialogo con Di Piero, sul tema, che non si è mai interrotto.

Da pochi giorni Gianfranco Fini ha dato il via libera alla conferenza stampa, avallato gli ultimi ritocchi al testo del progetto di legge, in fase di redazione finale, ignorato le possibili critiche. Un'iniziativa che unisce la destra e l'Italia dei Valori, su un tema così importante, è indubbio che susciterà interrogativi, forse soprattutto sull'ex pm. Ma per il leader di An questo può essere un motivo in più per dare corso alla cosa: agli occhi dell'ex ministro degli Esteri infatti è proprio l'attuale ministro alle Infrastrutture, più di Dini e di Mastella, la vera spina nel fianco del governo. E un domani, forse, anche il possibile innesco della crisi.

L'autonomia di movimento di Di Pietro, la suggestione che i sondaggi regalano quasi quotidianamente al futuro del movimento dell'ex pm, un bacino elettorale che più di altri è potenzialmente antigovernativo, legato al vento dell'antipolitica, sono tutti fattori che i leader del centrodestra monitorano in modo costante. Il percorso futuro del capo dell'Idv diventa indicatore del destino di Prodi e del centrosinistra, variabile che può avvicinare o allontanare il ritorno alle urne.

Fini questo lo sa bene: l'idea di rinverdire un feeling che ebbe le sue prime tappe nei primi anni '90, all'epoca di Mani Pulite, e poi proseguì durante il procedimento giudiziario che vide coinvolto il magistrato, è forse anche lo sbocco naturale di identità politiche che nel tempo sono state declinate in modo diverso ma che mantengono punti di contatto. «E' impossibile un riavvicinamento politico fra noi e loro, le strade imboccate negli anni sono troppo diverse - dice Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, che già nel 1989 segnalava al giovane pubblico ministero spunti per indagare -. Ma ciò non toglie che un minimo comune denominatore resta, anche se legato a iniziative episodiche...».

Per il momento è solo un disegno di legge sui costi della politica, che punta fra gli altri a dare riconoscimento giuridico sia ai partiti che ai sindacati, regolandone con norme cogenti vita e democrazia interna, regole e statuti, trasparenza, sottoponendo il tutto al controllo di un'Authority. O per fare un altro esempio a spazzare via Sviluppo Italia, l'azienda pubblica che doveva essere volano di sviluppo per il Sud e che negli anni è divenuta anche moltiplicatore di cariche, prebende e potere fine a sé stesso.

Antonio Di Pietro per il momento spera che l'iniziativa abbia successo: «Contiamo di avere una corsia preferenziale, in Parlamento, e riuscire a creare un reale interesse bi-partisan che porti all'approvazione del progetto». Fini parlerà mercoledì prossimo.
Marco Galluzzo


CORRIERE DELLA SERA
27-09-2007

http://img517.imageshack.us/img517/7145/dipietrowx1.th.png (http://img517.imageshack.us/my.php?image=dipietrowx1.png)

blamecanada
27-09-2007, 17:34
Abolire gli enti inutili è positivo, ma siamo sicuri che le comunità montane siano inutili (intendo quelle che sono davvero in montagna)?

Secondo me bisogna discernere con attenzione, non abolire a casaccio.

Jammed_Death
27-09-2007, 17:49
uhm...la comunità montana che c'è nella mia zona finanzia e organizza un sacco di gite per anziani e per giovani più un mucchio di altre cose, comprese squadre di calcio...però non ho mai capito cosa dovrebbero fare in realtà...per il resto di pietro mi sta simpatico, fini non lo posso vedere :D

gigio2005
27-09-2007, 17:55
uhm...la comunità montana che c'è nella mia zona finanzia e organizza un sacco di gite per anziani e per giovani più un mucchio di altre cose, comprese squadre di calcio...però non ho mai capito cosa dovrebbero fare in realtà...per il resto di pietro mi sta simpatico, fini non lo posso vedere :D

uau...3 secondi e le comunita' montane sono diventate LE ISTITUZIONI PIU' IMPORTANTI E FONDAMENTALI DELLA GALASSIA




tutti quei discorsi fatti fino a 5 minuti fa? le provincie da abolire...i consigli regionali da sfoltire...etc...etc


