c.m.g
16-09-2007, 19:13
Articolo del 14/09/2007
Dal palco dell’Unesco a Strasburgo arriva il monito di Google: la privacy degli utenti va protetta e regolata a livello mondiale. Attraverso il coinvolgimento delle Nazioni Unite, ma anche con l’auto-regolamentazione.
In un mondo come quello di internet in cui i confini nazionali non esistono, le aziende che vi operano e che dunque lavorano a livello globale possono permettersi di agire in termini planetari. E Google ancora una volta coglie una buona occasione per mostrare la sua diffusione capillare: lo fa con un colpo di scena nel corso di una conferenza, tenutasi venerdì mattina a Strasburgo, all'Unesco.
La richiesta di Big G rivolta alla comunità rappresentante degli interessi globali riguarda la privacy. Peter Fleischer, che a Mountain View segue proprio queste tematiche (il suo ruolo è quello di global privacy counsel), riassume in questi termini in una conference call con la stampa tenutasi giovedì sera le richieste della sua azienda: «Google crede che sia necessario lavorare insieme per creare standard globali minimi, in parte decretati dalle leggi e in parte da auto-regolamentazioni. Crediamo nella collaborazione tra i governi e le aziende private».
La presa di posizione scenografica e la richiesta all'Unesco sono quanto mai attuali rispetto alla situazione di Google, che proprio recentemente ha dovuto rivedere la sua politica in termini di privacy, perché accusata da più parti di mettere in piazza i dati personali degli utenti che usufruiscono dei suoi servizi.
Google sostiene oltretutto che i punti cardine del documento (Privacy Framework (http://www.apecsec.org.sg/apec/news___media/fact_sheets/apec_privacy_framework.html)) stilato dall'Apec, Cooperazione economica Asia e Pacifico, relativi all'uso dei dati privati in ambito e-commerce e transazioni in genere, siano solo una base rispetto al lavoro da fare. Una base pragmatica pur sempre in linea con il pensiero di Google stessa. A questo si aggiunge un dato di fatto: solo uno stato su quattro nel mondo oggi vanta una legislazione nazionale sulla privacy.
Dunque Google è pronta a portare avanti la sua crociata planetaria per la regolamentazione della privacy, chiedendo a gran voce un coinvolgimento delle Nazioni Unite. Dopo il discorso di venerdì a Strasburgo alla conferenza organizzata dall'Unesco, per Fleischer si prospetta un nuovo impegno a Montreal, dove nei prossimi giorni presenterà il Google-pensiero davanti ai commissari nazionali alla privacy.
Se da più parti è montata una buona dose di scetticismo nei confronti della mossa di Google, vista come un tentativo per difendere il suo accordo pubblicitario con DoubleClick, i suoi avversari storici hanno comunque mostrato interesse nei confronti dell'iniziativa. Microsoft infatti dichiara di aver collaborato con la stessa Apec per costruire il Privacy Framework, e anche Yahoo! ha ribadito che la protezione dei dati dei suoi utenti è uno dei valori chiave della sua filosofia. Se tutti gli attori in campo sono ovviamente ben disposti nei confronti della privacy, non è ancora così certo che siano altrettanto pronti a lavorare insieme in nome di una causa comune.
Link all'articolo (http://www.visionpost.it/index.asp?C=6&I=2425)
Autore: Eva Perasso
Fonte: Visionpost.it (http://www.visionpost.it/)
Dal palco dell’Unesco a Strasburgo arriva il monito di Google: la privacy degli utenti va protetta e regolata a livello mondiale. Attraverso il coinvolgimento delle Nazioni Unite, ma anche con l’auto-regolamentazione.
In un mondo come quello di internet in cui i confini nazionali non esistono, le aziende che vi operano e che dunque lavorano a livello globale possono permettersi di agire in termini planetari. E Google ancora una volta coglie una buona occasione per mostrare la sua diffusione capillare: lo fa con un colpo di scena nel corso di una conferenza, tenutasi venerdì mattina a Strasburgo, all'Unesco.
La richiesta di Big G rivolta alla comunità rappresentante degli interessi globali riguarda la privacy. Peter Fleischer, che a Mountain View segue proprio queste tematiche (il suo ruolo è quello di global privacy counsel), riassume in questi termini in una conference call con la stampa tenutasi giovedì sera le richieste della sua azienda: «Google crede che sia necessario lavorare insieme per creare standard globali minimi, in parte decretati dalle leggi e in parte da auto-regolamentazioni. Crediamo nella collaborazione tra i governi e le aziende private».
La presa di posizione scenografica e la richiesta all'Unesco sono quanto mai attuali rispetto alla situazione di Google, che proprio recentemente ha dovuto rivedere la sua politica in termini di privacy, perché accusata da più parti di mettere in piazza i dati personali degli utenti che usufruiscono dei suoi servizi.
Google sostiene oltretutto che i punti cardine del documento (Privacy Framework (http://www.apecsec.org.sg/apec/news___media/fact_sheets/apec_privacy_framework.html)) stilato dall'Apec, Cooperazione economica Asia e Pacifico, relativi all'uso dei dati privati in ambito e-commerce e transazioni in genere, siano solo una base rispetto al lavoro da fare. Una base pragmatica pur sempre in linea con il pensiero di Google stessa. A questo si aggiunge un dato di fatto: solo uno stato su quattro nel mondo oggi vanta una legislazione nazionale sulla privacy.
Dunque Google è pronta a portare avanti la sua crociata planetaria per la regolamentazione della privacy, chiedendo a gran voce un coinvolgimento delle Nazioni Unite. Dopo il discorso di venerdì a Strasburgo alla conferenza organizzata dall'Unesco, per Fleischer si prospetta un nuovo impegno a Montreal, dove nei prossimi giorni presenterà il Google-pensiero davanti ai commissari nazionali alla privacy.
Se da più parti è montata una buona dose di scetticismo nei confronti della mossa di Google, vista come un tentativo per difendere il suo accordo pubblicitario con DoubleClick, i suoi avversari storici hanno comunque mostrato interesse nei confronti dell'iniziativa. Microsoft infatti dichiara di aver collaborato con la stessa Apec per costruire il Privacy Framework, e anche Yahoo! ha ribadito che la protezione dei dati dei suoi utenti è uno dei valori chiave della sua filosofia. Se tutti gli attori in campo sono ovviamente ben disposti nei confronti della privacy, non è ancora così certo che siano altrettanto pronti a lavorare insieme in nome di una causa comune.
Link all'articolo (http://www.visionpost.it/index.asp?C=6&I=2425)
Autore: Eva Perasso
Fonte: Visionpost.it (http://www.visionpost.it/)