LOL W L'ITAGLIA

Jammed_Death
27-09-2007, 17:57
uau...3 secondi e le comunita' montane sono diventate LE ISTITUZIONI PIU' IMPORTANTI E FONDAMENTALI DELLA GALASSIA




tutti quei discorsi fatti fino a 5 minuti fa? le provincie da abolire...i consigli regionali da sfoltire...etc...etc


LOL W L'ITAGLIA

ascò, se non hai niente da dire perchè non ti scarichi una demo e ti fai una partita online?

strat09
27-09-2007, 18:14
Abolire gli enti inutili è positivo, ma siamo sicuri che le comunità montane siano inutili (intendo quelle che sono davvero in montagna)?

Secondo me bisogna discernere con attenzione, non abolire a casaccio.

basterebbe chiudere quelle con comuni al di sotto degli 800 m s.l.m., che sono la stragrande maggioranza :asd:

per il resto hanno tutte le ragioni di esistere, se trovano il modo di autofinanziarsi. e non è cosa impossibile

blamecanada
27-09-2007, 18:46
basterebbe chiudere quelle con comuni al di sotto degli 800 m s.l.m., che sono la stragrande maggioranza :asd:

per il resto hanno tutte le ragioni di esistere, se trovano il modo di autofinanziarsi. e non è cosa impossibile
Secondo me le zone meno abitabili vanno un minimo finanziate...

Il problema secondo me non sono le province e le comunità montane in sé, il problema è che le comunità montane devono essere in montagna, e le province dovrebbero essere ridotte al necessario e non essere un doppione della regione.

stbarlet
27-09-2007, 19:10
ascò, se non hai niente da dire perchè non ti scarichi una demo e ti fai una partita online?




Che la tua sia una isola felice non vuol dire che lo siano tutte. informati e vedrai la muffa uscire dal monitor..





Fini, ha quegli slanci di serietà, ma è schiavo di quel volpone di SB. ( si può dire volpone?)

Jammed_Death
27-09-2007, 19:16
Che la tua sia una isola felice non vuol dire che lo siano tutte. informati e vedrai la muffa uscire dal monitor..





Fini, ha quegli slanci di serietà, ma è schiavo di quel volpone di SB. ( si può dire volpone?)

si ma infatti io ho specificato "la comunità montana della mia zona"...sul resto non so e non mi sono espresso...

stbarlet
27-09-2007, 19:19
si ma infatti io ho specificato "la comunità montana della mia zona"...sul resto non so e non mi sono espresso...



Dovevo metterci un :asd: :doh:

blamecanada
27-09-2007, 19:37
Io personalmente abito in una cittadina a 325m sul livello del mare, ma è in mezzo alle montagne.
C'è una comunità montana, ma non ho idea di quale sia la sua funzione, se si esclude la biblioteca (che è quella cui mi rivolgo).

Io mi chiedo: queste organizzazioni, hanno, nell'ambiente montano un'utilità? Se lo hanno che si sopprimano quelle che non sono in un ambiente idoneo, se non ce lo hanno che si sopprimano tutte.

Per quanto riguarda le province invece, credo che alcune funzioni debbano per forza essere gestite in provincia senza doversi rivolgere alla regione. La questione è piú che altro quali sono quelle specifiche questioni di cui si debba occupare la provincia, ed evitare che si espanda l'apparato burocratico provinciale.

Io mi preoccuperei di piú per i comuni: ce ne sono sempre di piú, secondo me invece dovrebbero essere limitati con un doppio criterio: abitativo e territoriale: ossia per fare un comune deve esserci un numero minimo di abitanti o una superficie minima di territorio.

Igor
28-09-2007, 16:42
Un partito trasversale, gli ''Amici della montagna":mercoledì la riunione per dire no al tetto dei 600 metri
"Non toccate le comunità montane" 174 onorevoli guidano la rivolta
CARMELO LOPAPA

ROMA—Al grido «giù le mani dalle comunità montane», il gruppone parlamentare degli «Amici della montagna» dichiara guerra al governo e alla tagliola che sta per essere elevata ai 600 metri di quota. Sotto quel livello minimo di decenza, nelle intenzioni dell'esecutivo, i «carrozzoni» che sono costati allo Stato 187 milioni nel 2006, gravati da 7.483 dipendenti, che pagano 70 milioni di euro l'anno i propri amministratori tra consiglieri e assessori, saranno spazzati via.

Ma quella norma in Finanziaria «non ha da passare», mettono in guardia adesso i 174 tra deputati e senatori dei due schieramenti che militano nel più corposo tra gli intergruppi parlamentari. Un partito tra i partiti con un peso specifico di tutto rispetto, che ha nell'ulivista Erminio Quartiani il suo presidente e nella seconda carica dello Stato, Franco Marini, il presidente onorario, giusto per capire.

Mercoledì sera, a Montecitorio si è tenuta la riunione dell'esecutivo del gruppo con il presidente dell'Uncem, l'Unione delle comunità montane, Enrico Borghi, conclusa con la decisione di intervenire con «tutti i mezzi di persuasione» possibili per convincere i ministri Santagata e Lanzillotta a modificare la norma invisa. O meglio, non ridurre ma abolire del tutto la soglia minima dei 600 metri per poter tenere in vitale comunità montane:l'insieme di due o più comuni che beneficiano di finanziamenti pubblici, gestiti da loro consigli e loro giunte, per affrontare le presunte difficoltà derivanti dal dislivello. E poco o nulla sembravano aver convinto gli «Amici della montagna» le recenti inchieste giornalistiche e le polemiche legate alle tante, troppe comunità scoperte al livello del mare, o poco più su.


Ad ogni modo, il pressing parlamentare in queste ore sembra aver sortito un primo risultato. La norma che il ministro degli Affari regionali Linda Lanzillotta porterà oggi pomeriggio in Finanziaria, prevede la soglia dei 600 metri, ma solo per le comunità delle Alpi. Mentre viene ridotta a 500 per l'Appennino. Al contempo, però, verrebbe introdotto il numero minimo di tre Comuni per dar vita a una comunità montana (finora è stato possibile anche con due). Risultato: si prevede la cancellazione di 100 organismi e un risparmio di66,8 milioni. D'altronde, il ministro dell'Economia Padoa Schioppa aveva già previsto uno stanziamento massimo per la montagna di 25 milioni di euro.

Chi rappresenta le comunità è a dir poco sul piede di guerra. «Se la norma passasse, ci sarebbero gravi danni all'economia di quei territori, agli imprenditori e alle famiglie che vivono di montagna — attacca il presidente dell'Uncem, Enrico Borghi — Non è fissando una soglia che si abbattono i costi della politica. Noi siamo pronti a farlo portando da 12.500 a 6-7000 i nostri consiglieri, riducendo da 70 a 35 milioni di euro la spesa per le indennità. Ma le comunità vanno tenute in vita, sono indispensabili».

Al vertice di mercoledì sera (assente ovviamente Marini, ma anche altri nomi noti come la forzista Manuela Di Centa, ex campionessa di sci) oltre al presidente Quartiani, erano presenti parlamentari di ogni colore, tutti d'accordo. Dal Verde Marco Boato al senatore Giacomo Santini della nuova De, dalla diessina Leana Pignedoli a Carlo Perrin dell'Svp, all'ulivista Giovanni Legnini. «Chiediamo al governo di non introdurre quel criterio, che rischia di compromettere la vita di molti montanari, dalle Alpi agli Appennini», spiega Quartiani. Già, ma l'anomalia delle comunità molto al di sotto dei 600 metri? «Non è colpa loro ma delle leggi che lo hanno permesso: va fatta una riforma, a cominciare dalla cura dimagrante dei consigli e delle giunte di montagna, ma non in base al criterio altimetrico». Valter Zanetta di Forza Italia concorda: «Lasciamo che sia l'Istituto della montagna a fissare la soglia minima, quelle popolazioni vivono in condizioni disagiate non sono un costo della politica». Il governo Prodi è avvertito.

la Repubblica
28-09-200

http://img126.imageshack.us/img126/1750/cmfo6.th.png (http://img126.imageshack.us/my.php?image=cmfo6.png)

hibone
28-09-2007, 17:41
io farei notare come le comunità montane oltre ad essere piccole e di poco conto, hanno il pregio, o avrebbero il pregio, di salvaguardare la peculiarità del territorio...

al contrario le province ben più numerore e costose delle comunità montane erano in via di smantellamento a seguito dell'istituzione delle regioni, ben meno numerose.

Perchè la riforma si è bloccata a metà?! perchè non hanno chiuso le province!?

Igor
28-09-2007, 17:59
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/29/stella_montagne.shtml


Comunità montane senza montagne
(ma con molti sussidi)
I casi di Puglia e Campania. «Vette» alte meno del campanile di San Marco per ottenere risorse. Lo stop in Sardegna di Soru


La pianeggiante Comunità montana di Palagiano è unica al mondo: non ha salite, non ha discese e svetta a 39 (trentanove) metri sul mare. Con un cucuzzolo, ai margini del territorio comunale, che troneggia himalaiano a quota 86. Cioè 12 metri meno del campanile di San Marco. Vi chiederete: cosa ci fa una Comunità montana adagiata nella campagna di Taranto piatta come un biliardo? Detta alla bocconiana, l'ente pubblico pugliese ha due «mission». Una è dimostrare che gli amministratori italiani, che già s'erano inventati in Calabria un lago inesistente a Piano della Lacina, possono rivaleggiare in fantasia con l'abate Balthazard che si inventò l'«Isola dei filosofi». Nell'isola non esisteva un governo perché i suoi abitanti non riuscivano a decidere insieme quale fosse «il sistema meno oppressivo e più illuminato». L'altra è distribuire un po' di poltrone. Obiettivo assai più concreto della salvaguardia di un borgo alpino o della sistemazione di una mulattiera appenninica.

Certo, le Comunità montane sono solo un pezzetto della grande torta. Ma possono aiutare forse meglio di ogni altra cosa a capire come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa, ingorda e autoreferenziale, sia diventata una Casta e abbia invaso l'intera società italiana. Ponendosi sempre meno l'obiettivo del bene comune e della sana amministrazione per perseguire piuttosto quello di alimentare se stessa. Obiettivo sempre più disperato e irraggiungibile via via che la bulimia ha contagiato tutti: deputati, assessori regionali, sindaci, consiglieri circoscrizionali, assistenti parlamentari, portaborse e reggipanza. Fino a dilagare, nel tentativo di strappare metro per metro nuovi spazi, nelle aziende sanitarie, nelle municipalizzate, nelle società miste, nelle fondazioni, nei giornali, nei festival di canzonette e nei tornei di calcio rionali... Una spirale che non solo fa torto alle migliaia di persone perbene, a destra e a sinistra, che si dedicano alla politica in modo serio e pulito. Ma che è suicida: più potere per fare più soldi, più soldi per prendere più potere e ancora più potere per fare più soldi...

Sia chiaro: la montagna, che copre oltre la metà dell'Italia, è una cosa seria. E spezza il cuore vedere gli sterpi inghiottire certe contrade costruite dall'uomo a prezzo di sacrifici immensi, dalla piemontese Bugliaga all'abruzzese Frattura, dalla romagnola Castiglioncello ai tanti borghi calabresi svuotati dall'emigrazione. (...)

Ma proprio perché la montagna vera ha bisogno di essere aiutata, spicca l'indecenza della montagna finta. Artificiale. Clientelare. Costruita a tavolino per dispensare posti di sottogoverno. Divoratrice di risorse sottratte ai paesi che vengono sommersi davvero dalla neve (...). Basti dire che della Comunità montana Murgia Tarantina alla quale appartiene Palagiano (che si adagia in parte a zero metri sul livello dello Jonio lì a due passi), i comuni riconosciuti come solo «parzialmente montani» nel loro stesso sito internet sono 4 e quelli «non montani» 5. E montani? Manco uno. Tanto che l'altitudine media dei 9 municipi è di 213 metri. Una sessantina in meno dell'altitudine del Montestella, la collinetta creata alla periferia di Milano con i detriti. Ma quanto bastava a fondare una struttura con un presidente, 6 assessori, 27 consiglieri, un segretario generale... Pagati rispettivamente, visto che tutti insieme i paesi passano i 100.000 abitanti, quanto il sindaco, gli assessori e i consiglieri d'una città grande come Padova.

Chi vuol capire come funziona faccia un salto a Mottola, dov'è la sede, e giri una per una le stanze vuote fino a trovare qualcuno. «Cosa fate, esattamente?». «Cosa vuole che facciamo... Abbiamo pochissimi soldi. Non è che ci sono margini per fare tante cose». «Quindi?». «Qualcosa qua e là... Poca roba». «Ma il bilancio 2006 di quanto è stato?». «Non so... Intorno ai 400.000 euro. Togli gli stipendi, togli le spese...». «Il presidente, per esempio, che fa?». «Gira». «Gira? ». «Gira, si dà da fare per cercare di avere dei finanziamenti». «E ne raccoglie?». «Mah...».

Tutto merito d'una leggina regionale pugliese del 1999. Che interpretando a modo suo una sentenza della Corte costituzionale si era inventata la possibilità di inserire nelle Comunità anche comuni che non erano montani ma «contermini». Concetto che, di contermine in contermine, potrebbe dilatare una comunità montana dall'Adamello al Polesine. E infatti consentì a quelle pugliesi di sdoppiarsi e ampliarsi fino a diventare 6 per un totale di 63 comuni pur essendo la loro la più piatta delle regioni italiane. Benedetta da contributi erariali che, in rapporto agli ettari di montagna, sono quattordici volte più alti di quelli del Piemonte. Eppure non è solo la Puglia ad aver giocato al piccolo montanaro.

L'ha fatto la Campania, che con poco più della metà degli ettari montagnosi della Lombardia ha quasi il doppio dei dipendenti e quasi il triplo dei contributi pro capite.

L'ha fatto la Sardegna, che era arrivata ad avere 25 Comunità, alcune delle quali bizzarre. Come quella di Arci Grighine, con paesi definiti nelle carte «totalmente montuosi» come Santa Giusta che, a parte un pezzo del territorio che si innalza all'interno, è sulle rive di uno stagno nella piana di Arborea, da 0 a 10 metri sul livello del mare. O quella di Olbia (Olbia!) che fino alla primavera del 2007 portava un nome assolutamente strepitoso per una «Comunità montana»: Riviera di Gallura. Portava. Dopo un braccio di ferro con mille interessi locali, riottosi alla chiusura di un rubinetto da 11 milioni di euro, Renato Soru è riuscito a far passar infatti un drastico ridimensionamento: da 25 Comunità a un massimo di 8. Con l'invito ai comuni, semmai, a consorziarsi su alcuni interessi specifici. Una scelta i cui effetti sul risparmio e sulle clientele saranno tutti da vedere. Ma indispensabile.

Lo stesso Enrico Borghi, presidente dell'Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani, sorride: «La definizione di "montagna legale" che ai tempi di Fanfani voleva tutelare i paesi che magari stavano in pianura ma erano poveri come quelli alpini o appenninici, va rivista. Ha presente quei prelati che al venerdì, avendo solo carne, la benedivano dicendo: "Ego te baptizo piscem"? Ecco, da noi c'è chi ha detto: "Ego te baptizo montagnam". Troppi abusi. Col risultato che i 2 miliardi di euro che tra una cosa e l'altra vanno alla montagna sono dispersi spesso dove non ha senso. Diciamolo: almeno un terzo delle Comunità andrebbe chiuso». Viva l'onestà.

Ma vale per un mucchio di altri bubboni, grandi e piccoli, gonfiati dalla cattiva politica. Come i consigli circoscrizionali di Palermo, dove i presidenti, contrariamente a centinaia di colleghi di tutta la Penisola che lavorano per rimborsi modestissimi, prendono 4750 euro al mese e hanno l'autoblu. Come certe società miste istituite anche per piazzare amici e trombati quale l'Imast, un consorzio parapubblico fondato dalla Regione Campania, Cnr ed Enea e qualche privato, con 25 consiglieri di amministrazione e un solo dipendente (...). Come l'Unità operativa nucleo barberia di Palazzo Madama dove c'è un figaro (le senatrici hanno un bonus per farsi la messa in piega da coiffeur esterni) ogni 36 senatori, il che, dati i ritmi dei lavori parlamentari, fa pensare a sforbiciate più rare e costose delle uova imperiali di Fabergé.

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
29 aprile 2007

Igor
03-10-2007, 17:52
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/fini-dipietro/fini-dipietro/fini-dipietro.html

Disegno di legge bipartisan. Di Pietro: "Adesso vediamo chi c'è davvero e chi ci marcia e basta"
Trentadue articoli che mettono in fila le decine di proposte già presentate o in circolazione
Di Pietro e Fini "tagliano" insieme i costi della politica
La proposta stima un risparmio di circa 600 milioni di euro. Previsti al massimo 17 ministri
Fini: "Rischiamo il funerale della democrazia". Di Pietro: "Prodi ristrutturi la squadra"
DI CLAUDIA FUSANI

ROMA - Un governo con diciassette ministri e un massimo di 62 persone tra sottosegretari e viceministri. Riduzione dei rimborsi elettorali, snellimento della Presidenza del Consiglio "ridotta" a staff di supporto, blocco degli automatismi negli stipendi dei parlamentari e taglio del 30 per cento degli stipendi dei ministri. E così via per 32 articoli suddivisi in due grandi capitoli, il primo riduce la spesa degli organi istituzionali e dei rimborsi elettorali; il secondo interviene sulla trasparenza delle attività di rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale. Il risparmio stimato non è tantissimo - circa 600 milioni di euro - ma è all'incirca un ottavo del costo totale della politica (circa 4 miliardi euro). Soprattutto dietro le norme c'è un'impostazione diversa della cosa pubblica e i partiti tornerebbero ad essere "socialmente utili e non solo privatamente interessati".

Maggioranza ed opposizione insieme per ridurre i costi della politica, il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro e il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, Gianni Alemanno e Antonio Bonfiglio (An) e Silvana Mura (Idv) seduti allo stesso tavolo in una saletta dell'hotel Nazionale in piazza di Montecitorio a spiegare il loro comune disegno di legge. A vederli così potrebbero sembrare le prove generali del dopo crisi di governo. A sentirli parlare, la loro è invece e solo coscienza e responsabilità istituzionale. "Se non facciamo qualcosa di concreto, omogeneo e credibile adesso, il prima possibile, rischiamo di celebrare il funerale della democrazia" dice Fini, e non per andare dietro a un comico (Beppe Grillo, ndr.), "ma perché basta andare in autobus o a fare la spesa per capire che la credibilità della politica non è mai stata così in basso e l'ostilità così in alto".

Di Pietro la dice a modo suo: "Siccome stanno spuntando disegni di legge da tutte le parti, ognuno fa la gara a presentare il suo (vedi il battibecco ieri tra palazzo Chigi e Bertinotti ndr) e poi però nessuno decolla veramente, ne facciamo uno tutti insieme, maggioranza ed opposizione, e così vediamo chi ci fa e chi ci marcia". Tradotto: chi fa solo della propaganda e chi invece lo vuole davvero.

Di Pietro e il "coraggio" di Prodi - Si era creata molta attesa per questa iniziativa comune Idv-An. Non che sia la primissima volta - stavano dalla stessa parte della barricata anche per i referendum di modifica della legge elettorale - ma di sicuro oggi fa ancora più effetto con i rumors di crisi e gli occhi puntati proprio sull'agitazione dei centristi, da Di Pietro a Mastella passando per Dini. Di Pietro chiarisce che lui "non farà il cavallo di Troia per l'opposizione" e che finché ci sono i numeri lui è fedele. Certo tra le proposte del disegno di legge c'è la riduzione dei ministri. E allora che fa Di Dietro, si dimette e lascia il suo dicastero per coerenza con la necessità di tagliare i costi? "L'Italia dei valori chiede di ristrutturare, di tagliare 6-7 ministeri e si mette a disposizione. Deve decidere Prodi, se ne ha coraggio. Io avrei già deciso". Per ulteriore chiarezza su chi-sta-con-chi, Fini alla fine saluta così: "Adesso io vado a cercare di far cadere Prodi; Di Pietro va a dargli una mano per stare su".

Governo snello, da un minimo di 12 a un massimo di 17 ministri. Il disegno di legge bipartisan è suddiviso in due grandi capitoli. Il primo capitolo entra a gamba tesa sui costi degli organi istituzionali, tutti tagli - è bene ricordare - che possono diventare esecutivi solo se intervengono modifiche di legge. Si comincia dal governo che dovrà avere una squadra di 17 ministri e al massimo 62 componenti (adesso i numeri sono 25 e 103) e si va avanti fino al Consiglio dei ministri, "trasformato in struttura di staff". C'è la riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti - all'incirca cento milioni di euro l'anno tra Camera e Senato -; la limitazione degli incarichi dirigenziali "a soggetti estranei alla pubblica amministrazione", il blocco "degli automatismi di aumento degli stipendi" e il taglio del 30 per cento di quelli di ministri, vice e sottosegretari "che non siano parlamentari".

La dieta degli enti locali: nuove Province solo se "finanziate" dai cittadini. Oltre alla riduzione del numero degli assessori e dei consiglieri comunali e provinciali, il ddl prevede il taglio del 15 % delle indennità di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci con meno di 30 mila abitanti e dei presidenti delle Province. Vietato il cumulo di incarichi e rimborsi spese solo se documentati. Vietati anche gli incarichi dirigenziali a persone esterne alla pubblica amministrazione. Poiché non si possono sopprimere le Province con legge ordinaria, la proposta è quella di bloccare la nascita di nuove "subordinandone l'istituzione e la gestione al finanziamento dei cittadini residenti".

Abolizione delle Comunità montane e dei consigli di amministrazione. E' la fine di gettoni di presenza, tripli e quadrupli stipendi per gli amministratori e degli enti inutili. Le Comunità montane vengono "soppresse"; i consigli di amministrazione delle società a totale partecipazione pubblica "sostituti con un amministratore unico"; diventano al massimo tre "i consiglieri nelle società a capitale prevalentemente pubblico.

I partiti ai cittadini. Una parte del disegno di legge An-Idv introduce una serie di norme per rendere più trasparenti partiti e sindacati. Non esattamente un risparmio quindi, ma un'operazione per ridurre la distanza tra politica e società. Ad esempio i partiti subiranno un taglio del 50 per cento dei rimborsi elettorali "se non sceglieranno una parte dei candidati con elezioni primarie".

(3 ottobre 2007)

strat09
03-10-2007, 18:03
Perchè la riforma si è bloccata a metà?! perchè non hanno chiuso le province!?

domanda retorica: perchè c'hanno mangiato e continuano a mangiarci migliaia di persone. sempre, ovviamente, gli amici di...